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nuovi o usati o su busta ?

di Giorgio Landmans

A chi vuole iniziare una collezione di francobolli tutto pare molto complicato e sorge quasi sempre questo primo dubbio che si spera di riuscire a risolvere interpellando amici o conoscenti, noti come vecchi appassionati competenti. E quasi certamente le risposte creeranno ulteriori dubbi.

Infatti chi deve rispondere raramente chiede da che punto di vista.

Il neofita usualmente chiede a qualche persona che ha già deciso e che si è autoconvinto che la sua scelta è quella giusta perché… perché … e qui uno sproloquio di ragioni per sostenere la sua tesi.

Ma da che punto di vista? Questa è la domanda che manca.
Il neofita vorrebbe potersi divertire con la ricerca? Vuole divertirsi con lo studio di un certo settore? Vuole poter guadagnare in un futuro più o meno vicino con la sua passione?
Vuole semplicemente giocare e crearsi un proprio hobby personale? Vuole fare il cassettista o lo speculatore? E vi sono ancora altre possibilità.
A queste domande esistono varie risposte che sono poi suscettibili di altre precisazioni.

A mio avviso chi vuole iniziare una collezione di francobolli – per evitare inevitabili future delusioni – deve chiarirsi il suo personale fine.

Naturalmente le possibili ragioni sono parecchie ed ad ognuna si potrebbe dare un consiglio utile, ma di fronte alla generalizzazione sono anch’io in difficoltà e preferisco rispondere a quella domanda, se posta in modo così generico, di scegliere secondo il proprio criterio o gusto.

Ripercorriamo insieme la nascita e l’evoluzione della filatelia – anche commerciale - che potrebbe forse aiutarci a mettere meglio a fuoco un possibile futuro.

La passione per la filatelia nasce quasi contemporaneamente all’ avvento del francobollo.
Infatti oggi possiamo riscontrare che in qualche giornale dell’epoca apparirono delle inserzioni di persone che richiedevano francobolli usati, chi come regalo ed anche chi era disposto ad una contropartita in denaro.

La filatelia nasce perciò come richiesta di francobolli usati.


Nel periodo della nascita del francobollo succedono grandi rivolgimenti storici: certi stati scompaiono, ne nascono dei nuovi e così succede che alcuni paesi che avevano emesso francobolli vengano cancellati o sostituiti o agglomerati ad altri. Le scorte delle antiche marche diventano inutilizzabili. Non solo ma talvolta, visto il breve periodo d’uso, alcuni particolari valori – specie i valori che dovevano servire per gravose affrancature - erano diventati di difficile o di impossibile reperimento.
Come spesso succede in ogni settore, la richiesta aguzza l’ingegno e qualcuno o addirittura qualche stato subentrato offrì sul mercato le rimanenze delle scorte di francobolli degli Stati scomparsi. Gli appassionati allora pur di riempire gli spazi vuoti incominciano ad acquistare anche i francobolli nuovi.
Si crea così, in questo primo periodo che mi piacerebbe definire romantico, la fase della ricerca di francobolli nuovi o usati senza farne alcuna differenza sostanziale. Il collezionista in questa fase stacca e lava i francobolli ricavandoli dalle buste o acquistando i valori allo stato di nuovi (talvolta lavando anche questi).
Nel periodo successivo nascono grandi collezionisti – usualmente persone molto ricche – cui nasce il divertimento di studiare il francobollo in ogni suo particolare. Per poterlo fare devono procurarsi molti esemplari uguali solo così potranno farne degli studi approfonditi.
La prima conseguenza è quella che si inizia anche a ricercare esemplari su documento intero la qual cosa rende possibile validi riscontri che servono per avvalorare certe tesi e anche per controbattere il dilagare degli “artisti” di trucchi e di falsificazioni.
Sì, già all’epoca alcuni personaggi – visto il potenziale affare – si erano premurati di creare falsificazioni dei francobolli e degli annulli. Anche se in quel periodo il falso annullo servì specialmente per tentare di incrementare il valore di alcuni francobolli che allo stato di usato valevano molto di più che a frodare i collezionisti di annulli che sarebbero sorti qualche tempo dopo.
Il fatto che i grandi collezionisti dell’epoca fossero persone ricche fu determinante poiché a loro attorno si crearono nuovi appassionati e ciò determinò la nascita del commercio filatelico.

