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  Il servizio sanitario delle truppe toscane nel 1848
Sergio Leali
Le "divise uniformi" degli impiegati
delle Poste Granducali - 1835

PERCORSO: Curtatone e Montanara e la P.M. Toscana > questa pagina

Recentemente ho avuto modo di consultare il volume Rendiconto generale del servizio sanitario dell’Armata Toscana spedita in Lombardia per la guerra dell’indipendenza, compilato dal prof. FERDINANDO ZANNETTI chirurgo in capo della detta armata. È un libro estremamente prezioso, praticamente introvabile, se non in copia anastatica. Fu pubblicato in Firenze nel 1850 per i tipi della Tipografia Italiana.

Ferdinando Zannetti nacque a Monte Savino in provincia di Arezzo nel 1801. Dopo essersi laureato e abilitato a Firenze alla professione di chirurgo, ebbe come primo incarico quello di Chirurgo fiscale, paragonabile a medico condotto dei tempi recenti. Si distinse in particolare per la propria opera in occasione dell’epidemia di colera del 1835. Intraprese poi la carriera universitaria come professore di Clinica chirurgica nella Scuola di Perfezionamento di Firenze e di Anatomia presso l’ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze. Lo stesso incarico rivestiva nel 1848 quando partì come volontario per recarsi nei campi della Lombardia. Morì a Firenze all’età di 80 anni.

La mattina del 22 marzo, Zannetti, mentre era schierato con gli altri volontari nel piazzale del Forte San Giovan-Battista a Firenze, fu scelto dal capitano Bartolommeo (sic) Fortini, comandante del 1° battaglione dei Volontari Fiorentini, a rivestire la carica di Chirurgo maggiore del detto battaglione. Cercò in tutti i modi di essere esentato da tale compito, ma, temendo di essere accusato di insubordinazione, dovette, suo malgrado, accettare.

Nonostante rivestisse questo importante incarico egli volle condividere con gli altri volontari tutti i disagi ai quali erano sottoposti, con l’intento di rendersi conto personalmente delle difficoltà che i militi dovevano affrontare durante le continue ed estenuanti marce intervallate solamente da brevi riposi in capanne o all’addiaccio. Tutti i volontari erano animati dal comune scopo della guerra e dalla speranza antica, che trasfusa dai parenti ai figli, nascer dovrebbe col nascere di ogni italiano per conservarsi e possibilmente effettuarsi durante la vita di ognuno di noi.

Dal continuo contatto con i commilitoni, Zannetti si rese conto come da questi disagi potessero insorgere malattie e infermità e come uno dei motivi di maggiore disagio derivasse dalle scarpe inadatte a queste logoranti marce. Infatti le calzature erano strette verso la punta, con tacco troppo alto, con suolo non grosso abbastanza per resistere all’impressione delle acute irregolarità del terreno, e la poca attenzione che i soldati riservavano ai loro piedi. Per alleviare questi disagi, Zannetti fornì fin da subito vari suggerimenti quali il pediluvio con acqua e aceto, il successivo massaggio con sego e consigliava di indossare calze a soletta sottile. Particolare cura era da destinare anche agli occhi sottoposti ai raggi del sole e alla polvere alzata durante le marce. Pure in questo caso, il medico consigliava la detersione con acqua e aceto, suggeriva inoltre di non bere in modo smodato vino e bevande spiritose, di mangiare lentamente e in modo moderato e di evitare di abbeverarsi a fonti di acqua fredda che poteva provocare disturbi allo stomaco.


Nel Rendiconto Zannetti descrive anche le varie tappe per giungere a destinazione, si sofferma in particolare su quella effettuata a Viadana quando venne consegnata la Bandiera Nazionale, la Bandiera di Dio, giusto confinatore delle nazioni. Su essa tutti i militi giurarono di difenderla, e il giuramento non fallì nei campi di Montanara e Curtatone. Il medico ricorda poi con commozione e trepidazione quando, nonostante non si sentisse all’altezza di rivestire un così importante e gravoso incarico, il 28 aprile fu nominato chirurgo in capo dell’Armata toscana dal Capo di Stato maggiore, Carlo Corradino Chigi. Il nome di Zannetti era stato suggerito dal comandante supremo delle truppe toscane, il tenente generale Cesare d’Arco Ferrari.

Altro momento importante fu l’invito da parte dello stesso Chigi di redigere un servizio sanitario valido per tutta l’armata. Nel giro di pochi giorni, egli fornì un piano particolareggiato e di grande efficacia.
Riporto di seguito alcuni brani significativi che danno la misura della notevole capacità organizzativa di questo impareggiabile medico.

Quadro del personale sanitario per i volontari nel primo periodo

1° BATTAGLIONE

- Prof. Zannetti, chirurgo maggiore
- Dott. Francesconi Pietro
- Dott. Cianchi Ferdinando
- Dott. Formigli Cammillo (sic)

2° BATTAGLIONE

- Prof. Giorgio Pellizzari, chirurgo maggiore
- Dott. Paganucci Salvatore
- Dott. Orselli Luigi
- Dott. Barellai Giuseppe

(Nota: dopo la nomina di Ferdinando Zannetti a Chirurgo in capo dell’Armata toscana i due battaglioni furono unificati in un’unica colonna della quale il prof. Pellizzari divenne Chirurgo maggiore; gli altri medici assunsero l’incarico di Chirurghi di Battaglione).

