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Due comandanti liguri nella Grande Guerra:
Enrico Caviglia ed Antonio Cantore
di Alberto CAMINITI (da http://www.acciesse.org/)


Enrico Caviglia

Antonio Cantore

STORIA POSTALE E FILATELIA TEMATICA


PREMESSA

Ad agosto 2014 scatterà il 100° anniversario della Grande Guerra, anche se di fatto per noi italiani ciò avverrà nel 2015 a maggio.
Ovunque c’è già un fervore di manifestazioni e mostre tematiche attivate; per i filatelici che scrivono articoli, nasce un’occasione in più d’agitazione: cosa scrivo sulla Grande Guerra?
Da parte mia, ho riflettuto a lungo e poi ho deciso che il tema da sviluppare avrebbe potuto avere una duplice valenza, così da soddisfare - d’un colpo solo – due esigenze; commemorare per iscritto la Prima Guerra Mondiale e dare un contributo di riconoscenza alla terra che mi ha accolto nel lontano 1952, da giovane laureato in cerca di lavoro: la Liguria.
Così tratterò di due liguri, leggendari condottieri sul campo di battaglia, ma talmente taciturni e schivi da essere quasi totalmente ignorati – ai tempi d’oggi – perfino da liceali ed universitari: il Maresciallo d’Italia Enrico Caviglia ed il Generale degli Alpini Antonio Cantore. Eppure furono due grandi comandanti di truppe, due veri eroi, due ardenti patrioti.
Qualcuno potrebbe chiedersi se il Cantore di Sampierdarena ed il Caviglia di Finalmarina (SV) abbiano qualcosa in comune fra loro. Lo scrivente, che in questi mesi ha eseguito ricerche e letto libri ed articoli su entrambi i personaggi, è pronto a rispondere. A parte il fatto che ambedue erano liguri, avevano in comune soltanto due cose: l’amore – quello vero, l’ideale – per la Patria e l’altezza fisica. Infatti facevano parte di quel gruppo di generali che i colleghi chiamavano scherzosamente “Le Loro Altezze“, per via che oltrepassavano abbondantemente gli 1,90 di statura: Cantore, Caviglia, Petitti di Roreto ed il Duca d’Aosta, comandante della 3^ Armata. Non c’era trincea o muretto che li coprisse abbastanza ed erano un bel vedere quegli omoni col cappello gallonato di greche d’oro quando si incontravano nelle riunioni dello Stato Maggiore! E i soldati semplici commentavano: loro sì che sono ai vertici!
Andiamo quindi a trattare separatamente le due figure storiche, per cui il presente articolo sarà diviso in due parti distinte ; peraltro proprio come volle il Destino che vide Cantore cadere colpito a morte da un cecchino austriaco in piena fronte sulle Tofane (quindi egli non vide mai la fine della Grande Guerra) e fu il primo generale italiano ad essere ucciso in quel conflitto ; mentre a Caviglia toccò in sorte non solo di assistere al momento peggiore che il Regio Esercito italiano attraversò
(Caporetto), ma anche ad avvenimenti successivi che lo coinvolsero in prima persona (Fiume, il fascismo, l’armistizio dell’8 settembre 1943).

