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Non riesco a venire a capo di questo dilemma, partendo dal presupposto che sia tutto originale anche perchè a parer mio non vedo il motivo per non esserlo, questa missiva parte da Parigi per Milano avrebbe dovuto avere come minimo una tassazione pari a 10 decime o 1 Franco essendo una 9ª distanza superiore a 800 Km., come potete ben vedere riporta la tassa pari a 3 decime.
 
Ho provato a seguire diverse possibilità tipo:
 
il 3 indica 3 franchi, la lettera con un peso tra da 11g a 15g (escluso) x questo 2 volte la tariffa di primo porto in più, cioè 20 decime + 10 decimes = 30 decimes o 3 franchi, però non trovo il peso manoscritto.
Non riesco a trovare una giusta risposta.
 
Attendo fiducioso un Vostro AIUTO.

Antonio



Dubbi sulla data:
all'interno data del 21 gennaio, timbro in arrivo del 29 gennaio: normalmente la staffetta da Parigi a Milano impiegava quattro giorni, perché 8 giorni?
 Sarà stata spedita successivamente al 21 gennaio? può essere, ma allora perché per staffetta pagando il triplo del porto quando una lettera normale impiegava sullo stesso percorso nove dieci giorni? però tutto può essere.
 Normalmente avrebbe dovuto essere segnata la tassa al verso pagata a Parigi dal mittente (non c'è traccia) e il timbro estaffette.
 Ma prendendo per buona la scritta rilevo l'anomalia della tassa al recto.
 Una mia interpretazione: la lettera risulta spedita a Milano (Regno d'Italia)dunque anche se ecc. eccetera uno stato formalmente estero. Quindi le poste del Regno d'Italia si trovano tra le mani una lettera senza segni di tassa, cosa possono recuperare dall'impero francese per il percorso interno? niente!!! allora decidono di tassarla a Milano e far pagare al destinatario 3 soldi come spettanza del "diritto italiano" previsto da una norma del 1811 per la posta proveniente dall'impero.
 
Raffaele Ciccarelli

vai a Alcuni commenti sulla lettera da Parigi del 21 gennaio 1813 di Marino Bignami


Scrive Raffaele Ciccarelli:


Sono due lettere del periodo Dauchy che abbisognano di una interpretazione per la tassa riguardante il percorso toscano perché per quello ligure (impero) è tutto chiaro.
 Dunque:
 a) lettera del 30 gennaio 1808 (tassazione secondo il metodo frances) le due righe si riferiscono a 11 cosa? crazie? oppure significano uguale alla tassa 3, vale a dire 6 soldi toscani= 3 decimes per una distanza da 100 a 200 km? (confine impero-Firenze?)


 b) lettera del 2 aprile 1808 (secondo giorno della reintroduzione tassazione del Regno d'Etruria periodo 1/4-31/10/1808) tassa 18 crazie? e perché?
 

Risponde Giovanni Sguerri:

secondo me la lettera a) ha la tariffa toscana in lilla con 2 barre cioè 2 crazie di porto interno, mentre la lettera b) ha la tariffa di 2.8 cioè 2 soldi e 8 denari di porto interno.

riflessione di Raffaele Ciccarelli:

mi sembra che siamo alla metà dell'opera e questo è un buon passo in avanti vediamo se riusciamo a concludere.
 Dunque:
considerazioni lettera a) con le due barre del 30 gennaio 1808, dovremmo essere come dallo studio di Roberto Monticini (Le tariffe postali toscane nel cosiddetto periodo "Dauchy") nel periodo novembre 1807-31 marzo 1808, quando viene introdotta la tariffazione con il metodo francese.
 1 DUBBIO: perchè vengono segnate le due barre e non il due? e se mai si dovrebbe trattare di decimes e non di crazie
 2 DUBBIO: la distanza tra il confine (Sarzana) e Firenze dovrebbe essere tra i 100 e i 200 Km. quindi 2^ distanza tassa 3 dec. Allora perché 2 dec.(due barre)? Azzardo una mia interpretazione: due barre equivalente di tassa 3 già segnata ?
 
considerazioni lettera b) con tassa 2.8 (ottima e precisa l'intuizione di Guerri) periodo dal 1 aprile 1808 al 31 ottobre 1808 decreto dauchy tassazione in crazie
 DUBBIO: questa tariffa la vedo nella tabella solo per le lettere in partenza da Livorno con savracoperta. Questa pesa 20 come si vede a sn in alto e va a Firenze, quindi mi sembra che ci sia qualcosa che non quadra nell'entità della tassa.

 


da Gargnano a Briançon

Trattasi di un frontespizio di una letterina, non superiore a 6 grammi, partita da Gargnano, sul lago di Garda, nel novembre del 1809 per Briançon.

Ti elenco i miei dubbi:

- perché non si notano i segni postali di transito di Salò e Brescia da cui sicuramente la missiva è passata ?
- perché la tassa è di 10 déc. quando la distanza è inferiore agli 800 km. ?
- è stato impresso al Bureau Français di Milano il timbro rosso acquoso (poco chiaro) L.T.MILANO, qual'è il suo significato?
- rosso acquosa è anche l'altra impronta RAUME D'ITALIE PAR (?)TURIN di cui mi domando da chi è stata apposta.