Sistemazione

1° - Sia per ora dichiarato che l’ospedale di Bozzuolo siccome primo spedale permanente nella linea di marcia retrocedente, quando questa dovesse aver luogo. E dicasi il primo spedale permanente, perché potrebbe bene occorrere di averne ad istituirne altri, e sempre nella linea che dovrebbe essere seguita in una ritirata, appunto per potere trasportare tutti quelli fra i malati esistenti in questi, i quali pella gravezza o pella qualità del male non potessero camminare a piedi. In questi spedali poi sarebbero anco maggiormente assicurati quei disgraziati, i quali pella fierezza e pella qualità della malattia non si concedesse il trasportarli, e che dovessero rimanere o affidati alla cura dei medici e chirurghi del paese, od anco sotto la tutela di uno dei chirurghi di battaglione sia tratto a sorte, sia scelto per anzianità retrograda, sia infine volontario offertosi per tale pietoso offizio.
(Nota: Esempio luminosamente nobile e altamente filantropico fu offerto dall’ottimo e bravo Dott. Giuseppe Barellai medico nel campo di Montanara, il quale nel giorno 29 maggio preferì la prigionia propria in un con quella dei feriti affidati alla sua cura, anziché colla fuga salvarsi, lasciando nella disperazione tutti quei disgraziati).

2° - Siano fissati in detto ospedale, e quando abbisogni in altri ancora, un medico e un chirurgo che possano assistere i feriti e i malati con tutte le cure volute dall’arte e dalla qualità di morbo. E questi, quando possibile, siano Toscani a conforto maggiore dei feriti Toscani.

3° - Siano ricevuti in detti spedali i malati che vi verranno o accompagnati coll’opportuno foglio d’invio fatto o firmato dal chirurgo maggiore di ciascun reggimento e dal chirurgo di battaglione, e ugualmente non possano uscirne e ritornare nel campo rispettivo che accompagnati dal certificato di guarigione del medico o del chirurgo, secondo la qualità del morbo da cui fu afflitto il milite risanato; vidimato dalla firma del chirurgo direttore.

4° - In ciascun campo si trovi una carretta comoda e leggera per trasportare i malati nello spedale di Bozzuolo, o in altri spedali consimili. In questa carretta sia tirata una tela a modo di coperta, e sia posta della paglia e del fieno nel fondo, o meglio, potendo, una materassa.

5° - …

6° - In ciascun campo, nel casamento il più prossimo e dal lato verso il quale, secondo le istruzioni del Colonnello comandante, dovranno appoggiarsi le colonne nel caso si dovesse decampare, si apra una casa d’ambulanza, o uno spedale di deposito temporario per situarvi solamente feriti, e questi per tutto il tempo voluto onde procedere all’amministrazione dei primi ed in dispensabili soccorsi.

7° - …

8° - In ciascun campo si trovi, almeno per ora, un furgone di ambulanza coperto d’incerato, e con entro comodi per sedervi, e comodo per starvi distesi secondo il bisogno e la gravità dei feriti. In detto furgone e sul davanti si collochino la cassa col materiale pelle medicature prime e non ritardabili, siccome in altre parti, senza imbarazzare l’interno, siano situati i letti da trasporto, le ferule ecc.

(Nota: Zannetti riporta che un carro fu donato dagli abitanti di Marcaria e tre da gentili signore di Milano, questi ultimi dirottati poi in altrettanti Campi).

9° - …

10° - In ciascun campo abbiasi un chirurgo maggiore e tre chirurghi detti secondi. Come pure degli infermieri e dei giovani aiutanti ai chirurghi, e questi e quelli da eleggersi dal chirurgo maggiore, e del Generale comandante.

11° - Nel caso di dover essere spedita una grossa avanguardia, o formata una colonna media per frazioni tolte dalle colonne dei diversi campi, il chirurgo maggiore di quel campo da cui saranno state tolte le frazioni più numerose dovrà assegnare un chirurgo, alcuni infermieri, il necessario pelle medicature e pelle operazioni, e potendo un furgone, avendone due, o domandare subito un altro mezzo da trasportare i feriti e i malati che potessero verificarsi in detta colonna.

12° - Il furgone, od altri mezzi che poco distanti dal luogo del combattimento, e tutelati dal fuoco, e sempre sulla linea di ritirata regolare si presteranno a concentrarvi alcuni feriti e medicarli, avranno essere sotto la direzione del chirurgo maggiore di ciascun campo, il quale avrà grande cura di inviare via via i feriti nello spedale d’ambulanza il più vicino.

Applicazione dell’assistenza Medico-Chirurgica

1° - Il chirurgo maggiore del campo si troverà sempre nei luoghi di maggiore utilità pei feriti. Però non si ricuserà ad alcuna operazione, e la eseguirà, a meno che il ferito o l’operando non abbiano difficoltà di essere operati da un altro dei chirurghi, e d’altro lato il chirurgo maggiore non possa soccorrere a tutti con quella celerità ricercata in alcune occorrenze.