GENERALE DEGLI ALPINI ANTONIO CANTORE

Si premette che, al fine di non spezzare la continuità di narrazione, esporremo- per entrambi i comandanti – una scheda relativa al rispettivo sviluppo della carriera militare.
Cantore nacque a San Pier d’Arena (allora autonoma sottoprefettura) il 4 agosto 1860 e morì sulla Tofana di Rozes, Cadore (Cortina d’Ampezzo, prov. Belluno) il 20 luglio 1915; quindi, non ancora 55.enne. Studiò in un Istituto Tecnico e a 18 anni (1878) entrò nell’Accademia Militare di Modena, essendo particolarmente attratto dalla vita militare. I principali momenti delle sue campagne di guerra sono la guerra di Libia (italo- turca, 1912) e la Grande Guerra (1915). In entrambe le occasioni si fece valere per quello che era, un trascinatore di uomini. Gli alpini alle sue dipendenze lo adoravano perché era sempre in mezzo a loro, un vero papà, anzi alla loro testa quando andavano all’assalto, e sapevano che egli non chiedeva a loro sacrifici a cui egli stesso non si sottoponesse. Lo chiamavano bonariamente il “Generale Avvanti, Avvanti “perché era sempre in testa a loro, non gridando “Savoia “ma “Av-v-anti, Av-v-anti “nella tipica cadenza dialettale ligure. Aveva un carattere forte e – se in guerra – quasi spietato, non per sua particolare malvagità d’animo, ma perché era conscio che solo con una disciplina severa si potevano superare gli ostacoli che la campagna comportava. Spremeva ogni goccia d’energia dai suoi alpini, ma egli stesso era un esempio di coraggio, inflessibilità e sagacia. Aveva un colpo d’occhio tattico sul campo quasi unico al mondo: col suo binocolo individuava i punti deboli della propria difesa e di quella avversaria. E lì – in tal caso – avrebbe colpito duramente. Da militare era parco, di poche esigenze. Gli scrittori che si sono occupati delle sue imprese ricordano la sua frugalità: in Libia beveva poco e si accontentava di una piccola cena a base di olive nere e cipolline, con un pezzo di galletta a posto del pane! Proprio in Libia finì di forgiare il proprio carattere e maturò come ufficiale superiore. Qualcuno potrà – erroneamente – pensare che gli Alpini non servissero in quel terreno africano. Scordano però che l’intera Cirenaica è un altopiano dove proprio le loro specifiche qualità belliche e montanare erano utili nello svolgimento della campagna. La guerra italo- turca alla fine vedeva gli italiani padroni solo di 7- 8 città / porti sulla costa, mentre il resto dell’immenso scatolone di sabbia era in mano ai regolari ottomani (pochi) ed ai guerriglieri beduini senussiti (molti). Fu così che lo Stato Maggiore di Roma decise di costituire un raggruppamento di alpini, e per non sguarnire le frontiere montane, tolse un battaglione da ogni reggimento esistente e formò l’8° Reggimento Alpini denominato “Speciale“, ma subito ribattezzato in loco “Colonna Cantore“. A rotazione combatterono Libia i battaglioni Gemona, Tolmezzo, Cividale (inizialmente) e poi in successione: Vestone, Feltre, Susa e Verona. Si vide subito che in quegli aspri costoni i nostri montanari/alpini si districavano meglio dei poveri fantaccini. Cantore sbarcò in Libia il 28 settembre 1911 e vi rimase ininterrottamente fino al 1914, quando la Quarta Sponda divenne un teatro bellico secondario, essendo ormai scoppiata in Europa la Prima Guerra Mondiale.
Se volessimo paragonate Cantore ad un grande stratega, possiamo farlo confrontandolo con Rommel; come lui era sempre in prima linea, usciva in ricognizione con pochi soldati di scorta, studiava l’ambiente, scrutava col binocolo la linea dei beduini e quando rientrava nelle proprie trincee aveva già chiara e dettagliatamente delineata la prossima mossa da fare. Lo si vide fin dal primo combattimento campale con gli arabo - turchi il 20 marzo 1912 a Tebedut. Qui avvenne che di notte i senussiti avessero attaccato – urlando come ossessi - la ridotta Tolmezzo. Cantore e i suoi uomini non si lasciarono impressionare invece di difendersi, uscirono all’aperto – Cantore in testa- aggirarono la ridotta e si lanciarono alla baionetta sul fianco dei guerriglieri beduini, mettendoli in fuga. Cantore e i suoi vennero citati nell’Ordine del giorno. E’ solo la descrizione di un piccolo scontro, ma già resta chiara la condotta tattica del testardo sampierdarenese che diede ovunque ottimi frutti: mai stare in difensiva, ma contrattaccare sempre, “ Av-v-anti , Av-v-anti ! “.
Era “duro“ anche nel privato, e quando – 1914 – nacque dal figlio Ferdinando (Tenente del
Genio ) il nipotino Antonio (allora per rispetto si dava al nipote il prenome del nonno), egli si fece portare a Verona, dove era schierata la sua Divisione, il neonato, lo accarezzò brevemente, ma si rivolse principalmente ai familiari, esponendo la situazione politica attuale ; fra breve sarebbe iniziato un conflitto di dimensioni bibliche (come di fatto avvenne). Questo l’uomo, che aveva salvato – durante un’esercitazione notturna - un alpino che stava scivolando in un dirupo, e dopo averlo assicurato con una fune, lo sgridò “Stai più attento la prossima volta “: Così come avrebbe fatto un padre in gita sui monti col figlio. Oppure quando sgridò un giovane sottotenente in Libia, che si era esposto in piedi sotto il tiro nemico, dicendogli “ Si ripari, lasci fare a me, che son più vecchio “!
Gli episodi qui sopra riportati sono esposti nel libro- guida di Ongaro (vedi Bibliografia in calce).

