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quando una tariffa fa la differenza

 di Aniello Veneri

( per gentile concessione dell'Associazione Salernitana di Filatelia e di Numismatica da: "l'Occhio di Arechi - Notiziario n. 16 - aprile 2006 )

La casistica delle collezioni di storia postale che si possono realizzare sono pressoché infinite, si va dallo studio delle tariffe, ai percorsi, ai sistemi di recapito della posta, ad un determinato periodo storico o un tariffario postale. La collezione forse più “semplice”, magari anche concettualmente meno corretta, è quella che mette insieme gli usi singoli dei francobolli su busta.
Diventa però una collezione molto affascinante, interessante e dunque complicata quando si considera la vera motivazione che ha generato l’esigenza di emettere quel dato francobollo con quella specifica tariffa. Non dimentichiamo mai che un francobollo è stato emesso per essere utilizzato e dunque con specifico riferimento al compito che avrebbe assolto e quindi alla tariffa che avrebbe coperto. Con la notevole semplificazione del tariffario postale attuata dal 1967 fino ai giorni nostri può apparir persino strano che un francobollo possa nascere per uno scopo ben preciso, ma fino a non molti anni fa numerose erano le voci del tariffario postale e altrettanto numerosi i francobolli con diversi valori facciali, per non parlare poi degli altri francobolli destinati a specifici servizi.
Oltre a questa logica di fondo, potremmo dire semplicistica, che voleva un dato francobollo con un certo facciale per assolvere una tariffa secca, per comodità venivano emessi anche francobolli cosiddetti “alti valori” con un valore facciale piuttosto alto emessi per affrancature molto alte e che per comodità di assolvimento, nonché di risparmio (un tempo si risparmiava anche la carta, compresi i bordi di foglio) venivano tenuti lì.
In genere ogni serie definitiva e, talvolta commemorativa, presenta questi valori emessi all’atto dell’emissione o magari dopo per sopravvenute esigenze (ricordando che un tempo l’inflazione correva a 2 cifre!!!). Ciò non esclude però che per particolari e fortuite circostanze e a seguito di conteggi a volte complicati potessero essere utilizzati in uso singolo. Eccone due esempi a dir poco eccezionali.
Il primo è un modulo per richiesta di stampati affrancato con un 1.000 l. Michelangiolesca annullato con lineare “Poste Palermo Corr. Pacchi - Archivio” e a lato datario 7.1.1963. Verosimilmente l’importo di 1.000 l. corrisponde al costo di 100 mod. 250 e 10 blocchi mod. 403. Per comprendere l’eccezionalità del pezzo basta ricordare che in quel periodo il costo di una lettere in tariffa semplice era di 30 l. E’ chiaro che l’uso del 1.000 l. nel periodo tariffario considerato è già di per sé raro, in uso isolato rappresenta una rarità di prima grandezza nel periodo Repubblicano.


Il secondo esempio è costituito da una lettera doppio porto racc. espresso per l’estero in data 15.3.62 affrancata con un 300 l. serie 100° dell’Unità d’Italia. La lettera è in perfetta tariffa essendo così costituita: 70 l. primo porto + 40 l. secondo porto + 90 l. diritto di racc. + 100 l. diritto di espresso. Inutile dire che anche in questo caso si tratta di un pezzo davvero raro e interessante.
Come detto si tratta di due esempi molto rari, ma seguendo la logica dell’uso singolo del francobollo tenendo sempre d’occhio la tariffa corrispondente si possono creare numerose collezioni con costi a volta davvero ridotti, penso alla tariffa prima porto per l’interno o per l’estero.
Un piccolo quesito per suscitar il vostro interesse: di quale colore sono i francobolli emessi per coprire la tariffa base per l’estero? E’ rimasto praticamente lo stesso per diversi decenni !!!!



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