2° - Il chirurgo maggiore si troverà però nel punto ove, durante la battaglia, sarà stato fissato il luogo di concentramento dei feriti, e quindi però questi tutti dovranno essere condotti.

3° - I chirurghi suddetti aiuteranno il primo, e faranno quelle operazioni che in un ferito, appena ritirato dalle righe, si rendessero indispensabili, e non ritardabili di un minuto. Però avranno cura, per non perder tempo a danno di altri, di non avventurare subito nel campo che le operazioni di estrema urgenza.

4° - Il numero degli infermieri e dei giovani chirurghi assistenti sarà maggiore o minore secondo le occorrenze, ed a scelta del chirurgo maggiore di ciascun campo.

5° - Parimenti il chirurgo maggiore di ciascun campo nominerà un farmacista che presieda nella casa d’ambulanza alla confezione dei rimedi, dei decotti, del brodo ecc.

Personale

Il personale forma la parte più necessaria, e d’altro la più delicata, sia per non offendere l’amor proprio e l’anzianità di alcuno, sia poi per rassicurare la quiete e la fiducia dei militi, o di quelli che vanno ad esporre la propria vita. E nel caso attuale o in quest’attuale accampamento, la delicatezza addiviene ancor maggiore, in quanto che trattandosi di armata composta di Volontari o di Milizie Cittadine, e di Milizie stanziali o regolari, le famiglie dei primi esigono che il chirurgo maggiore abbia tale una rinomanza o tale una posizione sociale che gli acquisti fiducia e tranquillità. E siccome il numero dei volontari supera per ora in alcuni campi il numero delle milizie stanziali, e siccome fra i volontari si hanno chirurghi professori e conosciuti ormai in tutta la Toscana, parrebbe prudente avviso e necessaria risoluzione quella di chiamare, solo però finché dura questa spedizione, a chirurgo maggiore nel campo comandato dal sig. Colonnello Giovannetti il sig. Prof. Pellizzari, già chirurgo maggiore della 2a colonna dei Volontari Fiorentini, e nel campo comandato dal sig. De Laugier il prof. Carlo Burci, già chirurgo maggiore del Corpo universitario. (Nota: Il Prof. Burci non andò altrimenti al Campo di Curtatone perché fu chiamato direttore dello Spedale di ambulanza creato in Castellucchio).

I chirurghi maggiori sigg. Pellizzari e Burci informeranno delle necessità di ciascun campo dal lato igienico-sanitario; ed avranno perciò la suprema direzione di questo quanto alla igiene.

ORGANIZZAZIONE SANITARIA

1 - Ciascun Battaglione, o Civico, o Militare, abbia un furgone d’ambulanza coperto di tela incerata avente dei sedili sui lati, e delle materasse nel centro.

2 - Sotto i sedili siano i comodi per tenervi ferule da fratture, tavole e letti da trasporto, e composti questi di striscie di tela infilzati pelle loro estremità in due bastoni lunghi oltre l’altezza di un uomo, e di questi e di quelli due per furgone.

3 - Ciascun furgone abbia sul davanti il modo di collocarvi la cassa con gli attrezzi e medicinali opportuni pelle medicazioni.

4 - Ciascun furgone abbia comodo montatoio.

5 - Ciascun Battaglione abbia una carretta a due ruote bene equilibrata, e a due stanghe per tirarsi da un uomo solo, e capace di contenere anco tre feriti.

6 - Ciascun Battaglione abbia un mulo o cavallo che porti due ceste per collocarvi il necessario, onde assistere subito quelli che si ritirano via via dalle righe.

7 - Ciascun Battaglione abbia un discreto numero di chirurghi, i quali possano servire nel bisogno per soccorrere anco i poveri feriti nelle ambulanze fisse.

8 - Vi abbia una medicheria ambulante e generale che possa rinfrescare di materiale opportuno d’altre speciali ambulanze.

9 - Si abbiano uno o due spedali fissi in luogo distante dai Campi, in posto sano (e per ora per noi quello di Bozzuolo sarebbe ottimo), nel quale s’inviino quelli che si fanno malati di febbre, e quelli operati e feriti che hanno avuto la prima assistenza, o fra le righe, o sul furgone dell’ambulanza. In questo spedale, nel quale potrebbe pur farsi numeroso molto il novero dei malati, sarebbe provvedimento utile inviare un medico ed un chirurgo, i quali al caso nostro potrebbero togliersi dalle colonne Civiche.




