STORIA POSTALE


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UN MANIFESTO PARTICOLARE

di Gianluca Palano

Quel giorno Giuliano si presentò all’ufficio postale di Macerata di buon mattino dopo una bella trottata per le fredde e dissestate strade boschive, come sempre in sella al suo cavallo di nome Black, ormai da molti anni affidabile e mansueto compagno di lavoro.

Aveva un compito importante da assolvere per conto del suo sindaco: spedire ai comuni della zona il manifesto per l’assunzione del nuovo maestro della scuola inferiore maschile (incarico rimasto vacante dopo il congedo dell’anziano e storico maestro Franco, che per tanti anni aveva istruito ed educato i ragazzini di Gualdo).

Giunto a destinazione legò le briglie al palo posto di lato al vecchio palazzo e varcò la soglia dell’ufficio postale cercando di scrollarsi da dosso il freddo mattutino.

<<Buondì Mario, che ne dici di far partire tutti sti benedetti manifesti?>> esordì Giuliano mentre tirava fuori dalla sua sporta di pelle il pacco ripiegato di scartoffie.
Posò tutto sul consunto bancone di legno ed iniziò a strofinarsi le mani per svegliarle dall’intorpidimento.

<<Ciao Giuliano, tranquillo che ci penso io. Dimmi, come sta il caro Rodisindo?>> rispose amichevolmente l’impiegato, come sempre impeccabile ed impettito nella sua elegante ed ordinata divisa.

<<Bene grazie, il mio sindaco è sempre più impegnato in questo periodo denso di cambiamenti>>

<<Sai che dobbiamo affrancarli? Ricordi che la franchigia per la corrispondenza tra sindaci è stata per il momento revocata, vero?>> chiese Mario, mostrando il regolamento pubblicato sul bullettino postale n.10. (fig.1)

Fig. 1 - Art. 240 Bullettino postale n.10

<<E si amico mio, lo ricordo bene. Le casse del nostro comune stanno piangendo già da un po’. Questo nuovo governo Sabaudo ci sta dissanguando. Con la scusa di un’Italia unita e della riforma postale questi si stanno dimostrando più sanguisughe dei vecchi prelati romani. Stiamo limitando al minimo la corrispondenza in partenza, ma stavolta non possiamo proprio esimerci>> rispose Giuliano accennando una smorfia di contrarietà seminascosta dai suoi lunghi mustacchi irrigiditi dal freddo.

<<Va bene dai, alla fine son solo manifesti. Pensa se fossero tutte lettere. Almeno stavolta sborserete solo un centesimo per ogni copia. Vedo che avete ancora i bolli di origine pontificia. Sempre bello il vostro lineare a stampatello dritto di Gualdo>> cercò di consolarlo l’impiegato sviando il discorso, mentre iniziava a spacchettare i singoli fogli per affrancarli.

<<E si, fino a che non riusciremo ad aprire un ufficio postale tutto nostro, con nuovo timbro e tutti i crismi, continueremo ad andare avanti esattamente come col vecchio governo, ed a me toccherà continuare a fare su e giù>> rispose Giuliano sospirando.

L’impiegato postale tirò fuori dal cassetto posto sotto il vecchio bancone in quercia una cartellina di cartone verde dalla quale, aprendola, sfilò un foglio di francobolli da 1 centesimo. Iniziò quindi ad affrancare e bollare i manifesti.

Giuliano guardando prima distrattamente e poi con più interesse, esclamò perplesso: <<Scusami Mario, ma che razza di francobolli sono questi? Non erano grigi i valori da un centesimo valevoli per le stampe?>>

L’impiegato lo guardò sorridendo e poi con calma snervante gli pose in risposta una domanda:

<< Che giorno è oggi?>>

<< Come che giorno è oggi? E’ il primo di dicembre, e quindi?>> rispose incerto Giuliano.

Facendo cenno col capo, l’impiegato lo invitò a girarsi e leggere gli avvisi affissi sulla bacheca appesa alle sue spalle, posta in bella vista proprio di fianco all’entrata.

