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il semaforo di Capo Palinuro

di Sergio MENDIKOVIC e Aniello VENERI (L'Occhio di Arechi n. 47)

Da una mail del 10 Settembre scorso dell’amico Veneri: “Secondo me partendo da qst francobollo si può fare un gran bell’articolo dei tuoi!!! che ne dici? Non è nulla che riguarda le specializzazioni” Con figura allegata, un francobollo della serie Democratica il 100 lire.
Francamente non mi sono accorto dell’annullo e dunque non mi spiegavo di tale richiesta. Solo parlandone il sabato seguente allo sportello filatelico l’argomento mi ha incuriosito. A dirla tutta ogni volta mi impongo di non cadere nel tranello delle lusinghe della ricerca ma anche questa volta…ci sono ricaduto!
Ed allora incominciamo a proporre quanto trovato su questo particolare timbro a lunette “SEMAFORO – CAPO PALINURO” – 4 NOV. 1949. Trattasi presumibilmente, come di seguito esposto, di un timbro in dotazione all’ufficio amministrativo della Marina Militare.

CENNI STORICI

Le vicende che andremo a descrivere sono coese al Regio Semaforo, la cui esistenza è accertata fin dal 1838.
Data fondamentale è il 1792 allorquando il francese Claude Chappe ideò un sistema di trasmissione a segni detto telegrafo ottico o “semaforo”. L’idea si basava su un congegno costituito da due braccia mobili collegate da una traversa. Ogni braccio poteva assumere sette posizioni e la traversa quattro per un totale di 196 combinazioni possibili. Tale sistema di comunicazione rivoluzionario poteva attuare diverse posizioni assunte dai bracci o regoli in circa 8500 parole incluse in un vocabolario generale di 92 pagine, ciascuna con 92 parole.
Le braccia, lunghe quattro metri, venivano manovrate da un sistema di contrappesi con maniglie. Il macchinario era posizionato su torri, ove erano situati due telescopi puntati in direzioni opposte, la direttrice telegrafica, verso altrettante torri. La distanza della direttrice telegrafica andava dai 12 ai 25 chilometri. I segnali ricevuti da una torre venivano interpretati ed inviati alla torre e così via fino a destinazione. Il sistema semaforico funzionava nelle ore diurne, in quanto gli esperimenti notturni non diedero esiti sperati: sistema di lampade montate sui bracci.
Nei secoli passati come tutte le coste dello stivale italico, anche il territorio di Palinuro, è stato oggetto di scorribande piratesche. A seguito delle ripetute incursioni saracene nel XIII Carlo I d'Angiò volle far edificare dei posti di avvistamento lungo la costa. Tali torri avevano il principale compito di avvistare e segnalare prontamente il pericolo proveniente dal mare alle popolazioni con segnalazioni acustiche: campane, o visive: fumo, fuochi ecc. Altro compito era la pronta segnalazione di pericolosi eventi meteo-marini.

 




Nel XVI secolo, periodo Viceregnale, a seguito di regio incarico, venne stilato lo stato di consistenza delle torri d’avvistamento. Il rapporto che ne scaturì focalizzava una situazione di totale degrado: angheria dei nobili locali che riscuotevano indebitamente più del dovuto dichiarando più personale di quello effettivo, gli addetti del servizio i “torrieri” che vendevano le munizioni loro assegnate ed i “cavallari” di fatto dei contrabbandieri.
A seguito di tale infecondo quadro vennero promulgale regole più ferree ed si procedette alla implementazione nella edificazioni di nuove stazioni torriere. Verso la metà del XVI secolo risultavano operativi in Palinuro le seguenti torri distribuite sul capo: torre “Caporale”; torre Palinuro; porto Palinuro; torre del Capo Palinuro.


La figura principe era il “Torriere” le cui funzioni si esplicavano nel monitorare costantemente il mare. Nel caso che avesse disatteso a tale compito ne scaturivano punizioni severe ed anche corporali: essere appesi per i piedi alla Torre. Il torriere: per regio regolamento non doveva essere nativo del luogo, di norma d’origine spagnola, conseguiva una patente a seguito di esami e doveva saper leggere e scrivere. Queste condizioni ponevano il torriere come figura rappresentativa dello stato sul territorio.
Nel 1852 si registra la nascita della rete telegrafica completa nel Regno delle Due Sicilie basata sui semafori. Difficile è stabilirne l’anno esatto della attivazione dell’impianto semaforico sulla vecchia torre saracena di Capo Palinuro. Ma dalle cronache del 1838 di un viaggiatore romantico inglese A. J. Strutt, pittore, incisore, scrittore ed archeologo, egli ci riferisce dell’innovativo mezzo di comunicazione assistendo ad una trasmissione tra i semafori ottici di Ascea e Capo Palinuro: il semaforista assicurava che tale messaggio sarebbe arrivato a Roma in mezz’ora.

