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Una lettera che ci porta sulle orme
della "Grande Armata" in Italia!
Prima parte: niente Francesi al di là del Faro!

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Il cultore di storia postale sa che l’interesse storico e collezionistico di una corrispondenza, talvolta, può nascondersi nel testo stesso della missiva: ecco oggi comprovata questa opinione dalla testimonianza che ci offre questa lettera spedita sì nel 1850, ma che ci farà ripercorrere il tempo fino a ricollegarci all’epoca napoleonica!

“MEGLIO RIVOLGERSI A DIO CHE AI SUOI SANTI”

Si tratta di una lettera spedita a Parigi da Couches-les-Mines, il giorno 18 gennaio 1850 e regolarmente affrancata in tariffa lettere per l’interno. La tariffa è assolta con un francobollo da 20 centesimi della prima emissione francese del 1849, con effigie della dea Cerere. Al suo arrivo nella capitale, come da prassi, fu timbrata a tergo dall’ufficio centrale e poi trasmessa al servizio delle franchigie (bollo sul recto apposto con inchiostro rosso) prima della consegna al destinatario…

Il nostro interesse si focalizza quindi sull’ indirizzo riportato sul plico dal mittente…

Au premier citoyen français,
Louis-Napoléon Bonaparte,
président de la République
à Paris (Seine).
“Lettre recommandée”.

Tradotto:

“Al primo cittadino francese, Luigi-Napoleone Bonaparte, presidente della Repubblica a Parigi”.

La precisazione “Lettera raccomandata” non deve intendersi nel senso postale, ma piuttosto come l’espressione di desiderio del mittente che prega l’augusto destinatario di accordare un’attenzione particolare al contenuto della missiva.


Louis-Napoléon Bonaparte,
fotografia originale da Disderi, anni 1860

Luigi-Napoleone era figlio di Luigi, uno dei fratelli di Napoleone I°. Dopo gli anni dell’esilio (dal 1815) e della sconfitta dello zio, malgrado vari episodi d’intrighi politici, Louis-Napoléon era rientrato in Francia nel 1848: la rivoluzione aveva cacciato il re Luigi-Filippo e la Repubblica era stata ristabilita. Louis-Napoléon fu quindi eletto deputato nel nuovo Parlamento, si propose per l’elezione a capo dello Stato, cioè Président de la République. Eletto nel mese di dicembre 1848, divenne il primo presidente della Repubblica (per quattro anni) nella storia della Francia!

Il nuovo presidente, voleva prorogare il suo mandato dopo il 1852, ma entrò presto in conflitto con il Parlamento perché questa prorogatio non era consentita dalla Costituzione. Il giorno 2 dicembre 1851, Louis-Napoléon organizzò un colpo di Stato (pari a quello dello zio nel 1799!) per farsi conferire un nuovo mandato per ulteriori 10 anni con l’attribuzione di pieni poteri per modificare la costituzione ed il riconoscimento del titolo di Prince-Président, Principe-Presidente. La logica conclusione di questo processo storico fu la proclamazione del Secondo Impero il 2 dicembre 1852…

Ora apriamo e leggiamo la nostra lettera: tratta una richiesta di soccorso a favore di un veterano francese della Grande Armée, “Grande Armata” costituita da Napoleone I° all’inizio dell’800. Dalla Spagna alle steppe ed alle nevi di Russia, questi combattenti avevano accompagnato e sostenuto l’Imperatore in tutti i suoi progetti e desideri di conquista per la grandezza del suo impero, anche se questa operazione trionfalistica si trasformava invece in disgrazia per quella parte dell’Europa trascinata nella guerra.

Battaglia di Friedland (1807), da Joseph Meissonnier

Alla fine della lettera, una mano incerta e malferma ha firmato il testo visibilmente scritto da un’altra persona: il nostro veterano non sa scrivere, o non abbastanza bene tanto da rivolgersi direttamente al capo dello Stato.

La lettera si conclude così: “il sottoscritto non può fornire i documenti necessari per le formalità ad adempire, preferisce dunque rivolgersi a Dio piuttosto che ai suoi Santi come dice il proverbio. La prega di dare una risposta favorevole a colui che rimane il suo devoto servitore”.

Avrete intuito che nel testo della lettera troveremo le vicende belliche alle quali ha partecipato il nostro veterano chiamato Beurgat, anche se disponiamo soltanto dell’ultima pagina della missiva…

NIENTE FRANCESI “AL DI LÀ DEL FARO”!

Per assicurarsi il soccorso richiesto al Presidente Louis-Napoléon, Beurgat fa specificare che è stato ferito due volte. Una prima volta, traduco, “è stato colpito da una palla nella gamba destra, mentre scortava la posta a due leghe di Messina in Sicilia nel 1811”!

Per capire in proposito, prendiamo una cartina dell’Italia nell’età napoleonica:

L’intera penisola si trova sotto la dominazione francese: un “Regno d’Italia” sul fianco Est, la parte Ovest integrata nel “Grande impero francese”, il Sud, già regno di Napoli affidato al fratello Giuseppe e successivamente al compagno d’armi e cognato Joachim Murat (sotto, dipinto di Gros). Rimangono ai Savoia la Sardegna ed ai Borboni la Sicilia.

Nel 1811, per ultimare la conquista del suo nuovo regno ed anche per affermarsi di fronte a Napoleone, Murat decide di invadere la Sicilia per cacciarne i Borboni nonché gli Inglesi sistematisi nell’isola per bloccare e sbarrare il Sud del mediterraneo alla flotta da guerra francese… L’idea interessa Napoleone, ma per una sola ragione strategica: avvistare soldati e navi francesi e napoletane nello Stretto di Messina impedirà alle navi inglesi di pattugliare altrove … magari lungo le coste francesi o spagnole ad esempio!
Il giorno 17 settembre 1811, una flotta franco-napoletana composta da diverse decine di bastimenti con a bordo più di 2.000 uomini, varcò lo Stretto approfittando di un soffiare di Scirocco, che aveva costretto le navi inglesi a restare bloccate nel porto di Messina. Apriamo ora l’atlante di Giovanni Antonio Rizzi, edizione del 1808:

Il contingente, agli ordini del generale Cavaignac, era costituito da reggimenti di fanteria, di cacciatori e da una sezione della legione Corsa. Sbarcarono con difficoltà sulla costa siciliana presso il fiume Mili:

L’indomani, aspettando i soldati inglesi (e tedeschi) inviati da Messina, gli abitanti di S. Stefano, Galadi e Milo si interposero davanti ai soldati napoletani e francesi per impedire la loro avanzata. Nello stesso tempo, la seconda parte dell’esercito francese, rimasta a Napoli agli ordini del generale Grenier, si rifiutò di salpare per la Sicilia perché l’imperatore Napoleone non aveva dato l’ordine di sbarcare in Sicilia… Le truppe di Murat furono dunque costrette a ritirarsi, lasciando morti, feriti e soldati nelle mani degli Inglesi…

Combattimento navale fra Inglesi e Francesi, dipinto di Th. Withcombe

Ecco dunque dove e quando fu ferito il nostro veterano in Sicilia, che comunque aveva avuto la fortuna di potersi rimbarcare verso Napoli senza essere stato catturato! Ma le sue avventure italiane non erano finite…

vai alla seconda parte:

LE VOL DE L’AIGLE… - il “volo dell’aquila”