Insieme ai vari avvisi diramati dalla Direzione Generale delle Poste di Torino e le pagine dei Bullettini postali, faceva bella mostra il Regio Decreto n.1526 che, introduceva appunto, i nuovi francobolli. (fig. 2)

Fig 2.- Regio Decreto 1526 del 29.10.1863

<<E si amico mio, che tempismo! Quest’oggi entrano in vigore i nuovi francobolli “inglesi”>> sottolineò Mario.

<<Inglesi? Siamo diventati inglesi ora?>>

<<Ma no, che hai capito? Son sempre del nostro caro Vittorio Emanuele II, solo che al momento tutta la produzione è in mano alla ditta inglese De La Rue di Londra. Ormai caro Giuliano mio siamo una Nazione unita, moderna e, quindi, ci dobbiamo adeguare. Guarda i saggi appesi al muro. Vedi che belli, vedi che qualità e vedi i colori, la definizione ….I dentelli!>>

<<Ehm… si, io li vedo i dentelli, ma perché tu continui a separarli con le forbici?>> chiese con sottile ironia il messo comunale.

<<Hai ragione Giulia’, che dirti? Sono diversi anni che taglio i francobolli con le forbici e l’abitudine, si sa, è dura a morire. Inoltre ci provo con le mani ma invece di dividerli li strappo tutti>> ammise Mario sorridendo colpevolmente.

<<Bella innovazione inutile allora!>> ribattè Giuliano, accompagnando l’esclamazione con risata sarcastica.

<<Ma no dai, vedrai che alla fine ci abitueremo tutti. Se ricordi avevamo già iniziato a far pratica tempo fa con i vecchi Sardegna dentellati, ma è durato troppo poco per migliorare la manualità necessaria per poterli correttamente separare. Comunque, fammi leggere un po’ questo manifesto, non sia mai che mi venga la voglia di cambiare mestiere!>> esclamo’ l’impiegato aprendo uno dei pieghi che aveva appena affrancato. (fig. 3)

Fig. 3 – Comune di Gualdo, manifesto del 18.11.1863, concorso per nomina maestro. Collezione personale.

<<Pero’…. non male dai, 500 Lire all’anno. Sicuramente al nuovo maestro non faranno male i polsi e non avrà i gomiti infiammati a forza di bollare e annullare francobolli!>> esclamò Mario dopo aver letto il bando pubblico di concorso.

<<Dai non stare a lamentarti. Io vado in giro tutti i giorni con il mio fidato Black per mille commesse differenti e con qualsiasi tempo. Compresa pioggia e neve. Almeno tu qui sei al caldo durante tutto l’inverno>> replicò il messo comunale.

<<Dunque Giuliano sono 18 manifesti inviati per un totale di 18 centesimi. Se vuoi possiamo arrotondare a 20!>> scherzò Mario, dopo aver completato le procedure di affrancamento.

<<No, no, che arrotondare… Altrimenti poi ci tocca aumentare le tasse per far quadrare i conti!>> rispose prontamente Giuliano.

Il messo comunale pagò, prese il resto e, dopo aver salutato il suo amico, si apprestò ad uscire dall’ufficio, non prima di aver lanciato un’ultima occhiata ad i saggi appesi al muro delle comunicazioni. (fig. 4)

fig. 4.- Foglietto dei saggi “Menabrea” allegati al Regio Decreto 1526

<<Certo però che son proprio bellini questi francobolli, chissà il Matraire come l’avrà presa… Immagino non bene>> borbottò aprendo la porta.

<<mmmm… Che dire? Penso proprio di no, ma prima o poi doveva accadere, dopo tutti questi anni di onorato contratto. Vuol dire che si godrà il meritato riposo in quel di Torino>> concluse Mario facendo un cenno di saluto con la mano.

Giuliano fece spallucce, uscì dall’ufficio postale di Macerata, salì in sella sul suo fidato Black e dopo essersi abbottonato il bavaro del cappotto iniziò il cammino di ritorno verso il suo municipio.

Anche quel giorno aveva sbrigato il suo quotidiano compito.

Gualdo da li a poco avrebbe certamente ottenuto il suo nuovo maestro.