Suggerimenti

La prima misura è tutta igienica, e consiste nel fare amministrare a ciascun milite, o Civico o Militare, un’oncia di acquavite per mattina, una mezz’oncia almeno di tabacco pure giornalmente, un poco di aceto per lavarsi mattinalmente il viso, gli occhi e le mani, ben inteso già che questo in piccolissima quantità si unisca a molta acqua; ed infine parrebbe prudente il fare preparare dei lenzuoli di tela incerata a lunghezza semplice, ed a larghezza doppia di uomo, i quali sotto le piogge posti sul terreno fradicio impedirebbero al milite il contatto di un’intera notte in terreno umidissimo, e col resto della larghezza cuoprir potrebbero il corpo dalla pioggia, procurando però di tenere quest’ultima porzione distinta dalla persona. Questi lenzuoli nei giorni asciutti ed al terreno asciutto possono con solo quattro ritti servire di tenda che ripari dal gran sole, e nelle notti estive dalle abbondanti rugiade in luoghi umidi come sono questi intorno Mantova. Ciascun milite poi potrebbe portarlo rotolato sul suo sacco.
L’altra misura sarebbe provvisoria fino a che non fossero approntati i furgoni indicati ai titoli 1 e 2. E consisterebbe nell’approntare subito un furgone almen per ogni due Battaglioni. Ed in tal modo i Battaglioni che si trovano nel campo di Curtatone ne avrebbero uno; quando questo venisse sgombrato da tutto quello che contiene, e per cui basterebbe un carro ordinario.
Parimenti uno se ne avrebbe qui in Castellucchio, e sarebbe quello che ha il suo incerato, e del quale si serviva il R. Commissario di Guerra, e che il chiar. sig. Paoli dice aver ottenuto per uso sanitario.
Un furgone mancherebbe ai Battaglioni che sono in Montanara, a meno che, sgombrando il carriaggio che hanno là pieno di tutti i bagagli dell’ufficialità cui supplire potrebbe un altro carro qualunque, venisse quello provvisoriamente assegnato pel solo scopo di un’ambulanza.

Zannetti non mancò anche di suggerire un REGOLAMENTO DISCIPLINARE e per gli Spedali provvisori d’ambulanza, e per i Campi

1° - In ciascuno spedale d’ambulanza, nonché negli spedali civici, quando se ne profitti, saranno inviati i malati secondo la gravità loro, e saranno accompagnati con foglio di spedale indicativo del nome, cognome, ed età del malato, più della qualità del morbo per cui è mandato allo spedale, della Compagnia, del Battaglione e del Reggimento cui appartiene; ed infine del giorno d’invio.

2° - Queste polizze d’invio saranno poste in filza, e conservate dal sig. Chirurgo in capo e direttore dello spedale.

3° - I malati non potranno uscire permanentemente dallo spedale che guariti; o per qualche ora come convalescenti, e collo scopo di fare qualche passeggiata col debito permesso del curatore.
Al partire definitivamente dallo spedale saranno muniti di una polizza d’uscita indicativa del giorno in che l’individuo guarito partiva dallo spedale, e sarà diretta o al Comitato, o al Comandante della Piazza, quando vi sia, per ricevere il foglio di via diretto pel rispettivo Campo o pel rispettivo Battaglione e Reggimento.

4° - I malati negli spedali dovranno conservare la più grande quiete, dovranno restare obbedienti al rispettivo Curante, al sig. Direttore dello spedale, e a tutti quelli che saranno assegnati a sorvegliarli.

5° - Il chirurgo in capo e direttore avrà la suprema vigilanza e direzione dello spedale: da esso dipenderanno gli altri curanti, e gli assistenti, in modo anco più rigoroso. Però invigilerà e farà invigilare perché i malati non manchino di alcuna delle cose bisognevoli, sia relativamente alla proprietà, sia alla ministrazione dei rimedi sia alla nutrizione più adatta e la più sufficiente. E più accoglierà benevolo i reclami dei malati di qualsivoglia natura.

6° - I chirurghi curanti negli spedali dovranno curare i malati supplendosi settimanalmente, quando il numero dei malati lo permetta, o prestandosi tutti giornalmente, se la quantità dei malati lo esiga.

7° - Gli assistenti si presteranno a tutto quel servizio che i chirurghi curanti ed il chirurgo direttore giudicheranno immanchevole.

8° - I chirurghi e gli assistenti all’occorrenza, e quando alcune emergenze lo vogliano, potranno essere trasferiti da uno in altro spedale, o da uno spedale in un campo, cambiandosi con i chirurghi e assistenti di questo, escluso l’assistente farmacista che non dovrà traslocarsi.

9° - Gli assistenti ed anco i chirurghi, ove trascurassero il loro dovere sicché gli infermi venissero a soffrirne, non adducendo motivo ragionevole, e reiterando nella trascuratezza, potranno essere espulsi, a proposizione del sig. Chirurgo in capo dell’armata, e poi infine all’Illmo. sig.Tenente Generale.

10° - mancante

11° - Alla porta di ciascun spedale sarà a piantone un Veterano, non capaci questi di altro servizio, per fare adempire gli ordini del sig. chirurgo direttore.

Campi

12° - Nei campi sarà un Chirurgo maggiore fisso, il quale avrà la suprema direzione pella distribuzione del servizio, e per la sistemazione dell’ambulanza, dovrà approvare tutte le domande che dai sigg. chirurghi del campo e dal medico saranno proposte come necessarie ed utili, sia pella stanza dell’ambulanza sia pel carro dell’ambulanza. Sarà responsabile del trasporto dei malati ai relativi spedali, non servendosi mai per questo trasporto del carro dell’ambulanza, il quale fornito di tutto il materiale pei casi improvvisi, e pelle medicature d’urgenza e del momento, non dovrà mai allontanarsi dal campo, che per andare a ricevere i feriti che verranno trasportati dai luoghi d’azione coi carretti e coi letti pensili, e per condurre questi allo spedale d’ambulanza più vicino.

