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Il fenomeno del brigantaggio postale nel territorio della Repubblica Romana del 1849
di Francesco Maria AMATO

Uno dei principali mali che colpì in modo sistematico l’organizzazione del servizio postale della Repubblica Romana del 1849 fu senza alcun dubbio quello del “brigantaggio”. Fenomeno atavico presente in quasi tutti i territori dell’ex Stato Pontificio, trovò, con l’avvento della nascente Repubblica, terreno favorevole per espandersi a macchia d’olio. Particolarmente attivo in tutte le zone di confine, fattispecie in quelle del versante esposto al Regno delle Due Sicilie, il brigantaggio riuscì ad infiltrarsi agevolmente anche nei territori interni fino a colpire, spavaldamente, le periferie dei grandi capoluoghi di provincia e della stessa Roma. Montagne, foreste, mancanza di cultura, distribuzione impari ed iniqua delle ricchezze, sono solo alcuni degli elementi che concorsero al dilagare ed al rafforzarsi di queste bande di malfattori che armati di coltellacci, pistole e fucili seminavano ovunque terrore a sprezzo di ogni legge. Ferita sempre aperta e sanguinante per il Governo Repubblicano, nonostante lo stesso avesse mobilitato numerose unità militari, a fronte di notevoli spese economiche che andarono a gravare sui vari ministeri, non riuscì nell’impresa divenendo, il più delle volte, inerme testimone di tragici eventi. Molteplici a riguardo i Bandi a firma dei Presidi delle province interessate al fenomeno.

Manifesto camerale del 2 giugno 1849 a firma del Commissario Straordinario di Ascoli Capitano Felice Orsini (Archivio personale)

Per quanto attenne alla loro composizione, le bande dei briganti, pur presentando una consistenza molto diversa l’una dall’altra, erano di massima costituite da ex soldati, da renitenti alla leva e disertori, da delinquenti comuni con un organico variabile da pochi elementi -in genere non più di dieci- fino a qualche centinaio. Ogni membro aveva un preciso ruolo (combattente, addetto alla logistica, ecc.) e lo si poteva vedere armato di pistola, od anche di doppietta, di schioppo ad una canna, di carabina a percussione, di sciabola e di baionetta, armamentario questo spesso requisito ai soldati catturati o uccisi nel corso delle scorribande. Eventi criminosi estremamente appetibili per i briganti erano le aggressioni alle diligenze, alle diligenze postali ed ai corrieri isolati, fonte certa di guadagno fattispecie quando destinati al trasporto di denaro ed oggetti di valore.

Bartolomeo Pinelli – Acquaforte - Viaggiatori in diligenza durante un assalto di briganti, nella campagna romana, inizio sec XIX (commons.wikimedia.org)

Gli agguati erano ben studiati e calcolati nei minimi particolari in modo che nulla fosse lasciato al caso; ne sono testimonianza inconfutabile, i verbali e la corrispondenza che di seguito vengono presentati.

Rapporto del Corriere Giuseppe Trilanesi circa l’aggressione avvenuta percorrendo la Strada Corriera Postale del Furlo nella tratta Faenza – Forlì.

Verbale n° 1

Rapporto alla Direzione
Generale delle Poste
Il sottoscritto Corriere si fa in dovere di riferirvi, Cittadino Direttore Generale, che nel ritorno dal suo viaggio per Bologna, nella notte del 15 venendo il 16 corrente fu aggredito tra Faenza e Forlì da circa nove individui armati di fucile, i quali avendo fermato i cavalli, e minacciando la vita tanto al Sott.to, quanto al Postiglione, tolsero al sotto medesimo tutto il danaro che aveva seco, ammontante a circa Scudi 80.
Il Corriere
Giuseppe Trilanesi
Al Cittadino Direttore Generale
delle Poste - Roma

Verbale n° 2

Repubblica Romana
Commissione Direttiva pel
Ministro di Finanza
N 29210

Roma li, 25 Aprile 1849

Dalla Direzione Generale delle Poste viene riferito al Sottoscritto, che nella sera del 20 corrente il Corriere Filippo Benacci reduce dal viaggio di Bologna fra la posta di S. Nicolò ed Imola, e precisamente nel luogo detto Toscanella, fu aggredito da quattro o cinque individui armati di fucile, che, fatto arrestare il Postiglione perquisirono il Corriere suddetto, togliendogli una borsa di pelle contenente la somma di Sc. 56: dopo di ché lo lasciarono senza alcuna personale offesa. Il Sotto nel darvi comunicazione di questo fatto, Vi prega ad osservare quanto tiensi resi frequenti, codesti disordini, per cui è duopo abbassare le più energiche disposizioni per ovviarli nel tratto avvenire.
  Salute e fratellanza
Al Cittadino Ministro
dell’Interno
 

Verbale n° 3

Rapporto del Corriere Ranucci del 26 maggio 1849. Si noti, nella posizione basso sinistra, la scritta “o chi per esso apra la presente subito” ad indicare la rilevanza e l’urgenza del contenuto. (Collezione Djana Isufaj)
Amministrazione Generale
delle Poste
Direzione di Velletri

Oggetto
Rapporto sull’aggressione fatta
al Corriere Giovanni Ranucci

N° 298

Cittadino!

