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Storie di caduti in Russia

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Sottotenente Matteucci Mario

Samuel Rimoldi

I PARTE

Questo articolo nasce dalla disponibilità dell’Ing. Giuseppe Savatteri a pubblicare gli scritti inviati a casa dallo zio Mario Matteucci, sottotenente d’artiglieria, caduto in Russia nel 1943 durante la prigionia nel campo di Oranki. La corrispondenza del Sten. Matteucci ha inizio nel 1940 con il richiamo di leva, il corso allievi ufficiali d’artiglieria a Pesaro, l’invio in zona d’occupazione in Slovenia, nel 1942 il viaggio verso la Russia, la permanenza al fronte, concludendosi ai primi giorni di gennaio del 1943 con la tragica ritirata.

Mario Matteucci nasce a Taranto il 16.4.1917: il padre Aldo, marchigiano di Senigallia, è direttore della Scuola d’Arte di Gorizia dove si è trasferito con la famiglia composta anche dalla moglie Anna Maggio e dalle figlie Marta e Alda. Aldo Matteucci subirà una tragica fine venendo fucilato, nel maggio 1945, dai partigiani jugoslavi che hanno occupato Gorizia. La sua salma non sarà mai ritrovata.
Mario compie gli studi a Gorizia dove si diploma geometra.

Dal gennaio al luglio 1940 frequenta la scuola Allievi Ufficiali di Complemento di Artiglieria di Corpo d’Armata a Pesaro, uscendone con il grado di Sottotenente.
Di questo periodo si conservano solo una cartolina illustrata e due biglietti postali: di seguito la trascrizione dei testi di questi ultimi due.

10.6.1940 XVIII Cagli

Carissimi, sono giunto proprio a Cagli dove faremo il nostro Campo che si dice durerà un mese, malgrado tutto. Ma io credo che non resisterò a rimanermene fuori. Inquadrati ci hanno fatto ascoltare il magnificentissimo discorso del Duce. Come vi avevo detto nella mia ultima, la guerra è finalmente venuta. Noi tutti ne siamo felici poiché siamo sicuri che non ci attendono che Vittorie. Il mio indirizzo è Scuola All. Uff. Artiglieria di C.d’A. Campo d’Armi Cagli (Pesaro). Scrivetemi presto e a lungo. Bacioni affettuosi a tutti voi che mi siete sempre vicino. Viva l’Italia! vostro Mario.

La data di questo biglietto è quella dell’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania: lo spirito che pervade il testo è di una salda fede nella vittoria dell’Italia e nell’uomo che la guida. “La guerra è finalmente venuta” è una frase sintomo del fervore patriottico ma anche del militarismo che ha imbevuto le coscienze degli italiani, soprattutto i più giovani, durante il ventennio fascista.

6.7.1940 XVIII Cagli

Carissimi, oggi è stato a trovarci S.E. il Gen. Ispettore dell’arma di artiglieria ed abbiamo eseguito l’ultimo tiro. Martedì od al massimo mercoledì ce ne partiremo perciò da Cagli, avendo ultimato il nostro periodo di Campo. Rientrati quindi a Pesaro, dopo qualche giorno ripartiremo definitivamente per le nostre case in attesa della nomina ad Ufficiale. Vi prego quindi di non scrivermi più qui a Cagli e neppure a Pesaro se non avete cose importanti da dirmi, nel qual caso vi prego di nuovo di farmi un espresso. La mia salute è sempre ottima. Sono forse un po’ dimagrito ma sto meglio sebbene sia un po’ stanco. Vi prego di salutarmi gli amici ed i conoscenti e dite a tutti arrivederci a presto. Appena saprò il giorno preciso della partenza ve lo farò sapere. Bacioni. Vostro Mario.

Mario è assegnato all’11° Raggruppamento, 117° Gruppo Artiglieria, 1^ Batteria ed è destinato dapprima nella zona di confine con il Regno di Jugoslavia, nelle zone dell’attuale Slovenia, nel paese di Gracova Serravalle, allora in provincia di Gorizia. Viene quindi trasferito, dall’agosto 1941 al maggio 1942, di presidio a Lubiana occupata dalle truppe italiane.

 

Nel gennaio 1942 frequenta un corso per sciatori aggregato ad un reparto della GAF (Guardia alla Frontiera)

Samuel Rimoldi
15-10-2022