IL POSTALISTA

8 marzo 2020

La forza delle Donne

di Giovanna

5 donne che hanno segnato l’arte (e l’iconografia postale) 

di Maria Grazia Dosio

La nostra emissione 2020 è dedicata a...

by Studio Grafico Erre Gi 

Donne e Resistenza: "Ho un bimbo di sei mesi al petto"

di Lorenzo Oliveri

Indice di tutti gli articoli pubblicati 2019-20

 

 

 
Lorenzo Oliveri
"Ho un bimbo di sei mesi al petto"
Donne e Resistenza

Queste sembrano essere state le ultime, disperate, parole pronunciate da Norma Parenti Pratelli davanti al plotone d'esecuzione.

Ma chi era Norma Parenti e come è nato il mio interesse nei suoi confronti?

Per l'ennesima volta tutto nasce dalla filatelia, da un semplice francobollo che poi, alla fin fine, è solo un erinnofilo, anche se inizialmente le stesse Poste lo definirono proprio "francobollo".

Nella primavera 1945 a Roma comparvero una serie di vignette di beneficenza, stampate dal Poligrafico dello Stato per conto del "Comitato Pro Vittime Politiche" promosso dal C.L.N., che furono messe in vendita al fine di raccogliere fondi da destinare alle famiglie delle vittime politiche del regime fascista. Fra varie emissioni si giunse a un totale di 50 personaggi commemorati. Questi erinnofili vennero più volte ristampati con colori e valori diversi. Siccome uno dei principali canali di distribuzione di queste vignette di beneficenza fu rappresentato dagli uffici postali, successe che alcune di esse venissero utilizzate anche sulle lettere con valore di affrancatura. Per ulteriori informazioni di carattere storico-postale e filatelico rimando alla bibliografia.

Cartolina regolarmente viaggiata affrancata con due diversi valori della serie "Pro Vittime Politiche" (Collezione Errani)

L'utilizzo più diffuso di questi erinnofili lo troviamo, però, su documenti pubblici: per esempio il Ministero della Pubblica Istruzione aveva "autorizzato l'applicazione di un francobollo commemorativo, su tutti i certificati di studio"; analogo comportamento venne tenuto da altri Ministeri. Va ricordato che erano previsti premi per coloro che riuscissero a vendere un cospicuo numero di vignette. Fra questi pseudo-francobolli che rappresentano personaggi più o meno noti (da Gramsci a Don Minzoni, da Matteotti a D'Acquisto) sono presenti anche 5 donne (Enriques, Guarnieri, Lorenzoni, Parenti e Versari), a testimonianza, forse più allora che in seguito, dell'importanza attribuita alla figura femminile nella Lotta di Liberazione.

Quest'anno, per l'8 MARZO, mi pare significativo ricordare Norma Parenti Pratelli: osservando il suo bellissimo volto mi sono sempre chiesto perché una giovanissima donna, il cui nome è sicuramente sconosciuto ai più, avesse avuto l'onore di essere ricordata "filatelicamente".

Le notizie che si possono ricavare da internet sono purtroppo abbastanza scarne, ma ho avuto la fortuna di scovare un interessante libro-testimonianza che tre donne, Antonella Cocolli, Nadia Pagni e Anna Rita Tiezzi, hanno pubblicato nel 2014, tentando di ricostruire la storia di questo meraviglioso personaggio attraverso le testimonianze dirette e indirette che ancora si potevano raccogliere a distanza di 70 anni da quei tragici eventi.

Sono veramente grato alle autrici: ho letto e riletto questo volume e alla fine... mi sono "innamorato" di Norma (tra l'altro nata lo stesso anno di mia madre, e non è l'unica caratteristica che le lega...).

Farò solo brevi cenni biografici per cercare di tratteggiarne la personalità e concentrarmi sugli ultimi momenti della sua vita.

Norma Parenti nasce il 1° giugno 1921, da Estewan, muratore, e Roma Camerini, una giovanissima ragazza di Suvereto. Nel 1917 la coppia, con i figli Aston e Ovidio, si era stabilita a Massa Marittima, in una casa poco lontana dalla piazza della cattedrale, nei cui pressi Roma aveva aperto una piccola trattoria, presente ancora oggi nella strada che ora porta il nome della figlia Norma.

