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impianto e conservazione

di Giorgio Landmans

Non mi sento di parlare del problema della conservazione dei francobolli senza prima dare uno sguardo agli impianti necessari e consigliabili per creare una collezione dettate dall’esperienza.
Infatti una volta che si è scelto un certo sistema per sistemare i propri valori è difficile che ci si decida di passarne ad altro sistema.


Un po’ di storia dell’evoluzione delle mode filateliche

Negli anni trascorsi le raccolte venivano sistemate in più o meno voluminosi album con o senza illustrazioni, contenenti più o meno spazi predeterminati per inserirvi i francobolli. Oppure taluni acquistavano certi quadernetti (non so se ancora in commercio) chiamati «libretti invio a scelta» e con una certa fatica vo organizzavano le loro raccolte. Tali libretti erano utili ai commercianti che vi applicavano – a mezzo di una linguella – gli assortimenti di francobolli in loro possesso, aggiungendone il prezzo che poi venivano inviati in visione a collezionisti che ne traevano i loro mancanti. Per organizzare una collezione questi libretti non erano certo l’ideale, ma costavano molto meno degli album allora in commercio.
Tradizionali furono gli album tedeschi della Schaubeck che per lo più portavano gli spazi, con molte illustrazioni, dei soli valori più correnti ed economici di tutto il mondo, o di parte di esso, tralasciando di inserire spazi predisposti per i francobolli più cari. Molti degli album della Schaubeck erano creati in fronteretro per potervi permettere l’inserimento del maggior numero di francobolli. Era frequente l’inconveniente che taluni francobolli, intrecciandosi, finivano per deteriorarsi. In un secondo tempo si tentò di evitare tale danno inserendo negli album dei divisori in carta pergamino (particolare tipo di carta semitrasparente e che al tatto si presenta molto uniforme, compatta. La ritroveremo in seguito). Inoltre gli album erano per lo più a dorso fisso, cosa questa che non permetteva l’inserimento di ulteriori fogli quando ciò diveniva necessario.
D’altronde la moda del momento era che il confronto tra collezionisti verteva soprattutto sul possesso del maggior numero di francobolli mondiali.
Nel frattempo in qualche piccola legatoria – e non so perché mi sono messo in testa che fosse in Croazia – qualcuno inventò un libro a pagine pesanti ad incollo nelle quali erano inserite delle strisce di pergamino con tasselli incorporati in cui potevano essere inseriti parecchi francobolli in libera scelta d’ordine. Tali oggetti vennero denominati classeurs che in italiano assunsero l’oneroso nome di classificatori.
Però i maggiori collezionisti dell’epoca si rivolsero più allo studio del francobollo che all’accumulo di grandi quantità. E qui ebbe inizio un nuovo gioco. Non vennero più presi in considerazione i valori di tutto il mondo né le nuove emissioni, ma ci si fermò – e non più accumulare - per studiare, a confrontare ed a sottolineare le differenze esistenti tra uguali francobolli. Si rivolse l’attenzione specie al periodo, oggi chiamato classico, che comprende gli esemplari emessi quando ancora non erano state inventate le perforatrici per dentellare i pezzetti di carta gommata in uso per pagare il porto della corrispondenza. Quasi tutti questi grossi collezionisti dovettero – per organizzare la loro preziosa collezione – arrangiarsi da soli e così con l’ausilio di amici tipografi si fecero predisporre dei fogli mobili liberi su cui potevano inserire i loro ritrovamenti nell’ordine e nel sistema loro più congeniale. Nacquero così le prime Esposizioni Filateliche. Si trattava di studi fatti che poi furono riportati anche in pubblicazioni oggi sovente molto rare.
La rivoluzione non tardò a creare dei proseliti e fu così che, sia pure lentamente, venne a decadere il gioco del chi più ne ha, più è bravo. La tendenza che ne seguì fu quella di limitare la propria collezione un solo certo gruppo di paesi. Le poste divennero ingorde per cui il collezionista limitò il campo delle proprie attenzioni ad un certo gruppo di paesi finendo nel tempo a raccogliere solo i francobolli del paese di sua appartenenza.
Nacquero così e divennero popolari – anche perché in quel periodo alla portata di tutti - gli album filatelici di singoli stati a fogli mobili rilegati in copertina di semplice cartoncino trattenuti da un cordoncino: Tali album (se ne vedono ancor oggi) erano stampati da un lato e contenevano gli spazi per tutti i francobolli emessi fino a quel momento. I francobolli vi venivano collezionati applicandoli negli spazi appositi con l’ausilio di particolari pezzetti di carta in pergamino collati da un lato che erano stati denominati linguelle. Ogni linguella veniva ripiegata in due in modo che inumidito un lato, con la punta della lingua, vi si applicava sopra il retro del francobollo ripetendo poi la cosa sull’altra parte la si poteva fissare sull’album. Era dovuta la necessaria attenzione perché una eccessiva dose di saliva poteva fare incollare parte del francobollo nuovo sui fogli e questo avrebbe prodotto un danno irreparabile (spellatura). Come si può ben vedere per collezionare francobolli era necessaria una particolare attività e attenzione. E anche questo era il gioco che legava il filatelico.
Ogni anno gli album venivano aggiornati. La tendenza del collezionismo – in quell’epoca – era quella di riuscire a “turare il maggior numero degli spazi”.