Ringraziando anticipatamente, saluto.

Oreste Cagno-Toscolano

prima di rispondere, occorre fare una premessa. Il sistema postale del Regno d''Italia napoleonico era diverso da quello dei Dipartimenti francesi. Pertanto, quando la lettera partì da Gargnano essa dovette essere identificata, all'atto della spedizione, con l'indicazione di provenienza ("da Gargnano"). Altrimenti, in caso di non recapitabilità le Poste francesi non avrebbero saputo su chi rivalersi (nel Regno non esisteva l'operazione del déboursè). Così come alla partenza non veniva indicato il peso, che era compito della stazione di transito valutare, assieme alla tassa dovuta.

La lettera partì con la malleèposta per Milano, transitò bensì per Brescia ma entro la sacca chiusa. Ecco perchè non c'è nessun bollo di transito bresciano. Milano, capitale del Regno e non il Bureau Français, controllava tutto ciò che le perveniva, destinato alla Francia. Fu quindi Milano a tassare la lettera e valutarla in base al peso, per 1 franco (10 décimes). Bollata con il L.T. (lettera transito) di Milano la lettera proseguì nella sacca per Torino, stazione di entrata della posta da Milano diretta in Francia.
Torino, che era nel Dipartimento francese 104, bollò a sua volta per l'entrata in territorio metropolitano francese con REAUME D'ITALIE PAR TURIN, cioè lettera che viene dal Regno d'Italia e che proseguirà per la destinazione finale tramite Torino.
In caso di non recapitabilità, o di rifiuto del destinatario a pagare la tassa, questa lettera tornerà a Milano, via Torino e Milano, tramite Brescia, farà pagare al mittente quanto dovuto più la quota per la rispedizione.

Edoardo P. Ohnmeiss

Riguardo alla lettera da Gargnano a Briançon chiedo un parere sull'uso del bollo MILANO/L.T, che il Dott. Ohnmeiss da per scontato, in luogo del MILANO/L.I. Personalmente mi sarei aspettato di trovare sul frontespizio proprio il bollo LETTERE ITALIANE dato che la lettera procede da una località interna al Regno Italico e non è in transito da altri Paesi. A tal proposito allego una lettera del 1809 da Augsburg a Torino prima timbrata con il bollo MILANO/L.T. e poi ribollata con il regolare, almeno secondo me, bollo MILANO/L.I. quando ci si accorse che il mittente aveva già provveduto a pagare la prima tratta fino a Milano. Al destinatario rimaneva da pagare solo la tratta da Milano a Torino.

Francesco Luraschi

 


da Fabriano a Roma 14 settembre 1810
Gentilissimo sig. Monticini,
possiedo una lettere del periodo napoleonico, di cui allego la scansione, per la quale non riesco a decifrare la tariffa. C'è qualcuno dei lettori/collaboratori de "il Postalista" che può cortesemente aiutarmi?
 
lettera da Fabriano a Roma, 14 settembre 1810. Sul fronte il manoscritto "3", al verso "16"
 
Grazie anticipatamente.
 
Enrico Carsetti
la lettera, da Fabriano a Roma del 14 settembre 1810, è stata spedita in Periodo del Regno d'Italia napoleonico, la tariffa, espressa in "décimes" è relativa alla II distanza (ossia 3 décimes), ritengo che il numero 16 sia una indicazione non postale, forse di rubricazione apposta in arrivo. Il datario "17 SEPT BRE" è dell'ufficio francese in Roma,
Edoardo Paolo Ohnmeiss

Vorrei proporre una mia interpretazione sulla lettera da Fabriano a Roma del 14 settembre 1810:
Fabriano, all'epoca, faceva parte del Regno d'Italia e Roma di un dipartimento dell'Impero francese. La missiva, dunque, scontava le tariffe per l'estero, più precisamente per un "estero limitrofo". 
Il Decreto 2 gennaio 1808 al riguardo fissava una tassa di spedizione di 16 centesimi (riscossi in partenza e segnati al verso), ed una tassa di distribuzione di 28 centesimi, spesso arrotondati a 3 décimes (come dice lo stesso Ohnmeiss nel suo "Metodi e bolli postali napoleonici"); così, riterrei che il 3 copra la distribuzione che veniva riscossa in arrivo.
Fabrizio Salami
 

da Fabriano a Recanati 18 novembre 1815
Gentilissimo sig. Monticini,
possiedo una lettere del periodo napoleonico, di cui allego la scansione, per la quale non riesco a decifrare la tariffa. C'è qualcuno dei lettori/collaboratori de "il Postalista" che può cortesemente aiutarmi?
 
lettera da Fabriano a Recanati, 18 novembre 1815 (periodo del governo austriaco). Sul fronte il manoscritto "3". Nessuna indicazione al verso.
 
Grazie anticipatamente.
 
Enrico Carsetti
la lettera, da Fabriano a Recanati del 18 novembre 1815, è stata spedita in periodo di Restaurazione (Governo Austriaco Provvisorio) e sconta la Tariffa pontificia di 3 bajocchi.
Edoardo Paolo Ohnmeiss

   

 
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