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è possibile fare qualcosa di utile per la filatelia attuale

di Giorgio Landmans

note con divagazioni forse utili di Giorgio Landmans

Pistolotto necessario...

Queste righe sono rivolte specialmente a chi è divenuto filatelico in questi ultimi anni, e che forse vorrebbe conoscere le verità dei trascorsi della sua passione e che così spesso, chi filatelico lo è già da molto tempo, tende a nascondergli. E da parte mia non ne comprendo proprio la ragione. Queste righe sono rivolte a chi è ancora un neofita e che – talvolta brancolando – cerca di inserirsi con il minor danno possibile: una collezione di francobolli potrebbe essere un ottimo sistema di risparmio unito al piacere ma potrebbe
essere anche un pessimo investimento di denaro e di tempo.
Prima di addentrarmi ad una riesamina generale della situazione attuale della filatelia per poi dare qualche consiglio pratico e che ritengo utile, credo corretto riassumere e forse anche interessante, almeno per i sommi capi, il mio personale punto di vista sul trascorso e anche su quelli che ritengo i moventi attraverso i quali alcuni diventano collezionisti ed altri no.
A mio avviso il piacere di collezionare nasce spesso dalla tendenza che è insita in molti quella di accumulare, ammassare, accantonare – chiamatela come volete – qualcosa
che forse potrà servire nei tempi futuri, se ve ne sarà la necessità, ma soprattutto per il piacere di avere un proprio angolo e per un certo bisogno di dare prestigio alla propria persona. La tendenza animale del poter divenire un capo-gruppo non manca certo all’uomo.
Cercherò di fare un esame generale ed, alla fine, di passare quei consigli che ritengo particolarmente utili per aiutare la filatelia ad essere un vero gioco personale basato però su basi solide.
Naturalmente la vastità dell’argomento mi potrà far dimenticare alcuni quesiti. Mi sarà perciò estremamente utile riprendere quelle stesse domande che vorrete sottopormi e che io potrei dimenticare di esaminare.

