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la consegna della posta:

le frasi manoscritte sulla corrispondenza "inesitata"

di Franco Moscadelli

 

 

Facendo una ricerca delle varie tipologie di consegna postale, possiamo ricordare in primis il concetto che: “…la proprietà degli invii postali è del mittente sino al momento della consegna al destinatario …” e solo in caso di irreperibilità era restituita al mittente. Il destinatario però poteva “rifiutare” gli invii per vari motivi, per esempio perché erano tassati, per eludere un seccatore, per non ricevere documenti legali, ecc.
 

 

                                                          Lettera rifiutata perché tassata

 

 

Per quanto riguarda la corrispondenza ordinaria che non si poteva consegnare e sull’invio mancasse il mittente o risultasse sconosciuto, era inviata alle direzioni centrali per essere aperta in presenza di una commissione che cercava la possibilità di restituirla ancora al mittente. Quando il tentativo di restituzione risultava impossibile, l’intera corrispondenza veniva distrutta con il “fuoco”. Per gli invii con servizi aggiuntivi che richiedevano la firma del destinatario (come le raccomandate e le assicurate che avevano sempre il mittente), in caso di mancata consegna, era segnalato al retro della lettera l’ora (non sempre) ed il motivo, una  volta accertata l’esistenza del destinatario. La normativa prevedeva un secondo tentativo lasciando all’indirizzo un avviso “di giacenza Mod. 26” con l’invito al destinatario di recarsi in posta per il ritiro.

 

 

Mod 26, con l’impronta “ultimo avviso”

 

 

Se esistevano problemi sull’esattezza dell’indirizzo destinatario, era inviata al mittente una cartolina di risposta “mod.42” per la richiesta di disposizioni. La cartolina viaggiava in esenzione sia in andata che al ritorno. Il costo relativo all’operazione era soddisfatto con segnatasse applicati sulla lettera in giacenza ed annullati con il timbro a data variabile. In caso di rispedizione  “al mittente” era allegata parte del modulo con la risposta ottenuta per comprovare l’avvenuta emissione. Dopo 30 giorni di giacenza all’ufficio postale (in alcuni periodi erano 60 giorni) la missiva era rispedita al mittente, se conosciuto, con un vistoso “AL MITTENTE/A L’ENVOYEUR” sul frontespizio e con le motivazioni della mancata consegna, al retro della corrispondenza “inesitata”, dopo lo scarico dal “libro di registrazione”. Le frasi applicate al retro delle missive, manoscritte dal portalettere e ritornate al mittente, alcune volte erano decise e secche, come “indirizzo insufficiente”, oppure “destinatario sconosciuto”; oppure obliterate con l’impronta “sconosciuto dal portalettere”.

 

 

 

sconosciuto dal portalettere

 

 

Dalla ricerca è risultato anche che moltissime volte, queste frasi manoscritte, non avevano “l’aria di una risposta seria … da ritornare al mittente”, ma piuttosto una risposta “vagamente comica”, se così vogliamo dire, tra il serio ed il faceto, che ognuno è libero di interpretarla come crede: complicità del portalettere, perdite di tempo, necessità di non farsi trovare ... ne evidenzio alcune:  “Non c’è, non trovato”…  oppure:  “Non c’è a casa”…

 

 

Non c'è a casa

 

 

   

 

“Non abita più al numero/indirizzo”…

 

 

 

                                                        “Assente ore distribuzione”…

 

 

 

“ Non più all’indirizzo”…

 

oppure:

 

 

 “Non si conosce indirizzo”…

 

o più semplicemente:

 

 

 “Destinatario assente”…

 

 

 

 “Non più all’indicazione”…

 

oppure anche in rima:

 

                      

“Sconosciuto all’indirizzo anche dalla persona di servizio”…

 

ed anche con motivi causali:

 

 

 “Respinta non appartenente più alla società”…

 

 

 

“Assente nelle ore delle distribuzioni essendo la Borsa chiusa"…

 

oppure con asserzione grossolana:

 

 

 “Assente da Genova”…

 

 oppure:

 

 

 “Respinta non avendo più a che fare coll’Enotria”…

 

 

 

“Traslocato senza lasciare indirizzo”…

 

 

                    

“Inconsegnabile per insufficienza d’indirizzo e sconosciuta in detta via”…

 

 

                           

“Non è stata consegnata per insufficienza di indirizzo”…

 

oppure con un lapidario:

 

 

 “Assente”

 

 

Se il mittente era sconosciuto, le corrispondenze venivano inviate alle direzioni centrali per essere poi aperte in presenza di una commissione che, verificato il contenuto e la presenza di un eventuale valore economico, cercava di restituirla al mittente. Se anche questo tentativo si rivelava infruttuoso, la corrispondenza veniva distrutta col fuoco e gli eventuali valori accantonati momentaneamente a disposizione per possibili aventi diritto. Successivamente erano incamerati dall’amministrazione postale. Anche questa è storia della posta.


 

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