Adriana va a Parigi

di Daniela TESTA


Era l’inverno 1978. Adriana scese dal treno alla Gare de Lyon: era a Parigi, la città della Rivoluzione Francese, degli artisti, scrittori e grandi filosofi come Voltaire di cui quell’anno ricorreva il bicentenario della morte.

Francobollo commemorativo nel bicentenario della morte
di Voltaire (1694-1778) e di J.J. Rousseau (1712-1778)

Ma era anche la città con la Tour Eiffel, strana torre di metallo che, sgradita ai parigini del 1889, si è poi prepotentemente inserita nel panorama cittadino.


Cartolina B/N raffigurante le Tour Eiffel


Retro della cartolina: cartolina pubblicitaria
di ricostituente per malattie neuromuscolari (1952)

Adriana si guardò intorno e vide una folla di anonimi cappotti che frettolosamente sembravano andare ovunque, sentì il solito indistinto confuso vociare che accomuna tutte le stazioni delle grandi città nelle ore di punta. Sollevò la pesante valigia e lentamente s’incamminò lungo i binari verso l’uscita. La città l’accolse tinta di giallo da un sole di cartone né caldo né freddo. Adriana, con il cuore a mille e un sorriso incerto sulle labbra, salì sul taxi, diede l’indirizzo del foyer dove avrebbe trascorso i mesi a venire e guardò fuori dal finestrino: Parigi, sorniona regista di un vecchio film infinite volte proiettato, faceva sfilare i suoi eleganti palazzi, i ponti, le chiese, mentre la Senna scorreva placida ed incurante del già caotico traffico mattutino; con fascino ipnotico le dava il benvenuto in città.
E Adriana raccolse l’invito, camminò in lungo e in largo per la città seguendo solo il suo cuore (e un po’ anche la guida). Eccola su Pont Neuf.


Pont-Neuf per i 400 anni dalla costruzione (1578 – 1978)

Erano giusto 400 anni da quando Enrico III di Francia aveva posato la prima pietra. Fu chiamato Ponte Nuovo perché fu il primo in pietra, mentre i precedenti erano in legno. Unisce la riva sinistra e la riva destra con l’Île de la Cité; lì, a solo pochi passi, c’è la Sainte-Chapelle con le sfavillanti vetrate.


Vetrata della Sainte-Chapelle

Ma ora nevica e Adriana si rifugia nello Jue de Paume, il Museo degli Impressionisti. Un’emozione diversa la invade, intensa, più intima e privata, tra le nebbie e le luci di quei quadri dove la melanconia si mescola alla serenità.


 

 

 

 

 


 

 

 

 


 

“M.me Manet sul divano blu”
Edouard Manet

 

“I giocatori di carte”
Paul Cezanne

“L’Eglise d’Auvers sur l’Oise”
Vincent Van Gogh

 “L’Arlecchino”
Pablo Picasso

Adriana chiude l’album dei francobolli, immagini miniaturizzate che conservano il ricordo delle emozioni di allora, un sorriso confuso tra le rughe del tempo.
 


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