il tramonto di un regno









pagina iniziale le rubriche storia postale filatelia siti filatelici indice per autori

il tramonto di un regno


di Giancarlo MAGNONI

12° Periodo dal 16 0ttobre 1944 al 26 aprile 1945.
Territorio a sud della linea del fuoco: A.M.G./A.C. E LUOGOTENENZA

Venticinquesima parte: 26 aprile 1945
 


giovedì 26 aprile 1945

TRATTATIVE IN SVIZZERA PER LA RESA TEDESCA
All’una e trenta del mattino giunge in Svizzera il secondo messaggio di Wolff:

1. E’ stato possibile parlare telefonicamente con il generale Rottiger soltanto tramite varie stazioni intermedie. Nelle prime ore di questa mattina anche Rottiger si trasferisce a Bolzano e lì mi attende il più presto possibile.

2. Rahn si trasferisce a Merano questa notte; da domani a mezzogiorno si tiene pronto a partire per Bolzano.

3. Anche il resto dello S.M. dell’alto capo delle SS e della polizia si trasferisce a Bozano questa notte.

4. Dollmann non si è mosso da Bolzano. Pare stia venendo da me un corriere con una lettera del generale feldmaresciallo Kesselring, che dovrebbe contenere idee simili alle mie.

5. Altre notizie che eventualmente dovessero arrivare verranno trasmesse con le stesse modalità domani mattina, poco prima della mia partenza”.


In Svizzera, alle 9 del mattino non sono pervenuti altri messaggi di Wolff. Verso le 10, Zimmer telefona a Cernobbio da un posto di frontiera tedesco, e viene a sapere che Wolff sta appunto per partire: vuole cercare, con la scorta, di farsi largo nel territorio partigiano. Invierà comunque un ultimo rapporto immediatamente prima di partire. Nel frattempo si è saputo che reparti partigiani stanno avanzando verso la frontiera svizzera; il loro arrivo è atteso di ora in ora.

A causa delle interruzioni partigiane i collegamenti stanno diventando estremamente più difficili e questo rende sempre più dubbio che i vari generali coinvolti nella trattativa possano incontrarsi per un colloquio comune mirante ad iniziare un’azione comune e proclamare unilateralmente l’armistizio.
I due generali tedeschi bloccati nella tenuta di Dorenbach, presso Lucerna, stanno scalpitando. Basta la parola “Caserta” per eccitare i due ufficiali: von Schweinitz dice a Waibel, chiaro e tondo, che se dipendesse da lui, tornerebbe subito al fronte e che gli piacerebbe moltissimo consegnare la propria delega ai giornali affinché questi, pubblicandola, potessero mostrare all’opinione pubblica mondiale come si sta prendendola in giro e quante vittime dovranno ancora essere sacrificate inutilmente.
Giunge infine un altro messaggio di Wolff. Ha tentato, con la scorta armata, di farsi largo in direzione di Bolzano, ma è stato costretto a tornare a Cernobbio. Ora sta pensando di raggiungere Milano (dove i reparti di protezione dello Standartenfuhrer Rauff si sono ben fortificati in alcuni edifici pubblici), ma è molto dubbio che il nuovo tentativo possa riuscire. Wolff si sta chiedendo adesso se deve proclamare la resa da solo, senza il consenso del comandante in capo sudovest, e accusa von Vietinghoff di essere lui il principale colpevole di questa nuova situazione, perché è stato lui a rallentare i negoziati per la resa.
Zimmer telefona a Cernobbio e apprende che nessuno sa più nulla della sorte di Wolff; poi, nel corso del pomeriggio arriva un messaggio grave: il contatto con Wolff è stato interrotto, il posto di comando a Cernobbio ha veramente perso i contatti col generale. Le ultime notizie dicono che il tentativo di Wolff di farsi strada verso Milano con la scorta non è riuscito e, alcuni indizi, fanno pensare che sia stato catturato dai partigiani. Waibel, nella sua qualità di ufficiale dell’esercito svizzero, da subito istruzioni al capitano Bustelli affinché cerchi, con ogni mezzo, di informarsi a Chiasso sulla sorte del generale e su dove si trova, dicendogli anche che lui stesso sta per andare in Ticino con il primo treno. Poi, Waibel, telefona a Gero von Gaevernitz e gli chiede di raggiungerlo per andare insieme a Chiasso; la sua presenza può essere preziosa in quanto esiste la possibilità di trattare con le truppe o i comandi di collegamento americani che per primi possono essere giunti alla frontiera. Dopo qualche esitazione, von Gaevernitz accetta ma a condizione di poter essere presente come spettatore ma non di partecipante. Waibel, von Gaevernitz e Bustelli giungono a Chiasso alle 23 e trovano che nella fascia italiana di frontiera la situazione si sta modificando si continuo; non è chiaro chi ha il potere, nessuno sa esattamente quali zone sono in mano ai tedeschi e quali ai partigiani. Comunque il servizio informazioni dei mediatori è riuscito, nel frattempo, a sapere che Wolff è ancora a Cernobbio, accerchiato dai partigiani.
Waibel è deciso a liberare Wolff, è lui l’anima della loro azione, la possibilità di una resa è nata e deve cadere con lui. Così vengono organizzati, in gran fretta e con circospezione, i preparativi per la liberazione. Viene organizzata una squadra composta da: uno svizzero (franco Livio), un americano (mr. Jones, noto ai partigiani come “l’amico Scotti”), due ufficiali tedeschi, mandati incontro da Wolff e alcuni partigiani italiani, che non conoscono il motivo del loro viaggio e servono solo come scorta fino ai posti di guardia tedeschi. La squadra di liberazione parte da Chiasso alle 24.
In giornata, anche il generale Rauff, con una scorta accompagnata da vari carri armati e da pezzi di artiglieria cerca di andargli incontro da Milano, ma, sotto gli attacchi partigiani che distruggono due carri armati e vari pezzi di artiglieria, la scorta deve riconoscere che è impossibile proseguire e fa ritorno a Milano.