13° - Il Chirurgo maggiore del campo sorveglierà rigorosamente la stanza dell’ambulanza, perché in questa non si trattengano che quei malati che vogliono un’osservazione per meglio caratterizzare la malattia, e che già ad un allarme o ad una ritirata potranno camminare da loro per agire col resto dell’armata.

14° - I Chirurghi dei campi potranno nell’urgenza adempire ogni operazione richiesta dal caso ed ogni cura, profittando degli oggetti e rimedii che sono nelle ambulanze.

15° - A ciascuna stanza d’ambulanza saranno assegnati due assistenti, dei quali uno sarà farmacista per preparare i medicinali uno studente chirurgia. Questi due assistenti unitamente al cocchiere di furgone o carro d’ambulanza penseranno anco alla conservazione del materiale e delle proprietà del carro dell’ambulanza.

16° - Nel caso di azione per cui si abbiano feriti, o necessitino braccia per trasportare questi con gli accennati mezzi nel carro dell’ambulanza, per non diminuire braccia nell’azione,e scemare o divagare le forze volute per opporsi al nemico, potrebbesi profittare di quelle persone che non prendono parte attiva nell’attacco. Così i zappatori, i bandisti ecc.

I suggerimenti, riportati ai punti 1 e 2 del Regolamento disciplinare, sono stati fondamentali per risalire ai nomi dei malati, ai tipi di malattie, all’ospedale nel quale furono ricoverati e alla data del loro ricovero e, dalle annotazioni sono state pura ricavate le notizie relative all’evolversi delle infermità. Tutte queste informazioni sono riportate nell’appendice del libro.

Possiamo indicare che il numero dei malati e/o dei feriti ricoverati nei vari ospedali e nelle ambulanze fu superiore a 1400; alcuni di essi più di una volta dovettero ricorrere ai sanitari per patologie differenti.

Le malattie riscontrate con maggiore frequenza furono le febbri di varia natura (n. 98), le malattie reumatiche (n. 39) e artritiche (n. 7), dovute più che altro alla vita all’aria aperta e in zone particolarmente umide, dolori in genere (16) e malattie polmonari (n. 22), causate spesso dall’aria poco salubre. Si registrarono malattie dermatologiche (n. 41), gastro-intestinali (n. 19), otorinolaringoiatriche (n.11), la debolezza e la magrezza (n. 13).

Sono segnalate anche malattie cardiache, coliche non ben precisate, ernie, distorsioni, infezioni e infiammazioni oculistiche, odontalgiche, uro-genitali, vascolari. Si verificarono anche cinque casi di tumore, uno di tetano, sette di epatite, uno di vaiolo. Ma la malattia dal nome più curioso è la sinoca nelle sue varie forme (gastrica, con gastricismo, con dolori, reumatica). Si tratta di una febbre infiammatoria con un corso uniforme provocata dalla vegetazione di germi putrefattivi.

Ovviamente il numero maggiore dei ricoverati (460) è rappresentato dai feriti. Furono colpiti in varie parti del corpo da armi bianche e da fuoco.

Interessanti sono gli elenchi che Zannetti fornisce riguardanti il materiale di carattere sanitario, richiesto e in parte fornito, destinato all’allestimento e al buon funzionamento delle ambulanze e i medicinali con i quali erano curati i malati e gli infermi. Di seguito riportiamo l’elenco:

Materiali

Aghi da cuciture, Aghi da legatura arterie, Balle (con entro fila, pezze e fasce), Bottoni da cauterio attuale, Bottoni da cauterizzare, Canne da serviziali, Cannucce da uretra e da orecchi, Carte di spilli germanici, Cassette da amputazione, Cassette da custodire ed estrarre denti, Cassette di ottalmojatrica, Cerotto di Achilon steso, Cinti, Cinture erniarie (destre e sinistre), Coppette di vetro di varia dimensione, Cotone od ovatta, Ferule da frattura delle gambe, Ferule lunghe da frattura della coscia senza serra-corpo, ma invece finestrate nell’estremità superiore in modo che due finestrelle restino più basse di altre due, onde poterle scorciare all’occorrenza, Refe incerato, Sospensori (a rete e semplici), Spugne non grandi, Teli, Teli da cerotto di Achilon disteso, Tirapalle, Torcolari.

Medicinali

Acqua di Menta, Acqua Santa Maria, Acqua vegeto-minerale, Acqua vulneraria, Amido, Boccette di sale ammoniacale spiritoso, Borace del commercio, Cartucce contenenti ciascuna grani sei d’ipecacuana, Cartucce contenenti ciascuna un grano di tartaro emetico, Etere Solforico, Farina di Semi di Lino, Fra fiori di malva, gramigna, e altre erbe di tal natura, Laudano liquido, Nitrato d’argento in cannelli, Olio di ricino, Olio vergine, Pani di consumé o di brodo, Pasta vescicatoria, Pillole composte ciascuna di grani tre di diagridio e da due di aloe, Prese di magnesia e rabarbaro alla dose di magnesia dramma una e mezzo, e di rabarbaro grani 4, Prese di segale cornuta polverizzata, e ciascuna di grani 6, Prese di sublimato corrosivo, e ciascuna di un grano, Prese di un’oncia di cremor da tartaro per ciascuna, Prese di un’oncia di sale inglese per ciascuna, Sale catartico, Sale di Chinino, Sale di Saturno, Sangue di drago, Senapa, Solfato di zinco, Spirito di vino canforato, Teli da cerotto di Achilon disteso, Unguento da Famiglia, Unguento rosato.

