falsi in filatelia

le domande sui falsi

 Armi e metodi contro
trucchi & falsificazioni

il DECALOGO
dell'acquirente on-line

Pane al pane, vino al vino,
falso al falso

di Lorenzo Oliveri

pagina iniziale le rubriche storia postale filatelia siti filatelici indice per autori
PANE AL PANE, VINO AL VINO, FALSO AL FALSO
Cominciamo a fare un po' di pulizia
di LORENZO OLIVERI

La LIRA di Modena

Il valore più elevato emesso dal Ducato di Modena il 1° giugno 1852 è costituito dal francobollo da "LIRA 1". Potrà sembrare strano, ma questo rimarrà per quasi 30 anni l'unico a rappresentare il valore facciale simbolo della nostra monetazione (a parte il segnatasse da 1 LIRA emesso nel 1870). Per motivi di sicurezza, data la semplicità del disegno, esso venne stampato su carta filigranata, dove compare una lettera "A" maiuscola, iniziale di Amici, il produttore della carta.

La tiratura, limitata a 48.000 esemplari, risultò però più che sufficiente, visto che nei 7 anni di validità vennero esitati poco più di 6.000 pezzi: le cospicue rimanenze, finite poi sul mercato filatelico, consentirono di mettere facilmente il pezzo in collezione, a meno che, come era uso all'epoca, non si volesse il francobollo usato. Non parliamo poi se lo si desiderava su documento viaggiato: fino ai primi anni del Novecento possedere un francobollo di Modena da LIRA 1 su busta regolarmente viaggiata costituiva davvero un privilegio che pochissimi filatelici potevano permettersi. Poi, con la scoperta a Filadelfia dell'eccezionale Archivio Viti, numerosi collezionisti poterono finalmente inserire questa rarità nelle proprie collezioni.

Il nostro connazionale Vito Viti risiedeva a Filadelfia ed era importatore di marmo di Carrara (località che allora faceva parte del Ducato di Modena); quasi tutte le lettere partono, appunto, da questa città e quando la ditta cessò la sua attività finirono in mano a un negoziante di carta da macero, che chiedeva un dollaro per quelle con francobolli di Toscana e 10 dollari per quelle affrancate con la Lira di Modena... Tanto per dare una vaga idea di cosa fosse sopravvissuto dell'archivio, secondo l'articolo scritto dal Maestro Emilio Diena (Corriere Filatelico n. 1/1931, che conservo in biblioteca e dal quale ho tratto la fotografia di una di quelle lettere), vi erano, fra le 254 lettere recuperate, ben 8 pezzi del 60 crazie di Toscana e 100 esemplari della "nostra" Lira di Modena, tra cui 2 strisce di tre esemplari...

Dopo questa breve digressione su una delle più straordinarie scoperte filateliche (chi desidera ulteriori informazioni può leggere la riproduzione dell'articolo citato sul sito dell'Associazione Filatelica Numismatica Italiana Alberto Diena o il n. 3 della rivista "Vaccari Magazine"), passiamo a una corposa selezione di falsi proposti in aste on-line (in particolare eBay) e nella stragrande maggioranza venduti.

Considerata la buona disponibilità sul mercato di esemplari nuovi, i falsari si sono dedicati specialmente ai bolli di annullamento: pertanto spesso ci troviamo in presenza di francobolli originali sui quali è stato posto un falso timbro per tentare di migliorarne l'appetibilità e moltiplicarne per circa 50 volte il presunto valore commerciale. Sarà pertanto necessario, oltre ad esaminare filigrana, carta e vignetta, prestare soprattutto attenzione all'annullo. Comunque non mancano neppure i francobolli totalmente falsificati, facilmente riconoscibili con un minimo di attenzione, qualità che sembra totalmente assente nei numerosissimi acquirenti delle tante "patacche" di seguito illustrate, eternamente "abbacinati" dal miraggio dell'affare.

Negli originali il filetto inferiore presenta sempre delle grandi o piccole interruzioni o discontinuità (come in tutti i francobolli in cui veniva modificato di volta in volta il tassello del valore): sebbene in alcuni falsi tale filetto sia stato riprodotto "correttamente" interrotto, quando la linea continua è perfetta è altamente probabile che ci troviamo in presenza di un falso. Fra i tanti elementi dello stemma che i falsari non sono mai riusciti a imitare in maniera plausibile vi sono le due volute (specialmente la destra) del nastro che lega le due fronde.

Riguardo i bolli, appaiono come pure invenzioni tanto le pseudo griglie pontificie, quanto le 5 sbarre orizzontali (negli originali erano 6 e spesse, 9 in quello raro con al centro lo stemma sabaudo) o, ancora, gli improbabili bolli a cerchi concentrici. Lo stesso timbro a un cerchio di Modena, di cui non ne esiste uno simile negli originali, è sempre apposto in un angolo perché in effetti esso è privo del... datario. Le tre buste riprodotte erano originariamente chiaramente in franchigia (scritta abbreviata "D'Ufficio") e comunque per il loro breve percorso non avrebbero mai richiesto una così elevata affrancatura.







Note di mercato - Le prime due buste illustrate, proposte dal solito "leone valtellinese", vennero vendute su eBay rispettivamente a 157 euro (il 4 dicembre 2014, con 13 offerte) e a 239 euro (il 14 settembre 2014, con ben 26 offerte). il prezzo medio degli esemplari "più plausibili" è oscillato fra i 70 e i 100 euro. Da sottolineare, per l'assurdità del disegno, i primi tre falsi riprodotti in quanto hanno una doppia cornice (!): il primo ebbe 16 offerte e raggiunse gli 89 euro, mentre il secondo arrivò a 80 euro con 30 offerte.

Lorenzo Oliveri
05-03-2023