Nel posto di comando di Cernobbio si sono rifugiati diversi capi tedeschi e italiani, tra i quali anche il maresciallo Graziani, comandante in capo delle forze neofasciste, e il generale dell’aeronautica Bonomi. I partigiani non sanno di queste presenze e, probabilmente, è stato proprio questo il motivo per cui non hanno attaccato in forze e si sono limitati a circondarlo.

DALLA LUOGOTENENZA
Vengono radiati dai ruoli dell’esercito
i generali in attesa di procedimento penale per collaborazionismo con i tedeschi. Sono: Rodolfo Graziani, Gastone Gambara, Enrico Adami Rossi e Mischi.

Respinta la domanda di grazia, la spia Federico Scarpato, condannato a morte dall’Alta Corte di Giustizia, è stato fucilato oggi al Forte Bravetta alle 14,30. Nelle ultime ore il condannato ha conferito con parecchie delle vittime di via Tasso, chiedendo loro perdono e facendo i nomi dei delatori con dichiarazioni scritte e firmate.

DAL DIARIO DI PUNTONI
“Alle ore 7 Sua Maestà la Regina lascia Raito accompagnata dal colonnello De Buzzeccarini. Alle 9,30 parte S.M. il Re accompagnato da me e dal colonnello Torella. Contrariamente a quanto stabilito nessun motociclista alleato accompagna l’autovettura reale. Arriviamo a napoli alle 11,15 e troviamo sulla soglia di Villa Maria Pia il colonnello Pennycuik: evidentemente voleva essere certo che il Re entrasse incolume nella sua nuova dimora.
Giornata di grandi avvenimenti. I tedeschi sono in piena ritirata dall’Italia settentrionale. E’ scoppiata l’insurrezione nelle principali città della Liguria, del Piemonte e della Lombardia: Genova, Torino, Alessandria, Novara, Milano sono già in mano degli insorti. I tedeschi si sarebbero in parte arresi e in parte si ritirerebbero precipitosamente verso il Tirolo. Le truppe alleate hanno occupato Verona”.

DAL DIARIO DI MACMILLAN
Da Caserta a Roma
– “Alle dieci e mezzo, riunione politica dal feldmaresciallo. Il punto più importante all’ordine del giorno (un ordine del giorno molto lungo) era la Venezia Giulia. Non abbiamo ancora istruzioni al riguardo. Dopo avere discusso a lungo, è stato lasciato cadere il documento apprestato dal vice capo di stato maggiore (Lemnitzer), la cui proposta era di occupare, in mancanza di istruzioni, tutta la Venezia Giulia. Ho allora avanzato la proposta che il feldmaresciallo (a meno che non abbia istruzioni che lo invitino a fare qualcosa di più per motivi politici) si accontenti di provarsi a prendere Trieste e arrivare alla linea Robertson (detta anche linea Wilson, del 1919). La linea può essere difesa da attacchi di Tito e Stalin, adducendo che si tratta di una necessità militare per garantire le comunicazioni alleate con l’Austria. (…)”.

AZIONI DEI PARTIGIANI
Parte da Padova, sede del comando regionale veneto del CVL, l’ordine di insurrezione per tutto il Veneto, mentre gli alleati diramano direttive “per una più intensa azione disturbatrice” e, su questo fronte, sta avanzando il gruppo italiano da combattimento “Cremona”.