A proposito di farmaci e di cure ho trovato molto curiosa la relazione del farmacista Giovacchino Gozzini che il dottor Zei trasmise allo Zannetti assieme a materiale vario inviato dalle donne di Firenze destinato ai militi.

Per amministrarsi la polvere che troverai nella scatola di latta ricevuta dal farmacista Giovacchino Gozzini che tu bel conosci; la quale relazione potrai fare leggere anche al prof. Zannetti, giacché quella scritta da Bottai essendo concisa, manca un articolo che sembra a Gozzini da non doversi tralasciare. Il suddetto articolo è il presente, cioè:

“La detta polvere non serve soltanto per troncare il pericolo, e vincere le febbri, ma può servire anche come assoluto; è valido preservativo onde non essere da queste affetti tutti quegli individui che dovranno o pernottare, o respirare aria in quei posti umidi ecc.

Il metodo per adoperarsi come preservativo è il presente. Si metta nel vino in fusione un quarto d’oncia toscana di detta polvere in once quattro vino: questa vi si tenga almeno per ore ventiquattro, quindi colato con un panno si beva; con questo mezzo potranno essere preservati dalle febbri.

Quando le dette polveri poi debbano usarsi onde vincere gli accessi febbrili, allora preso un quarto d’oncia di dette polveri, infuse queste nel vino qualche ora prima di doversi somministrare, dovranno queste essere bevute assieme col vino, e questo deve succedere due ore prima che entri la febbre; una seconda porzione eguale alla prima si amministrerà ai due terzi dell’accesso febbrile; quando occorra amministrarsi anche la terza porzione, questa si dovrà amministrare due ore dopo terminata la febbre. Quando la febbre ricomparisse, caso ben raro, si principi col medesimo ordine la detta polvere. Avverti, essere necessario prima di prendere la detta polvere un purgativo.
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Giovacchino Gozzini, le fa i più sinceri saluti, e lo prega a far uso almeno come preservativo per se, delle dette polveri, e spera che se ne troverà bene, e che al momento che ella rimpatrierà, che sarà per lui un giorno fortunato, avrà la consolazione di sentire dalla sua bocca, che ella non ha mai sofferto di detta malattia. Accolga benigno i miei sentimenti, mentre mi segno con tutto il cuore.

Affez. Devot. Servitore
Giovacchino Gozzini

(Nota mia: Sarebbe interessante sapere di che polvere si trattasse e se fosse più efficace del vino nel quale si doveva mescolare. Penso che più di un militare ne abbia fatto un abbondante uso simulando magari sintomi febbrili che in realtà non aveva pur di bere vino in abbondanza!).

A proposito di farmacisti, Zannetti in varie parti del Rendiconto esprime elogi e ammirazione nei confronti di alcuni di essi che operavano nei paesi di poco distanti dai luoghi dove si trovavano i combattenti per la loro sollecitudine e perizia nel preparare i medicamenti più adatti. Non manca inoltre di ringraziare i Comitati dei Comuni di Gazzuolo, Viadana, Bozzuolo e Marcaria per la disponibilità nel fornire materiale e assistenza e i medici che vi operavano. Queste le sue parole che dimostrano la sua nobiltà d’animo e il grande senso patriottico: …Non sdegnate, o Signori, di accogliere queste sincere espressioni dell’animo tutte piene di gratitudine. E colla parola di fratellanza, e coll’abbraccio Italiano, concedetemi l’onore di essere pieno di stima.

Anche i cappellani sono stati citati, in particolare quelli della colonna dei Volontari lucchesi Giambastiani e Bardoni per lo zelo affettuoso ed efficace che posero nell’assistere in ogni maniera i nostri feriti.

In molte pagine del Rendiconto si parla di vino e di acquavite che, con una certa parsimonia, erano distribuiti ai soldati per evitare che durante le soste entrassero nelle osterie e bevessero smodatamente queste bevande. Per distribuire l’acquavite erano incaricate le vivandiere che ogni mattina a tutti i militi, prima della marcia, ne dispensavano una dose in misurini appositamente pensati e realizzati dallo stesso Zannetti e dal dottor Tommaso Cini. Lo stesso Chirurgo in capo, in una lettera inviata il 28 agosto da Pontremoli sulla via del ritorno, scrive:

Questa bevanda per mezzo del chirurgo maggiore o del chirurgo del Battaglione si fa preparare alla spezieria più vicina, o la si prepara da se, facendo immergere per ventiquattro ore la quantità di un’oncia di china pitaia soppesta in due libbre di acquavite; in appresso colata si amministra al modo indicato
”.
Da notare la data: 28 agosto!

Pure il tabacco veniva distribuito ogni mattina nella quantità di un’oncia.
Come fatto notare in precedenza, pure l’aceto era considerato un toccasana. In particolare, mescolato all’acqua, era consigliato per rinfrescarsi i piedi dopo le lunghe marce, per lavarsi il viso, le mani e gli occhi, ma anche mescolato con bevande acidulate era somministrato ai feriti d’arma da fuoco che, da questo miscuglio, traevano immediato sollievo tanto da essere desideratissimo.

