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Considerazioni ed approfondimenti sul bollo
ISPEZIONE DELLE CARTE POLITICHE ALLE PORTE
9 febbraio – 4 luglio 1849

di Djana ISUFAJ

Fin dal suo nascere Roma è stata sempre protetta da una efficace e consolidata cinta muraria che, ancora oggi in gran parte visibile o, quanto meno, identificabile, rende la città unica capitale europea ad averne conservato, quasi intatto, l’intero circuito. Sorte con scopi prettamente difensivi, delle sei realizzate nel tempo: romulee, serviane, aureliane, leonine, vaticane e gianicolensi, quella che riveste un interesse di natura storico postale, è la cerchia muraria aureliana. La sua edificazione la si fa risalire intorno al 271, ed il progetto ad essa legato era improntato su tre elementi cardine: massima velocità di realizzazione, semplicità strutturale, massima garanzia di sicurezza e protezione. Caratteristiche queste che ci portano a pensare che nelle fasi progettuali, un ruolo di non secondaria rilevanza sia stato rivestito da esperti e tecnici militari. Il nuovo sistema difensivo fu costruito in laterizi, ed a differenza della preesistente cinta muraria, quella Serviana, presentò alte torri quadrate disposte a distanza regolare l’una dall’altra, con sopra riportato un camminamento di ronda interno utilizzato dai soldati per muoversi liberamente rimanendo integralmente protetti. Prive di decorazioni e di abbellimenti vari, le mura erano provviste di diverse porte costituite da semplici fornici (1) non molto alti. Fatta eccezione per alcuni sporadici interventi di restauro e rinforzo quali quelli operati verso gli albori del V secolo dall’Imperatore Onorio, riconoscibili dalle foderature in pietra bianca delle porte d’accesso e dalla costruzione di torrioni semicircolari posizionati ai loro lati per una maggiore difesa, le porte rimasero pressoché intatte fino al 1500 quando vennero aperti nuovi accessi quali Porta Pia e Porta San Giovanni. Una terza, Porta del Popolo, andò a sostituire quella originaria romana, cosa che cinquant’anni dopo accadde anche per Porta Portuensis e Porta San Pancrazio. Ed è proprio su alcune di queste porte che verremo a focalizzare il nostro interesse storico postale, allorquando, con la proclamazione della Repubblica Romana del 1849, divennero dei veri e propri posti di frontiera posti sotto il diretto controllo di personale di vigilanza organizzato in Corpi di Guardia (fig. 1).


fig. 1 - Pianta delle Porte di Roma

Comandati da Ufficiali subalterni, i posti di frontiera ebbero in dotazione un bollo di franchigia circolare (fig. 2) riportante la dicitura ISPEZ.E DELLE CARTE POLITICHE ALLE PORTE con al centro una corona civica a contenere un’aquila romana convenzionale destra, caricata dei fasci affrontati posti in decussione con scure rivolta verso il basso (2).



fig. 2 - bollo ISPEZ.EDELLE CARTE POLITICHE ALLE PORTE

Dei diversi incarichi svolti dal personale di vigilanza, di prioritaria rilevanza era il controllo delle persone, dei materiali e dei mezzi di trasporto in ingresso ed uscita da Roma, nonché il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica come dai documenti che di seguito vengono riportati a puro titolo di esempio:

- “rincontro del Passaporto” rilasciato dall’Ufficiale di Polizia del Corpo di Guardia di Porta del Popolo a Foschi Costante di Firenze, entrato a Roma il 2 giugno 1849;

- controllo “permesso di libero passaggio” alle porte di Roma rilasciato dal Presidente della Commissione di Approvvigionamento ai signori “Andrea Taddei e Giovanni Rossi porta spese di Pietro Piacentini che si portano alla Tenuta di Terzoni con carrettino a cavallo con Scudi quattro di pani”;

- perquisizioni personali, come dal Rapporto Straordinario compilato dall’Ufficiale di Porta San Giovanni: “Si trasmette un fucile da munizione tolto al Cittadino Bonaventura De Rossi di anni 27 di Marino, campagnuolo, senza licenza, il quale dice averlo acquistato da incognito che tiene negozio di armiere all’arco delle Pantane al prezzo di Scudi tre”.

- lotta alla delinquenza locale: "A tenore dell’Editto emanato il giorno 8 Maggio riguardante i molti ladrocinii commessi fuori dalle Mura delle Porte della Città, e per avviso del Ministro Livio Mariani il Sottoscritto si è creduto in dovere di Carcerare n. 8 individui lavoranti nelle Barricate di queste Porte che con Picche e Paletti si sono recati nella Vigna di proprietà del Cittadino Cancani, e con i medesimi hanno avuto l’ardire non solo di atterrare la Porta del Tinello, bere del vino a tutta gola, ma di più si sono recati nell’appartamento di sopra del suddetto Tinello ed hanno fracassati cristalli delle finestre, rotte tutte le porcellane e terraglie, tagliando ancora dei molti quadri che credersi d’autore. Perciò il Sottoscritto Ufficiale di Polizia unitamente al Cittadino Baronio del Genio, si è recato in detta Vigna e verificato il tutto trasmette alle Carcere di Polizia i qui in margine notati delinquenti per la trafila della Piazza. Tanto si crede il sottoscritto parteciparle”. Porta San Lorenzo, li 10 maggio 1849.

Ad oggi il bollo, conosciuto in dotazione solo al Posto Fisso di Porta Angelica, Cavalleggeri, Popolo, Portese, San Giovanni, San Lorenzo e San Sebastiano, contrariamente a quanto ipotizzato da alcuni studiosi del passato, secondo i quali era esclusivamente di tipo amministrativo ed apposto dall’ufficio competente sulla prima pagina dei rapporti in bianco, periodicamente distribuiti ai relativi Corpi di Guardia, assolse invece anche la funzione di bollo di franchigia, come ho potuto personalmente verificare dall’analisi di alcuni documenti che, conservati presso l’Archivio Capitolino e l’Archivio di Stato di Roma, viaggiarono regolarmente da Roma con destinazione Velletri, Albano e Rieti. Sul lato verso dei documenti è possibile osservare, in almeno tre casi molto ben definiti, i relativi datari di arrivo.



Porta Angelica (Collezione personale)




Porta Cavalleggeri (Collezione personale)




Porta del Popolo (Collezione personale)




Porta S. Giovanni (Collezione personale)




Porta S. Lorenzo (Collezione personale)

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1. Con il termine fornici vengono ad essere intese le aperture arcuate degli archi trionfali romani che possono presentare una sola apertura (un fornice) o più aperture quale ad esempio una centrale maggiore affiancata da due laterali più piccole (tre fornici);

2. Amato F.M. - Isufaj D., Storia Postale della Repubblica Romana del 1849, Francesco Maria Amato Editore, eBook, Anzio 2011, p. 155 e 174.

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