A Genova, alle 9 del mattino, scatta il segnale del “cessate il fuoco” fra le forze partigiane e gli uomini di Meinhold. Ma non è ancora finita, alcuni Comandi tedeschi in sottordine rifiutano obbedienza e torna così l’incubo del bombardamento della città. Il capitano di marina Max Berninghaus non intende rispettare la resa di Meinhold e riunisce un tribunale militare composto da alti ufficiali che dichiarano Meinhold traditore. Berninghaus si avvale di sommozzatori della X MAS per minare il porto. Nel pomeriggio, alle 14, sono due cacciatorpediniere inglesi a sparare sui forti. Giungono anche le prime colonne partigiane da fuori città mentre, poco dopo, le avanguardie americane sono a Nervi, e si stupiscono nel trovare i servizi pubblici funzionanti normalmente.

Milano - Il CLNAI, sempre in seduta plenaria, pubblica un proclama in cui ribadisce l’ultimatum ai fascisti e dichiara di assumere tutti i poteri (“Tutti i poteri al CLNAI!”) come “delegato del solo governo legale italiano, in nome del popolo e dei Volontari della libertà”. Così, senza aspettare le direttive degli Alleati, che tardano a pervenire, l’insurrezione è proclamata. Le SAP raggiungono la linea dei Navigli, mentre giungono in città le prime formazioni dell’Oltrepò pavese e la Guardia di finanza occupa la prefettura in nome del CVL. La resistenza incontrata è relativamente scarsa.

 

 

Nelle due foto: immagini dell’insurrezione e repubblichini catturati dai partigiani a Milano


A Torino, il comandante Barbato si assume la responsabilità di ignorare l’ordine sospensivo di attacco poi una seconda staffetta gli porta una precisazione del CMRP: l’ordine delle 21 di ieri era falso, arrestare chi lo ha portato come provocatore. Entrati in azione, i suoi uomini investono e sopraffanno i posti di blocco periferici e iniziano azioni per snidare il grosso delle truppe nemiche che ha costituito dei capisaldi tra corso Vittorio Emanuele, via Arcivescovado, via XX Settembre, e predisposto nidi di mitragliatrici un po’ dappertutto, mentre una ventina di carri armati fanno la spola da un posto all’altro. Barbato riesce anche a stabilire il collegamento con le SAP della zona dell’Oltrepò, che è anche la prima ad essere liberata, e di salvare dalla distruzione i ponti evitando il pericolo che la città venga divisa in due. Il falso ordine ha però fermate altre formazioni facendo ricadere il peso dell’insurrezione delle prime lunghe ore sugli operai delle fabbriche che si sono trovati a dover respingere gli attacchi delle truppe corazzate tedesche. Eligio Fina, operaio della Grandi Motori, cade nel tentativo di immobilizzare un carro armato, alla Lancia gli operai si difendono con le mitragliere da 20 mm; da tutte le fabbriche escono le SAP a combattere per le strade contro i “Tigre.

Provincia di Parma – Le brigate partigiane stanno formando la sacca di Fornovo nella valle del Taro.

Nella foto i partigiani che entrano oggi in Parma

Provincia di Piacenza – Le formazioni partigiane stanno avvicinandosi agli obiettivi prefissati per la conquista della città.




 


Partigiani titini entrano in Gorizia (vedi foto),è l’inizio del massacro degli italiani; sempre giustificato dalla caccia ai fascisti.




 

 

ALLEATI
La prima città (si presume che il riferimento sia alla sola Emilia e Romagna) a essere stata liberata interamente dai patrioti italiani è Modena”, afferma oggi il corrispondente di guerra John Nixon dai microfoni della BBC. Se l’annuncio è lusinghiero per Modena, non tiene conto che Forlì, Ravenna, Bologna, a loro volta hanno visto le avanguardie partigiane precedere o preparare con l’insurrezione l’ingresso delle forze alleate.

DA TUTTI I FRONTI

Alle 6 del mattino, poco prima dell’arrivo delle truppe alleate, salta la grossa polveriera di Avesa a Verona. Nelle foto che seguono, scattate oggi a Verona, si vedono gli effetti di una carica esplosiva lasciata dai tedeschi in ritirata e due soldati tedeschi morti ai quali sono state tolte le scarpe.

Il IV° e il II° Corpo della V Armata USA raggiungono e superano l’Adige nelle zone di Verona e di Legnago, il XIII° Corpo (VIII Armata) a ovest di Badia.


Altre località del nord raggiunte oggi dagli alleati, fra le innumerevoli non individuabili, sono Valera, Vicofertile, Fara, Rapallo, Nervi, Novi, Tortona, Broni, Busalla, Ronca di Negro e Principe.




STORIA POSTALE del 26 aprile
 

Una cartolina postale Re paglierino e una VINCEREMO regolarmente affrancate 1,20 da Firenze a Napoli con ACS di Napoli e da Termoli (CB) a Lanciano (CH).
 

 

Piego tassa a carico come manoscritti raccomandati 4,80 (2,40 manoscritti + 2,40 raccomandazione aperta) affrancati con una coppia di 2,00 Imperiale con T di tasse e quattro segnatasse da 0,20.

 

 

 

 

pagina iniziale le rubriche storia postale filatelia siti filatelici indice per autori