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     Ritirata,cattura e 
    internamento 
    
    La grande offensiva 
    invernale dell’Armata Rossa, che decise le sorti della guerra sul fronte 
    orientale, si svolse in tre fasi, di cui dopo un primo attacco a metà 
    novembre. Il giorno 11 dicembre con l’operazione denominata “Piccolo 
    Saturno”, l’Armata italiana fu completamente annientata. L’offensiva venne 
    condotta dai militari russi con una superiorità di forze schiacciante. 
    Il 14 dicembre le linee italiane nel settore fra le Divisioni “Cosseria”, 
    “Ravenna” e “ Celere” subirono ingenti perdite, l’attacco fu sferrato in 
    tempi rapidissimi e dopo tre giorni l’Armata Rossa occupava già Millerovo, 
    cento chilometri a sud del fronte. 
    A metà gennaio del 1943 i sovietici irruppero nel settore nord annientando 
    l’Armata ungherese e le deboli linee di difesa tedesche a sud. Le divisioni 
    alpine italiane si trovarono completamente accerchiate, vennero travolte le 
    prime linee, annientate le retrovie scompaginando i collegamenti con i 
    Comandi superiori e tra gli stessi reparti. 
    Le unità dell’Armata Rossa, occuparono nello stesso giorno Valujki situata a 
    140 km. alle spalle del Corpo d’Armata Alpino. Molti erano gli sbandati che 
    inevitabilmente dopo essersi salvati dall’attacco finivano nelle sacche e 
    fatti prigionieri. Nel primo duro periodo dopo la cattura, i prigionieri 
    dovevano constatare che trascorrevano giorni senza pensare a casa. Più tardi 
    risolto il problema della più mera sopravvivenza, il pensiero della famiglia 
    avrebbe fatto la sua ricomparsa e sarebbe diventato un tormento. 
     Pur quanto l’Unione Sovietica non avesse riconosciuto la Convenzione 
    dell’Aia, che aveva sancito il diritto di corrispondere con i propri cari, 
    esistette per gli internati italiani un qualche sistema di comunicazione 
    epistolare, seppur funzionante in maniera irregolare a causa dell’assenza di 
    una posta militare o della non sempre funzionante organizzazione dei 
    comandanti dei lager. In un verbale del 6 marzo 1942 si legge: I nuovi 
    arrivati, anche in futuro devono scrivere lettere ai propri parenti a casa. 
    Questa fu un eccellente occasione di propaganda per la commissione per il 
    lavoro politico tra i prigionieri. 
    Vennero consegnati pacchetti di cartoline postali per la corrispondenza dei 
    prigionieri. Si trattava di cartoline di cartoncino rosa di formato comune, 
    con indicazioni a stampa per l’indirizzo in russo e francese con impressi 
    gli emblemi della Croce Rossa Internazionale e della Mezzaluna Turca. 
    Di frequente le cartoline non erano sufficienti per tutti, per cui si 
    ricorreva ad una sorta di sorteggio fra gli internati. Altra nota dolente 
    riguardava la spedizione delle stesse, che con molta frequenza non 
    arrivavano a destinazione oppure arrivavano con mesi o anni di ritardo. 
    Un’altra causa delle consegne in ritardo delle cartoline era la censura. 
    Andavano confiscate le cartoline con contenuto anti-sovietico, pro-fascista, 
    o semplicemente riguardanti altri prigionieri o i nomi di militari deceduti 
    in internamento. Alcuni comandanti dei lager, per far sembrare più veritiera 
    l’operazione corrispondenza, fecero installare delle cassette postali, con 
    affisse le norme per l’invio di tale corrispondenza. Le lettere censurate 
    dei prigionieri italiani finivano a Mosca, sulla scrivania di Togliatti, il 
    quale leggeva frammenti di lettere per l’Italia e dall’Italia. La situazione 
    si rende pesante per i prigionieri italiani trattenuti fino agli anni ’50. 
    Scrivere a casa diventava sempre più difficile anche se la posta continuò a 
    funzionare: Le cartoline della Croce Rossa divennero introvabili e la posta 
    giunta dall’Italia venne distribuita nei campi sporadicamente,la ragione 
    effettiva della mancata distribuzione era di duplice natura: La posta poteva 
    essere fonte indiretta di informazione oppure perché il militare nel 
    frattempo era deceduto per cui l’eventuale reinvio al mittente confermava la 
    sopraggiunta morte del proprio caro. Nel campo 160 di Suzdal, la posta fu 
    distribuita ai prigionieri una sola volta, il 31 dicembre 1945. Come cita 
    Pino Scaccia nel suo bel libro “ARMIR sulle tracce di un esercito perduto”, 
    per la prima volta, nel 1992, i militari russi mostrano alla delegazione 
    italiana le schede dei prigionieri italiani ed insieme ad esse la cartella 
    con l’elenco dei sepolti nel campo n°160 a Suzdal, oltre ad altri dossier e 
    le molte lettere che giacciono sul tavolo dell’archivio di Mosca, quelle 
    effettivamente mai partite. 
    Epilogo 
    
