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Le bollatrici del dopoguerra
(quarta parte)

di Alcide SORTINO
(Sintesi di articoli n° 126, 134, 150, 165, 167, 193 de L’Annullo)

Le “tipo BNG
Nel linguaggio marcofilo si intendono con “tipo BNG”, una serie di bollatrici caratterizzate dalla medesima impronta, serie costituita dai vari modelli BNG susseguitesi nel tempo e dalla Flier S/A. Ma torniamo al momento storico: nella seconda metà degli anni sessanta, nonostante l’apporto delle OMT/E, delle SECAP e delle Pitmey Bowes, descritte nelle precedenti puntate, il grosso degli uffici postali di medio traffico praticava ancora la bollatura manuale e perdippiù una parte delle bollatrici in servizio era costituita dalla OMT/M a funzionamento manuale, ormai anacronistica, anche per la ridotta potenzialità. Alla fine del decennio fu sperimentata a Roma e a Taranto una nuova macchina elettrica, prodotta dalla OMT di Taranto. Si trattava della BNG, proposta in due modelli: la BNG 12.000 Lc/h e la BNG 18.000 Lc/h. La prima era una classica bollatrice da tavolo, mentre la seconda era dotata di una ingombrante coclea di alimentazione per incrementarne la potenzialità. L’impronta era la medesima, caratterizzata da un nuovo disegno delle linee ondulate (in numero di cinque, formanti un blocchetto 22x46) e dalla corona diametro 27 mm, con la legenda disposta secondo la normativa del 1968. La grande novità era il datario di tipo güller, cioè disposto su una unica linea e composto mediante rocchetti rotanti con i numeri incisi, in modo da eliminare la composizione manuale cifra per cifra, fonte di errori ed errate disposizioni.




Bollatrice BNG

A partire dal 1970 le BNG furono distribuite a moltissimi uffici, sia in sostituzione o affiancamento delle macchine esistenti, sia come prima dotazione. La 18.000, che era stata inviata solo a uffici importanti o di movimento, mostrò però presto i suoi limiti: la coclea si bloccava molto spesso (anche per l’estrema varietà dei formati delle buste allora esistenti) e rapidamente fu eliminata e la bollatrice divenne una normale 12.000.
La prima targhetta pubblicitaria “tipo BNG”, arrivò però solo nel marzo 1972, usata a Vignola, seguita pochi giorni dopo da una seconda a Querceta.

Il flop della BNG 18.000 e l’invecchiamento delle pur indistruttibili Flier e OMT/Flier, provocò una forte richiesta da parte degli uffici di movimento di macchine a piantana, preferite perché, disposte al centro della zona di lavoro, permettevano la concomitante azione di più operatori e la conseguente bollatura di differenti tipi di corrispondenza (arrivo, partenza). Pertanto nel 1978 la OMT approntò il modello Flier S/A (south arrow), ovvero una OMT/Flier modernizzata, con l’adozione del datario tipo güller e, per evidenti motivi di unificazione, la parte bollante era identica alla BNG, salvo il disegno del corno postale, composto con tratti rettilinei.

Il corno di nuova fattura, fu poi adottato nelle BNG di nuova produzione e in quelle sottoposte a revisione, per cui divenne impossibile distinguere dall’impronta i due tipi di macchina.

Con il passare degli anni, cominciarono ad apparire corone irregolari, in particolare per la presenza della lettera distintiva, delle parole “poste” o “succ.”, o di numeri di avviamento in città con codificazione zonale. Una variante quasi obbligata si verificò nel caso di denominazioni particolarmente lunghe, con la soppressione del corno postale, soppiantato dalla sigla provinciale.

Quando furono costituiti i C.C.S.B. (Centro Compartimentale Servizi Bancoposta) vi furono trasferite le varie bollatrici già in uso ai soppressi 28 uffici Conti Correnti. Le BNG ebbero in genere una nuova corona, inspiegabilmente a doppio cerchio, probabilmente realizzata dalle Officine postelegrafiche (reparti delle poste con competenza pluriprovinciale) che ne curavano la manutenzione.

Successivamente la OMT passò ai modelli BNG Z87 e BNG Z92, edizioni modernizzate e potenziate. La grafica dell’impronta rimase però invariata, onde l’impossibilità di distinguerle dalle altre componenti della famiglia.
Con la creazione dell’Ente Poste avvenne l’inserimento nelle corone del logo FMR, con nuovo lettering della legenda e il ripescaggio delle stelle per delimitarla. Dapprima si usò il logo a 7 linee, ma il suo tratteggio troppo fitto, provocava macchie deturpanti, onde il passaggio a quello a 5 linee. Nelle denominazioni molto lunghe, le stelle furono tralasciate.

