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Articolo Ventuno
di Gianni V. Settimo

La parola "cuccagna" fa riferimento all'abbondanza, e al "palo di festa" caratteristico, presente in ogni allegra manifestazione popolare, piantato in terra, rivestito di una materia scivolosa, al vertice del quale sono appesi oggetti offerti come premio a chi riesce a raggiungerli e a staccarli dopo una difficile arrampicata.

Per Baudelaire il vero paese in festa è là "dove tutto è bello, ricco, calmo, onesto; dove il lusso ha piacere a riflettersi nell'ordine; ove la vita è grassa e l’aria morbida da respirare”.

Qual è il legame tra l’italiana cuccagna, lo spagnolo cucaña, l'inglese cokaygne/cockaigne, il fiammingo kokanje o cockaengen ed il francese cocagne, preso in prestito dal cocanha o coucagno provenzale?

Nei “Carmina Burana” (testi profani o religiosi risalenti al XIII secolo, composti in tedesco, francese e latino da ignoti “clerici vagantes”, giovani studenti vagabondi e ribelli), un personaggio si presenta come "abbas cucaniensis" (abate di festa). Da notare che al carme 11 si afferma: “Sulla terra in questi tempi il denaro è il re assoluto”.

Il paese di cuccagna è innanzi tutto il Luogo, paradisiaco, dell’opulenza e della tranquillità soddisfatta, com’è descritta nel 1567 in “Luilekkerland”, dal pittore fiammingo Pieter Bruegel, detto il “il vecchio”, con il suo usuale realismo.

I contorni idilliaci di questo paese immaginario hanno dato luogo ad appropriazioni molto comprensibili come "Il Carnevale di Venezia” o " Il Festival di Sanremo" tanto in voga sugli opuscoli delle nostre agenzie turistiche. L'Italia rivendica così la denominazione di paese dalla felicità perfetta per le sue città dalle “Notti Bianche” e dei vari Carnevali: Viareggio, Sciacca, Mamoiada, Putignano, Acireale, Ivrea, Sanremo, Venezia e altri.

Tutti però si scordano di accennare, sulle “brochure”, allo scandaloso scempio subito dal capoluogo partenopeo dove una montagna di rifiuti non ha permesso (da diversi anni) agli abitanti della città di poter partecipare alla cuccagna essendo costretti, loro malgrado, a disputare con i topi le strade di quel meraviglioso e incantevole sito che è Napoli.

Chiedo scusa ai discendenti della sirena Partenope con la speranza che non si debba più attendere che sia un falso francobollo (citato da Vaccari) a fare il giro del mondo per ricordare l’ingiuria subita, alla italiana, Napoli.



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