I genitori sono due persone di profonda fede religiosa e patriottica, che trasmettono a Norma e ai suoi fratelli, unitamente agli ideali della dignità del lavoro e della libertà. Fin da bambina Norma cresce in un contesto antifascista, fondato sulla tradizione mazziniana e libertaria che caratterizzano Massa. Norma è bella e vivace, determinata e inflessibile nei suoi principi, impulsiva e generosa, esuberante e anticonformista, dai capelli castani tendenti al biondo, ondulati e sciolti, gli occhi azzurri, ardenti di coraggio, la bocca fresca e sensuale (così la ricorda Carlo Groppi, nel testo citato in bibliografia).

Animata da un forte impegno sociale, Norma entra a far parte dell'Associazione Santa Giovanna D'Arco, gruppo semi-clandestino della locale Azione Cattolica, e si distingue anche per la grande disponibilità dimostrata nel curare i bambini dell'orfanatrofio di Massa.

Il 31 marzo 1943 si sposa con Mario Pratelli, anch'egli antifascista, che ha un ruolo importante nella sua formazione politica: anche grazie a lui riesce a intrecciare una significativa rete clandestina che annovera diverse figure di spicco del C.L.N. toscano.

Dopo l'8 settembre Norma, ormai incinta, non ha dubbi di sorta su quale "parte" scegliere: entra in contatto con le prime formazioni partigiane del Grossetano, mentre i locali della locanda della mamma diventano un centro di raccolta, accoglienza e assistenza ai tanti perseguitati dal nuovo regime repubblichino. La giovane donna fa tutto alla luce del sole: attacca, provocandoli e invitandoli alla defezione, i fascisti e gli ex-prigionieri dei tedeschi, ora inquadrati nell'esercito nazista (nella relazione del P.C.I. di Massa per la proposta di medaglia d'oro si afferma che Norma sia riuscita a portare nelle formazioni partigiane 60 prigionieri/soldati, di cui 20 in un solo giorno). In un locale nascosto dietro il ristorante raccoglie anche alcuni ebrei, salvandoli dalla deportazione. Distribuisce i volantini del C.L.N., arrivando anche a stamparli in proprio nella soffitta della sua abitazione. Norma riesce a sfruttare il vantaggio della vicinanza della trattoria Roma (dal nome della padrona) alla caserma R.S.I. sia per raccogliere dagli avventori notizie sui movimenti delle truppe tedesche (che poi trasmette ai gruppi partigiani), sia per aiutare alcuni militari che intendono abbandonare l'esercito nazi-fascista (e sarà proprio uno di questi, un finto disertore mongolo, a tradirla e a denunciarla).

Il 29 dicembre nasce Alberto Mario, ma Norma continua la sua battaglia per la libertà, se possibile con ancora maggiore impegno: è ulteriormente motivata anche dalla prospettiva del mondo in cui si troverà a vivere il figlio. Sono in molti a consigliarle prudenza: le sorti della guerra stanno volgendo al peggio per le forze nazi-fasciste e queste appaiono sempre più inferocite nei confronti delle popolazioni che, anche se non si oppongono apertamente, fanno comunque resistenza passiva. Non va dimenticato, anche perché avvenuto proprio in una frazione di Massa, occupata brevemente da un presidio partigiano, l'eccidio di Niccioleta del 14 giugno 1944, quando i nazi-fascisti arrivano a massacrare 83 minatori (e ne deportano altri 21).

Fioccano i bandi contro coloro che non combattono con l'esercito nazi-fascista: voglio qui riportarne uno proprio della provincia di Grosseto, del comando responsabile della zona di Massa Marittima (è significativa la firma in calce: si tratta di un personaggio al quale il Comune di Grosseto ha tentato a più riprese di intitolare una via...).

Ormai però gli Alleati avanzano inesorabilmente e sono alle porte di Massa Marittima: molti gerarchi si sono già ritirati nelle regioni settentrionali, mentre in città restano quasi esclusivamente le figure di secondo piano; è in questo momento che i fascisti massetani, prima di abbandonare Massa, decidono infine di vendicarsi di Norma, Norma che li ha sfidati in tanti modi, non ultimo dando sepoltura ai partigiani uccisi, il cui corpo martoriato e violentato veniva esposto, a monito della popolazione, sulla piazza principale.

