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Cosa sono i Perfin?

di Enrico BERTAZZOLI

Con la riforma postale di Rowland Hill nel Regno Unito, e l’introduzione del primo francobollo al mondo (il famoso Penny Black) il 6 maggio 1840, iniziarono ben presto a verificarsi ammanchi dalle scorte di francobolli di talune ditte. Col passare degli anni il fenomeno, inizialmente poco rilevante, si fece sempre più pesante, date le misere condizioni economiche dei lavoratori dell’epoca, e la possibilità di monetizzare i francobolli sottratti da dipendenti infedeli, rivendendoli alle stesse poste. Infatti, a determinate condizioni, le poste del Regno Unito riacquistavano i francobolli, contrariamente a quanto accadeva in altri Paesi.

Per mettere un freno al problema che aveva raggiunto una sensibile rilevanza economica, nel Regno Unito si cominciarono a sperimentare vari sistemi di personalizzazione dei francobolli a mezzo di stampigliature, sia nel lato posteriore che in quello anteriore, ma nessun sistema dava buoni risultati, o si rivelava concretamente applicabile. Finalmente, nel 1868 Joseph Sloper, che aveva brevettato qualche tempo prima un suo apparecchio perforatore, ottenne la licenza di utilizzo in esclusiva dello stesso, che gli consentiva di perforare per conto terzi i francobolli con sigle o monogrammi dei soggetti interessati.

Fino al 1872 lo Sloper operò in regime di monopolio per tale operazione, la quale ebbe un notevole successo, sia per l’effetto di deterrenza contro furti e usi illegittimi di francobolli, e anche per una certa dose di ricercatezza che all’epoca era attribuita alla corrispondenza affrancata con francobolli personalizzati, e che appariva come elemento in grado di migliorare l’immagine delle aziende che ne facevano uso.

Poi il brevetto decadde e, sia nel Regno Unito che in altri Paesi si costruirono perforatori di vari tipi che chiunque poteva acquistare, e provvedere autonomamente a perforare le proprie scorte di francobolli. In Italia il furto di francobolli non era un problema rilevante e, solo nel 1882, ci fu una ditta rimasta ignota che per prima chiese alla Direzione Generale delle Poste di poter utilizzare francobolli perforati. Il benestare si rendeva necessario, poiché la normativa postale imponeva di utilizzare i francobolli nello stato in cui gli stessi erano venduti. La direzione delle poste non ebbe nulla da eccepire, e rispose positivamente anche ad altre istanze simili, lasciando a chiunque la facoltà di utilizzare francobolli perforati. Tuttavia, nel regolamento di attuazione al Codice Postale mancava una norma in proposito, che venne introdotta nel 1889 e da quel momento sempre reiterata successivamente.

Perciò in Italia, per circa un secolo, si sono utilizzati francobolli perforati con lettere, monogrammi, numeri (raramente con fregi), realizzati dagli stessi utilizzatori con perforatori di vario tipo, senza alcun reale controllo da parte delle poste.

A tali francobolli è stata attribuita anche in Italia la denominazione anglosassone di “perfin”, un acronimo che deriva dai termini inglesi “perforated initials (o insignia)”, ossia: iniziali (o fregi) perforati.

In assenza di documenti intestati recanti ancora i perfin al loro posto, la “paternità” di sigle su francobolli staccati risulta talvolta difficile da decifrare ma, sin dal 2000, con l’uscita del primo catalogo Vaccari, si sono individuate un migliaio di sigle diverse, della maggioranza delle quali è stato scoperto l’utilizzatore.

Il lavoro continua grazie all’impegno di un piccolo numero di appassionati collezionisti del settore, che tiene puntualmente aggiornata l’ultima edizione 2009 del catalogo Vaccari tramite alcuni siti web.

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