Mentre l’attrezzatura chirurgica era sufficientemente al passo con i tempi, anche perché molti chirurghi e medici si erano portati da casa i vari strumenti, i medicinali erano piuttosto poveri e di incerta efficacia decisamente lontani da quanto siamo abituati ai giorni nostri.

Gli strumenti chirurgici erano prevalentemente costituiti da vari tipi di bisturi, da coltelli falcati e semifalcati, da forbici con punte diritte e ricurve, da lacci emostatici da una notevole varietà di seghe, che quasi farebbero invidia a un moderno falegname. Esse erano utilizzate per le amputazioni, che venivano effettuate con una certa frequenza per evitare che si formasse la cancrena. Inoltre vi erano strumenti adatti per l’estrazione di pallottole come i tirapalle. A proposito di questi ultimi attrezzi, è da ricordare che fu lo stesso Zannetti che estrasse dalla gamba di Garibaldi il proiettile che lo aveva colpito durante lo scontro avvenuto il 29 agosto 1862 sull’Aspromonte.

Per quanto riguarda i medicinali, oltre a quelli realizzati con prodotti naturali, ne citiamo alcuni che ritengo curiosi e per lo più abbandonati.

Ad esempio il cerotto di Achilon è un medicamento a base di piombo, resine o gomma, il cremor di tartaro altro non è che tartrato acido di potassio, che si deposita sul fondo o sulle pareti delle botti e che veniva usato prevalentemente come purgante. Il laudano è un prodotto ricavato dall’oppio, usato come antidolorifico e antidiarroico. La farina di semi di lino, come impiastro caldo da appoggiare sul petto, era utilizzata per curare bronchiti o per altre malattie respiratorie. Per le anestesie e in qualche caso come disinfettante si usava l’etere solforico. Il sangue di drago, che è un prodotto vegetale ricavato da cortecce di alberi, serviva per curare le ferite e combattere le infezioni.

 

Cesare De Laugier comandante in capo delle truppe toscane


Una scena della battaglia del 29 maggio 1848

Un rustico carro con il quale si trasportarono numerosi feriti
della battaglia di Curtatone e Montanara

(disegno a matita di Alessandro Lanfredini – Museo Civico, Pisa)


Dislocazione delle strutture sanitarie

Nella seconda metà del mese di maggio la dislocazione delle strutture sanitarie era stata così delineata dal chirurgo in capo Zannetti:

Spedale di Viadana: D. Carlo Burci chirurgo direttore
  D. Petronio Costetti chirurgo
D. Francesco Belluomini chirurgo
D. Allegri (pello spedale civile)
D. Simi assistente
D. Perondi assistente
D. Landriano assistente
Spedale di Gazzuolo: D. Giorgio Pellizzari chirurgo direttore
  D. Amedeo Bosi chirurgo
D. Lodovico Cianchi chirurgo
D. Francesco Piazza assistente
D. Bernacchielli assistente
Spedale di Marcaria : D. Andrea Ranzi chirurgo direttore
  D. Squarci chirurgo
D. Frosini assistente
Spedale Civile di Bozzuolo: D. Formigli medico
Spedale di Castellucchio: D. Gaetano Grossi chirurgo
  D. Ferdinando Paoli assistente
D. Buonamici assistente
Campo di Montanara:  
Volontari
D. Paganucci Chirurgo Maggiore
D. Pietro Francesconi Chirurgo
D. Francesco Vaccà Chirurgo
D. Nericci Chirurgo
D. Nesi Chirurgo
D. Giuseppe Barellai Medico
Nannini Speziale

Milizia
D. Giovanni Cecchi Chirurgo Maggiore
D. Venturucci Chir. per i Civici addetti al servizio Militare
D. Orselli Chirur. per i Civici addetti al servizio Militare

Campo di Curtatone:  
Volontari
D. Gozzini Chirurgo Maggiore
D. Trinchi Chirurgo
D. Nistri Chirurgo
D. Vitale Bugiano Medico
L. Paolini Farmacista
Milizia
D. Balzano Chirurgo militare
D. Boncinelli Chirurgo militare
D. Formigli Chirurgo Civico
Quartier Generale delle Grazie  
Pr. Zannetti chirurgo in capo
D. Lodovico Paoli chirurgo maggiore militare
D. Bartalini chirurgo militare
D. Celli chirurgo militare
D. Mannaioni chirurgo volontario addetto
D. Bernardini chirurgo volontario addetto
D. Carpentier medico
 


Il Quartier generale dislocato nel piazzale antistante il Santuario delle Grazie
(disegno di Guglielmo Calciolari)

Spedale di Goito
D. Brancaccio chirurgo direttore
D. Ghinozzi medico
D. Martini Niccolò chirurgo
D. Fineschi assistente (più tardi)

 

Mappa del territorio nel quale erano dislocate le strutture sanitarie. La colorazione azzurra è relativa al Quartier generale, la rossa agli spedali e la verde ai Campi


Su invito del comandante D’Arco Ferrari, che desiderava procedere a una nuova organizzazione del servizio sanitario, il giorno 25 maggio Zannetti compilò il NUOVO RUOLO DEL PERSONALE DEL SERVIZIO SANITARIO. Tuttavia esso non ebbe seguito in quanto il giorno 29 scoppiò la battaglia e ci si dovette attenere a quello precedente. La nuova organizzazione pensata da Zannetti sarebbe stata così strutturata:

Chirurghi attualmente addetti ai Battaglioni della Civica, e dei reggimenti regolari, i quali rimangono addetti ai rispettivi Corpi con gli attuali loro appuntamenti.

