Cronache dentellate

Di necessità virtù: per i francobolli un "fruttino" alla ciliegia

Roberto Monticini

Articolo estratto da: Imparare con i francobolli / La lezione del maestro Rizzo, a cura dell'Unione Stampa Filatelica Italiana - © 2022 Usfi

Da bambino, abitavo nello stesso palazzo degli zii di mia madre, una coppia di anziani senza figli, che, con affettuosità, mi hanno sempre riservato la loro massima attenzione, considerandomi più come un figlio che nipote.

Mio zio Otello, persona molto riservata e discreta sia nel modo d’essere che di esprimersi, dedicava comunque la massima attenzione alle mie richieste di bambino, prendendole in grande considerazione e rispondendo con manifesto piacere alle mie domande correlate ad “indagini conoscitive”, ma in particolar modo il suo pur sempre “riservato” sorriso illuminava il suo sguardo ogni volta che gli chiedevo di farmi vedere e guardare insieme, la sua collezione di francobolli che custodiva con cura nel mobile del salotto.
Ad onor del vero, oggi posso apprezzarla più come una raccolta di francobolli, che come collezione: alcuni francobolli erano conservati dentro una scatola, altri in un album della Marini, nessuno forse di massimo pregio, ma di certo affascinanti e fortemente attrattivi agli occhi di un bambino di 8, 9 anni.
Questo è stato il mio primo incontro con “il francobollo”.

Nei primi anni ’60, ricordo che molte ditte, per meglio commercializzare i loro prodotti, iniziarono ad introdurre figurine nelle scatole dei detersivi o ad offrire punti per ogni prodotto acquistato; successivamente, raggiunta la quantità prevista, i punti ordinatamene raccolti nella scheda, davano il diritto a ritirare un premio-regalo. La raccolta dei punti e delle figurine era diventato uno sport al quale partecipavano con entusiasmo un po’ tutte le famiglie.

Althea di Parma, compreso il valore offerto dalla nuova strategia di vendita, la include nella sua condotta commerciale dei Cremifrutto, da noi ragazzi chiamati semplicemente “fruttini”. Althea di Parma, talentuosamente, potenzia l’iniziativa con la felice idea di unire al prodotto, una bustina con dentro un bel francobollo colorato.

Allora, come ora, non amo dolciumi e marmellate, tanto è vero che, lungo la strada da casa a scuola, facevo provvista di un bel panino ripieno di mortadella oppure con tonno e capperi, che Olinto, il nostro alimentarista, per non farmi sprecare tempo e/o magari recuperare qualche ritardo, mi faceva trovare già pronto sul banco.
Certo è che quelle bustine con dentro il francobollo mi attraevano e mi calamitavano, e fu così che feci di necessità virtù e, per merenda, mi abituai a mangiare un fruttino, sebben ricordo, alla marmellata di ciliegie.
Fu questa una buona opportunità per ampliare un comune interesse con lo zio Otello, approfondendo il legame affettivo che mi alleava ancor più a lui, permettendomi anche di diventare socio del Club Franco Bollino e quindi poter vantare l’appartenenza ad una comunità già all’ età di 11 anni.
Ancora … non una collezione, ma una raccolta dei più svariati francobolli staccati da lettere e cartoline.

Alla morte dello zio OTELLO, la sua collezione è entrata nella mia, nulla di importante, ma certo non ha fatto mancare il piacere del possesso e del mettere in fila i francobolli per date e per Paese, … tanto da far seguire l’acquisto di un catalogo “Gloria” sicuramente ancora custodito in qualche scatolone trascinato nei diversi traslochi che mi hanno seguito.

Università prima, moglie, figlio e lavoro poi, per anni mi hanno tenuto lontano dai francobolli, fino ad arrivare agli anni ’80, quando trasferito per lavoro in zona Monte Amiata, lontano dalla famiglia nella solitudine delle sere montane, ho ripreso in mano, gradualmente, la raccolta di francobolli.
Il mio scopo era rendere completa la raccolta delle emissioni italiane di Regno e Repubblica catalogandole, in buon ordine, in album di mia progettazione.
…. La concentrazione e l’impegno diligente nel mettere in fila i francobolli, pian piano han perso intensità, facendo venir meno la dedizione e l’iniziale entusiasmo, inducendomi, per non abbandonare il campo, a studiarne le filigrane, le dentellature, le varietà.

Al rientro da una escursione di pesca subacquea, nell’Argentario, in una cartoleria ho visto esposte lettere con bolli prefilatelici di Orbetello: è stato un fuoriprogramma imprevisto, fuori tema con la mia giornata sportiva, che però si è fatto soggetto attore che mi ha portato a scoprire la Storia Postale e ad abbandonare la filatelia.

Chi era il maestro Gastone Rizzo ed il ruolo avuto nella filatelia italiana, l’ho scoperto da adulto: un genio! Intelligenza, talento e creatività impastati e nutriti dall’Amore per la missione sociale affidata all’insegnamento. Questo è stato il “maestro dei francobolli” L’uso, il buon utilizzo del francobollo come mezzo didattico atto sì ad istruire, ad apportare conoscenza teorica, ma innanzitutto sempre rispettoso dello sviluppo psicologico ed intellettuale dell’allievo. Quella piccola immagine è stata valorizzata per calamitare e conquistare l’interesse e l’attenzione, prevenendo l’insorgere di una sempre possibile noia ed apatia verso le materie scolastiche così diverse ed apparentemente lontane dalle esperienze pratiche quotidiane vissute dai suoi alunni. Infine, il felice connubio con la ditta Althea ha permesso di creare una grande comunità che ha riunito ben 175mila giovani filatelisti, la maggior parte dei quali, ha scelto la filatelia elevandola ad interesse personale prevalente.
Il Maestro Gastone Rizzo, con il suo metodo didattico, ci ha anche insegnato ad aprirci alla socializzazione, a familiarizzare, senza rinserrarci in noi stessi estraniandoci dagli altri, ma a ”condividere” accomunati dapprima dallo spirito motore della “raccolta”, poi per perfezionare e raffinare la ricerca della conoscenza.

Roberto Monticini