Il Corriere Giovan Battista Ranucci transitando jeri la sera per questa città, poco distante da Velletri verso la vasca di Cisterna ad ore 9 ¼ pomeridiane venne aggredito da due masnadieri costringendo in prima con percosse del calcio del fucile a scendere da cavallo il Postiglione Cesare Fasguini e subito piegar la fronte al suolo, e tutto ad un tratto spegnendo il lume del legno e imponendo al Corriere la medesima sorte e prostrato gli addimandò del danaro. Non esitò il Ranucci un istante a consegnargli la Borsa, che seco portava, e non pagghi di questa bramò altro danaro, ed anche carta moneta se avesse, consegnò allora il portafoglio, con entro diversi Boni, non chè l’orologio; lo rifiutarono dicendo di bramare solo danaro e carta moneta e togliere la loro vita. Frugarono frattanto il legno prendendo il mazzo di Sezze e trascurando quello di Terracina. Ai preghi dei due miseri si ristarono dal cagionargli nessun male graziandoli della vita. Ho potuto rilevare che i due malviventi vestivano con casacca bianca, e due cappelli paranco bianchicci tenendo in alto la falda e artefacendo la voce.
Tale è il rapporto verbale fatto dal sunnominato Postiglione Cesare Tarquini e confermato dal Corriere Giovan Battista Ranucci, che non ho mancato darne parte all’autorità locale per le istantanee provvidenze, e ciò è quanto sono in dovere portare a cognizione del Cittadino Direttore, nel mentre passo ad augurarvi salute

Al Cittadino Direttore Generale
delle Poste -Roma
 
Velletri 26 Maggio 1849
Il Direttore
Luigi Benzonini

Il proliferare dei tragici eventi criminosi, che ormai stavano minando non poco la sicurezza dell’apparato postale della Repubblica Romana, responsabile tra le altre cose anche del trasporto della corrispondenza di servizio, fece sì che il Triumvirato, nel pieno intento di debellare il fenomeno, optasse per un’azione maggiormente repressiva coinvolgendo sia i Presidi delle Province interessate, che la Guardia Nazionale Mobilizzata e l’Arma dei Carabinieri.

Repubblica Romana
Commissione Direttiva
pel Ministero
D e l l e F i n a n z e
Roma li, 16 maggio 1849
N° 31023

In seguito degli officii da noi praticati verso il Ministero dell’Interno onde eccitarlo a prevenire le frequenti aggressioni, che di continuo avvengono negli Stradali Postali, il Sudetto Ministero con Foglio N° 57078 in data di ieri ci assicura di aver dato opportuni ordini di sorveglianza e di perlustrazione tanto alla Guardia Nazionale Mobilizzata, quanto all’Arma Carabiniera; avendo anche interessato all’oggetto i Presidi delle Provincie e che da recenti rapporti di Ravenna si ha di fatto notizia dell’arresto di un què malfattori con isperanza di poter segui le tracce di molti altri addetti alla sua Masnada e di altri ribaldi che commettono e favoriscono siffatte aggressioni.
Tanto dunque vi serva di governo, ed abbiate salute e fratellanza

Al Cittadino Direttore Generale
delle Poste
Pel Triumvirato

L’appello rivolto ai Presidi, a sostegno di una efficace lotta al brigantaggio, trovò pratico riscontro in numerose comunità interessate al fenomeno, prima fra le quali la provincia di Ascoli che demandò all’Avvocato Agatone del Luca Tronchetto l’organizzazione di una “Guerriglia diretta a sopprimere il Brigantaggio nella Montagna ascolana”. La spesa iniziale per sostenere una simile attività venne stimata intorno ai trecento Scudi.

Trascrizione del corpo lettera: Il Cassiere Erariale Sante Fanni pagherà all’Ecc.mo Cittadino Avvocato Agatone del Luca Tronchetto, Comandante la Guerriglia diretta a sopprimere il Brigantaggio nella Montagna ascolana la somma di Scudi trecento al più possibile in danaro effettivo ed il rimanente in piccoli Boni del Tesoro [..]. San Benedetto 17 Maggio 1849

Punto di forza dell’organizzazione, l’impiego di un “Picchetto di Pubblica Sicurezza” altrimenti chiamato “Squadra Volante per la repressione dei Briganti”.

Gli interventi operarti dalla Squadra Volante riuscirono solo a determinare una diminuzione del fenomeno malavitoso: le sue radici erano ormai troppo profonde ed estese per essere facilmente estirpate. La Direzione Generale delle Poste di Roma, consapevole della situazione e dello scarso effetto degli interventi adottati, cercò di ridurre il rischio delle aggressioni disponendo che i Corrieri anticipassero le partenze in modo da non dover viaggiare nelle ore notturne. Il 4 luglio 1849 segna la fine della Repubblica Romana ed il ristabilirsi del potere temporale del Papa nello Stato della Chiesa. Il ritorno del Governo Pontificio non mutò tuttavia la situazione del Brigantaggio, che continuò a imperversare nei diversi territori incurante degli editti e delle pene emanate dalle diverse Autorità. Una svolta decisiva si ebbe invece con l’Unità d’Italia, quando la repressione del brigantaggio venne duramente condotta dal Regio Esercito.