Poco prima della seconda guerra mondiale – e qui vi voglio raccontare un episodio determinante della nascita di una certa attuale moda (imperativa) – in Italia arrivarono molti esuli dalla Germania e dall’Austria occupata, per lo più di origine ebraica, che dovettero abbandonare la maggior parte dei loro beni per sfuggire al pericolo incombente del nazismo che ne prometteva e prevedeva la totale eliminazione. Questi esuli ben poco potevano salvare e coloro che erano collezionisti pensarono che forse con i francobolli avrebbero potuto salvare qualcosa. In quel periodo i cambi delle monete erano forzosi. Si poteva cambiare denaro straniero solo in banca e con una procedura particolare a tassi spaventosamente diversi dal reale valore della moneta locale. Così i francobolli delle nuove emissioni venivano venduto all’estero in base a questi cambi forzosi per cui ad esempio un italiano che desiderava acquistare dei francobolli di Germania non poteva farlo direttamente ma doveva cercarli da un rivenditore in Italia che aveva importato ed acquistato secondo le normative fiscali del momento. Vi era allora in Italia una ditta specializzata in questo “servizio novità” che pensava alla distribuzione delle nuove emissioni, naturalmente vendendo in base ai suoi costi.
Ritorniamo agli esuli che, prima di partire, erano andati a comperare le ultime novità alla posta locale e avevano pensato di portarsi addosso i francobolli. Non potevano di certo trasportarli in fogli interi né in blocchi. Così l’idea corrente – per evitare i pericolosi controlli di frontiera - fu quella di applicarli su libretti invio a scelta che – così pensarono – avrebbero detto ai doganieri che erano oggetto della loro collezione e che i doppi sarebbero serviti loro per poter fare degli scambi con altri collezionisti. Naturalmente, una volta giunti in Italia, corsero ad offrirli ai commercianti locali a prezzo ben inferiore di quello corrente in quel momento. I negozianti si rifornirono in base alle loro necessità e, subito misero in vetrina i nuovi arrivi a prezzo particolare e concorrenziale. In quei tempi era molto abitudinario per il filatelico esaminare attentamente le offerte di vetrina e così non tardò molto che i clienti della ditta specializzata nel servizio novità si accorsero della grande differenza di prezzo esistente tra il pagato e quanto veniva ora proposto. Fu un momento di gran difficoltà per il responsabile della ditta in questione che pensò di risolvere il problema affermando: « Ma i francobolli che io le ho dato sono freschi di stampa e non con linguella come ora offrono i concorrenti ...»
Sembra impossibile ma proprio il senza linguella nasce in Italia e poi più tardi verrà fomentata da altri.


Dalla propaganda filatelica commerciale, abbastanza massiccia, nacque la comune necessità di collezionare solo francobolli senza traccia di linguella. E da qui nacquero le taschine e la sempre maggior popolarità dei classificatori. E di conseguenza venne sempre più abbandonato il gioco personale.
Fin che – ad un certo momento - non si giunse all’approntamento degli album a fogli mobili con incorporate le taschine per poter creare così l’intera collezione con francobolli nuovi senza traccia di linguella. Ulteriore colpo al gioco filatelico. I francobolli, così come acquistati, venivano a riempire degli spazi senza alcuno studio particolare, direi senza altro divertimento di veder arricchire il proprio bene filatelico. Fu un sorgere di nuove leve di operatori o pseudo operatori. Tutti a vedere e spargere la novella dell’investimento.

