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L'emissione di Teramo

Nicola Luciano Cipriani e Roberto Monticini


Teramo, città d’arte e di tradizioni

Teramum è l’origine più accreditata del nome della città con il quale sembra fosse chiamata nel II secolo d.C., per i Fenici era stata Petrut: “luogo elevato circondato dalle acque”, per i Romani Interamnia Urbs "città tra i due fiumi", con riferimento al Tordino e al Vezzola, mentre In epoca medievale da (ad) Praetutium (ovvero la terra dei Praetutii), derivò Aprutium che fece la sua comparsa in documenti del VI secolo e avrebbe designato sia la città che il territorio circostante per poi estendersi fino all'intero Abruzzo.

Possiamo tranquillamente affermare che Teramo è oggi una delle tante città italiane alle quali non è data giusta luce, perché tutte, indistintamente, possono vantare una ricchezza di Storia, Tradizioni e Cultura incommensurabile, ma se le amministrazioni locali od altri Enti Economici, non investono forti somme per la loro pubblicizzazione e quindi valorizzazione, restano anonime pur possedendo immense ricchezze monumentali, naturalistiche e tradizionali. Risultato è quindi che, queste città, nonostante i loro eccellenti patrimoni, restano oscurate, le luci della ribalta, su di esse, restano spente accendendosi solo in sporadiche occasioni, magari solo per dar luce ad eventi di cronaca. Queste città sembrano quindi condannate a sopportare l’oblio della loro Storia e costrette a cercare visibilità solo rincorrendo una impersonale ed incolore “Modernità”.
Solo la tradizione culinaria sembra oggi poter creare una differenziazione tra le nostre tante “normali” città d’arte.

Wikipedia ci dice: “La gastronomia teramana è sorprendentemente ricca e varia e trae da antichissime tradizioni contadine i suoi inconfondibili profumi e sapori”. Quante volte sentiamo questa standardizzata affermazione?

Le Virtù, tipica minestra primaverile di Teramo

La cucina svolge oggi quella differenziazione campanilistica che la ricca storia di ogni città italiana sembra aver livellato. Cosa dire de Le Virtù piatto rituale del primo maggio tipico di Teramo e provincia, la cui ricetta è riportata ne “Il Cucchiaio d’Argento”? La tradizione, molto antica (origini romane), risale ai tempi in cui, dopo la lunga stagione invernale, i pochi resti della madia, conservati con cura e conoscenza, si univano alle primizie dell’entrante primavera. In pratica, Le Virtù erano rappresentate dalla fantasia, dalla buona volontà, dalla saggezza delle virtuose donne della provincia povera e contadina che sapevano trovare il modo di preparare almeno una volta l’anno, un cibo ricco e saporito.

Che dire poi di maccheroni alla chitarra con le pallottine per non dimenticare il Montepulciano d'Abruzzo rosso o cerasuolo ed il Trebbiano d'Abruzzo?

Teramo, oltre a queste bontà, che onorerebbero un superbo cesto natalizio, presenta prelibatezze anche in campo filatelico ed anche se sicuramente la cucina teramana è più conosciuta e condivisa della filatelia teramana, Teramo ci offre una propria emissione filatelica conosciuta proprio come “Emissione di Teramo”: una serie di francobolli del Regno d’Italia furono sovrastampati “Repubblica Sociale Italiana” dal locale governo repubblichino proprio in quella città.

Questa serie di francobolli possiede… con la debita “collaborazione ad hoc” del Capo della Provincia Ippoliti, del commerciante Maggiore e di tanti entusiasti collezionisti filatelici, tutti i crismi di una vera emissione, anche se il risultato di questa interessata operatività collaborativa, considerando che il suo uso filatelico è ben superiore all’effettivo uso postale, fa ancora oggi giudicare l’emissione del 28 gennaio 1944 una “creazione per soli collezionisti”, per questo, gli stessi filatelisti abruzzesi la guardano con sufficienza. È necessario però considerare che le tanto vituperate corrispondenze filateliche hanno un proprio intrinseco valore, non tanto monetario, ma certamente storico, in quanto permettono di conoscere e studiare francobolli, affrancature ed annullamenti non comuni per quell’epoca. Purtroppo, le corrispondenze filateliche, create in quanto tali sono destinate ai collezionisti e trovano quindi in questo ambito la loro conservazione, mentre le corrispondenze naturali e non provocate, nella maggior parte dei casi, sono andate perse o ne sono stati staccati i francobolli.