Vengono realizzati i primi cataloghi ed i primi album fatti per lo più a fogli fissi e mobili con le riproduzioni del caso per facilitarne la comprensione e l’uso. La moda del momento è quella di raccogliere un solo francobollo per tipo nuovo o usato di più Stati possibile e chi ne aveva la possibilità finanziaria raccoglieva francobolli nuovi e usati del maggior numero di Stati. Era prestigio poter dire: “Io ho … x … francobolli di ben … xx … Stati differenti!

Fervono gli scambi.
Questa moda proseguirà fino a circa l’inizio della prima guerra.
Alcune PTT degli Stati emittenti – verso la fine dell’ ottocento – iniziano a timidamente proporre dei nuovi francobolli che celebrano particolari avvenimenti e che verranno denominati “commemorativi. La storia di Colombo del 1893 negli Stati Uniti, le Olimpiadi del 1896 in Grecia ecc. Il successo è indiscutibile e così anche gli altri Stati si mettono al passo. In fondo un francobollo che va in una collezione non richiede allo Stato alcuna contropartita e costa solo pochi centesimi di allestimento e stampa se può essere venduto in una certa quantità.

Nasce così la prima speculazione filatelica di Stato. L’impegno finanziario si aggrava e molti debbono abbandonare l’idea di collezionare tutto e di conseguenza il campo di interesse singolo si restringe: si raccolgono valori di un solo Continente o di un certo gruppo di Paesi. E questo produce anche una netta divisione tra coloro che preferiscono francobolli allo stato di nuovi e coloro che desiderano solo gli usati. Ottenere i francobolli nuovi è più facile, quelli usati costano meno ma non sempre sono ottenibili. Qualche anno più tardi gli appassionati dei valori usati pregheranno i corrispondenti o i loro rivenditori di fiducia di far pretimbrare i francobolli, cosa che sovente venne fatta su buste che oggi vengono denominate “buste filateliche”. A questo proposito desidero osservare che nulla hanno a che fare con le cosiddette buste primo giorno che sono un prodotto degli ultimi 50-60 anni specifico delle PTT o di qualche organizzazione privata, predisposte e vendute al momento dell’emissione, che il mercato non difende (né lo potrebbe fare) e perciò nel tempo sono destinate a perdere ogni valore salvo che non cambi la moda (il che credo altamente improbabile).

Passa il primo conflitto mondiale che si trascina addietro una notevole quantità di emissioni di guerra, varie occupazioni, liberazioni ecc. . Usualmente si tratta di valori in corso della precedente amministrazione cui fu applicata una soprastampa . La moda non cambia: c’è ancora che preferisce i francobolli nuovi e coloro che li collezionano allo stato di usati. Ma sempre più si riduce l’area dell’interesse geografico per evidenti ragioni di impegno finanziario che si aggrava ancor più.

Nel periodo che intercorre le due guerre la tendenza del collezionista medio è quella di raccogliere francobolli nuovi che si procura direttamente alla posta locale o presso qualche commerciante e se interessato alle emissioni di qualche altro Stato cerca e trova uno o più corrispondenti esteri con i quali farà lo scambio delle nuove emissioni.

Le PTT sono sempre più affamate e moltiplicano le emissioni commemorative, ma le loro possibilità di distribuzione è limitata per cui le tirature sono ancora contenute in limiti abbastanza ragionevoli. Per questa ragione il mercato risponde abbastanza bene incrementandone in modo modesto, ma interessante per quegli anni, il valore e la possibilità di vendita negli anni a seguire. La naturale conseguenza è quella che il numeri degli appassionati tende ad accrescersi, visto anche l’effetto dello spostamento del sistema patrimoniale che si va creando con il dilagare del progresso industriale cui necessita di molta mano d’opera che riesce ad ottenere solo con l’aumento delle possibilità individuali dei lavoratori e dei nuovi sistemi commerciali di distribuzione dei beni. Le maggiori possibilità finanziarie del singolo aiutano l’incremento della filatelia. Dove c’è fame non esiste filatelia. Per questo io ritengo che i paesi di maggiori possibilità di sviluppo sono quelli che daranno le maggiori soddisfazioni al collezionista.

