storia postale



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note sulla rispedizione... del recapito autorizzato

di Marino BIGNAMI

Dal 1913 le agenzie autorizzate poterono esercitare l'attività di accettazione e recapito corrispondenza nell'ambito cittadino. Tale servizio denominato "espresso", derivava dalla vecchia normativa che ammetteva in deroga alla "privativa postale" la possibilità, con persona espressamente mandata dal mittente, di recapitare la corrispondenza. Per operare le agenzie dovevano però essere debitamente autorizzate dalle Regie Poste, pagare un canone annuale e un diritto fisso per ogni oggetto trasportato.
Nel 1926 con una nuova disposizione, il recapito potè essere effettuato anche da "agenzie private" (dopo autorizzazione e pagamento del canone) costituite da enti, banche, operatori commerciali e ditte per le loro corrispondenze circolanti nell'ambito cittadino.
Nel 1928 nel riordino del servizio venne stabilito che le agenzie di recapito (comprese le agenzie private) dovessero applicare per ogni corrispondenza una apposita marca di valore fisso da acquistare in ufficio postale (ai fini statistici doveva essere una sola marca per oggetto, eventualmente integrata con francobolli per cambio di tariffa); le marche dovevano essere annullate dalle agenzie di consegna, con timbro oleoso a data di modello diverso da quelli della posta (solitamente di foggia rettangolare). Da tale data le stesse le Regie Poste, per economia, iniziarono ad utilizzare le agenzie di recapito sempre nell'ambito cittadino, per la consegna della corrispondenza del servizio Espresso (e telegrammi) provenienti da altre località e cedute dalle poste alle agenzie autorizzate per la consegna.

Alle banche ditte ed enti, verso gli anni "30, la normativa permise (sempre con marca di recapito autorizzato) di annullare le marche anche con normali timbri a data per ufficio, purchè fosse usato inchiostro indelebile e riportasse il giorno della partenza della missiva. Intorno agli anni "50 del Novecento la normativa cambiò nuovamente, permettendo alle stesse l'affrancatura anche con francobolli di corrispondenza, annullabili con il bollo a data con inchiostro indelebile.

Nell'ambito del servizio del recapito autorizzato i servizi "espresso" erano di diverso tipo e il costo da versare all'agenzia che effettuava la consegna variava di conseguenza, ma la marca postale, conviene sottolinearlo, era di valore fisso. Gli oggetti postali erano sostanzialmente costituiti da : stampe, cartoline postali, fatture, lettere anche raccomandate e con ricevuta di ritorno (la ricevuta di ritorno delle agenzie di recapito doveva essere anch'essa affrancata con una marca dello stesso importo) e pacchi; tutti erano senz'altro rientranti e consegnati come categoria "espresso".
Inconsuete e poco conosciute sono le norme che regolavano le rispedizioni del recapito autorizzato non andate a buon fine. Vi presento una ristretta casistica che ci suggeriscono alcune caratteristiche delle norme:

1) - Il destinatario ha respinto la corrispondenza raccomandata (recapito autorizzato che richiede la firma)
2) - Consegna rispedita a destinazione in altra località dell'interno.
3) - Missiva che non era stato possibile recapitare per irreperibilità del destinatario

Nel primo caso abbiamo un oggetto in cui è stato annotato il rifiuto del destinatario, l'oggetto è stato "versato" in ufficio dell'agenzia recapito e scaricato dal registro (e forse riconsegnato al mittente).
Nel secondo caso l'oggetto è stato probabilmente ricevuto dalla portineria e per la rispedizione (fuori distretto) è stato affrancato comprendendo la marca già applicata di 10 Cent. più altri 15 cent. totale 25 cent. (distretto o fattura?). La posta non ha accettato l'affrancatura, ha contornato con la matita la marca di recapito e considerando il doppio del mancante ha tassato per cent. 70, quindi rientrante nella normativa solita della tassazione carente.
Nel terzo caso è una rispedizione in ambito dello stesso distretto cittadino. Non potuta consegnare per trasferimento del destinatario in località sconosciuta, la corrispondenza viene rispedita per mezzo del servizio postale in posta ordinaria, la busta riporta due vistose scritte: una manuale TRASFERITO NON SO DOVE" e una a timbro "TRASFERITO RITORNATO PER POSTA"; nel ritorno è stata codificata con il codice fluorescente a barre, senza essere tassata.


1) RINALDI recapito corrispondenza raccomandata respinta e "VERSATO" all'agenzia di recapito originaria.

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2) -MILANO . Recapito rinviato a nuovo indirizzo fuori distretto. Il verificatore non ha accettato l'integrazione di affrancatura in misura ridotta ed inoltre poichè rinviata fuori distretto doveva essere integrata a 50 Cent., ha contornato con la matita la marca di recapito non accettata e considerando il doppio del mancante ha tassato per Cent. 70. (la busta non riporta segnatasse)

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3) - Tariffa recapito con integrazione (come da regolamento) con francobollo ordinario. Il destinatario ha cambiato indirizzo. Senza essere tassata è ritornata al mittente con il servizio postale ( dal 1947 era stata soppressa la riduzione distretto). Notare che è stata codificata con le barre fluorescenti in uso all'epoca.

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