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La posta in Toscana durante il periodo Murat:

Gioacchino Murat
di Edoardo P. OHNMEISS (N.U. Toscana 2014 - A.S.Po.T.)

Fin da ragazzo Murat dimostrò di essere uno scavezzacollo quasi sempre in giro su un cavallo.
Era nato alla Bastide-Fortuniére (oggi Bastide-Murat) il 25 marzo 1767 e quale coraggioso giovanotto fece di tutto per poter entrare nei ranghi di soldato a cavallo.
Entrò come volontario nel Reggimento dei Cacciatori a Cavallo nel febbraio del 1787.
Grazie a Cavaignac entrò dapprima nelle Guardie a Cavallo del Re (febbraio 1792) e quando quest’ultimo fu condannato a morte, passò con i Cavalleggeri del rivoluzionario Marat, arrivando persino a cambiare il suo cognome da Murat a Marat. Nel periodo del Terrore ciò gli stava costando la vita ma per fortuna Cavaignac, politico furbo e voltagabbana, lo salvò dalla ghigliottina.
Quando Napoleone assunse il comando con il colpo di stato del Brumaio, i realisti in

grandissimo numero gli si rivoltarono contro. Per arginare la massa che gli muoveva contro, il Bonaparte aveva bisogno di cannoni, che si trovavano nel deposito fuori Parigi.
Murat e i suoi compagni cavalleggeri riuscirono a portarli in città e metterli a disposizione di Napoleone. Costui freddamente li puntò ad alzo “zero” e fece strage della folla che voleva travolgerlo. Quel massacro cementò un’amicizia che sarebbe durata per quasi un ventennio.
Con Napoleone Murat visse la Campagna d’Egitto e, dopo la nomina a capo dell’Armée d’Italie, la I Campagna d’Italia del 1796.
Sono ben note le diverse campagne di Germania, Polonia e Russia, pertanto ricordiamo soltanto quelle del 1812 (Russia) e 1813 (Germania) allorquando Napoleone subì le prime dolorose sconfitte. Nell’ottobre del 1813, dopo la battaglia delle Nazioni di Lipsia Murat inutilmente consigliò a Napoleone di fare la pace con i Coalizzati. Compreso che esso sarebbe stato irremovibile, Murat si dissociò e lo piantò in asso. Napoleone lo fece inseguire per fucilarlo quale disertore ma Murat, correndo lungo il Reno e attraversando la Svizzera, entrò in Italia e riuscì a raggiungere Napoli, di cui era stato nominato Re dallo stesso Napoleone nel 1808.
Sotto il Vesuvio avviene la svolta di Re Murat: dopo essersi accordato con gli austriaci, muove con le sue truppe verso l’Alta Italia con lo scopo di abbattere il Viceré Beauharnais e diventare a sua volta il nuovo Re d’Italia.
Inizia così la I campagna militare di Gioacchino Murat in terra italiana.
Convinto di avere ricevuto dall’Austria via libera verso Milano, Murat subì a Bologna da prima disillusione perché l’astuto Metternich riuscì a fermare la sua spinta verso il Nord e lo costrinse con abile diplomazia a rientrare a Roma dopo un soggiorno a Firenze.
Ora era sua soltanto la metà Italia dalla Toscana alle Marche. A Bologna rimase la parvenza di un suo Governo provvisorio.
Gioacchino Murat, indispettito dal fatto che gli alleati austriaci e inglesi non avevano mantenuto le promesse, decise di prendere una nuova e personale iniziativa per uscire dallo scacchiere meridionale e spingersi sui territori che egli riteneva fondamentali per una occupazione che nei suoi piani avrebbe creato un fatto compiuto per la successiva conquista del Regno italico.
Durante questa seconda campagna, il contingente militare napoletano, rimasto di stanza a Bologna, ebbe il compito di spostarsi verso nord nel parmense. Gli austriaci provenienti dal Veneto iniziarono a contrastare le manovre del Re napoletano che non riuscì ad andare oltre Reggio Emilia (9 marzo 1814). Precedentemente il grosso delle formazioni della III Divisione napoletana si era spostato su Firenze e da lì, muovendosi nella lucchesia, giunse a Livorno. Contemporaneamente, sempre col secondo fine di tenere sotto controllo le mire di Murat, austriaci e inglesi sbarcarono a Livorno per formare un provvisorio corpo di occupazione comune. In quel momento del vecchio contingente napoleonico arroccato nel Castello Nuovo della città, i “provvisori” alleati imposero il ritiro in Francia, il che avvenne dopo una lunga e faticosa marcia. Da quel momento in avanti si instaurò per Murat una situazione di stallo che lo costrinse a richiamare le sue truppe nei “Dipartimenti Italici Meridionali” (Marche).

Murat nel 1815 prima di iniziare la sua III campagna. Come si può constatare durante il suo soggiorno a Napoli l’abbondante consumo di spaghetti ne avevano impinguito l’aspetto.


Era evidente che questa situazione non potesse durare per lungo tempo. Infatti, dato il carattere tempestoso di Murat, l’anno seguente costui riprese l’iniziativa.
Nei mesi di marzo e aprile 1815 il Re di Napoli mosse nuovamente verso l’Alta Italia, questa volta in dichiarato contrasto con austriaci e inglesi.
Furono gli austriaci a mettere in campo le loro truppe di terra e quindi a muovere contro i napoletani con forze di maggiore disciplina e armamento con cannoni da campo. Era fatale che contro forze ben addestrate e ordinate i napoletani dovessero soccombere al contrattacco austriaco.
Il resto della storia è noto come anche è conosciuto che Murat fuggì in Corsica dove organizzò una spedizione con una piccola fl otta che si diresse verso le coste calabresi e che terminò in maniera completamente scoordinata.
Il 13 ottobre 1815 Murat fu catturato e concluse la sua travagliata esistenza a Pizzo Calabro, di fronte ad un plotone di esecuzione.

    

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