Un po’ di storia dell’evoluzione della filatelia

Il collezionista di francobolli negli anni antecedenti l’ ultima guerra tendeva a nascondere agli altri la sua passione quasi fosse stato colto da un morbo vergognoso. Passati gli anni della guerra divenne di dominio pubblico che durante il conflitto molti erano stati costretti alla fuga e si erano salvati, almeno dal punto di vista economico, proprio perché collezionisti di francobolli. La possibilità di nascondere il proprio tesoro in poco spazio e di poterli portare con sé li aveva aiutato in modo così spesso determinante.
Nacque l’immagine di filatelia = buon investimento per il futuro.
L’appassionato accrebbe il suo personale prestigio presso la cerchia di parenti e amici proprio per il nuovo punto di vista comune ed ottenne così una sorta di rivincita (specie sul coniuge). Quasi senza rendersene conto divenne lui il grande propagandista creandosi una nutrita e appassionata cerchia di nuovi eletti presso i vicini, i parenti, gli amici ed i conoscenti.
A questo proposito devo fare una piccola digressione. Molti genitori – pur affermando di voler fare la collezione con i propri figli e farli partecipi di tanta passione, li allontanano con molti «…non toccare che lo puoi rovinare…hai le mani pulite… » mentre più intelligentemente i nonni regalano ai nipoti francobolli che si ritrovano doppi e che sono senza alcun valore commerciale. Il bambino deve sentire la collezione come una cosa esclusivamente sua e quel bambino certamente continuerà la sua passione negli anni seguenti incrementandola con le collezioni che il nonno inevitabilmente gli lascerà. Non so se riesco a far comprendere quanto sia importante per un giovane collezionare francobolli poiché la curiosità istintiva viene appagata nel modo meno cruento e l’accumulo dei dati è reso molto più semplice. Un ruolo determinante è la mancanza di obbligo di preconoscenza cosa che purtroppo avviene troppo sovente nelle scuole. Qui non ci sono maestri punitivi e tu imparerai riuscendo ad incamerare dati solo se ciò ti farà piacere. La nostra mente, che è di origine animale, lavora per immagini e non per concetti. Per elaborare un concetto la nostra mente deve creare più o meno vorticosamente una serie di immagini. Se io dico gatto voi facilmente farete mentalmente una sorta di fotografia di un qualche gatto che ha attraversato un tempo la vostra via. E la comprensione diventa immediata e perciò facilissima. Ma se io dico – ad esempio – pietà voi dovrete fare una sequenza di immagini, una donna che accarezza un bambino o un tale che fa elemosina ad un poveraccio o altro. E questo è ancora abbastanza facile poiché riusciamo a fare una sequenza di immagini su un qualcosa su cui abbiamo nutrite esperienze. Ma se io dico un termine-concetto meno comune siete costretti – per comprendere - a fare una immediata ricerca mentale che vi riporti a quel termine per capire ciò che io ho detto. Se tale termine-concetto vi è abbastanza abituale sarà gioco facile, ma se non vi è immediato dovrete fare un certo sforzo per riconoscerne il significato. Mentre farete questa sia pur velocissima ricerca perderete le parole successive del mio discorso. Da qui nasceranno inevitabilmente mal comprensioni e spesso infelici inserimenti di dati nella vostra mente. Pensate perciò a che può succedere in una mente inesperta come quella di un bambino. Un francobollo parla in modo semplice: un ritratto, un monumento, un animale, un quadro, un’azione sportiva, una montagna, un fungo e così via. É facile riuscire ad incamerare da una sequenza di immagini dati anche complessi ma seguendo il modo nel quale lavora la nostra mente. Si potrebbero ottenere lo stesso risultato con alcune fotografie o con qualche disegno, ma nei francobolli c’è il vantaggio di saperlo dire in uno spazio ridotto. Molti francobolli, poco spazio, molti dati.
Ritorniamo agli anni del dopoguerra. Abbiamo visto che la passione filatelica aveva contagiato sempre un maggior numero di persone. Ciò anche per le nuove maggiori disponibilità economiche. La tipologia delle collezioni si basava principalmente su raccolte di francobolli nuovi o usati e più raramente venivano collezionati esemplari su busta. Si collezionava per paesi: inizialmente il maggior interesse – in Italia – era rivolto ai francobolli di Italia e ai principali paesi specie d’ Europa secondo certe personali simpatie.
Tendenzialmente il collezionista cercava di completare il più possibile ogni raccolta. La maggiore attrazione era verso i francobolli nuovi poiché – per un distorto calcolo si pensava – ne era garantito il loro valore facciale. Siccome non sempre piacciono le cose semplici iniziò la moda del francobollo non linguellato.
Ma dove nacque questa strana moda? Proprio qui, in Italia. Poco prima della guerra molti erano coloro che dovettero espatriare per ragioni politiche o di razza. Questi non potevano portarsi appresso che pochi soldi o altri beni. Tra l’altro in quel periodo i cambi delle monete erano estremamente cari e comunque forzosi. I cambi venivano dettati ed imposti dal governo. Si può calcolare che il cambio corrente in acquisto si aggirava su
un prezzo di vendita tra il doppio ed il triplo del valore!!! Al controllo doganale i gioielli e l’oro venivano facilmente riconosciuti. Alcuni così pensarono di portarsi appresso dei francobolli magari quelli appena acquistati presso le poste del paese d’origine. Il valore dei francobolli era oggetto di conoscenza di ben poche persone e non certo degli addetti al controllo doganale. Naturalmente fogli di francobolli potevano destare sospetto e così il fuggitivo pensò bene di camuffare i suoi beni inserendoli in certi libretti detti a scelta (sui quali inevitabilmente dovevano essere applicati con un linguella) che facevano passare, in caso di controllo, come appartenenti alla propria personale collezione giustificando che i doppi servivano per fare dei modesti scambi con altri appassionati. Naturalmente appena oltre confine se ne operava la vendita. Dovete sapere che esisteva allora in Italia una Ditta
che si era specializzata nel Servizio Novità Mondiale che naturalmente doveva acquistare i francobolli all’uscita attraverso i canali regolari pagandoli in valuta al prezzo del cambio ufficiale che abbiamo visto costare molto di più del reale valore. L’arrivo dei rifugiati con i loro francobolli che offrivano a prezzi notevolmente ridotti creò così una violenta concorrenza tra i vari commercianti che misero in offerta nelle loro vetrine gli stessi valori a prezzi ridotti anche del 70-80% del costo sostenuto dagli abbonati. Per la Ditta che curava tale Servizio fu un duro colpo che doveva costringerla a giustificarsi cliente per cliente.
L’idea che balenò fu quella di spiegare la cosa facendo notare che loro avevano fornito francobolli freschi di posta – e cioè non linguellati !!! La moda del francobollo integro venne più tardi anche alimentata da varie affermazioni chiaramente pubblicitarie da un’altra Ditta che possedeva notevoli stock di francobolli moderni. La moda si allargò a vista d’occhio anche poiché nel frattempo furono inserite in commercio le taschine e gli album a taschine che a loro volta tale convinzione popolare faceva molto comodo all’incremento del loro giro d’affari. Fu anche in seguito a questa moda che la base della collezione diventò sempre più onerosa e spesso non affrontabile per il collezionista principiante che oggi vede gran parte del capitale che vuole destinare alla filatelia disperso in costi onerosi di album e di taschine per i quali non potrà contare mai su alcun rimborso.

il primo periodo del dopoguerra

Sarà gioco facile per i novelli apprendisti stregoni creare una particolare atmosfera di qualcosa che continua ad aumentare nel tempo dando frutti non riscontrabili in alcun altro settore. Le parole che spesi a tentare di contrastare tale follia furono inutili, anzi mi si rovesciarono contro.
Il mio pensiero era semplice ma forse per la sua stessa semplicità non poteva essere creduto se non ipotizzando che parlavo così poiché io stesso volevo accumulare il più possibile al minor prezzo. E in quel periodo veniva pubblicizzato proprio l’investimento dei valori più squalificabili: 10.000 pezzi della serie X a 1000 lire la serie …
Io mi ritenevo un commerciante ed in questa veste dovevo pensare al domani del mio settore. Un commerciante avveduto, a mio avviso, deve pensare a crearsi un futuro e non a crearsi un improvviso fatuo benessere che inevitabilmente ad un certo momento verrà inevitabilmente a mancare.
Penso che il valore di un bene sia il prodotto della domanda e dell’offerta del momento. Esistono altri fattori che possono influire sulla possibilità di realizzo del bene.
Fattori di pubblicità ne possono variare anche notevolmente le quote. Ma alla lunga tutto viene ridimensionato.
Ma ora dopo il “boom” e seguente inevitabile “sboom” degli anni passati è stata accantonata quest’ultima tendenza ed il filatelico torna un po’ a nascondersi come faceva prima degli anni ’40. La guerra modificò molti atteggiamenti poiché parecchi collezionisti di francobolli si salvarono grazie proprio alla loro passione: in pochissimo spazio si poteva portare con sé anche notevoli fortune che ben pochi erano in grado di riconoscere. Ciò produsse psicologicamente, specie in Italia che ebbe la fortuna di attraversare un fortunato periodo di nuovo benessere, una diffusione notevole dei collezionismo filatelico. Si collezionava per il gusto di possedere e non era ancora subentrato.

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