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Un sorriso filatelico dietro le sbarre


Protocollo di intesa per la Filatelia nelle Carceri

Mosaici-francobollo, l'arte nasce anche in carcere
di Danilo Bogoni

Realizzare mosaici in carcere è praticamente impossibile. Ma, anche dietro le sbarre, come altrove, si può fare di necessità virtù, ottenendo comunque risultati decisamente eccellenti. Come?

Semplicemente, nel pieno rispetto dello schema base che prevede la partenza da un disegno ben preciso, sostituendo i materiali base. Niente tasselli di pietra, vetro colorato o altro, ma frammenti di francobollo. Un mosaico, quindi, fatto di carta. Meglio, ottenuto con porzioni di francobollo rigorosamente scelte tenendo conto del colore.

Questo uso poco ortodosso, almeno dal punto di vista dei collezionisti tradizionali per i quali il francobollo va conservato nella sua interezza come fosse appena uscito dalle rotative di stampa, fa parte delle molteplici attività del Gruppo filatelia e Laboratorio hobby da alcuni anni attivo nella Casa di reclusione di Milano Opera, nell’ambio del Progetto filatelia nelle carceri sottoscritto dal ministero della Giustizia, dello Sviluppo economico, da Poste Italiane, Federazione fra le società filateliche italiane e Unione stampa filatelica italiana.

Scopo dell’iniziativa, come si legge nel documento, che “trae origine dalle peculiarità del francobollo, espressione dell’arte, della storia, dell’attività economica, dello sport, della religiosità, della sensibilità ai problemi sociali e, in sostanza, della cultura di un paese” è quello di cogliere dai francobolli “le giuste motivazioni per approfondire argomenti e tematiche di forte impatto culturale”.

Realizzare mosaici - francobollo è un’attività con radici piuttosto antiche, quantomeno in rapporto all’esistenza del francobollo nato in Gran Bretagna – il famoso Penny Black, il soldo nero della regina Vittoria – a maggio del 1840. “L’Echo de Timbrologie”, storico periodico specializzato francese, ne parlava già agli inizi del secolo scorso. Sotto la testatina “Qua e là” dava conto di cartoline realizzate per l’appunto con frammenti di francobollo offrendo la riproduzione – scusandosi per la stampa in bianco e nero che riduceva notevolmente l’impatto visivo dell’elaborato - di una carriola stracolma di fiori ottenuti con frammenti di francobollo. Convinto della bontà della sua iniziativa e sicuro degli sviluppi che avrebbe potuto avere, F. Deiedalle, il suo ideatore, aveva provveduto a proteggerla come “marque deposée”.

Nel corso degli anni molti sono stati coloro che hanno praticato questa singolare arte. Nel 1954 fra Hermann G. Tatangelo, che ad una mostra mariana del 1954, Anno dedicato alla Madonna, presentò “qualcosa di “veramente curioso e cioè due mosaici composti interamente da minuscoli frammenti di francobollo: la “Adorazione dei Magi” e il “Buon pastore”. “Il geniale autore” eseguì “il paziente lavoro – assicurano le cronache dell’epoca – durante la sua lunga permanenza in India” come frate passionista. Nel 1966 Giorgio Testi, di Fidenza, attratto anch’esso dalla “policromia filatelica al servizio della pittura”, seppe tradurre “in mirabili composizioni, intessute di infinita pazienza, con effetti singolari di indubbia efficacia e di aderenza sorprendete all’originale”. “Il suo – assicurava un testo inserito nell’invito per l’inaugurazione della personale allestita dall’1 all’11 novembre 1966 alla Galleria d’arte La Cornice di Cremona – è l’hobby della pazienza cromatica: una festa di colori e di convincente virtuosismo compositivo”. Comprovato da “ L’Ultima cena” di Leonardo da Vinci, nella quale Giorgio Testi dimostrava di “saper cogliere in ogni soggetto le caratteristiche d’arte, i tocchi più efficaci, le linee e le sfumature più viranti”.

Esattamente come negli elaborati realizzati da Sigismondo Strisciuglio nella Casa di reclusione di Milano Opera, alcuni incentrati su francobolli di Buon Natale emessi dal Vaticano, altri su soggetti comunque religiosi come la dolce “Madonna col Bambino”, qualche tempo fa donata all’arcivescovo di Milano, Mario Delpini che non solo l’ha apprezzata ma, dopo essersi soffermato dinanzi ad altre opere analoghe con tema prettamente natalizio, ha avuto parole di elogio e di compiacimento per l’attività nel suo complesso.

Sigismondo Strisciuglio consegna all’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini la “Madonna col Bambino”.

 

Non meno apprezzate, le versioni mosaico di due emissioni natalizie del Vaticano, quella del 1988 e quella, davvero superba, del 2015 presa, questa ultima, da una preziosa miniatura di autore ignoto ma di grande levatura, ripresa dal Codice Urbinate latino 239 (1477-1478), conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana.

Angeli della pace

 

L’Adorazione dei pastori e dei Magi.

 

La Natività, dal Codice Urbinate latino 239.


Le più recenti realizzazioni, create in previsione dell’evento del 21 marzo nel corso del quale verranno presentate nell’ambito di una mostra filatelica ospitata nella Casa di reclusione, riguardano due martiri della mafia e della camorra. Don Pino Puglisi e don Giuseppe Diana.

Beninteso chi si incammina in questo impervio percorso artistico deve mettere in conto una dose non indifferente di pazienza. Una parte usata per creare il mosaico – francobollo, e quella restante per rispondere a quanti non fanno che osannarne l’uso. “Vi prego! Non ditemi: ’che pazienza! Perché non ho la pazienza di sentirmelo!” dire, sbottò una volta Renato Lupi, specializzato in paesaggi.

Dietro le sbarre, come è facile immaginare, la pazienza richiesta è ancora maggiore. Per i mezzi tecnici a disposizione (forbici mignon) e per il reperimento della materia prima: i francobolli a disposizione, dai quali trarre i frammenti del colore desiderato. I francobolli sono sempre pochi, comunque inferiori alle necessità con scarse possibilità di scelta e di rifornimento. Ancora una volta facendo di necessità virtù il risultato è normalmente più che soddisfacente.