E così si arriva alla sera del 23 giugno. La cattura di Norma e di sua madre Roma avviene verso le 22, quando ormai non vi è più nessuno per le strade a causa del coprifuoco e dei bombardamenti alleati: in quel momento Norma sta dando da mangiare al figlioletto. Le donne sono prelevate da soldati tedeschi, accompagnati da numerosi fascisti, che le portano verso la campagna. Giunte nei pressi della Porta del Salnitro, le loro strade si separano: la mamma, che tenta inutilmente di salvare la figlia, implorando i soldati a fucilare lei sola, viene messa contro un muro, legata a una sedia. Improvvisamente una granata sparata dagli Alleati, ormai alle porte di Massa, colpisce in pieno il plotone di esecuzione, massacrando i soldati e ferendo la stessa Roma, che, comunque, riesce in qualche modo a fuggire e a rincasare.

Fino a questo punto può, almeno in parte, supportarci il racconto dei fatti che fece a suo tempo la mamma di Norma ai suoi familiari. Di qui in avanti le testimonianze non sono univoche: l'unico testimone della fucilazione di Norma è infatti Giovanni Moschini, che la notte stessa raccontò alla propria famiglia gli ultimi momenti della ragazza. Neppure il processo che venne promosso alla fine della guerra riuscì a ricostruire una precisa dinamica dei fatti e ad individuare chi vi avesse preso parte, concludendosi senza comminare alcuna condanna.

Torniamo alla notte del 23 giugno 1944: secondo la ricostruzione più accreditata, i soldati che sono rimasti con Norma proseguono per alcune centinaia di metri verso il podere Coste Botrelli, dove incontrano il Moschini, che ha violato il coprifuoco, uscendo dal rifugio dove si trovava con la famiglia per controllare una vacca che doveva figliare. Moschini viene messo al muro insieme a Norma e, secondo la sua testimonianza, a questo punto la giovane donna grida terrorizzata al plotone: "ho un figlio di sei mesi al petto". Parte una scarica: Norma cade, ferita gravemente a un fianco. Forse, in un estremo atto di generosità, si lancia addosso al Moschini, per proteggerlo. Questi, illeso, rimane immobile presso il corpo di Norma e viene ricoperto dal sangue della ragazza. I carnefici, secondo i risultati dell'autopsia, danno il colpo di grazia a Norma con una pugnalata nel petto e, creduto morto il Moschini, se ne vanno.

La "seconda vita" di Moschini sarà tuttavia brevissima: viene infatti ucciso da alcuni soldati la mattina seguente, dopo essere uscito nuovamente dal rifugio, sempre per controllare la vacca.

Il 24 giugno Massa è liberata dagli Alleati, che prenderanno parte al funerale di Norma due giorni dopo, rendendole onore insieme all'intera cittadinanza.

Funerale di Norma Parenti, 26 giugno 1944


La motivazione della concessione della Medaglia d'Oro.


«Giovane sposa e madre, fra le stragi e le persecuzioni, mentre nel litorale maremmano infieriva la rabbia tedesca e fascista, non accordò riposo al suo corpo né piegò la sua volontà di soccorritrice, di animatrice, dì combattente e di martire. Diede alle vittime la sepoltura vietata, provvide ospitalità ai fuggiaschi, libertà e salvezza ai prigionieri, munizioni e viveri ai partigiani e nei giorni del terrore, quando la paura chiudeva tutte le porte e faceva deserte le strade, con lo esempio di una intrepida pietà donò coraggio ai timorosi e accrebbe la fiducia ai forti. Nella notte del 22 giugno, tratta fuori dalla sua casa, martoriata dalla feroce bestialità dei suoi carnefici, spirò, sublime offerta alla Patria, l'anima generosa»
— Massa Marittima, giugno 1944


Bibliografia e sitologia:

La Voce del CIFR n. 107 marzo 2015.
Franco Filanci - Il Novellario - 4° volume - Ed. CIF-UNIFICATO 2016.
A. Cocolli, N. Pagni, A.R. Tiezzi - Norma Parenti - ed. Effegi, 2014.
Carlo Groppi, La piccola banda di Ariano. Storie di guerra e di Resistenza nelle Colline Metallifere Toscane (1940-1945), II ed., Castelnuovo di Val di Cecina, 2003.
http://www.anpi.it
http://www.radiomaremmarossa.it
http://www.storiaxxisecolo.it
http://www.straginazifasciste.it

NOTA PERSONALE: nell'ottobre 1978, durante il viaggio di nozze, io e mia moglie trascorremmo un'intera giornata a Massa Marittima, che ci affascinò per la sua bellezza. Ora abbiamo un motivo in più per volervi ritornare.

Lorenzo Oliveri
05-03-2020