I fatti storici causa dell’emissione

Dopo l’8 settembre, con la fuga di Vittorio Emanuele III a Brindisi e la liberazione di Benito Mussolini dalla sua segregazione sul Gran Sasso avvenuta il 12 successivo, l’Italia si è trovata divisa in due. La conquista del sud da parte degli alleati e il permanere momentaneo dell’esercito tedesco al nord, divise il Paese in due tronconi indipendenti.

Fu giocoforza l’istituzione della Repubblica Sociale Italiana per dare al nord una parvenza di governo. La nuova repubblica fu annunziata da Mussolini il 18 settembre da Monaco di Baviera e proclamata formalmente il 23 al suo rientro in Italia. Il 14 novembre l’Italia del nord assunse ufficialmente la denominazione di Repubblica Sociale Italiana. Di fatto il controllo territoriale era sotto l’egida tedesca che ben sapeva che avrebbe dovuto continuare la sua ritirata. Il nuovo Governo repubblicano aveva essenzialmente compiti amministrativi e, tra i primi atti, provvide alla sovrapposizione dei propri simboli su quelli reali; i francobolli non furono da meno.

Ma prima del Governo, ci pensarono i gerarchi fascisti con il colpo di mano delle soprastampe GNR (Guardia Nazionale Repubblicana) di Brescia apposte sui francobolli della serie imperiale, allora largamente diffusa ed usata. Il Governo repubblicano, allo scopo di riparare la situazione, fece fare nuove soprastampe (tiratura di Verona), molto simili, ed ufficializzò l’emissione. Nel frattempo erano allo studio anche altre soprastampe, con i simboli del nuovo Stato, da apporre sui francobolli della serie imperiale che riproducevano il viso del re. L’emissione di questi francobolli soprastampati e considerati provvisori fu decretata con Circolare Ministeriale n. 544/351 del 16 Gennaio 1944 ed i francobolli furono emessi il giorno 21 successivo. Naturalmente tutto questo fu realizzato mentre la situazione bellica volgeva sempre più a favore degli alleati tanto che Roma fu liberata il 4-5 Giugno del 1944. Da notare che, stranamente, nei due tronconi in cui era divisa l’Italia vigevano le stesse tariffe postali.

Vista la situazione decisamente non positiva per la neonata Repubblica, con il sopraggiungere degli eventi, parte delle attrezzature del Poligrafico erano state trasferite a Novara. Nel caos generale dei primi mesi del 1944 e per agevolare la distribuzione sul territorio repubblicano dei nuovi francobolli provvisori (denominati “fascetti”), furono distribuiti nelle principali città del nord (Firenze, Genova, Torino, Milano e Verona) le basi fotografiche per la riproduzione dei cliché da utilizzarsi per le operazioni di soprastampa in loco. La produzione romana fu di gran lunga la più abbondante e, nell’immediato, fu distribuita in tutte le province a nord di Roma ad eccezione di quelle dell’Abruzzo, Marche ed Umbria. Si pensa che una gran parte della produzione di Roma sia stata realizzata a Novara con le macchine provenienti dalla capitale. Questo potrebbe spiegare la mancata distribuzione alle tre regioni meridionali della neonata repubblica. In queste regioni l’invio dei provvisori fu tardivo ed il loro uso fu limitato ad un periodo molto ridotto a causa dell’arrivo degli alleati.

A Teramo in particolare, giunsero con molto ritardo. Probabilmente fu proprio questo il motivo che generò l’idea di far eseguire in questa città una soprastampa locale. Ma come spesso è accaduto in altre situazioni, anche questa emissione vede la regia di un commerciante filatelico, certo Michele Maggiore di Teramo, in collaborazione con alti esponenti pubblici che hanno ben operato per la buona riuscita dell’operazione. Quindi anche l’emissione di Teramo deve essere considerata di tipo speculativo ancorché sia l’unica, tra le emissioni locali del periodo, che abbia i crismi della ufficialità.

Dopo oltre un mese dall’emissione, i fascetti non erano ancora giunti a Teramo ed il 29 febbraio 1944 il Capo della Provincia, il Prefetto Vincenzo Ippoliti (25 ottobre 1943 - 9 giugno 1944), emana un Decreto, pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Prefettura (figura 2), in cui si decreta il fuori validità dei francobolli raffiguranti il re e contemporaneamente si decreta l’uso dei soprastampati fatti predisporre dalla Provincia alcuni giorni prima applicando su questi, ed altri della serie imperiale, la soprastampa recante le diciture “Repubblica Sociale Italiana”.