IMMAGINI

Due sono state le grandi occasioni di importanti comandi affidati a Cantore: La Libia ed il fronte
di Cortina d’Ampezzo. Andiamo quindi a vedere qualche immagine e taluni supporti tematico-
postali, suddivisi – appunto – per tali zone di guerra.

LA LIBIA



Fig. 1 = Cantore nel 1912 in Libia



Fig. 2 = Cartolina ill. viaggiata da Tripoli per Vicenza del 19 ott. 1911 con annullo della R.N.
“Francesco Ferruccio“.
Fig. 3 = Cartolina ill. viaggiata da Derna per l’Austria del 6.1.1912 con annullo postale della R.N.
“Francesco Ferruccio“.



Fig. 4 = Raccomandata da Palmanova (UD - Comando del 12° Regg. Cavalleggeri Saluzzo) per il
Cap. P.Pezzi dei Lancieri di Firenze a Tripoli.
Fig. 5 = Lettera viaggiata con timbro della Posta Militare della IV Divis. Speciale da Tripoli per Arezzo, spedita il 12.3.1913.



GRANDE GUERRA

Nella foto sottostante vediamo Cantore (il primo a sinistra) che ispeziona le nostre linee situate in zona fortemente innevata,




Fig. 6

Le successive immagini sono riferite a cartoline illustrate viaggiate, date varie del 1915, a
carattere propagandistico e soffuse da un commovente candore e da un ingenuo spirito patriottico:



fig. 7




Fig. 8



figg. 9 - 10

LA MORTE DI CANTORE

Arriviamo ora al fatidico 20 Luglio. Cantore aveva in mente un’operazione di “allargamento“ del fronte a Fontana Negra, nelle Tofane, dove agiva la sua 2^ Divisione. Lì gli austro- ungarici si erano insediati e da lì coi loro tiri d’artiglieria colpivano d’infilata le nostre trincee. Si trattava di bonificare la zona, eliminando quel fastidioso saliente. In effetti Cantore aveva litigato col comandante della Divisione sul suo fianco destro perché proprio il settore in discussione era al limite di competenza fra le due unità. Egli nel pomeriggio salì in alto, all’osservatorio dal quale si dominava l’intera vallata e malgrado le raccomandazioni dei suoi aiutanti, si sporse per puntare il binocolo. In zona agivano cecchini austriaci, dei Cacciatori tirolesi dal tiro preciso e micidiale. Fu un istante: un cecchino austriaco intravide l’alto berretto del generale e sparò – in rapidissima successione – due colpi; il primo proiettile passò vicino a Cantore, ma il secondo lo colse in piena fronte, trapassandogli il cappello da parte a parte. Cantore cadde fulminato sul colpo.

LE MISTERIOSE IPOTESI

Cantore era appena stramazzato a terra, che già si apriva un inferno di illazioni, dicerie ed ipotesi delittuose. Si parlò immediatamente di “fuoco amico“, di nemici del generale che si erano sbarazzati di “quel testone di un ligure“, di colleghi che lo odiavano a morte e via di seguito. Le chiacchiere durarono anni ed anni, ed è possibile che riprendano oggi in occasione del centenario della sua morte. Sono però tutte illazioni forzate, alcune perfino suggestive, ma – si ripete – campate in aria. Ma perché, allora, erano sorte?
Diciamo subito che il carattere ruvido e scontroso di Cantore le aveva favorito, essendo egli persona senza peli sulla lingua; si era scontrato con colleghi e superiori, non frequentava i Comandi arretrati, non chiedeva né concedeva favori, aveva litigato per poche decine di metri di trincea coi parigrado delle due Divisioni alla sua destra ed a sinistra. Imponeva una ferrea disciplina ai soldati alle proprie dipendenze, riprendeva anche in pubblico i propri ufficiali meno capaci, ignorava consigli e perfino le direttive telegrafiche dei suoi superiori. Pare, anche, che avesse nemici fra gli abitanti di Cortina d’Ampezzo, ormai solo vecchi, donne e bambini, dove aveva il suo Comando della 2^ Divisione, in quanto voleva che la cittadina fosse completamente evacuata dai civili che, quindi, avrebbero dovuto lasciare case e suppellettili. Il discorso potrebbe continuare all’infinito, includendovi i pochi ufficiali testimoni del fatto, la sparizione dell’alto cappello forato che tutti pensavano fosse stato chiuso nella sua bara, e che invece negli anni ’90 risultò in mano ad un pronipote totalmente ignaro delle ipotesi delittuose, al quale erano finiti in eredità i pochi oggetti personali del generale. Si riaprirono le chiacchiere sul foro d’entrata che non era compatibile col calibro dei proiettili da 8 mm. usati dai cecchini austriaci, e via di seguito. Non vi sono però segreti sulla sua morte; essa colpì l’opinione pubblica per via che Cantore fu il primo generale d’alto grado caduto al fronte. Tra l’altro, subito dopo il suo decesso, lo Stato Maggiore dispose con apposito Ordine di Servizio che la “berretta“ (l’alto cappello tronco- conico) d’ordinanza dei Generali perdesse la vistosa fascia rossa su cui brillava l’oro di una greca gigantesca, con un’ aquila dorata sul davanti. Il grado ora veniva racchiuso in un “riassunto“ di greca nera su verde, e sempre nere diventavano le stelle distintive della gerarchia. Così fu disposto anche per i colonnelli e gli altri ufficiali superiori; i simboli del grado persero ogni vistosità cromatica.
In buona sostanza, Cantore continuò a “disturbare“ per anni ed anni intere generazioni dello Stato Maggiore!




