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Orvieto - Firenze - Narni: Regno in frode postale

Marino Bignami risponde a Luigi Loretoni

seguito ad approfittare della tua cortesia e competenza per dipanare una affrancatura che non riesco a decifrare. Come vedi la busta è affrancata con un 20su15 annullato con il doppio cerchio di Orvieto che è più leggibile a lato.
E' indirizzata a Fitenze e da qui è inoltrata a Narni.
Il francobollo è chiaramente riutilizzato, si vede una precedente timbratura ma l'inghippo non è rilevato da nessuno dei tre uffici che l'hanno lavorata.
C'è il segno del peso di 11 grammi e del 2 del doppio porto. Ma c'è anche un 3 a tampone poi ripetuto manoscritto che non riesco proprio a comprendere.
Ti ringrazio fin da ora per l'interessamento e la sicura soluzione del problema.
Luigi Loretoni

Monticini mi chiede un parere, io ci provo, ma non sono sicurissimo della mia interpretazione.
Per cercare di risolvere con credibilità il groviglio che indubbiamente caratterizza questo documento, penso sia meglio fare alcune premesse, intanto ricordare che la tassazione delle lettere è cambiata nel tempo.
Dal 1 gennaio 1863 al 1873 alla corrispondenza insufficientemente affrancata veniva addebitato il doppio del mancante. Successivamente, dal 1 gennaio 1874, la tassazione è stata normata facendo pagare la tassazione delle non franche (cent.30) meno l'affrancatura applicata alla lettera.
Fuori discussione l'uso del francobollo di ricupero, spiegabile con la probabile scarsa visibilità (siamo in novembre, forse di sera). Se fosse stata affrancata dall'agente postale sicuramente avrebbe inchiostrato molto il bollo per nascondere il precedente.
L'inchiostratura è applicata scarsa anche sul bollo in cartella "AFFRANCATURA INSUFFICIENTE" (è una lettura esatta?, penso di si)
Le cifre di tassazione non sono limitate al tre in penna e a tampone, secondo me c'è anche un quattro in cifra a penna.
Dal bollo rosso al retro si vede che la data è "7 NOV 65" quindi nel primo tipo di tassazione. Fatte tutte questa premesse io direi che:
La cifra "4" a penna (a riprova di quanto detto invio una riproduzione delle cifre che ufficialmente venivano applicate) dovrebbe essere un 40 cent. (il doppio di tassazione per il secondo porto), 11 gr., veramente fiscale!!!, ma la bilancia era esatta?

Sono propenso a pensare che la lettera sia stata rispedita dopo averla aperta e aver pagato la tassa di 40 cent., quindi tassata alla nuova destinazione con 30 cent. per il solo primo porto dopo avere applicato il bollo a tampone per giustificare la richiesta al destinatario.
Ricordo che le cifre a tampone ufficiali sono state introdotte anche perché alcuni impiegati, all'arrivo a destinazione, tracciavano a penna una tassazione non dovuta e intascavano la cifra. Questa è la mia interpretazione, qualcun altro suggerisce cose diverse?
Marino Bignami

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Ho ricevuto la lettura dell'affrancatura della lettera in oggetto e vi ringrazio per la cortese e veloce risposta ma, a mio parere, rimane ancora da chiarire la presenza dei due 3 (tampone e manoscritto).
La tassa di porto del periodo è di 20 centesimi ogni 10 grammi e questo giustifica la presenza del 4 dovuto al peso maggiore rilevato e indicato sul fronte con 11/2 (peso di 11 grammi e 2 raddoppio tariffa) di 40 cent.
L'incomprensione riguarda proprio i 3 (a tampone e manoscritto) che non trovano giustificazione secondo le mie superficiali conoscenze tariffarie e mi hanno convinto a chiedere l'aiuto di più esperti cultori di questa materia.
Rinnovando ad entrambi il ringraziamento più sentito per il tempo che mi avete dedicato e passo ai saluti più cordiali.
Luigi Loretoni

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I 20 cent. di tariffa riguardavano le corrispondenze affrancate, altrimenti se tassate in arrivo, la tariffa era di 30 cent. I due segni da 30 erano uno vergato per la tassazione in partenza e il segno a tampone era applicato in arrivo come verifica e per tranquillità del destinatario (faceva la funzione dei segnatasse successivamente introdotti).
Marino Bignami

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