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ASTERISCO FILATELICO N. 2
di Giorgio Landmans


Un oggetto invidiato richiama sempre l’attenzione di un certo numero di persone. Succede quindi spesso che molte persone finiscono con il desiderare di giocare anch’essi il gioco degli altri. Forse lo faranno con mezzi più modesti ma se ... «Beppino lo gioca, vuol dire che farò anch’io quel che fa Beppino e tutti sanno che quel che fa Beppino gli apporta sempre dei “grandi” vantaggi...».

Con la diffusione del gioco del collezionare francobolli (ancora con modesto seguito a dire il vero), i capoccia delle Poste internazionali, organizzazioni queste divenute nel frattempo quasi tutte statali, non tardarono ad accorgersi che il francobollo poteva essere venduto anche a chi non ne richiedeva la dovuta contropartita.
Evviva perciò il poter vendere senza avere l’obbligo di dover dare un certo servizio. Nessuna contropartita.
Stampiamo dunque più francobolli, magari più grandi o con affascinanti figure. Adoperiamo pure carta migliore e disegni più allettanti. Basta con i faccioni di chi comanda.
In Grecia le Olimpiadi ed il campanello squilla.

Erano nati in quei tempi anche i cataloghi, sorti di Bibbie che riportavano la descrizione di ogni emissione, di ogni francobollo e ne segnalavano un ipotetico valore commerciale. (questa semplice ipotesi viene anche oggi interpretata come una sorta di Verbo dettato da un certo Dio.. ne parlerò in seguito).
Nascono anche i primi album con fogli distinti per ogni singolo Paese. Un misto tra il contenuto di un tradizionale Atlante ed un quaderno da collezione. Le regole del gioco prevedevano essere corretto il collezionare francobolli che potevano essere sia allo stato di nuovi che usati (ed era possibile anche farne una mistura). La scelta era libera, ognuno poteva raccogliere quel che poteva. Però le richieste di francobolli sul mercato non erano ancora degne di una qualche pubblicità o di oggetto da affidare per la vendita a qualche Asta. In quei tempi la collezione di francobolli era riservata ad una élite ed i partecipanti erano naturalmente ancora in numero limitato. Gli operatori del settore non esistevano ancora e questo è comprensibile data la modestia degli scambi del momento. Però forse anche perché le Poste avevano trovato un sistema permesso di portar via loro molti dei soldi degli appassionati del tempo con quei nuovi commemorativi. Il mercato sopravvisse con una certa fatica. Qualche timido tentativo di creare un certo commercio non manca: c’é chi vende bambole e affianca anche un po’ di filatelia, sua personale passione.

Il collezionista dell’epoca era persona di sicura tasca, e lontano dall’idea di dover fare lavoro un qualche lavoro per sopravvivere. «Vivo di rendita» e questo era citato con molto orgoglio. Tali persone erano proprio quelle che avrebbero potuto crearsi in modo più attivo e concreto il gioco personale dei francobolli. Si raggruppano tra loro per facilitarsi gli scambi, per allargare le fonti per poter accrescere l’ amata collezione di francobolli.
Disponendo di tempo libero loro vi ci si possono dedicare con maggiore impegno. Nascono i primi Convegni.
Dove vengono illustrate vecchie e nuove idee, con quel fondo di future speranze che anima ogni appassionato.
Ma qui sempre si parla solo e sempre di francobolli. «Fai vedere la tua collezione» ma ancora non c’erano le speciali odierne bacheche. Collezioni alla mano (la più parte su quadernini di scuola) giravano tra le varie mani di persone dai volti tra lo stupito, l’ invidioso e forse il denigrante. La passione si allarga tra quella gente-bene.
Qualcuno vuol saperne di più. Giunge il momento che queste persone, che hanno tempo e soldi a disposizione, vogliono “vedere chiaro” su quel che era successo. Insomma desiderano voler conoscere le molte istorie nascoste al pubblico sapere. Ora viene dato il via agli studi sull’uso dei francobolli, specie di quelli dei tempi andati, studi sulle varie timbrature apposte dagli uffici postali del passato, insomma si rincorrono le nuove basi del gioco, e da qui ne nasce il gioco-studio.
Qualcuno finisce per saperne di più degli altri. Succede quel che succede in altri campi. Verrà assediato dalle mille domande. I meno esperti mostreranno qualche oggetto misterioso, esporranno i loro dubbi con il cuore pieno d’attesa d’ aver notizia d’essere stato ritrovato un nobile gioiello.
Alcuni tra quelli che “ne sanno di più” (ma che possono anche di più) diventano i Presidenti delle neonate Associazioni. Ma altri che sanno e potrebbero, i più scontrosi, si buttano a riempire le loro note sulla carta.
Appaiono i primi articoli su giornaletti più o meno mensili più o meno specializzati nel settore. Ora articoli anche tecnici o di attualità o di passato, storie del francobollo, talvolta anche di colore. Crescono persino ombre di delitti per un qualche francobollo ....
Però i più dotati pubblicano i loro studi direttamente su libri veri.
Tra gli illustri personaggi esperti del settore, in quei tempi, qualcuno decide di prendere l’ iniziativa di portare a reale mercato i suoi francobolli. Sorgono i primi commercianti, alcuni dei quali affiancano questa loro novità ad un commercio già avviato. Bambole e francobolli.
Non tardano ad entrare nel gioco anche i primi periti, coloro cioè che esprimono a pagamento il loro parere applicando sul retro del francobollo la loro venerabile firmetta.