Figura 2 – pag.45 del Bollettino Ufficiale della Prefettura di Teramo che riporta il Decreto del Capo della Provincia per l’emissione dei soprastampati locali

Il decreto imponeva a tutti i rivenditori di dotarsi dei nuovi francobolli soprastampati entro il 5 marzo e la consegna di quelli non soprastampati in loro possesso. Inoltre si consentiva ad Enti e privati in possesso dei vecchi francobolli di poterli sostituire con i nuovi in modo gratuito entro il 31 Marzo.

Figura 3 – quantitativi dell’emissione, suddivisi secondo le due tirature, quelli venduti e quelli ritirati


L’emissione fu distribuita in tutti i comuni della provincia e fu valida fino al 9 Marzo 1944, vale a dire per appena 9 giorni, in quanto il giorno 8 arrivò da Roma un funzionario del Ministero delle Poste e Telegrafi con i francobolli ufficiali (fascetti) in sostituzione di quelli soprastampati in loco. Furono ritirate tutte le giacenze presso l’ufficio principale delle Poste, ma non quelle detenute presso le rivendite che continuarono a venderli fino ad esaurimento. Il quantitativo ritirato fu incenerito ad eccezione di 200 serie che furono inviate alla sede UPU di Berna per la convalida dell’emissione.

Si può dedurre come l’uso naturale di questi francobolli sia stato realmente molto contenuto tanto che si conosce un numero non abbondante di invii. Tra questi prevalgono senz’altro quelli filatelici. Gli invii genuini, sono essenzialmente ridotti ai piccoli valori (figura 4),

Figura 4 – partecipazione/biglietto da Pietracamela a Teramo del 7.3.1944
(Coll. Astolfi)

mentre per quelli superiori sono note solo alcune buste affrancate con l’1,75 (tariffa raccomandata) che fu utilizzato dalla Confederazione Fascista degli Agricoltori (figura 5).

Figura 5 – raccomandata da Teramo ad Atri del 10.3.1944
(Coll. Manieri)

L’uso è continuato in modo molto sporadico fino alla metà di Aprile e sono noti due soli invii nel mese di maggio (ultima data nota 19.05.1944).
L’emissione ha avuto due distinte tirature eseguite tra il 16 ed il 20 Febbraio; i quantitativi sono riportati nella tabella di figura 3 in cui sono evidenziati anche i quantitativi venduti e ritirati. Benché le tirature complessive siano decisamente basse nel loro complesso, i valori chiave della serie sono la lira di posta ordinaria ed il 75 cent di posta aerea che risultano essere stati quelli venduti in numero minore.

Gli aspetti tecnici dell’emissione

La soprastampa fu fatta eseguire dalla Tipografia Luigi D’Ignazio con il metodo tipografico, vale a dire a caratteri mobili. Questa tipologia di soprastampa, come già messo in evidenza in occasione dello studio di Cipriani sulle soprastampe GNR di Brescia del II e III tipo (Cursores n.16, AISP; http://www.peritofilatelicocipriani.it), non consente di comporre parole uguali aventi la stessa lunghezza a causa della non perfetta identicità delle dimensioni del blocchetto (corpo) di lettere uguali. Il loro assemblaggio si porta dietro i piccoli difetti di ciascun componente i quali si sommano nella composizione di ciascuna parola producendo differenze di lunghezza invisibili ad occhio nudo, ma evidenti con un ingrandimento adeguato (figura 6).

Figura 6 – La variabilità della lunghezza della parola “Repubblica”

In questa figura sono riportate le parole “Repubblica” della prima colonna sinistra del foglio in mia disponibilità; queste sono allineate a sinistra (riga verde) e la seconda riga verde a destra mette in evidenza piccole differenze di sporgenza della “a”. Bisogna aggiungere anche che i caratteri mobili sono facilmente soggetti ad usura e piccoli danneggiamenti, cosa che comporta altre differenze, in questo caso, tra lettere uguali (figura 7).

