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La posta dei prigionieri di guerra

I DIMENTICATI
(prigionieri di tutti)

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Yol: il campo e la corrispondenza

Gustavo Cavallini

Yol…. Una zona periferica dell’Amministrazione Inglese delle Indie, appositamente adattata per gli “ospiti forzosi” che provenivano dagli eserciti dell’Asse RoBerTo (Roma, Berlino, Tokyo).

Una circoscrizione battezzata con un nome di fantasia e sradicato dal territorio: un acronimo, null’altro.

Fu riempito nel corso della storia da due diversi significati.
Nel 1849, infatti, il British Indian Army aveva fondato in quella zona collinare in vista del massiccio dell’Himalaya una piccola cittadina militare denominata per l’appunto Yol.

Yol stava a quel tempo per “Young Officers Leave” ed in quella cittadina si provvedeva per l’appunto all’istruzione dei giovani ufficiali dell’esercito britannico delle Indie.

Con l’inizio delle ostilità della seconda guerra mondiale, Yol si era reinventata campo di prigionia e per restare al passo della storia il suo suono esotico era divenuto ora espressione d’un diverso concetto, per i prigionieri di guerra Italiani che vi soggiornavano loro malgrado: “Your Own Location”.

Yol, la Città del Prigioniero, come qualcuno volle denominarla, divenne teatro di episodi movimentati e singolari.
Coloro che, dopo l’armistizio, confluirono nel “Campo 25” avendo deciso di non collaborare con il detentore e, furono, ad alterne vicende, gravati da divieti molteplici ed assurdi: quello di portare mostrine ed insegne di grado, quello di salutare militarmente, quello di non leggere senza autorizzazione, di ascoltare musica o accedere al cinematografo allestito nel campo ancora una volta senza la relativa autorizzazione.

Non pochi fra loro furono assaliti da depressione, esaurimento nervoso o follia. I più “forti” resistettero semplicemente controllando i nervi, altri tentarono la fuga con esiti il più delle volte tragici, altri ancora scelsero il suicidio.

CORRISPONDENZA DA YOL

Questa lettera è stata spedita dal prigioniero 14167, il Magg. Arnone Amerigo dal Campo 27, il 15 ottobre 1945.

Preg, Sign. Giovannozzi,
In questi ultimi tempi ho potuto scriverle
Più frequentemente. Nessuna nuova, anzi pare che parlare
Di rimpatrio entro l’anno sia speranza da scartare.
La salute se non lo spirito, regge sempre, ma molte sono
le preoccupazioni per la vita di domani. Spero tuttavia che le previ-
sioni saranno migliorate dalle condizioni Nazionali che ancora
appaiono confuse e con scarso ordine e che soprattutto si possa
ripristinare il vecchio buon senso esiliato per tanti anni.
Le notizie che qui giungono dai famigliari sono discordanti.
Chi dice che si vive, chi è disperato, ma penso che sia stato
fenomeno dell’ isolamento regionale ormai in via di migliora_
mento.
Fortunatamente il tempo trascorre rapido e nella sfortuna
di toccare il 6° anno di prigionia resta il conforto di rientrare
in Patria con migliorate condizioni e possibilità di fare.
Ma pel nostro rientro è necessario, penso, un certo ordine
nel paese. Diversamente quel giorno sarà sempre più lontano……
Spero avere da lei buone nuove e che i suoi tutti stiano
bene. Dai miei buone notizie. Mio figlio, ufficiale pilota, a
Brindisi, dopo ultimata l’Accademia Aereonautica. Tanti auguri
sinceri, mi saluti i suoi famigliari e la figlia, un caro saluto
affettuoso Suo devot.mo Arnone
15 ottobre 1945

(Fonte: Ebay)

NOTA

Vedi anche: Domenico Raspini, lettera da Yol: campo di prigionia e sede della Repubblica fascista dell'Himalaya di Giovanna Manca

Gustavo Cavallini
19-05-2022