Torna alla Posta Militare

Torna alle Brigate di fanteria

 

VAI ALLA SECONDA PARTE

 

pagina iniziale le rubriche storia postale filatelia siti filatelici indice per autori
La Marina italiana in A.O.I. durante la 2ª Guerra Mondiale
3ª parte
di Giuseppe Marchese

GALVANI

Il Galvani partì da Massaua il 10 Giugno diretto alla zona di agguato all'imboccatura del Golfo di Oman, ove giunse il 23 Giugno.

Lì trovò ad attenderlo le navi inglesi al corrente della sua posizione. Alle 2,04 del 24 Giugno colpito da bombe di profondità il sommergibile affonda con 26 uomini di equipaggio che non riescono a salvarsi.

PERLA

Nella missione del Perla si sintetizzano le difficoltà in cui operarono ì nostri sommergibili in Mar Rosso e particolarmente del problema della intossicazione del cloruro di metile.

Durante la navigazione cominciarono a manifestarsi casi di intossicazione a bordo pericolosamente sottovalutati dal Comandante anche quanto metà dell'equipaggio è dichiaratamente non utilizzabile. Fortunatamente Marina Massaua ordina il rientro ma la navigazione è estremamente difficile con i 3/4 degli uomini ammalati.

Il 26 giugno il sommergibile sì incaglia nei paraggi dì Ras Cosar. Nella fase di disincaglio subì l'attacco di forze navali inglesi che tentavano la cattura o l'affondamento dell'unità.

Dopo vari tentativi si riuscì a disincagliarlo e a portarlo in salvo a Massaua.

TORRICELLI

Il Torricelli fu inviato in agguato davanti Gibuti. II Mattino del 23 Giugno, sulla rotta di ritorno, con una avaria a bordo per una violenta caccia subita, avvistò 5 navi nemiche e accettò il combattimento in superficie non essendo possibile, per le avarie, immergersi. Dopo un violento combattimento fu deciso di abbandonare la nave autoaffondandola.

La perdita del Macallé, del Galvani, del Torricelli e del Galilei impongono un radicale mutamento del concetto di impiego delle unità navali. Praticamente si constatò che i vari obiettivi inizialmente assegnati dalla «DI.NA. 4» alle unità del Mar Rosso erano tutti irraggiungibili sia dalle unità subacquee che da quelle di superficie.

Fu pertanto stabilito che, in linea di massima, un solo sommergibile sarebbe stato tenuto in missione, che la missione non doveva durare più di 8 giorni, che si sarebbe tentato di tenere agguati saltuari in Oceano Indiano per obbligare gli inglesi a mantenere in piedi un gravoso servizio di vigilanza.

Fino al Febbraio 1941 si effettuarono 15 missioni con scarsi risultati offensivi, dato che fu confermato solo l'affondamento di una petroliera ma la rimanente forza navale nello scacchiere dell'AO impose agli inglesi una costante sorveglianza dei loro convogli che trasportavano il prezioso petrolio sulla rotta del golfo di Oman, e quindi comportò per essi un mantenimento di diversi mezzi navali nella zona di Aden che altrimenti si sarebbero resi disponibili per essere trasferiti altrove. Il giorno 21 ottobre alle ore 6,35 nel passaggio di NE dell'isola di Harmil nel Mar Rosso, durante il disimpegno seguito ad un attacco nemico, il C/T Nullo fu colpito dal fuoco del C/T Kimberley. Rimase immobilizzato per le vie d'acqua allo scafo e successivamente affondò.

Quando nel Gennaio del 1941 si cominciò a prendere in esame la caduta di Massaua fu predisposto un programma di massima per le nostre residue forze navali in Africa Orientale.

Per i superstiti sommergibili fu deciso che circumnavigassero l'Africa e raggiungessero Bordeaux dove era stata costituita la nostra base per sommergibili operanti in Atlantico (Betasom).

Dato il via all'operazione il Perla partì da Massaua il 1° Marzo, il Ferraris e l'Archimede il 3 e infine il Guglielmotti il 4 Marzo.

Tutti i sommergibili, dopo una felice traversata, giunsero a destinazione.

Per le due squadriglie di C/T fu deciso che partissero da Massaua in formazione per tentare una ultima azione contro Porto Said e Porto Sudan e infine autoaffondarsi in prossimità della costa.

Il 1° Aprile 1941 il Leone, mentre si dirigeva in formazione verso Porto Said, dove vi era una concentrazione di navi mercantili nemiche che si era deciso di attaccare, urtò contro punte isolate di origine madreporica e affondò. Anche il Battisti che ebbe un'avaria ricevette l'ordine di autoaffondarsi, il ché fu eseguito il 3 Aprile sulle coste Yemenite.

Il 3 Aprile fu la volta del Manin e del Sauro che nel tentativo di incursione verso Porto Sudan, attaccati da aerei e da forze di superficie inglesi furono affondati.

Stessa sorte toccò, nella notte tra il 3 e il 4 Aprile, al Pantera e al Tigre che si autoaffondarono sulla costa araba.

Un epilogo senza alcuna gloria per le nostre navi del Mar Rosso.

La Commissione d'inchiesta che fu istituita presso il Ministero della Marina così si espresse circa la fine delle nostre navi in Africa Orientale: «Le circostanze fecero dapprima rinunciare all'azione su Suez, poi a quella su Porto Sudan; mancò il combattimento navale che per qualche tempo fu intravisto e desiderato, e mancò anche la possibilità di attuare un'azione costiera che, «ultima ratio», il C/te Gasparini aveva concepito per il solo Pantera».

Ma ciò che non poterono attuare o fare i sommergibili e il naviglio sottile riuscì alla 21° flottiglia MAS, composta di 5 vecchie carcasse più tre motoscafi veloci armati sul posto e alcuni sambuchi.

L'8 Aprile 1941 due MAS, il 216 e 213, ricevono l'ordine di intercettare un incrociatore avversario.

Dopo alcune ricognizioni infruttuose l'incrociatore viene avvistato e silurato dal MAS 216.

I danni furono relativamente modesti, tuttavia l'unità fu rimorchiata a Bombey, per le riparazioni che non si potettero fare in luogo, e che la inutilizzarono fino al Maggio 1942.

Quello stesso giorno, 8 Aprile, cadeva la piazza di Massaua.

pagina iniziale le rubriche storia postale filatelia siti filatelici indice per autori