Nasce il bisogno di sapere come conservare il valore del bene

Non ho nulla contro tale necessità del collezionista ed anzi mi serve per far comprendere al che dietro al suo investimento sta la possibilità di un gioco ben più divertente dell’ansia notturna di possibili svalutazioni del proprio valore.
Sappiamo che un francobollo deve essere senza difetti. Esaminiamoli noi stessi per bene non contentandoci della supposta indispensabilità dei certificati peritali. Ho già elencato in altro articolo i principali difetti che possono presentarsi. Ma il problema è ora la loro conservazione. Ma attenzione non può esistere conservazione se i francobolli non vengono vissuti e cioè rivisitati nel tempo in qualsiasi metodo ed ambiente vengono tenuti. Io indicherò quali sistemi ritengo più idonei ma tutti i sistemi ch’io conosco non sono perfetti in quanto un francobollo è oggetto di carta stampata più la gomma se allo stato di nuovo. Perciò è molto più facilmente deteriorabile nel tempo di un qualsiasi oggetto solido.

I classificatori

A mio avviso questo sistema ha grandi pericoli. Facile la possibilità di ingiallimento precoce e che talvolta si presenta anche parziale in parte della gommatura. Esistono pericoli di rotture. spiegazzamenti e perdite di denti nelle operazioni di togli-metti. Inoltre la presentazione dei francobolli è infelice: appaiono come un cumulo di paccottiglia senza arte né parte.
Adatti solo a chi vuol accumulare senza alcun criterio.
I primi classificatori avevano le strisce in pergamino (ancor oggi validi) che fu sostituito dapprima con il cellophane (vedere capitolo taschine) cui seguì l’inserimento di strisce in materiale plastico (vedi in taschine).
Il pericolo degli ingiallimenti parziali è causato da inadatto materiale per la preparazione degli stessi e dalla diversa umidità e di calore d’ambiente che si crea tra la zona delle strisce (in pressione) e la zona che è priva di tale pressione. Nella fabbricazione i cartoni non vengono accantonati per ottenerne una buona
stagionatura e i collanti usati sono di pessima qualità per cui è piuttosto facile che sorgano colonie microbiche specie nell’intercapedine tra il francobollo-carta e la gommatura. Questo problema non riguarda i
francobolli usati che possono sempre essere rilavati appropriatamente, eliminandone, senza fatica gli eventuali danni.
Da qualche tempo sul mercato esistono dei classificatori in cartoncini non collati, che sono più suggeribili e classificatori creati totalmente in materiali plastici che possono creare i danni segnalati dalle taschine.

Le taschine

Le prime taschine risalgono a poco prima della guerra ed erano prodotte con cellophane ripiegato ai lati su carta nera. Si aprivano i lati e vi si inseriva il francobollo. A questo punto era possibile applicare al retro una linguella senza alterare lo stato della colla del francobollo. Queste taschine furono prodotte dalla ditta con servizio novità della quale ho raccontato qui sopra. Purtroppo il cellophane subisce molto le differenze di calore e di umidità del luogo di conservazione. Tendono a raggrinzarsi e addirittura richiamano all’interno l’umidità e ve la racchiudono. Risultato francobolli spiegazzati (e addirittura con crepe di colla) non recuperabili o addirittura francobolli incollati inesorabilmente alla cartina nera.
Con questo principio – nell’immediato dopoguerra – furono creati degli album in cartoncino con inserite strisce in cellophane. Sono quanto di peggio possa esistere per la conservazione dei valori postali gommati.
Successivamente furono introdotte taschine di materiale plastico. Desidero solo ricordare che il materiale plastico (tutto) proviene da elaborazioni del petrolio. La resistenza e la non alterazione in sé del formato e della consistenza del materiale ne hanno creato un’idea di sistema perfetto per la conservazione. Mi permetto di dissentire ricordando che i materiali provenienti dal petrolio subiscono alterazioni della sostanza che sta vicino. Per cui è facile trovare invecchiati francobolli lasciati per lungo tempo a contatto diretto con tali plastiche. Naturalmente vi taschine di materiale più idoneo e altre che lo sono meno. Qui non posso parlare per non finire in tribunale. I risultati relativi li potrete vedere voi stessi nel tempo.

Gli album con spazi per ogni francobollo e a taschine

Nella corsa al nuovo prodotto da vendere gli album a taschine non sono stati a dormirci sopra. Risultato : meno lavoro (e gioco dico io) al collezionista che però ora non dorme sonni tranquilli. Il materiale usato può essere buono ma può anche essere non appropriato nel tempo. Leggere quanto riportato nel capitoletto
delle taschine.
Debbo però fare qui una osservazione. Abbastanza sovente qualche collezionista mi mostra la sua raccolta.
Ho avuto modo di notare che i francobolli raccolti in album e applicati con linguella si presentano usualmente più freschi dei loro fratelli sistemati da un po’ di tempo in album a taschine. Trovo spesso questi ultimi un po’ più “fané” (termine non più usuale che sta per francobollo invecchiato e leggermente ingrigito).

