S. P. del Regno delle due Sicilie

 

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I bolli postali della luogotenenza di Palermo

di Giuseppe MARCHESE (La Tribuna 170/1990)

Sono consapevole dei fiumi di inchiostro che l'argomento ha contribuito a spandere, specialmente provenienti dalle penne di Lorenzo Previteri e Vincenzo Fardella.

Tuttavia sono convinto che ancora qualche dubbio sussista su alcuni bolli veri o presunti utilizzati da codesto ufficio e, d'altronde, vorrei affrontare l'argomento da una visuale diversa da quanto hanno fatto questi predecessori.

Ma cominciamo dal principio.

In principio avevamo il buio e le tenebre... nel senso che le lettere affidate alle poste non ricevevano nessun bollo particolare.

Dal 1786 si cominciò a bollare le lettere col seguente criterio: "Ritornato nell'anno 1786 l'Ufficio di Corriere Maggiore alla corona si cominciò in questo Officio a bullare le lettere, che venivano da fuori regno, e dalle varie popolazioni di questo regno colla direzione in questa città con un bollo esprimente il mese e l'anno per quelle di fuori regno, e per quelle del regno il mese, l'anno e il cammino o sia la denominazione del corso al quale appartengono".

"... Queste tali operazioni furono addossate a due bullatori i quali bullano le lettere sia di andata che di venuta per fuori regno, e le sole lettere di venuta in Palermo per quelle di questo regno" (lettera custodita presso l'Archivio di Stato di Palermo, fondo Real Segreteria incartamento busta 5381).

La dizione "regno" contenuta nella missiva significa della Sicilia, mentre quella "fuori regno" sta ad indicare le lettere provenienti da località peninsulari. (Figura 1)

In precedenza ero convinto che Napoli timbrasse col lineare Palermo le lettere in arrivo da quella località, prima del 1786 e fino al 1805 e che anche Palermo timbrasse con un bollo simile le lettere in partenza per la terraferma.

Da ciò derivava -arguivo- la necessità di distinguere i bolli nominativi di Palermo apposti a Napoli e quelli apposti nella capitale siciliana.

Ora é possibile che questa deduzione, espressa in un articolo pubblicato nel nr.59 del Bollettino Prefilatelico, articolo purtroppo illeggibile per gravi errori di proto, sia da modificare.

Infatti, mi domando, che necessità aveva Napoli di bollare le lettere che arrivavano col bollo nominativo e che quindi erano individuabili nella tassa da pagare?

Dobbiamo tener presente che tali bolli venivano apposti per la necessità di tassare con esattezza le lettere in arrivo e le lettere provenienti dalla Sicilia subivano una tassa differente a seconda se provenivano da Messina o da Palermo.

Se tale argomentazione é veritiera si possono individuare i seguenti cicli postali:

- dal 1741 al 1786 Napoli bolla in arrivo le lettere provenienti da Palermo;
- dal 1786 Palermo bolla in partenza le lettere dirette a Napoli.

Sembrerebbe una cosa facile facile se non vi fossero i seguenti ostacoli:

- non vi può essere riscontro alcuno dato che Palermo bollava solo le lettere dirette a Napoli e oltre;
- dato che spesso le lettere potevano essere trasportate a Napoli per via privata o con barche mercantili é possibile che a Napoli, contemporaneamente a Palermo, venissero usati bolli con analoga dicitura;
- il riscontro con l'inchiostro adoperato non é determinante. Infatti é possibile che nelle diverse sezioni della "Officina" di Napoli venissero adoperati inchiostri diversi.

Ad ogni buon conto presento alla figura 2 una lettera da Palermo 13.12.1798 che porta il lineare Palermo in giallo e il bollo ROPN in rosso, mentre alle figure 3 e 4 due lettere provenienti da Palermo e Messina coi rispettivi lineari di un giallo diverso una dall'altro. Purtroppo la differenza può essere dovuta ad alterazioni chimiche e non può essere postata a prova tangibile che i due bolli sono stati apposti in uffici diversi.





Credo che difficilmente il rebus verrà risolto, anche perché si deve tenere conto che Vincenzo Fardella nel suo volume "Catalogo specializzato dei bolli e annullamenti postali" indica l'uso dei bolli A/1 e A/2 a Palermo dal 1.10.1786 e 8.05.1793, rispettivamente.

In effetti però lo stesso documenta l'uso del bollo A/1 solo nel 1803 (Fig. 15 pag. 37 di detto catalogo).

Con un articolo pubblicato, come già detto, sul Bollettino Prefilatelico nr.59, invitavo il Fardella a documentare l'uso dei lineari Palermo e Messina usati in partenza per il periodo 1786/1802, ma fino ad oggi questa richiesta non ha avuto riscontro alcuno, non si ha quindi ancora certezza che il bollo A/2 sia stato effettivamente usato a Palermo (Fig. 5).


Bibliografia:

  • V. Fardella, La nascita dei bolli ad amido, Il Nuovo Corriere Filatelico nr. 44 Dicembre 1982.
  • L. Previteri, Lettere dalla Sicilia dirette fuori regno dal sec. XVIII, Il Bollettino Prefilatelico e Storico Postale nr.12 Febbraio 1980.
  • L. Previteri, Lettere "fuori Regno" dirette in Sicilia nel secolo XVIII, Filatelia nr. 91 Novembre 1971.

 
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