Fig. 11 = Cantore aveva questo cappello in testa quando venne colpito.
Notare l’appariscenza del bersaglio!

 


SEPOLCRO DI CANTORE

Cantore nella pace eterna riposa almeno come avrebbe sempre voluto: assieme a diecimila altre salme di soldati, nel piccolo Sacrario di Pocol vicino a Cortina d’Ampezzo. Di rado però i villeggianti di quella nota località turistica vanno a visitare quel cimitero militare. Sarebbe invece bello che non solo i turisti, ma intere scolaresche vi si recassero per onorare quei Caduti che hanno loro dato l’attuale libertà ed indipendenza.




Fig. 12


CURIOSITA’

Ricordiamo anzitutto che a Cantore sono state dedicate un po’ dovunque piazze e vie, Gorizia in testa. Genova gli ha dedicato una delle arterie principali della natìa Sampierdarena, a doverosa memoria. Interessante fu anche che la Regia Marina gli dedicasse un’unità di superficie, un cacciatorpediniere della Classe Generali. Tale caccia “Generale Antonio Cantore “– sigla CN – venne varato proprio a Genova Sestri Ponente il 23 aprile 1921 e concluse la sua operatività saltando su mine il 22 agosto 1942, nel 2° conflitto mondiale.
Vogliamo altresì ricordare i monumenti a lui dedicati e dai quali, nella sua amata divisa di alpino, col caratteristico cappello in testa, troneggia un po’ovunque, da Cortina d’Ampezzo a Tripoli di Libia. Quest’ultima statua venne inaugurata il 24 marzo 1935, quando colà era Governatore l’alpino Italo Balbo.
Riteniamo però che il monumento più bello, non intendo per l’artisticità ma per la collocazione più idonea, sia quello esistente ad Udine presso il Comando della Brigata “Julia“. Infatti nel 1926 da Brigadiere, Cantore comandò la 3^ Brigata Alpini, la quale successivamente assunse la denominazione – appunto – di Brigata JULIA. E lì, nella quiete del chiostro dell’ex convento ora sede del Comando, Cantore veglia attento sulle sorti dei suoi alpini, siano essi nella penisola che in zona di guerra (Missioni) come l’Iraq e l’Afghanistan.
Concludiamo esponendo la bella Medaglia di bronzo coniata il 4 giugno 1922 a cura dell’Associazione Alpini. Sul fronte è stilizzato un alpino con la penna sul cappello, e la scritta in basso: “Avanti – Avanti “, grido di guerra del generale. Sul verso vi è la rappresentazione di una aquila in volo e la dicitura: “R.N. CT. Generale Cantore – 4 giugno MCMXXII“.

Ecco le immagini dei vari supporti:




Fig. 13 = La bella e larga Via Cantore a Sampierdarena (GE)



Fig. 14 = Il C.T. dedicato al “Gen. A. Cantore




Fig. 15 = La medaglia- ricordo coniata una foto del 1926. nel 1922 a cura dell’A.N.A.




