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AL SIGNOR CLARY
NON PIACE PAGARE LE TASSE POSTALI!
Laurent Veglio

Joseph Nicolas Clary era nato il 26 marzo 1770 ed era uno dei tredici figli di François Clary (1725-1794), noto armatore marsigliese. Sulle orme del padre, diventò presto un affermato uomo d’affari, prima, con la fabbricazione del famoso “sapone di Marsiglia” poi nella banca, trasferendosi a Parigi. Manteneva una copiosa corrispondenza con numerosissimi clienti, fornitori, investitori in Francia, nonché in Italia dove aveva soggiornato durante gli episodi più violenti del periodo del Terrore (1793-1794).

Il porto di Marsiglia, da Ange-Joseph Antoine Roux (1765-1835)


Ancora oggi, è possibile ritrovare lettere indirizzate al Clary o da lui scritte. Anche ridotto ad un piccolo campionario, un carteggio è sempre interessante per lo studioso perché gli consente di reperire talvolta eventuali variazioni nelle rotte postali, le tassazioni, nonché di farsi un idea delle abitudini epistolari di questa epoca remota…

Una piccola ricerca ci ha permesso di costatare che Nicolas Clary manteneva una corrispondenza non trascurabile con la ditta Delarue Frères stabilita a Genova. Il testo delle loro lettere riguardava il costo di varie merci e la quotazione di valori monetari e finanziari, sempre con lo stesso modello di carta da lettere:

Esempio, preso dal web, di una lettera della corrispondenza Delarue / Clary: scritta a Genova il 4 ottobre 1806, la missiva è inoltrata verso Parigi che raggiunge il giorno 12. È solitamente tassata in arrivo per 10 décimes, a carico del destinatario.

Possediamo nella nostra collezione una lettera un po’ più interessante, perchè riporta manoscritta una piccola menzione in alto a destra della soprascritta: au dos, cioè “si veda a tergo”…


Seguiremo l’invito per costatare che la lettera, scritta a Genova il 2 luglio 1806, è stata respinta (Refusé) dal destinatario al suo arrivo, il giorno 10 dello stesso mese!

 


La ragione, però, non la possiamo determinare: perché rifiutare una lettera spedita dal solito corrispondente genovese? Ad ogni modo, la posta non poteva recuperare i 10 décimes della tassa e doveva allora attuare la cosiddette operazione dei rebuts.

Questa procedura era stata normalizzata dall’Instruction générale sur le service des Postes pubblicata nel 1792, poi rinnovata nel 1808. Essa riguardava principalmente le lettere la cui consegna era stata impossibile: lettere respinte, non reclamate, indirizzate a destinatari conosciuti ma partiti senza lasciare indirizzo, spedite a destinatari defunti, respinte a causa di un allegato, non ritirate in fermo posta.

 

L’ufficio di destinazione [1] doveva precisare il motivo della non-consegna (qui è stato scritto refusé), poi archiviare la lettera per una durata di circa 3 mesi (si parla di “premiers rebuts”, primi rebuts), prima di mandarla a Parigi, presso l’Amministrazione generale che curava la gestione finale dei rebuts (si parla allora di “derniers rebuts”, ultimi rebuts). Nel frattempo la lettera poteva sempre essere ricuperata dal mittente quando era possibile, perchè era diventato raggiungibile o perchè aveva cambiato idea: è il caso di questa nostra lettera che contiene una seconda annotazione réclamée le 27 juillet, cioè “richiesta il 27 luglio”…. E dunque finalmente consegnata al Clary.

L’amministrazione generale aveva stabilito un calendario molto preciso:

 

le lettere arrivate nel mese di gennaio e non recapitabili dovevano essere spedite a Parigi il 15 aprile seguente, quelle arrivate nel mese di febbraio il 15 maggio, e così via. L’ufficio centrale della capitale francese gestiva poi i derniers rebuts secondo un modus operandi particolare:

 

Le lettere con soprascritta incompleta erano aperte subito, poi ritornate al mittente quando il suo indirizzo era precisato, o allora incenerite. Tutte le altre missive non recapitabili erano conservate 6 mesi, o un anno quando provenienti dall’estero o destinate al fermo posta, o due anni quando provenienti dalle colonie. In ogni caso, il mittente identificato doveva impegnarsi a pagare la tassa postale per ricuperare la sua missiva. Passato questo tempo, le lettere erano aperte e distrutte quando non contenevano oggetti importanti, o allora conservate ancora 3 o 4 anni prima della distruzione definitiva! Gli eventuali valori (ordini di pagamento, assegnati, ecc.) contenuti nelle missive erano versati al Tesoro pubblico.


EPILOGO

Il lettore troverà forse un po’ forte il titolo della nostra cronaca… ma una seconda lettera testimonia bene delle difficoltà che Nicolas Clary aveva talvolta nel pagare le giuste tasse postali… Al primo sguardo non sembra originale: si tratta di una missiva impostata presso l’ufficio postale del Senato a Parigi, tassata alla consegna il 5 gennaio 1808 per 15 centesimi, seconda la tariffa locale specifica per Parigi stabilita dalla legge del 24 aprile 1806.

 


Infatti, la lettera è stata redatta a… Napoli, il 22 dicembre 1807!

 


Affidata ad un viaggiatore, o allegata a un pacco qualsiasi, è stata impostata in arrivo per una tassazione alla tariffa locale… evitando così la tassazione vigente per le corrispondenze in provenienza dalla città partenopea… cioè 16 décimes: un bel risparmio!

Davvero, sì, al Clary non piaceva pagare le tasse postali…



POST-SCRIPTUM

Precisiamo che l’ufficio postale del Senato non era aperto al pubblico: il suo utilizzo era riservata ai senatori dell’Impero. Questo significa che Clary conosceva du beau monde come si dice in francese, cioè persone importanti. Non dobbiamo stupirci: sua sorella Julie si era maritata nel 1794 con Joseph Bonaparte, fratello maggiore di Napoléon. Alla data della nostra seconda lettera, Giuseppe era re di Napoli (prima di essere nominato re di Spagna nel 1808 dal suo imperiale fratello), e dunque Julie: regina consorte!

La regina Julie e le principesse Zénaïde et Charlotte, da F. Gérard (1808)

 

FONTI REGOLAMENTARI

Instruction générale sur le service des Postes, 1792, articolo XXII, pagg. 67-77.
Instruction générale sur le service des Postes, 1808, articoli da 422 a 446, pagg. 82-86.

 

NOTE

[1] - E. Ohnmeiss scrive erroneamente, pagine 97 e 98 del suo Metodi e bolli postali napoleonici, che le lettere dovevano essere rispedite all’ufficio mittente. Questo non corrisponde alla normativa stabilita dalle Instructions del 1792 e del 1808.

Laurent Veglio
16-12-2021  

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