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Caserma: Palazzo Gualtieri in Arezzo

di Luigi Armandi

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L’ultimo bene aretino della famiglia Gualtieri, estintasi, passa così all’Ordine di Santo Stefano, da questo alle Possessioni Granducali. Con l’avvento del Regno d’Italia, la Società per la dismissione dei Beni Granducali, nel 1863, lo avrà nelle sue disponibilità per la vendita. Poi si vende alla costituita “Provincia di Arezzo”.

Palazzo Gualtieri, divenuto ora anonimo, tolto da decenni lo stemma lapideo che era nella facciata, e di cui si sono perse le tracce, si presenta come funzionale all’uso delle sue molteplici stanze. La prima destinazione, come risulta dalle carte dell’Archivio Provinciale, sarà quella di Caserma dei Carabinieri che lasciano così liberi gli ambienti della “Casa del Petrarca”.

Nella letteratura aretina rimane allora, di questo periodo, dapprima la puntuale notazione che la descrive, nel periodo granducale, al n. 887 di via Vallelunga come Palazzo sede dell’Amministrazione Economico-Idraulica dei Beni della Corona in Val di Chiana (1). Tale via assumerà in seguito la dizione di via Cavour.

Il Palazzo, in via Cavour, ai nn. 95, 97 è così (in parte erroneamente) descritto dal Tafi (2): “Fu fatto costruire dalla Famiglia Spadari nella seconda metà del Seicento…" (3). Ai primi dell’Ottocento il Palazzo divenne proprietà del Governo Granducale e fino al 1860 fu adibito a sede dell’Amministrazione economico-idraulica dei Beni della Corona in Valdichiana, cioè dell’amministrazione delle grandi fattorie granducali che vi si trovavano: Abbadia, Acquaviva, Bettolle, Chianacce, Creti, Dolciano, Foiano, Fontarronco, Frassineto e Montecchio. Il popolo lo diceva perciò il Palazzo dell’Abbondanza o della Grascia.

Il Palazzo, dopo aver ospitato la Caserma dei RR.Carabinieri, come già accennato, ha svolto la funzione di sede aggiunta all’Istituto Tecnico Commerciale “Buonarroti”, poi, a tutt’oggi, quella analoga dell’Istituto Psicopedagogico “V.Colonna”, nella parte A del fabbricato; la parte B del fabbricato, al solo pianterreno, ha ospitato la sede di numerose associazioni cittadine fino a qualche tempo fa e analoga funzione svolge.

Piante riguardanti la struttura dell'edificio

Note:

1) - BRIZI O., Nuova Guida per la Città di Arezzo, pag. 107.
2) - TAFI A., Immagine di Arezzo, pag. 349.
3) - L’Autore prosegue attribuendo erroneamente la proprietà alla famiglia Spadari, di cui ne tratteggia parte della storia. In realtà, se può essere accettabile la sola costruzione dell’edificio agli Spadari, ma appare improbabile vista la concomitante presenza di altro Palazzo Spadari in Arezzo, la successiva o immediata proprietà passa subito ai Gualtieri come comprovato dai documenti complessivi individuati.