S. P. del Regno delle due Sicilie

 

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La partenza dei Corrieri

di Giuseppe MARCHESE (La Tribuna 189/1992)

La individuazione della effettiva partenza dei Corrieri ordinari non è facile a causa della difficoltà di riconoscere la misura del tempo nei secoli scorsi.

Nel piano delle corse del 1735 e del 1784 si evince che le partenze dei Corrieri ordinari avvenivano il "Venerdì notte".

In questo periodo, e per molti anni a venire, in Sicilia strade carrozzabili non ne esistevano e il percorso del Corriere si snodava attraverso dei sentieri scoscesi e difficili, tali da non permettere il loro attraversamento di notte.

Tra l'altro da varie annotazioni emerge la consuetudine dei Corrieri ordinari di fermarsi a riposare la notte presso i "fondaci" o casolari che incontravano lungo la strada postale. Era prassi normale che il Corriere avesse diritto "al fuoco e alla paglia", cioè una modesta mercede che gli permettesse di coricarsi su un letto di paglia al coperto.

Durante tutto il secolo XVIII e parte del XIX si accenna a una "ora d'Italia" e una "ora di Spagna" e anche questa dizione non è di facile interpretazione.

Nel 1804 le partenze iniziano alle "ore 5 d'Italia", mentre nel 1813 alle "ore 1 di Spagna"; dal 1820 alle "ore 1 pomeridiana" mentre dal 1838 alle "ore 22" ed infine dal 1851 alle "ore 24".

Inoltre, ed è la terza incognita, dal 1819 in poi si ritrova l'uso di far iniziare il giorno dopo le ore 6 del mattino, come da quadro che segue:

Notare che il primo cambio di giornata avviene alle ore 9 antimeridiane a Vallelunga; il secondo cambio alle ore 10 antim. a Barrafranca; il terzo cambio alle ore 10 antim. a Vizzini; il quarto cambio alle ore 4 antim. a Noto.

Secondo la tabella riportata di seguito le ore 9 equivalgono alle attuali ore 3 del mattino; le ore 10 alle ore 4 del mattino e le 4 antim. alle ore 22 della sera.

Tutto ciò deve avere una spiegazione logica, che cerchiamo di dipanare iniziando da ciò che scrive Nino Aquila nel suo "I francobolli degli ultimi Re", a pagina 91:
"Durante la dominazione borbonica venivano adottate due modi differenti per indicare l'ora del giorno; in tale metodologia non esistevano differenze fra i dominj al di qua e al di là del Faro.

La prima modalità, meno diffusa, veniva indicata come "ora di Spagna" ed equivaleva all'ora europea, quella che anche oggi viene adottata.

L'altra, alla quale più frequentemente si faceva ricorso, era detta "ora d'Italia".

Essa si agganciava a un punto di riferimento variabile nei mesi e nelle stagioni: l'ora del tramonto.

La valutazione veniva effettuata considerando che, al momento in cui il sole era scomparso sulla linea dell'orizzonte marino, sarebbero mancati 30' alle ore zero; 0 - se si preferisce - che, in quel momento, scoccavano le 23,30."

La prima parte, cioè la distinzione tra "ora di Spagna" e "ora d'Italia", spiega efficacemente ciò che i due termini significano.

Secondo questa interpretazione le ore "5 d'Italia corrisponderebbero alle ore 12, cioè a mezzogiorno; le ore "1 di Spagna" dovrebbero significare l'una del mattino o l'una del pomeriggio.

La seconda parte, cioè l'inizio del nuovo giorno mezz'ora dopo il tramonto, non porta a una interpretazione sul perché i Corrieri partissero la notte e perché mai negli orari dal 1819 in poi l'inizio del giorno avvenisse dopo le ore sei di mattina.

Scartabellando tra le varie carte, prova tangibile di lunghi e faticosi giorni trascorsi entro l'archivio di Stato di Palermo, ho trovato l'annotazione seguente, ripresa da un giornale dell'Intendenza borbonica del 1838.

"Per misurare ad ora certa la fine di ciascun giorno nelle varie stagioni si é col presente orario fissato il principio di ciascun giorno alle ore sei italiane della notte, che li precede, e alle ore cinque e tre quarti, la fine dello stesso."

Questa annotazione permette di fare le seguenti affermazioni:
1 - In Sicilia si faceva uso prevalente dell'ora d'Italia;
2 - questa era agganciata al sorgere e al tramontare del sole così come detto da Nino Aquila, con la sola variante dell'inizio del giorno all'alba e non al tramonto;
3 - dal 1838 l'inizio del giorno viene agganciato alle ore 6 mattutine, equivalente all'orario medio del sorgere del sole;
4 - Per gli anni decorsi con la dizione "Venerdì notte", o "Martedì notte" - giornata di partenza dei Corrieri ordinari, si dovrebbe intendere Sabato o Mercoledì "sul far del giorno".

Ciò spiegherebbe coerentemente le partenze dei Corrieri e l'inizio del giorno alle ore 6, convenzionalmente fino al 1838 e effettivamente dopo il 1838.

Stando così le cose, la lettura delle ore effettive di partenza e di arrivo dei Corrieri non dovrebbe più essere un ostacolo.

Si trascrivono le ore indicate nei piani delle corse dell'epoca e le ore effettive di partenza dei Corrieri, secondo l'orario attuale.

 

 
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