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...se si vuol far sopravvivere la filatelia

di Giorgio Landmans

Caro Sig. Monticini,
è straordinariamente vero che ho avuto problemi di computer - dai quali non ne sono ancora completamente uscito - ma le ragioni della mia assenza è dovuta soprattutto ad altre cause. Mi permetta di essere estremamente sincero.

1. lo scrivere mi apporta fatica - non sono mai stato giornalista, ma solo un tizio che prendeva in mano la penna quando gli girava. Ed ero disposto a trattare solo argomenti che ritenevo validi secondo certe mie idee. Ora, con gli anni che gravano, diventa ancor più faticosa per me la ricerca mentale dei giusti termini da usare. Non sono un toscano dalla lingua-madre così ricca.

2. fatta questa premessa entriamo nel dunque. Personalmente credo che se si vuol fare sopravvivere la filatelia è necessario battere altre strade, differenti da quelle percorse in questi ultimi 40-50 anni. Forse è necessario ritornare agli anni '30 ma io non credo nemmeno questo. Di certo ora viviamo il frutto di tutto ciò che è stato fatto o detto finora il che non ha influito a creare nuove leve di collezionisti (esclusi quelli di storia postale), anzi. Il mio pensiero, da ex commerciante, è che posso notare con preoccupazione che la schiera di nuovi collezionisti di
francobolli è andata assottigliandosi in questi anni. É pur vero che l'attenzione dei collezionisti si rivolge sempre più al settore della documentazione postale. Però - collateralmente - non sorgono che ben poche nuove leve di collezionisti di francobolli. Qui nasce da parte mia la stessa considerazione che faceva il buon Amico Renato (Mondolfo). Un commerciante deve per prima cosa poter creare intorno a sé una cerchia di clienti ai quali potrà offrire ciò che ha nei cassetti o che può rinvenire con una certa facilità sul mercato. Da ciò deriva che il settore di storia postale non può essere il suo oggetto commerciale predominante per il semplice fatto che tale materiale è molto più disperso e per il fatto che ogni amatore si crea un certo suo settore di ricerca che difficilmente combacia con quello d'altri collezionisti. La ricerca ed il ritrovamento del vendibile diventa sempre più arduo e spesso impossibile. Bisogna però ricordare che sono ben pochi collezionisti nascono direttamente appassionati di storia postale. Le elementari si fanno con la tradizionale raccolta di francobolli. Perciò - a mio avviso - senza nuove leve di collezionisti di francobolli anche la storia postale ne sarà notevolmente danneggiata. Il collezionista agli inizi vuole poter entrare in possesso di un certo quantitativo d'oggetti e con il francobollo ciò è facile. Non è così per l'amatore di storia postale che necessariamente deve prevedere di limitare il parco delle sue attenzioni. Si tratta di un giro vizioso: prima bisogna fare le elementari poi si passerà alle scuole superiori. Me se nessuno entra nelle elementari dopo non tanto tempo le Università dovranno chiudere i battenti. Con la conseguenza inevitabile che tutto, sì dico tutto, perde ogni valore per mancanza d' interesse popolare.

3. velocemente Le voglio dire quel che ne penso del futuro della filatelia tradizionale. Se non sarà fatto qualcosa che possa tornare a renderla una passione simpatica è destinata a fare la fine dei miniassegni o delle schede telefoniche. Ci si sono messi i commercianti, anche i più famosi a renderla antipatico vizio di qualche persona dalle dubbie capacità mentali. Ci si sono messi i grandi presidenti d'associazioni, ci si sono
messi i responsabili delle poste di tutto il mondo. Persino i politici col fare certi favori contro promessa di voti ...

4. da parte mia torno a segnalare che un bene ha valore se n'esiste la richiesta (legge elementare di mercato) e che è inutile sperare di crearsi una fortuna se non esiste come base la possibilità di diffusione di quel determinato bene. Il commerciante acquista (e perciò difende il suo mercato) se può vendere. Ma per vendere deve esistere il Cliente. La diffusione del nostro campo potrà forse sopravvivere se si riuscirà a cambiare il volto della filatelia che oggi ha - preminente anzi quasi esclusivamente - etichetta di bene d'investimento.