Al Quartier Generale delle Grazie: chirurgo maggiore del 1° Reggimento Lodovico Paoli e altri due chirurghi
Al Campo di Curtatone: chirurgo maggiore della Civica Gavazzeno Gavazzeni e altri sette sanitari
Al Campo di Montanara: chirurgo maggiore della Civica Salvadore Paganucci e altri sei sanitari
All’Ambulanza di Gazzuolo: chirurghi della Civica Pellizzari Giorgio e Ferdinando Cianchi
All’ambulanza di Marcaria: chirurgo della Civica Andrea Ranzi
All’Ambulanza di Viadana: chirurghi della Civica Carlo Burci e Francesco Belluomini

Chirurghi che attualmente servono come semplici militi nella Civica, e dei quali si profitta per il servizio sanitario dell’Armata, ammettendogli al rango e trattamento di chirurgo di Battaglione.

Al Quartier Generale delle Grazie: D. Smeraldo Scannarini
Al Campo di Curtatone: D. Venturucci e D. Buggiani
Al Campo di Montanara: D. Francesco Vaccà, D. Vincenzo Carpentier, D. Francesco Piazza
All’ambulanza di Castellucchio: D. Gaetano Grossi
All’Ambulanza di Gazzuolo: D. Amerigo Bosi
All’Ambulanza di Marcaria: D. Squarci
All’Ambulanza di Viadana: D. Petronio Costetti
Allo Spedale civile di Viadana: D. Carlo Allegri
Allo Spedale civile di Bozzolo: D. Somigli
Allo Spedale di Goito, e di Cerlongo: D. Carlo Ghinozzi, D. Niccola Martini

Laureati in Medicina e Chirurgia da destinarsi siccome in aiuto dei chirurghi delle precedenti Classi, e col grado di sergente maggiore.

All’Ambulanza di Castellucchio: D. Ferdinando Paoli
All’Ambulanza di Gazzuolo: D. Susini, Aldobrando Frosini
All’Ambulanza di Marcaria: D. Bernacchielli
All’Ambulanza di Viadana: D. Simi, D. Perondi, D. Landriani
Allo Spedale di Goito, e di Cerlongo: D. Finocchi

Assistenti secondarii per servire di Guardia dei Furgoni d’Ambulanza col grado di sergente.

All’Ambulanza delle Grazie: Burci farmacista, Raffaello Zannetti praticante chirurgo
All’Ambulanza di Curtatone: Giovanni Paolini farmacista, Ferdinando Bartolini praticante chirurgo
All’Ambulanza di Montanara: Francesco Nannini farmacista, Zaccaria Ayò praticante chirurgo
All’Ambulanza di Trasporto: Adolfo Martini praticante chirurgo col grado di sergente maggiore

 

Pietro Senno: la battaglia di Curtatone


A seguito della battaglia del 29 maggio i numerosi feriti, oltre che nelle strutture sanitarie del Mantovano (Spedale civile e d’ambulanza in Viadana e in Pomponesco, Spedale Civile di Bozzuolo, Spedale d’ambulanza in Goito), furono curati nell’ospedale di Cremona e in varie strutture, pubbliche e private, di Brescia. Fu creata anche una apposita Stanza d’ambulanza destinata ai numerosi malati di rogna. Tutti i prigionieri toscani feriti furono ricoverati negli ospedali di Mantova, ovviamente gestiti da medici militari austriaci, dove furono accuditi con umanità. Tuttavia, appena ristabiliti, furono accompagnati con estenuanti marce nella lontana fortezza di Theresienstadt. Fra questi è da ricordare Giuseppe Montanelli.

Ulteriore dimostrazione dell’attaccamento al proprio dovere e al di là dei suoi compiti fu la richiesta che egli inoltrò al Ministro della Guerra Don Neri de’ Principi Corsini di poter visitare in Mantova i prigionieri feriti in compagnia dei chirurghi austriaci, assicurando che non avrebbe parlato con i prigionieri sani. Questa sua offerta era da intendere esclusivamente tesa per portare un conforto a quanti si trovavano in precario stato di salute. Pur apprezzando il generoso gesto, la sua richiesta non fu accolta temendo che fosse male interpretata dal comandante austriaco.

Zannetti è senza dubbio da annoverare fra i grandi personaggi del nostro risorgimento ed è un esempio di grande generosità e attaccamento ai valori della professione medica e della Patria.

Sergio Leali
18-01-2021

(NdR. La figura del Prof. Zannetti è stata anche trattata in Le collezioni chirurgiche del Prof. Ferdinando Zannetti di Ernesto FERRINI.) 


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