Con il secondo conflitto mondiale nascono nuove possibilità: il francobollo che è un bene facilmente occultabile e trasportabile per cui può garantire un certo recupero non attuabile con altri mezzi. Specialmente a conseguenza delle politiche naziste un intero popolo – gli ebrei – si vide costretto all’ emigrazione con l’impossibilità di realizzare i propri beni o di trasferimento di soldi o di oro o di altro. Anche se per l’ultra-onoreso forzoso cambio della monete molti dovettero rivendere i francobolli in apparente perdita, gli ebrei esuli, anche quelli non collezionisti, riuscirono a salvare una parte più o meno considerevole dei loro beni acquistando francobolli che poi rivendettero una volta passato il confine. Da qui nasce la definizione di “bene rifugio”. Molti di coloro che furono in grado finanziario di poter riorganizzare altrove la propria esistenza diventeranno tra i più attivi collezionisti del dopoguerra.
Con il dopoguerra si afferma, prima in Italia e poi in tutto il mondo, la moda del francobollo nuovo senza traccia di linguella.
Non sta in me approvare o meno tale moda dico solo che tale esigenza contrasta con la considerazione che oggi si può accettare la moglie non più vergine ma il francobollo lo deve essere. Anche se il pezzetto di carta gommata viene esposta sul davanti e non sul di dietro …Ma il mercato filatelico, come tutti i mercati, esalta ciò che è di moda perciò fortemente pubblicizzato e non ciò che sarebbe logico. Lo studio possibile di un francobollo lo si fa al verso e non al retro. Per di più oggi, con lo stesso impegno finanziario si può accumulare almeno il doppio (e forse il triplo) di piacevoli francobolli da compagnia e da esame.

Oggi l’attenzione dei più in filatelia si è spostata verso lo studio di ciò che si raccoglie, il settore è sempre più delimitato e, naturalmente, ciò produce alcune conseguenze non tutte positive per l’incremento della filatelia. Oggi è di moda la storia postale.

Le cause di questa nuova tendenza sono diverse e provo ad esaminarle proiettandole in un ipotetico futuro.

1. Le assurde e troppe nuove emissioni italiane ed anche mondiali che dicono ben poco dal punto di vista culturale se non addirittura di gradimento e la completa inesistenza di una valida e concreta pubblicità. Le PTT hanno creato una gran quantità di punti vendita (che sono negozi che non pagano nemmeno le tasse ….) con una grande quantità di oggetti che vengono passati come inerenti alla filatelia - buste primo giorno, bollettini ministeriali, libretti fantasia mai distribuiti per vero uso postale, foglietti e mintogli completamente inutili e spesso di ingombrante perciò di inutile uso, folder ed altre stronzate - il cui giro d’affari è chiaramente destinato al fallimento in un tempo che personalmente ritengo prossimo. Ma alle PTT , ora prevalentemente rivolte al settore bancario, interessa poco che la filatelia scompaia, l’importante è portare a casa quel che si può. Il francobollo ha valore finché esistono degli appassionati:. Da qui nasce un assioma: un bene è vendibile se ne esiste la richiesta, un bene incrementa o diminuisce il suo valore in funzione del numero di richieste, di conseguenza quel bene perde valore e viene squalificato se ne perde proseliti. D’altronde molti collezionisti non hanno ancora compreso che la difesa del francobollo non è affidata alla posta ma al commercio filatelico. É necessario ricordare e chiarire che il commerciante acquista solo se può rivendere pena il suo personale e concreto fallimento. Ciò che mi lascia perplesso sono le riviste filateliche che alimentano le notizie della posta dedicando enorme spazio a chi sta lavorando per il loro futuro personale fallimento. Forse qualche cosa si potrebbe fare ma non vale la pena parlarne poiché non credo che le PTT siano disposte a sentire consigli e proposte differenti alla loro linea di condotta ormai tradizionale.