5. nel suo stesso interesse il collezionista dovrebbe tornare ad essere il maggior propagandista invece di nascondere al vicino la sua passione. Se io colleziono francobolli di Timbuctu e quando voglio vendere non riesco a trovare un acquirente è molto mia responsabilità di non aver appassionato prima anche altri ai francobolli di Timbuctu. Ma come fare? Bisogna agire in modo che alcuni - meglio molti - si appassionino al gioco e non a futuri ipotetici guadagni (che poi non si possono mantenere se non da cassettista)!!!! Altro che fare libretti a tiratura limitata o a proclamare la necessità di francobolli in culla. Cose che puzzano da lontano di speculazione (e che creeranno altri abbandoni per future delusioni inviando gli appassionati all'Università nella migliore delle ipotesi).

6. naturalmente i gravosi oneri d'impianti necessari per gli inizi sono altresì deleteri per la diffusione della filatelia: gli album hanno raggiunto prezzi inaccettabili per il principiante ed anche i cataloghi - pur così pieni di pubblicità oltremodo costosa - non scherzano. E poi è giusto collezionare francobolli dal modesto valore in questi album? É discorso da farsi, visto che la quasi totalità dei commercianti non si accorge che la vendita di tale album toglie soldi dalle tasche dell'appassionato che avrebbe forse più volentieri acquistato dei francobolli
(dal cassetto del venditore) Il rivenditore vede solo l'affare del momento cioè la percentuale che ne può ricavare. Se un ragazzo agli inizi della passione chiede in regalo al padre un album Lei pensa che il padre non giudicherà inopportuno fare tale sforzo finanziario senza ancora conoscere se il desiderio nasce da vera passione? Stia pur certo che il figlio abbandonerà il campo, né risolverà la successiva proposta di un classificatore generico che non serve da guida ed anche da incentivo al completamento di una collezione che crea la nascita di un nuovo collezionista.

7. Non bisogna dimenticare ciò che la filatelia può donare allo sviluppo mentale, alla conoscenza, all'ordine obbligato che si ripercuote sulla crescita dell'ordine mentale, ed infine e non ultimo vantaggio alla concreta evasione dai problemi assillanti. Cioè alla parte che io chiamo curativa. Anche questo è un discorso da fare.
8. ritornando a noi, in tutto questo periodo ho ricevuto dal Suo sito una sola lettera con richiesta fattiva - secondo i miei intendimenti. Un altro mi ha chiesto come difendersi .... Ho risposto ad entrambi e francamente non me la sento di scrivere per un così modesto pubblico o per il mero gusto di veder apparire il mio nome. Vede - caro Amico - gli articoli della Sua rivista che Lei pubblica sono così specialistici che ritengo più auto interessanti che utili per la vera diffusione della filatelia. Forse possono essere apparentemente utili per la storia postale al che La rimando a quanto ho scritto nei punti precedenti. D'altronde è giusto che sia così poiché redatti da universitari. Ma io non sono interessato a parlare a questo tipo di pubblico che ne se ben più di me nel suo specifico settore.

9. E così dopo averci pensato lungamente ho preso alcune decisioni. Farò anch' io un sito che però sarà rivolto ai giovani ed ai non più giovani disposti a seguirmi. Devo trovare delle valide motivazioni e forse dei giochi che - oltre a valide ragioni - li unisca in gruppo. Ed il gruppo deve essere in grado di creare altri gruppi.

10. la mia probabilmente è pura utopia, ma che ci vuol fare si vive anche di questo ....

Caro Monticini Le segnalo sin d'ora che Le invierò il sito - credo non prima di un mesetto - dal quale Lei potrà - a Sua scelta e discrezione - cavar fuori ciò che riterrà opportuno ed interessante - anche estratti - per i Suoi lettori senza richiedermene preventiva autorizzazione (se ne citerà la fonte mi farà piacere personale) - E lo stesso potrà fare con questa noiosa, ma forse utile da conoscere, pataffiata.
Colgo l'occasione per inviarle i miei più cordiali saluti
Giorgio Landmans

 

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