Fig. 16 = L’inaugurazione (24.3.1935) del monumento a Cantore, a Tripoli, a cura di Italo Balbo,
allora Governatore della Libia




Fig. 17 = Il monumento a Cantore a Cortina, nello scenario delle sue amate montagne!
Fig. 18 = Ad Udine, presso il Comando della Brigata “Julia“, Cantore veglia sui suoi Alpini.




DOCUMENTAZIONE ICONOGRAFICA

Ricavati da siti vari Internet, secondo Common nel rispetto dei termini della GNU = Foto nn. Copertina, 1, 6/17;
- di proprietà dell’Autore: nn. 2/5, 18-

SCHEDA BIOGRAFICA MILITARE DEL GEN. CANTORE

Data e qualifica

1880 - Sottotenente 29° Reggimento Fanteria
1888 - Capitano 81° Reggimento Fanteria
Ottobre 1888 - Frequenta e supera il Corso della Scuola di Guerra a Torino
1889 - Applicato al Corpo di Stato Maggiore a Roma
1898 - Maggiore comandante del Batt. Alpini Gemona
1903 - Ten. Col. comandante del Batt. Alpini Aosta
1908 - Colonnello comandante 88° Reggimento Fanteria
1911 - Colonnello comandante 8° Regg. Speciale Alpini (Libia)
1.2.1914 - Maggior Generale com.te 3^ Brigata Alpini
1.6.1915 - Luogotenente Generale com.te 2^ Divisione Fanteria
1915 - Comandante del Settore Monte Baldo – Monti Lessini.

DECORAZIONI:

R.D. 28.12.13 Croce di cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia
R.D. 9.4.14 Croce di Ufficiale dell O.M.S.
D.L. 3.12.1915 Medaglia d’Oro al Valor Militare; motivazione:
“Esempio costante e fulgido di indomito ardimento alle sue truppe, le condusse attraverso regioni difficili, ove il nemico si era annidato, riuscendo a sloggiarlo. Cadde colpito da palla nemica nell’osservatorio dal quale esplorava e preparava nuovi ardimenti (Monte Tofane 20 luglio 1915)“.

Era inoltre insignito dell’Ordine dei SS: Maurizio e Lazzaro, e del titolo di Commendatore della Corona d’Italia.

LA FAMIGLIA DEL GENERALE CANTORE

Riteniamo fare cosa gradita ai nostri lettori, aggiungendo qualche notizia sulla famiglia del Generale, come da attente ricerche eseguite dallo scrivente negli atti comunali.
Nel Censimento cittadino del 1865 risulta che la famiglia era così composta:
Capofamiglia: Cantore Felice fu Giobatta, nato a Chiusa San Michele in Val di Susa (To); data di nascita sconosciuta. Professione: “Portiere“; alcuni testi biografici dicono invece che il padre era ferroviere;
Moglie: Ferri Maria fu Francesco (alcune biografie la chiamano Marianna), nata a Cannobbio (No) in data sconosciuta; professione: casalinga;
Figlio (unico Antonio Tommaso di Felice, nato a Sampierdarena il 5.8.1860.

Abitazione: in Via San Cristoforo, casa n.15, Genova. Si tratta – in atto – di un vicolo del centro storico gravitante su via Gramsci (zona portuale).
A conferma del negligente oblio che avvolge il Generale, non risultano esistenti targhe storiche a lui dedicate in tutto il territorio cittadino.
Nel 1884 Cantore – già ufficiale - venne trasferito a Torino, ove conobbe la futura moglie Enrichetta De Benedetti, che sposò il 21 settembre 1886. Di stanza a Torino, gli nacque l’unico figlio Ferdinando (13 febbraio 1888), Tenente del Genio nella Grande guerra, da cui nascerà (1914) il nipotino Antonio.

BIBLIOGRAFIA

Oreste Bruno Ongaro, Antonio Cantore. Da Assaba alle Tofane - Gaspari Edit. – Udine 2007
Manuel Galbiati e Giorgio Secchia, Dizionario biografico della Grande Guerra – Vol I (A- G ) - Nordpress Brescia 2009
Martini – De Faveri – Pennati, Gli Alpini alla conquista della Tofana di Rozes - Gaspari Edit. – Udine 2002
Claudio Gattera, Il Pasubio e la strada delle 52 gallerie - Gino Rossato – Valdagno 2007

SITOGRAFIA

www.it.wikipedia.org/wiki (voci varie)
www.cai.comegliano.it/
www.cimeetrincee.it/cantore
www.archiviomemoriagrandeguerra/it
www.alpinimilanocentro.it/storia/cantore
www.google.com/search?hl

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