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Le bollatrici del dopoguerra
(quinta parte)

di Alcide SORTINO
(Sintesi di articoli n° 126, 134, 150, 165, 167, 193 de L’Annullo)

Le PT 9
All’inizio degli anni ottanta la ditta T.A.E. (ex Citis), la fornitrice delle oltre 5000 affrancatrici da sportello per le raccomandate (PT 3 e poi PT 10) usate a partire dal 1971 in tutti gli uffici con un minimo di importanza, propose alle poste la “bollatrice veloce” PT 9, sperimentata in uffici di Torino e provincia. Dalle differenze tra le due impronte riprodotte, sembrerebbe che la macchina avesse due versioni, presumibilmente con differente potenzialità.


La sperimentazione non ebbe però un esito positivo, ma la T.A.E., divenuta poi E.M.S. si rifece quasi vent’anni dopo, quando concepì e fornì in subappalto le 1932 bollatrici della gara europea vinta dalla Ascom-Hasler.

 

La Pitney Bowes 3920
Il fabbisogno di bollatrici a piantana doveva essere ancora insoddisfatto, per cui nel 1982 ritornò in scena la Pitney Bowes che fornì una cinquantina di bollatrici modello 3920. Si trattava in pratica di una versione più moderna della precedente DD degli anni sessanta. La distinguevano varie carenature per ricoprire parti rotanti e soprattutto il datario tipo güller, disposto su unica riga e composto mediante rocchetti ruotanti.
Anch’essa manteneva la tradizione Pitney Bowes della targhetta divisa in settori e la sua impronta variava secondo il posizionamento della corona. Se questa era destra, oltre al blocchetto a sette linee ondulate, appariva una serie di piccole righe orizzontali al suo fianco, mentre se la corona era a sinistra, appariva solo il blocchetto a linee ondulate.




Inspiegabilmente la corona era a doppio cerchio, in violazione alla normativa vigente, ma alla ditta affermarono che era stata una precisa richiesta delle poste (probabilmente il funzionario di turno ignorava l’esistenza di regole in materia). In alcuni uffici romani però, forse in seguito a successive sostituzioni, la corona era a cerchio semplice.

La 3920 fu distribuita in massima parte a uffici movimento (CMP e ferrovia), ad alcuni CCSB (centri bancoposta) e in piccola parte ad uffici della Riviera romagnola (Miramare, Torre Pedrera, Cattolica, ecc.) sempre più intasati dalle cartoline dei turisti.
Le 3920 non usarono mai targhette pubblicitarie.

La Hasler F210/220
Alla fine del 1995 apparve la F210/220 della Hasler, casa svizzera che riforniva da decenni le poste di affrancatrici. Era una macchina da tavolo di media potenzialità, distribuita sia come ulteriore fornitura ad uffici importanti, sia ad uffici minori che erano privi di bollatrice, come ad esempio Olmi di Treviso, Pradamano o Monteveglio. La corona era in pratica graficamente identica a quella della Pitney Bowes 3920 sopra descritta (quindi con l’irregolare doppio cerchio), con il datario tipo güller, ma costituiva anche il difetto della macchina, perché non sufficientemente resistente, sì da richiederne soventi sostituzioni in quelle più utilizzate. Il blocchetto era a cinque linee ondulate, con un passo della sinusoide molto corto, di dimensioni complessive 50x25.
La fornitura della F210/220 si intrecciò con l’adozione del logo FMR, per cui i güller sono parte con il corno e parte con il logo, ma per le citate sostituzioni, ne apparvero anche con la stella, la sigla “PT” o senza alcun contrassegno (sembra che ad Asti, Sondrio ed Imola si sia arrivati alla terza corona, ma se la bollatura non fosse stata poi concentrata nei CMP/CPO si sarebbe andati ben oltre).




Per queste bollatrici furono usate molte targhette pubblicitarie: la prima fu nel dicembre 1996 ad Imola.

 

La Ascom Hasler
La necessità di nuove bollatrici si delineò per dotare molti uffici di una seconda macchina In previsione della ripresa della bollatura in arrivo, nonché per dotarne i nuovi uffici di recapito e quelle succursali urbane ove venivano presentate direttamente grosse quantità di corrispondenza. A ciò va aggiunta l’esigenza di estendere ulteriormente la bollatura meccanica ad uffici che erano ancora privi di bollatrice. Fu pertanto indetta una gara europea per la fornitura di 1932 macchine (si ignora come sia stato determinato questo quantitativo, anche perché all’Ente Poste vigeva la psicosi dello spionaggio industriale e tutto era “segreto di stato”). La gara fu appannaggio del nuovo gruppo Ascom-Hasler, ma in realtà (si ignora se in sub appalto o per taciti accordi preventivi) la bollatrice era la PT 300, concepita e prodotta dalla EMS di San Benigno Canavese, ovvero la ex TAE/Citis delle affrancatrici da sportello già menzionata e i primi esemplari apparvero nel dicembre 2000. Questa bollatrice ha rappresentato il “canto del cigno” della categoria, ultima arrivata e poi subito progressivamente accantonata a causa della decisione di concentrare la bollatura nei CPO e CMP.

 

La corona era a sinistra (ma probabilmente la posizione poteva essere invertita) e il datario tipo güller, su unica riga. Graficamente si ispirava a quella dell’ultima versione delle BNG, ovvero con la legenda sottesa da un arco di cerchio. Il blocchetto, di formato 42x26 presentava cinque linee ondulate.
Data la fornitura contemporanea la composizione della legenda era uniforme, con l’unica particolarità dell’incomprensibile inserimento di numeri di cap zonali in quella delle macchine di uffici di città dove vigeva tale organizzazione. Le norme, teoricamente ancora in vigore, prevedevano che in questi casi non apparisse alcun numero di cap, ma data la completa perdita della memoria storica avvenuta con il passaggio all’Ente poste, qualcuno avrà imposto tale indicazione.

Causa il progressivo concentramento della bollatura, le Ascom Hasler ebbero solo tre targhette pubblicitarie, ma forse un ostacolo fu la obbligata ridotta dimensione delle stesse: infatti, sembra che nel capitolato d’appalto nessuno si fosse ricordato della loro eventuale applicazione e una vite inamovibile impediva impronte a tutta altezza.



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