    Concludendo 
    l’esposizione del racconto di quei tragici giorni, voglio citare un passo 
    tratto dalla breve ma significativa raccolta di memorie scritte dal 
    Colonnello Giulio Cesare Salvi, Comandante del 277° Reggimento fanteria 
    “Vicenza: 
     
    … “Nel quadro della ritirata compiuta dalla linea del Don, dal 17 gennaio 
    al 26 febbraio dal Corpo d’Armata Alpino e nel quale quadro era come 
    retroguardia inserita la “Vicenza”, occorre pensare che i reparti della 
    “Vicenza” a differenza di quelli alpini, non disponevano di quadrupedi né di 
    slitte (pochissimi erano riusciti ad arrangiarsi qualche slittino o qualche 
    cavalluccio russo). Che costituendo retroguardia la “Vicenza” lungo 
    l’itinerario di ripiegamento percorso in testa della “Tridentina”, non 
    riusciva a trovare quasi nulla di che vettovagliarsi, che i feriti e i 
    congelati dovevano inesorabilmente essere abbandonati, ricoverandoli come 
    massima possibilità consentita, in qualche isba, che infine i caduti 
    restavano insepolti sul terreno nei più macabri atteggiamenti per 
    l’impossibilità di scavare il terreno gelato, per mancanza di attrezzi o 
    esplosivi, per non attardare uomini nella pietosa bisogna, in quanto 
    sarebbero stati sicuramente perduti. Quanto sopra ricordato, ci può 
    illuminare per comprendere quello che è stato per i superstiti il tormento 
    del doloroso calvario durante 40 giorni, nella infernale ed ostilissima 
    steppa russa.” … Febbraio 1944, Giulio Cesare Salvi 
    
    Protagonisti della storia 
    
    
     Sirio Sintoni
    
    - (13.10.1921). Secondo di quattro figli, è costretto ad abbandonare gli 
    studi per provvedere anch’egli al sostentamento dei congiunti. A dieci anni 
    lavora come garzone di bottega da un fornaio, a dodici in un’officina 
    meccanica, a diciassette viene assunto alla Caproni aerei di Predappio. Il 5 
    gennaio ‘41 giunge la chiamata alle armi,combattendo prima in Grecia, poi in 
    Russia con il 278° Rgt. Fanteria “Vicenza”, Compagnia Cannoni e quindi 
    insieme ai partigiani. Terminato il conflitto, è assunto al Comune di Forlì. 
    Contemporaneamente inizia l’attività commerciale nel settore filatelico, una 
    sua passione giovanile, per la quale si è specializzato negli annullamenti e 
    nella storia postale di Forlì, nonché nelle corrispondenze tra la Russia e 
    l’Italia durante la Seconda guerra mondiale. Ci ha lasciati il 20.2.2012. 
    all’età di 90 anni. 
     
