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Toscana 1851 - 1861:
i francobolli raccontano la Storia
A.S.Po.T
testo di Lorenzo GREMIGNI
immagini dalla collezione di Massimo BERNOCCHI




Arrivano i francobolli sardi

Successivamente al plebiscito del marzo 1860 la Toscana mantenne comunque una notevole autonomia, destinata col tempo a ridursi e quindi a scomparire man mano che il Regno d'Italia si consolidava come vera e propria realtà politica ed amministrativa.
Questo graduale passaggio è ben documentato dalle vicende storico postali, le quali riprovano che l'autonomia toscana a livello postale (sia in termini di tipologie di franco28 bolli in corso che di tariffe, nonché di gestione promiscua del flusso delle corrispondenze da parte di vettori pubblici e privati) fu più duratura rispetto a quella amministrativa e politica spingendosi sino alle soglie del 1863. Mano a mano che si susseguivano le annessioni al Piemonte da parte degli ex ducati italiani, il governo di Torino provvedeva ad inviare nei relativi territori i francobolli con l'effigie del nuovo sovrano. Si trattava di esemplari della quarta emissione sarda, apparsa nel 1855 quando ancora il Piemonte era ben lontano dal portare a compimento i suoi propositi espansionistici, e rimasta in auge con alcune integrazioni sino al 31 dicembre 1863. La quarta emissione di Sardegna seguì da vicino pressoché tutte le vicende nostro Risorgimento, dal momento che questa accompagnava i successi dell'espansione sarda nella penisola. Pertanto - almeno stando a quanto raccontano i francobolli - il nuovo stato unitario dovrebbe qualificarsi come un ampliamento della sovranità (anche filatelica) piemontese, piuttosto che una realtà statale ex novo.
In Toscana i francobolli sardi furono ufficialmente introdotti il 1° gennaio 1861, durante la piena vigenza dei valori emessi dal governo provvisorio toscano; ciò ha fatto sì che si verificassero numerose ed interessanti combinazioni di affrancature miste toscosarde (particolarmente rare quelle "gemelle").
Col fatidico 17 marzo l'uso degli esemplari sardi rientrò nella normalità, mentre si ridusse proporzionalmente l'uso dei valori toscani in centesimi.
La soppressione della Soprintendenza Generale delle Poste toscane con Decreto del 15 dicembre 1860 e l'introduzione "in sordina" dei francobolli sardi al principio del 1861 rappresentano i primi atti del non breve processo di smantellamento dell'autonomia postale dell'ex Granducato, ormai a pieno titolo territorio annesso e poi provincia italiana.


5 cent. della IV emissione
di Sardegna.


Il 1° marzo 1861 è il giorno ufficiale di nascita delle poste italiane - entra infatti in vigore un regolamento unico per le diverse regioni - ma in Toscana rimanevano ancora non lievi difformità rispetto alle altre province annesse, relative alla tariffa interna e al rispetto della privativa postale. Lo spinoso problema venne affrontato e risolto soltanto dalla Legge n. 604 del 5 maggio 1862, dedicata alla attesa riforma postale del Regno d'Italia. Le tariffe toscane interne in centesimi di lira introdotte il 1° gennaio 1860 risultavano infatti agevolate rispetto a quelle sarde vigenti nelle altre province: la tassa delle lettere era pari a soli 10 centesimi (anziché 20) per ogni 10 grammi di peso, mentre il diritto di raccomandazione corrispondeva a 25 centesimi (anziché 40).
Queste rimasero in vigore sino a tutto il 1862, finché non intervenne la citata legge n. 604, che previde una tariffa unica di 15 centesimi per ogni 10 grammi, valida per tutto il Regno a partire dal 1° gennaio 1863 (data di unificazione… tariffaria del Regno d'Italia). La stessa legge di riforma introdusse come principio assoluto la privativa postale, prevedendo che il diritto di trasportare per terra e per mare lettere, plichi, giornali e circolari spettasse soltanto allo Stato. L'epoca romantica dei procacci, delle diligenze e delle strade ferrate toscane era ormai definitivamente tramontata.



Lettera da Prato a Montepulciano affrancata con il 10 cent. della IV emissione di Sardegna
e n. 5 esemplari da 1 cent. per stampati.