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Ovviamente questa breve e simpatica storiella, del tutto frutto di fantasia, mi è solo servita per introdurre uno degli ultimi oggetti postali da me acquisiti con tanta soddisfazione.

Spesso ripeto quanto sia affascinante ed emozionante collezionare la storia postale. Questo manifesto, che vi ho condiviso, ne è certamente una riprova.

Quando quel “Giuliano” (o comunque si chiamasse realmente il messo comunale) quel giorno si recò presso l’ufficio postale di Macerata, molto probabilmente non immaginava che stava per mettere insieme un documento postale unico per la somma di tutte le sue caratteristiche intrinseche. (fig.5)



Fig. 5.- Gualdo 01.12.1863 manifesto a stampa partito da Gualdo per Ficano. (Collezione Personale
)

Come descritto scherzosamente nella storia, questo manifesto partì da Gualdo per essere poi regolarmente postalizzato a Macerata prima di essere diretto al comune di Ficano, oggi rinominato Poggio S. Vicino, proprio nell’esatto giorno di introduzione dei nuovi francobolli della serie De La Rue.

Mi sono capitate negli anni diverse lettere affrancate col più comune 15 Centesimi nel primo giorno di emissione (fig. 6), ma mai un manifesto completo e ben conservato affrancato con l’1 cent.

Fig. 6 – Vercelli 01.12.1863, lettera diretta a Torino affrancata con un 15 Cent De La Rue nel suo primo giorno di emissione. (Collezione personale)

Salta subito all’occhio il fatto che il comune di Gualdo non avesse ancora un suo ufficio postale autonomo, ma utilizzava per la spedizione delle lettere una collettoria comunale che apponeva il proprio bollo “municipio di Gualdo” ed il vecchio lineare a stampatello dritto (di retaggio e foggia pontificia), prima di recarsi a Macerata, per il definitivo inoltro.

C’è da sottolineare che prima dell’usurpazione Sabauda questo modus operandi sarebbe stato perfettamente in linea con i regolamenti pontifici. Di fatti, essendo Gualdo una località minore, avrebbe dovuto apporre al verso (non sul fronte) il suo lineare e portare la posta in partenza a Macerata, sua Direzione postale di competenza, ubicata lungo le strade ufficiali di camminamenti postali.

Nonostante la liberazione Sabauda e l’introduzione della riforma postale (che tra le altre cose si prefiggeva come obiettivo l’allargamento degli uffici postali a tutti i comuni del regno nel più breve tempo possibile), come si può leggere sul Gallenga, l’ufficio postale autonomo di Gualdo fu finalmente aperto solo nel 1873. (fig. 7)

Fig.7 - Mario Gallenga “I bolli delle Marche”

Altra cosa interessante è la tariffa. Non parlo del centesimo, correttamente previsto per le stampe, ma proprio dell’affrancatura in sé, di una corrispondenza scambiata tra sindaci.

Come ho avuto modo di scrivere in un mio precedente articolo, (presente su “il postalista” per chi fosse interessato ad approfondire) per un brevissimo periodo la franchigia delle corrispondenze tra sindaci venne sospesa. In un momento storico diverso questo manifesto non sarebbe stato affrancato. (Fig. 8)

Fig.8 - Gualdo 28.07.1862 lettera in franchigia diretta al sindaco di San Ginesio. (Collezione personale)

Tra le altre cose interessanti, delle poche lettere con questa particolare tariffa censite nell’articolo apparso sul Vaccari Magazine n.56, nessuna risulta essere una stampa affrancata con 1 cent.

In ultima analisi ci troviamo quindi di fronte ad un unicum, una bella circolare a stampa, affrancata con 1 centesimo della serie De La Rue nel suo primo giorno di emissione, in una tariffa non comune possibile solo per pochi mesi a cavallo tra la fine del 1863 e l’inizio del 1864, di cui non si conoscono altri esempi, partita da un comune privo di ufficio postale e annullata con una combinazione di annulli non ancora catalogata.

Un doveroso grazie direi che è d’obbligo al nostro “Giuliano”.

La bellezza della storia postale.

Gianluca Palano
17-05-2025