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Il semaforo di Capo Palinuro (parte II)

di Sergio MENDIKOVICH ed Aniello VENERI (L'Occhio di Arechi n. 50)

Nel nostro precedente articolo: "il semaforo di Capo Palinuro", sono state descritte le vicende storiche e i risvolti postali dell’impianto semaforico di Capo Palinuro. Riguardo l’aspetto postale, in mancanza di documentazione idonea a comprendere la natura dell’annullo del francobollo mostrato nello scritto, si è detto quanto segue:

“In relazione all’utilizzo del timbro in questione sul 100 lire Democratica, mostrato all’inizio dell’articolo, non ne è chiaro il motivo. La foggia del timbro presumibilmente non è di origine postale, né potrebbe esserlo per i motivi ampiamente discussi sopra, pertanto l’utilizzo potrebbe essere o di natura amministrativa o, ipotesi tra le più probabili, su un telegramma (forse accompagnato da altri valori) quale pagamento per il diritto di inoltro del telegramma stesso. Si ricorda, infatti, che il costo dell’inoltro di un telegramma all’epoca poteva essere assolto in contanti o con francobolli che andavano apposti sullo stesso. Infine l’elevato importo di 100 lire nel Novembre 1949, quando la lettera semplice scontava 20 lire, sembra avvalorare tale uso”.

Oggi, esaminando meglio il caso e in particolare le “Istruzioni sul servizio dei telegrammi e marconigrammi”, possiamo affermare che l’ipotesi da noi avanzata, e cioè che il francobollo fosse servito a pagare la tassa di un telegramma semaforico, appare fondata.
Infatti, alla regola generale che imponeva il pagamento in denaro delle tasse telegrafiche, c’erano diverse eccezioni, tra le quali poteva essere compresa quella dei telegrammi semaforici, anche se nelle citate “Istruzioni” non ne viene fatto esplicito cenno.
I francobolli andavano applicati sul modulo di telegramma in partenza Mod. 25 e annullati col bollo a data in dotazione al Semaforo. L’annullo di cui ci siamo occupati è di foggia inconsueta, ma non è escluso che fossero così anche i bolli di altri semafori che hanno svolto il servizio nel dopoguerra. Il fatto è che non li conosciamo, perché devono essere rarissimi i casi di telegrammi semaforici di cui è rimasta qualche documentazione. L’annullo in questione riguarda un caso a nostra conoscenza finora unico di telegramma privato accettato direttamente da un Semaforo, e per migliore comprensione mostriamo una ricostruzione del bollo nella sua interezza.


A complemento di quanto pubblicato in precedenza, mostriamo anche una cartolina di servizio modello n°1571 di catalogo, spedita dal Semaforo di Capo Palinuro in data 4 marzo 1941 e indirizzata al Comando Superiore C.R.E.M. - Ufficio di Statistica - La Spezia.
La cartolina, oltre al grande lineare “R° SEMAFORO CAPO PALINURO”, reca un eguale lineare molto più piccolo, nonché l’ovale di franchigia con grande stemma di Stato in alto, e il bollo a data con frazionario dell’ufficio postale di Palinuro presso il quale la missiva è stata impostata (il frazionario è tuttora 57/139).
Va precisato che i Semafori erano abilitati esclusivamente al servizio telegrafico, pertanto la loro corrispondenza in partenza doveva necessariamente essere spedita dal più vicino ufficio postale.
L’ovale con dicitura “R.R. POSTE – SEMAFORO DI CAPO PALINURO – PALINURO” che si apponeva sul riquadro in alto a destra ove vi era la scritta “Timbro postale in franchigia”, era necessario che fosse presente per ottenere che l’invio a destino avvenisse in franchigia postale.

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