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TRIESTE, 1871... ATTENTI AL COLERA!

Nella sua edizione del 4 novembre 1871, la rivista settimanale francese “Le monde illustré” pubblicò un lungo articolo redatto da A. Artiguenave, il corrispondente del giornale dalla capitale ottomana Costantinopoli. Artiguenave, nella sua indagine datata 11 ottobre, trattava dell’epidemia di colera scoppiata in quel luogo nel corso del mese di settembre: dapprima sviluppatasi nel villaggio di Arnaout-Kervi, poi anche nei quartieri periferici della capitale a Inali-Tschesmé e a Kassim-Pacha. L’indagine documenta che in un primo momento, per settimane, le autorità ottomane sottovalutarono la minaccia e quindi solo successivamente decisero ed adottarono misure protettive come il racchiudere la zona con una palizzata e farla custodire e sorvegliare da soldati con lo scopo di impedire a quei poveri abitanti di uscirne perché potevano trasmettere l’epidemia nei quartieri della città rimasti sani…

L’articolo, non solo denunciava l’imperizia delle autorità del sultano, ma illustrava anche la sorte drammatica che doveva affrontare la gente che viveva in quegli insalubri quartieri, pubblicando una di quelle immagini che avevano plasmato la fama della rivista: di grande formato, l’illustrazione occupava un’intera pagina del giornale e raffigurava con molta cura la situazione: nello sfondo il centro di Costantinopoli e la sponda del Mar di Marmara, in primo piano un convoglio di vettovagliamento che procedeva verso la zona infestata…

Essendo al corrente di quella situazione, si può dunque ben capire l’inquietudine delle autorità sanitarie dei porti d’Europa all’approdare dei bastimenti di commercio e dei piroscafi postali provenienti da Costantinopoli durante l’autunno del 1871. A Trieste, il Regolamento generale per l’amministrazione della sanità marittima del 13 dicembre 1851 prevedeva, per quanto riguarda la posta, la disinfezione delle lettere: dovevano essere aperte o, per lo meno, intagliate ed esposte successivamente al calore e alle fumigazioni di una mistura di ¼ di zolfo in polvere, ¼ di nitro pesto e 2/4 di crusca di frumento. Si ritenevano espurgate solo quando si fossero raffreddate del tutto… L’intaglio delle lettere si adoperava con pettini di lame:

Questa nostra lettera, impostata presso l’ufficio austriaco di Costantinopoli il giorno 11 novembre 1871 e sbarcata a Trieste il 17, illustra il trattamento riservato alla corrispondenza durante l’arco di tempo del perdurare dell’epidemia.


La lettera...


e la sua interezza

 

 

Un’ultima precisazione si impone per restituire a questo documento postale il suo proprio ed intero contesto: l’identificazione del lazzaretto che ha provveduto alla sua disinfezione.
Il più vecchio lazzaretto della città era quello di San Carlo (1), situato in prossimità dell’arsenale di artiglieria, diventato però obsoleto, con l’aumento del traffico marittimo nel corso dell’700, per questo fu superato dalla superiorità del lazzaretto di Santa Teresa (2) (inaugurato nel 1768), un vasto edificio che poteva accogliere molte centinaia di viaggiatori e nel bacino parecchie decine di navi.

Questa stampa della fine del secolo XVIII lo testimonia:

 

La costruzione della ferrovia per Vienna, inaugurata nel 1857, ebbe però conseguenze pesanti sul buon funzionamento del lazzaretto di Santa Teresa: i binari e la stazione penetravano materialmente dentro il perimetro dello stabilimento sanitario! Lo vediamo bene su questa cartina del 1857:




La necessità di lasciare spazio alla stazione ferroviaria costrinse quindi le autorità a trasferire queste attività sanitarie in un nuovo e terzo lazzaretto: quello di San Bartolomeo, fuori della città verso Muggia (3), inaugurato il 1° ottobre 1868.









BIBLIOGRAFIA

DEL BIANCO Umberto, Il Lloyd Austriaco e gli annulli marittimi dell’Austria-Ungheria, volume secondo, 1978.