Alcune sedi e filiali (ex Direzioni Provinciali) commissionarono le modifiche delle corone a incisori locali, onde l’esistenza di numerose varietà rispetto ai tipi sopra illustrati, probabilmente realizzati dalla OMT. Singolari a questo proposito le nuove corone delle BNG di uffici passati alla neo provincia di Prato, graficamente uguali al tipo d’origine, ma con il logo al posto del corno postale.

Nel periodo successivo all’introduzione del logo, la OMT passò al modello BNG Z99, ulteriore evoluzione della BNG, caratterizzato da una modesta elettronica per favorire l’avanzamento e quindi la velocizzazione della timbratura, in modo da arrivare a 18.000 Lc/h. La Z99 fu destinata soprattutto ai CPO, dato che le bollatrici trasferitevi dai soppressi uffici ferrovia o A.P. avevano ormai in media vent’anni di servizio alle spalle, con punte di oltre quaranta.
Infine, con il passaggio alla SpA, come per i bolli manuali, con l’anno 2000, scompare il logo, sostituito dalla dicitura “Poste Italiane”, ma misteriosamente in lettere minuscole, anziché maiuscole come nei primi.


Con la concentrazione della bollatura nei CMP e l’abolizione di quella in arrivo, le almeno 2500-3000 BNG, salvo qualche sparuto esemplare forse mantenuto in qualche CMP per usi particolari, sono finite nei ferri vecchi, ma nella nostra storia postale la loro inconfondibile impronta ha rappresentato per almeno un quarto di secolo la bollatura meccanica italiana per antonomasia.

 

La BP
Appena dopo aver adottato la BNG, l’amministrazione postale richiese alla OMT una bollatrice elettrica di ridotta potenzialità, da usare nei piccoli uffici, specie di località turistiche, allora oberati dalla timbratura delle cartoline. La OMT pretese, per lo studio e la messa in produzione della macchina –come a suo tempo riferito da un funzionario dell’ufficio competente– un ordine di almeno 200 esemplari. E così nel 1971 apparve l BP (bollatrice piana?), distribuita in piccoli uffici di 33 province. Era una bollatrice da tavolo, ispirata alla DD della SECAP, dal funzionamento alquanto semplice: per aggiornare la data bastava sollevare il carter e con un punteruolo far ruotare le rotelle con le cifre e l’inchiostrazione si otteneva spalmando il feltro con un pennellino.

 




Bollatrice BP


La posizione corona-blocchetto era intercambiabile, ma pressoché tutte le impronte note sono con il güller a destra. La grafica dell’impronte era simile alla BNG, ma di dimensioni maggiori: la corona aveva un diametro di 28 mm, però con le cifre del datario più piccole, mentre il blocchetto con le linee ondulate era più lungo, ovvero 50x27 contro 45x27. Ma una volta in uso, apparvero evidenti due difetti: la rumorosità, dovuta anche alle vibrazioni del carter e soprattutto la lentezza, dato che gli oggetti andavano inseriti in orizzontale uno alla volta, di modo che la bollatura manuale risultava assai più veloce. Nel 1974 un fonogramma di servizio ordinò alle Dirpostel di ritirare le BP e di rispedirle, una volta ricevuti gli appositi contenitori, alla OMT per modifiche. Gli interventi non portarono però a sostanziali miglioramenti e poco a poco la baracchetta venne abbandonata e relegata in cima agli armadi, tra le cose che risultavano in dotazione unicamente per gli inventari di fine anno. Qua e là però qualche macchina ha continuato ad essere usata: la più longeva sembra essere stata quella di Case di Nava (IM), ancora all’opera nel 1991.
L’unica targhetta pubblicitaria in versione BP fu nel 1974 quella per l’Anno Marconiano, distribuita a 132 macchine, ma in pratica usata da pochissime, causa la contemporanea rispedizione delle stesse alla OMT per le citate modifiche. Per questo motivo le tre targhette in versione bilingue per uffici altoatesini non sono state mai usate. Da ricordare poi che da alcune BP la targhetta non fu mai rimossa, mandando il messaggio marconiano ancora all’inizio degli anni ’80: si suppone perché fossero macchine inviate ala OMT già con la targhetta montata e così ritornate.

Va infine citato che dalla BP derivò la BP/F, ovvero la bollatrice fornita agli sportelli filatelici per imprimere i bolli “giorno di emissione”. Davano una doppia impronta, il cui posizionamento poteva essere variato. Ebbero un momento di gloria sui telebus dell’Anno Santo 1975 e a Italia ’76, per lavorare le commissioni filateliche inviate per posta, ma poi furono rapidamente abbandonate, sia per il maggior tempo che richiedevano rispetto alla bollatura manuale, sia perché spesso le impronte risultavano difettose o non apposte esattamente dove il filatelista le richiedeva (angolo, centrata, ecc.).



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