Verso la prima serie di francobolli veramente "italiana"

Osserva con la consueta arguzia Franco Filanci: "Il Regno d'Italia non si sa bene di dove cominci". In effetti, fatta l'Italia, restavano da fare non solo gli italiani, ma anche i francobolli italiani.
Il 17 marzo 1861 con la legge n. 4671 Vittorio Emanuele assumeva per sé e i suoi successori il titolo di Re d'Italia: un gesto del tutto formale che non poteva evidentemente essere l'atto di battesimo di uno stato, ma costituiva l'assunzione di un titolo da parte di un sovrano che per certi versi in quel momento era già da tempo signore d'Italia e per altri non lo era ancora.
Quel 17 marzo ha tanto il sapore di una data convenzionale e non ci aiuta a tracciare una netta linea di demarcazione tra periodo pre-unitario e post-unitario neppure dal punto di vista storico-postale. Anche lasciando da parte la non insignificante assenza di Roma e del Veneto - che avrebbero dovuto aspettare ancora svariati anni prima di veder garrire il tricolore – al 17 marzo 1861 l'Italia si presentava del tutto disomogenea sotto il profilo postale: per le innumerevoli tipologie di francobolli in corso, per la difformità delle tariffe, per la mancanza di una generalizzata privativa postale. Senza contare il fatto che nelle Province Napoletane (ex domini borbonici di terraferma) circolavano ancora (anzi, erano stati da poco introdotti) valori postali con la monetazione non decimale in tornesi e grana anziché in centesimi di lira.



Lettera da Prato a Firenze affrancata con 15 cent. Regno d'Italia, tipo Sardegna.
 



Lettera doppio porto da Prato a Pistoia affrancata con 2 esemplari del 15 cent. litografico con la dizione
FRANCO BOLLO POSTALE ITALIANO.

Il processo di unificazione per così dire filatelica si attuò tra il 1859 e il 1862 mediante la graduale introduzione nelle diverse regioni d'Italia della quarta emissione di Sardegna, in un quadro postalmente piuttosto caotico e provvisorio, bisognevole di una riforma organica che consentisse al nuovo stato di dettare regole uniformi in un settore di vitale importanza per la neonata nazione.
Soltanto col 1° gennaio 1863 si riuscì ad uniformare la tariffa e ad eliminare tutta una serie di particolarità locali (abbiamo visto il problema della privativa postale in Toscana) che ostacolavano la creazione di uno stato unitario anche sotto il profilo postale.
Ma quanto si sarebbe dovuto attendere ancora per vedere emessa una serie di francobolli veramente italiana? Per lunghi anni il governo di Torino dovette barcamenarsi tra la ristampa continua di francobolli sardi (ormai italiani a pieno titolo, e talvolta dentellati o persino di diverso colore, come il 2 centesimi bistro per le stampe) e l'emissione di valori volti a sopperire alle emergenze del momento. Come quella di mettere in circolazione un esemplare da 15 centesimi per coprire la nuova tariffa unitaria, che dette luogo al 15 centesimi detto "tipo Sardegna", perché della stessa tipologia dell'ultima emissione sarda, emesso appunto il 1° gennaio 1863, e ai due gemellini litografici sempre da 15 centesimi in cui per la prima volta si può leggere "francobollo postale italiano", entrati in circolazione tra il febbraio e l'aprile 1863. Ultime fatiche del benemerito cavalier Francesco Matraire, ideatore, produttore e stampatore di tutte le serie del Regno di Sardegna ormai divenuto Regno d'Italia. Al nuovo stato occorreva però una serie di francobolli definitiva ed organica, stampata con grande qualità e moderna tecnologia.
Vari fornitori prepararono diversi saggi, e dopo alterne ed avventurose vicende la serie venne approntata dalla casa londinese De La Rue, per cui la prima serie definitiva italiana, emessa il 1° dicembre 1863, è universalmente nota come "De La Rue". Il primo mese della De La Rue coincise con l'ultimo dei francobolli sardi e sardo-italiani, e veramente non si sarebbe potuto sperare in una combinazione più felice per concludere degnamente l’affascinante percorso filatelico tracciato dagli Antichi Stati italiani e conclusosi ad Unità ormai compiuta. Nessun mese offre quanto il “dicembre ‘63” una sterminata varietà di preziose affrancature miste, in uno straordinario incontro filatelico di soli trentun giorni tra passato e futuro: gli antichi francobolli sardo-italiani che uscivano definitivamente di scena ed i nuovi, raffi nati valori londinesi che, freschi di fabbrica, si affacciavano per la prima volta alla storia postale italiana.


Esemplare della serie
definitiva De La Rue.
 



Bibliografia essenziale

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Piermattei A., A 150 anni dalla loro emissione, quanti sono questi 3 Lire di Toscana!, in Il Monitore della Toscana, anno VI, n. 11, maggio 2010, pagg. 17-18.
Sirotti L. – Colla G., Dagli Stati preunitari al Regno d'Italia (1859-1862), vol. I, Ed. Sassone, Roma 1999.
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Zeri F., I Francobolli italiani. Grafi ca e ideologia dalle origini al 1948, Il Melangolo, Genova, 1993.

Si segnala inoltre, quale ricca e liberamente accessibile fonte di informazioni in materia, il sito internet www.ilpostalista.it curato da Roberto Monticini.

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