     Alessandro 
    Bonacina - (22.5.1912). Primo di dodici figli, dopo gli studi primari, si 
    dedica con la famiglia al buon funzionamento dall’azienda agricola gestita 
    a mezzadria. Intorno ai diciannove anni di età, trova lavoro come macellaio 
    che mantiene fino al periodo di leva obbligatorio. Tornato a svolgere la 
    professione lasciata per la chiamata al servizio militare, a 28 anni, nel 
    1940, viene richiamato alle armi ed inviato dapprima in Albania poi in 
    Grecia con il 78° Rgt. Fanteria. Verrà rimpatriato con un principio di 
    congelamento agli arti inferiori. Trascorsi alcuni mesi di convalescenza, 
    viene di nuovo richiamato alle armi ed inserito nel 278° Rgt.Fanteria 
    “Vicenza”, I° Battaglione,1a Compagnia Fucilieri, che, dopo un breve periodo 
    di addestramento, viene destinato in Russia. Dalla sua partenza sino 
    all’arrivo sul fronte del Don, si hanno regolari notizie fino ai primi di 
    gennaio del ’43, dopodiché viene catturato ed inviato al campo n°160 di 
    Suzdal, dove morirà per febbre petecchiale il 15 febbraio dello stesso anno. 
    
    
    Bibliografia, documenti e fonti iconografiche: 
     
    
    
    M. T. Giusti: I prigionieri italiani in Russia, ed. Il Mulino Biblioteca 
    storica, 2003 
    P. Scaccia: ARMIR, sulle tracce di un esercito perduto, ed. 
    Il Mondo digitale 2a tiratura 2012 
    P. Scaccia: Lettere dal Don, ed. Rai 
    Eri 2011 
    V. Di Michele: Io, prigioniero in Russia, ed. MEF 2009 
    S. Sintoni: I topi della steppa, ed. Il Vicolo 1999 
    G. Marchese: La Posta 
    Militare Italiana 1939/1945, ed. AICPM, 4a ed.2011 
    Comitato Divisione 
    Vicenza. - S. Falca, M. Depetroni, P. Plini: Breve storia dei quattordici 
    mesi di vita della Divisione Vicenza (156) 
    G. C. Salvi: La Divisione di 
    Fanteria “Vicenza” al fronte russo 
    S. Brigo: Storia di Bruno 
    Archivio 
    Ufficio Storico S.M.E.:Dislocazione delle unità del Corpo d’Armata 
    Alpino,(Situazioni descrittive) 
    P. Troletti, Memorie della Campagna di 
    Russia. Parre 1998 
    sito internet http://campagnadirussia.info
     
    M. Depetroni, Alcune note sulla Compagnia Cannoni 47/32 del 277° Reggimento 
    della 156° Divisione di Fanteria Vicenza, dagli appunti del capitano e dalla 
    lettera di un fante. 
    Gruppo A.N.A. Sez. di Bergamo 
    Gruppo A.N.A. Sez. di 
    Venezia 
    sito internet http://url.it  
    Wikipedia l’enciclopedia libera 
    Ed. Filagrano Sintoni srl. 
    AICPM, Associazione Italiana Collezionisti 
    Posta Militare  
    AICPM forum,  
    Coll. Aloi,  
    Coll. Fotoelettrico.  
    Archivio MEB.  
    siti internet
    http://piervittoriobuffa.it/XXVIbattaglionercrr/  - 
    www.divisionevicenza.com  – 
    www.plini-alpini.net   
     
    Per la grafia dei nomi di 
    località si fa riferimento alle regole di translitterazione del Working 
    Group on Romanization System dell’United Nations Group of Experts on 
    Geographical Names (UNGEGN) http://www.eki.ee/wgrs/rom1_ru.pdf , fatto salvo 
    per quanto scritto dai protagonisti di questa ricostruzione per i quali si è 
    voluto rispettare l’autenticità dei documenti. 
    
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