Figura 7 – alcuni difetti presenti nella colonna 1-91 del foglio analizzato

Questo insieme di differenze produce tutta una serie di elementi che consentono di riconoscere la posizione che ciascun singolo francobollo occupava sul foglio (plattatura). Alcuni difetti sono noti e riportati nei cataloghi specializzati, altri, meno evidenti, sono rimasti innominati e conosciuti solo da pochi esperti che hanno avuto la possibilità di visionare fogli interi e/o blocchi plattabili. La plattatura sarà incontrovertibile avendo la disponibilità di un foglio per ciascuna tiratura. Quasi tutti i valori hanno avuto due tirature ad eccezione di quello da 1 lira soprastampato, secondo i dati ufficiali, solo nella prima e quelli da 75 cent di posta aerea e l’espresso da 1,25 solo nella seconda. Si potrebbe pensare che tra le due tirature sono state fatte operazioni di pulitura delle composizioni e altri interventi necessari per il buon risultato della stampa. È possibile che alcuni caratteri siano stati sostituiti come si può dedurre dalla posizione 67 (figura 6), nota per la “i” di Sociale capovolta, che però nel foglio a mia disposizione, purtroppo senza numero identificativo, questa posizione presenta la “i” diritta ma in aggiunta ha la “l” sostituita da una “I” maiuscola. Inoltre si nota anche la rottura della parte bassa della lettera “l” di Italiana, la quale manca della grazia destra; anche questa lettera potrebbe essere stata sostituita. Non credo che sia stata rifatta l’intera composizione, razionalmente è da pensare che siano state fatte, oltre agli aggiustamenti accennati sopra, anche probabili sostituzioni di lettere cadute magari durante la pulizia o durante il maneggiamento della composizione. Non è da escludere che alcune sostituzioni di lettere siano state volute.

Non è facile capire a quale delle due tirature potrebbe essere attribuito il foglio riprodotto in figura 8, posso azzardare una attribuzione alla prima, ma senza alcuna certezza, per il fatto che il 15 cent ha la soprastampa molto più pulita ed ha solo il difetto della “i” rovesciata, al contrario il 20 cent ha tre difetti, la “I” maiuscola, la “l” rotta e piccole macchie di sporco all’interno della prima “a” di Italiana. Ma è solo una ipotesi senza alcun fondamento.

Figura 8 – foglio intero del 20 cent e confronto della posizione 67 con un 15 cent stessa posizione ma con la “i” di Sociale rovesciata

Questi francobolli non sono particolarmente rari, fatta eccezione per i valori da 1 lira di posta ordinaria e quello da 75 cent di posta aerea, ciononostante sono stati falsificati grazie anche ai caratteri comuni utilizzati per la soprastampa. In caso di acquisto è sempre consigliata una perizia, se possibile, con plattatura. Il riconoscimento della posizione sul foglio ne confermerà automaticamente l’autenticità.

(NdR: questo articolo, in versione ridotta, è stato pubblicato sul n° 1/2017 di Gusto Filatelico: Emissioni locali: Le virtù di Teramo ed è stato introduttivo della pubblicazione: RSI - La soprastampa di Teramo - Antefatti storici, caratteristiche di stampa e plattabilità di Nicola Luciano CIPRIANI)

Riferimenti bibliografici

Storia Postale d’Italia – La Repubblica Sociale Italiana, 2a edizione, 2010, Ed. L. Sirotti
Storia Postale d’Italia – La Repubblica Sociale Italiana, 1991, Ed. L. Sirotti
Antonello Cerruti, Appunti Sparsi: originali e falsi, Antonello e Maria Isabella Cerruti, 2015
Emidio D’Ilario, Giulio di Michele e Guido Taranta, Le premesse e la realizzazione della serie di teramo nel cinquantenario delle sue “sovrastampe”, 1994, Abruzzofil94, Circolo Filatelico Numismatico Rosetano

http://www.postaesocieta.it/magazzino_totale/pagine_miscellanea/repubblica_sociale.htm# (visitato il 21/6/2017)
http://fondazionersi.org/mediawiki/images/2/2e/Acta12.pdf (visitato il 21/6/2017)
http://storia-postale-rsi.blogspot.it/2010/04/serie-imperiale-sovrastampata-teramo.html (visitato il 21/6/2017)
http://www.issp.po.it/inventario/dbcollezioni/PDF/1322_astolfi.pdf (visitato il 21/6/2017)


Ringraziamenti


Desideriamo ringraziare per la loro grande disponibilità e spirito di collaborazione Enrico Manieri e Martino La Selva


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