Dopo l’unità d’Italia con Regio Decreto n°3095 del 2 Aprile 1885 viene disciplinata la destinazione d’uso delle postazioni costiere di segnalamento e la costruzione dei nuovi plessi da parte del Ministero dei Lavori Pubblici su commissione della Regia Marina. La Torre Saracena viene demolita ed al suo posto viene edificato il Regio Semaforo.
L'attuale Stazione ha sede nel vecchio semaforo costruito intorno verso la fine del XIX secolo, la proprietà risulta volturata al Demanio nel 1890. La struttura è tuttora costituita principalmente da un ampio caseggiato sormontato da una torre ottagonale, raggiungendo la massima altezza di circa metri 220 metri. Affinché la postazione fosse visibile e distinguibile anche da lontano la sommità venne colorata a scacchi bianchi e neri.
La installazione nel 1870 della prima rete semaforica costiera integrata con filo elettrico, che dopo pochi anni passò per competenza alla Regia Marina, portò ad una lenta ed inesorabile declino del vecchio sistema di segnalazione semaforico. Il telegrafo ottico venne sostituito dal telegrafo a codice morse.
Il segnalatore del semaforo instradava i messaggi ricevuti via terra con il telegrafo a filo trasmettendoli alle navi. Inoltre i semafori inviavano anche le osservazioni meteorologiche come la direzione di arrivo delle tempeste tramite la esposizione, nella parte più alta della torre, di lanterne o pannelli, con una codifica ben nota ai marittimi fin dal 1680.
All’epoca la condizione di vita era alquanto difficile per i marinai ivi stanziati per servizio al Regio Semaforo di Capo Palinuro. Le cronache ci riportano come la postazione semaforica era accessibile tramite una angusta e perigliosa mulattiera, di fatto il corpo semaforico era isolato. Attraverso questa mulattiera si trasportavano merci, viveri e sopratutto l'acqua caricati su un mulo, di proprietà del Governo. Tale compito affidato ad un paesano incaricato del trasporto con la qualifica di "Fattorino".
Nel 1909 era presente nel semaforo un distaccamento di sette persone, che addivenivano nove in caso di guerra, per espletare i compiti di semaforisti, aerologisti e difesa: Capoposto, sottocapo e marinai. Dal 1915 si aggiunge ai compiti già menzionati anche l'avvistamento delle navi e aerei da guerra nemici e sebbene sia stata istallata la radio per le comunicazioni, erano ancora previsti i piccioni viaggiatori come testimonia una planimetria con la seguente dicitura: "Ex colombaia".
Il 28 Marzo 1923 fu istituita la Regia Aeronautica come forza autonoma, ed in seno ad essa, nel 1925 il Servizio Meteorologico Nazionale "Ufficio Presagi". Tuttavia in questi anni il semaforo di Capo Palinuro continua il proprio servizio con il personale della Regia Marina.
Così inizia la duplice stilazione dei bollettini meteorologici: dalla Marina che aveva solo competenze marittime e dall’Aeronautica che aveva invece carattere nazionale. Il 1 Settembre 1936 è la data ufficiale della compilazione del primo bollettino meteo del Servizio Meteorologico a Capo Palinuro. Negli stessi anni nasce l’ITAV, Ispettorato delle Telecomunicazioni e Assistenza al Volo, dell'Aeronautica che presiede a tutta l'attività meteorologica italiana attraverso il Servizio Meteorologico dell'Aeronautica. Inizia in quegli anni a Capo Palinuro, anche il sondaggio verticale dei venti in quota mediante il lancio di palloni “Pilot”. Tale servizio cessò nel 1943.
Nel 1939 il semaforo diventò anche posto di avvistamento e CRN - Centro Raccolta Notizie della rete M DICAT - Difesa Contraerea Territoriale della Milizia Fascista, era atto a tale servizio un manipolo di due uomini dalla Milizia del comune limitrofo di Centola, di cui Palinuro tuttora è frazione. Nel periodo bellico 1940 il promontorio vide la presenza di militari appartenenti a vari corpi militari, anche truppe tedesche, ma con compiti diversi. Anche il personale civile, il Fattorino e mulo, vennero militarizzati.
Poco prima dell'armistizio, il 2 Settembre 1943, il servizio semaforico viene interrotto e la struttura abbandonata. Quindi il personale del semaforo abbandonò il sito ben sei giorni prima del 8 Settembre 1943. In data 2 Settembre 1943, venne emanato dall’Alto Comando Italiano un messaggio segreto, che andava distrutto subito tranne l’ultima pagina su cui si firmava per ricevuta se consegnato a mano, denominato MEMORIA 44 O.P., e presumibilmente per mere ragioni di ponte radio tale messaggio transitò per la postazione di Capo Palinuro e visto che prevedeva tra l’altro anche l’abbandono della postazione per azioni di sabotaggio e lotta militare. Di fatto si rimase senza ordini e la postazione semaforica venne evacuata. Nonostante gli ordini del Generale Whilheim Keitel, il Codice Nero, che prevedevano la distruzione di tutti gli impianti e strutture militari, le truppe tedesche ritirandosi non sabotarono la postazione semaforica. La situazione di sbandamento generale dura sino ai primi mesi del 1944, allorquando il servizio riprese in modo regolare: le osservazioni meteorologiche del personale congiunto della Marina e dell'Aeronautica, ciascuno per i propri compiti. La convivenza perdurò fino a metà degli al 18 Aprile 1955, In tale data avvenne il trasferimento del personale della Marina, in quanto il servizio di segnalazioni non era più necessario visto l'avvento della radio di bordo. La categoria dei “segnalatori” della Marina venne soppressa. La struttura fu quindi interamente adibita a stazione meteorologica e come per altri siti dell’Aeronautica, a causa del suo isolamento prenderà il nome di “teleposto”.

CENNI POSTALI

In relazione all’utilizzo del timbro in questione sul 100 lire Democratica, mostrato all’inizio dell’articolo, non ne è chiaro il motivo. La foggia del timbro presumibilmente non è di origine postale, né potrebbe esserlo per i motivi ampiamente discussi sopra, pertanto l’utilizzo potrebbe essere o di natura amministrativa o, ipotesi tra le più probabili, su un telegramma (con forse di altri valori) quale pagamento per il diritto di inoltro del telegramma stesso. Si ricorda, infatti, che il costo dell’inoltro di un telegramma all’epoca poteva essere assolto in contanti o con francobolli che andavano apposti sullo stesso. Infine l’elevato importo di 100 lire nel Novembre 1949, quando la lettera semplice scontava 20 lire, sembra avvalorare tale uso.

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