2. Lo studio di un settore particolare, e di solito altamente personale, che ora viene denominato di storia postale non tiene in considerazione quell’assioma che ho citato qui sopra. Infatti se il collezionista è l’unico a cercare un certo settore o gruppo e non crea attorno a sé degli allievi che ne seguono il tema, quella raccolta avrà in futuro altissime probabilità di un collocamento inadeguato alla spesa sostenuta. Sarà inutile farne una pubblicazione più o meno costosa, che sarà venduta in poche copie a qualche bibliofilo e forse e sottolineo il forse a qualche commerciante visto che ai periti ed alle riviste specializzate sarà necessario farne un più o meno gradito omaggio. D’altronde un troppo delimitato settore (anche se talvolta può apparire abbastanza vasto) incontra una ulteriore difficoltà per il ritrovamento del materiale inerente. Spesso – specie nel tentativo di raccogliere una sola località o un particolarissimo tipo di annullamento ci si può imbattere in documenti unici che si è costretti a sopravvalutare pur di potersene appropriare.
Se non si sono creati degli altri appassionati del settore il pezzo diverrà invendibile o si sarà costretti a liquidarlo. Ritengo di dare un buon aiuto consigliando di attivare sempre attorno a sé una certa schiera di amici cui trasmettere il morbo e non pensare di fare il contrario per poter essere l’unico a fare l’affare con quel determinato presunto buon acquisto.

3. Se potrà avvenire una capillare ed attiva cerchia di appassionati del francobollo e lo sarà se ne delimiteranno i periodi ed i limiti di attenzione anche facendone una personale propaganda. La moda deve essere lanciata da qualcuno e questo qualcuno deve creare attorno a sé un certo seguito. Altrimenti la moda non è più moda e cade ogni speranza di futura valorizzazione. D’altronde fare appassionare qualcuno all’attenzione al francobollo o alla relativa storia vuoi degli stessi o delle impronte usate con gli annullatori dell’epoca non è così difficile, viste anche le ore passate da ebeti davanti a squallidi programmi della televisione, programmi per di più ossessionanti da pubblicità usualmente ingannevole. Non credo che sia così difficile che ogni appassionato riesca a creare attorno a sé una cerchia di altri che si divertiranno studiare la posta degli anni dal … al … in Italia, in o in Umbria o in Sicilia o in altra località italiana o estera. Importante delimitarne il periodo giacché quanto potrà esservi sul mercato non potrà essere incrementato faziosamente da un ente da squalificare per la sua politica accecata dalla brama del soldo facile che gli sarà elemosinato dal gonzo isolato. Lo studio delle filatelia e della storia postale è appassionante e spesso piena di piacevole sorprese con i ritrovamenti casuali che talvolta sono anche di notevole valore. Nuovi o usati o su busta ? Insisto a dire che secondo me la scelta deve dipendere dal piacere che può esercitare sul neofita il possedere è quella di poter esaminare i suoi francobolli secondo un suo personale gusto.

Vi è a chi piacciono i colori vivi (sceglierà i francobolli moderni e attuali), chi detesta l’imbrattamento creato dai timbri (rivolgerà le sue attenzioni ai soli valori allo stato di nuovi) e chi si appassiona al documento d’epoca, al tempo che fu (in questo caso diventa inevitabile la preferenza ai valori su busta) e così via.

È pur vero che la gran parte del commercio attuale è basato su francobolli allo stato di nuovi ma è pur vero che questi usualmente costano in partenza molto di più.. Ma è comunque sempre importante se si vuol valorizzare il proprio bene che ogni filatelico diffonda la sua passione. Molti collezionisti di un settore saranno emulati da tanti altri e – creando una più attiva richiesta - daranno maggior valore al proprio bene.

 

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