Quasi all’improvviso scoppia una guerra, era latente, ma tutti tiravano a non farci caso. Le guerre allontanano i popoli e di conseguenza anche la filatelia ha un passo d’arresto. Molti collezionisti devono correre a difendere gli interessi dei loro Re o di chi comanda nascondendo il proprio viso dietro patriottiche maschere di ideali.
Scoppia dunque la prima guerra mondiale che si combatté soprattutto su terreni tra case di contadini. Diversi collezionisti erano proprietari terreni ed abitavano in campagna. Le notti sono lunghe ed allora non esisteva nonna televisione. La guerra distrugge le case e con queste anche molte collezioni di francobolli.
La guerra porta miseria anche tra i vincitori: una collezione passa dalle mani di molti che hanno subito distruzioni nelle mani di coloro che la guerra ha voluto premiare. L’acquisizione di un bene apporta anche curiosità. Inoltre la moneta corrente perde valore ed allora c’ è chi pensa ad acquistare anche francobolli, magari con lontana idea di fare degli affari (ma resta sempre in fondo regola logica che un bene ha valore quando sul mercato ne esiste la richiesta).
I vinti, per contro, sono costretti a vendere anche i loro preziosi amici francobolli. Dal mondo dei vincitori arrivano alcuni nuovi commercianti, perlopiù giovani che hanno intrapreso questo strano nuovo commercio.
Alcuni vanno in Germania o in Austria o nei paesi che hanno perso la guerra. Sono paesi ora in crisi. Devono pagare i danni di guerra mentre le loro imprese non si possono permettere di pagare l’altrui lavoro: La gente è perduta e la fame domina. Molto dolore e allora quel che si può è ora necessario esitarlo. L’ amata collezione di francobolli potrà dare un aiuto.
Il mercato filatelico ora acquista una certa internazionalità. Ogni antico locale mercato, in base all’ interna esistenza del materiale, aveva stilato delle valutazioni. Non si tarderà molto a livellare gli scompensi precedenti dovuti alle diverse esistenze interne di molte voci. Le nuove quotazioni dei cataloghi vengono così a bilanciarsi in abbastanza breve periodo.
Ma anche il mondo vincitore ha dovuto sostenere molte spese. Allora anche tra i vincitori sorgerà una certa pesantezza di mercato e diventa inevitabile che anche la filatelia abbia a risentirne.
Allora facciamo nascere nuove regole: i francobolli sia nuovi che usati non debbono d’ora in poi presentare nessuna sia pur lieve abrasione né sul fronte né sul retro, insomma la carta ha da essere sempre ancora vergine. Sono da squalificarsi anche i francobolli usati cui fu apposto una timbratura troppo pesante o illeggibile o comunque quelli sui quali fu applicata privatamente una qualche timbratura o artificio di questa.

Più o meno velocemente il mondo si assesta e le persone escono dalla cruda fame o dal poco che riescono a racimolare. Sorgono nuove possibilità di guadagno. L’uomo lavora e crea ciò del quale altri hanno bisogno o non sanno fare. Bisogna pagare per ottenere. Il denaro torna nel giro e così alcuni possono anche interessarsi alla propria collezione di francobolli. Il mercato si rianima, ma ora le nuove regole del gioco debbono essere rispettate. Sono proprio i collezionisti esistenti in quell’epoca i primi che corrono alla ricerca dei valori da sostituire.
Appaiono allora diverse sperequazioni nelle nuove quotazioni, ma, stranamente, proprio queste sperequazioni apportano nuovi interessati al gioco del francobollo.

Giorgio Landmans


Arrivederci, se vorrete, al prossimo ASTERISCO n.3

NB – Avevo, or qualche anno, in animo pubblicare un nuovo catalogo “ragionato di Italia Regno” che in gran
parte avevo realizzato anche con la collaborazione di alcuni inseriti articoli di altre persone e miei. Inoltre negli anni 1949-1960 avevo dedito e diretto un mensile che comprendeva gli aggiornamento-novità per i nostri antichi Cataloghi. Vi apparivano anche articoli miei e di altri. Ne riprenderò alcuni da quelle fonti, quelli che credo possano essere ancora attuali, ripubblicandoli su questo stessa Rivista sotto la rubrica “Filatelia”.


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