I fogli liberi con strisce a tasca

Esistono oggi sul mercato diverse soluzioni del genere. Per la conservazione dei francobolli rifarsi a quanto detto in precedenza.

I fogli liberi bianchi

In commercio ne esistono vari tipi con molte cornici di varie fogge. Siccome è presumibile che vi verranno inseriti i francobolli nuovi incorniciandoli in taschine, consiglio di rivedere quanto detto sopra e quanto dirò in merito al tipo di carta ottimale.

Collezionare in bustine di pergamino

A mio avviso se il problema che mi si pone è quello assoluto e predominante ritengo che ancor oggi il miglior sistema possibile esistenza per la conservazione dei francobolli. Naturalmente se fatta al vivo senza l’inserimento dei francobolli in tasche o taschine o altri materiali. Purtroppo questo sistema viene assolutamente privato del piacere che può produrre la visione dei particolari e dell’insieme. Ma se il problema primo è quella della conservazione non esiste sistema migliore di questo. Infatti la carta di pergamino è particolarmente adatta a tale scopo: è materiale particolarmente neutro che non permette l’insorgere di colonie microbiche o il pericolo di autoadesione del francobollo. Fermo restando che in ogni bustina non vengano inseriti più valori.

Tipi di carta adatti ai fogli per una collezione

La tradizione dice che il miglior tipo di carta per i fogli su cui montare una collezione di francobolli è quella di cartoncino spesso e più spesso è e meglio è. Non è completamente vero. Che il peso della carta sia importante per evitare degli spiegazzamenti che possono succedere con il rigirare della pagine è vero, ma è anche vero che non necessita che tale supporto sia particolarmente pesante. Più importante a mio avviso è che la carta contenga la minore quantità di sbiancanti possibile e che sia un po’ porosa, qualità propria di carta che non subisce troppe alterazioni in base all’umidità ed al calore d’ambiente. La carta porosa lascia respirare meglio il contenuto e ne trattiene meno l’eventuale umidità che può annidiarvisi.

Ambiente e attenzioni consigliate

Mi è più facile parlare di ciò che sconsiglio vivamente.

1. Non tenere i volumi contenenti i francobolli in zone troppe fredde o troppo calde e/o umide. Detto così sembra semplice ma attenzione ai particolari.

2. Un finestra vicina può essere favorevole a sbalzi di umidità e di calore. Meglio tenere i volumi in una biblioteca (non chiusi in cassaforte!) lontano dalle finestre ma anche dalle fonti di calore (termosifoni ecc.) . Spesso il problema si presenta non tanto per un cambio relativo di umidità o di calore quanto tale grado di umidità e calore restino nell’ambiente. Talvolta l’apertura di una finestra in giornata adatta facilita l’uscita dell’umidità esistente. Infatti nemmeno la totale mancanza di umidità è auspicabile poiché può creare l’invecchiamento rapido dei francobolli (cosa abbastanza facile avvenga in un caveau di banca soprattutto se sotterraneo)

3. Non usate strani accorgimenti, basterà inserire nei dintorni (non troppo vicino) qualche bustina di materiale igroscopico.

4. Parlare di attenzioni ambientali e dimenticare altri tipi di attenzioni mi pare incompleto. Io vi aggiungo il problema della sicurezza. Un furto può sempre accadere e così taluni portano in banca le loro collezioni e adottano alcuni accorgimenti. Io consiglio sempre di provvedere a fotografare in formato 1:1 i propri pezzi di un certo valore. Inserire gli originali singolarmente in bustine di pergamino (esistono già pronte in commercio) privi di taschine, ma eventualmente con un pezzetto di carta assorbente da sistemare però sulla parte stampata (e non contro la colla!!!). Dare un numero ad ogni bustina. L’insieme delle bustine si potrà portarlo in una banca senza allegarne gli eventuali certificati.
ciò porterà via ben poco spazio (ricordate di controllate il grado di umidità e di riscaldamento invernale dell’ambiente). Nella cassetta della banca inserite comunque una sola bustina di materiale igroscopico e non più di una. Le foto applicatele o adagiatele nell’album al posto degli originali.
Avrete così la possibilità di conoscere ciò che è in vostro possesso e se riporterete sopra o a lato, a matita, il numero corrispondente alla bustina sistemata in banca ne avrete l’immediata possibilità di accesso. Ciò vale per vacanze tranquille ma anche per piccole assenze. Un elenco dettagliato vi sarà utile per fare una assicurazione nella stessa banca o presso una Compagnia a vostra scelta.
L’elenco preciso riduce in modo determinante il premio richiesto dalle assicurazioni.


Giorgio Landmans (scritto nel 1967)

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