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La Regia Marina italiana in Albania - 1915-1921
(1ª parte)
di Daniele Focosi

I rapporti della marina italiana con l’Albania erano stabili ben da prima delle vicende prebelliche.
La Regia Nave Benedetto Brin (che andò poi sabotata a Brindisi il 27 novembre 1915), ad esempio, era stata in missione a Scutari nel 1912 :


La foto d’epoca sotto riportata ritrae marinai austriaci ed italiani assieme intenti a distribuire minestre ai poveri albanesi. Forse per questo in Albania ancor oggi si parla italiano!


A fine 1914 iniziava l'avanzata austriaca in Serbia con la minaccia di portare sotto l'influenza dell'Impero lo Stato albanese; cosa che avrebbe penalizzato fortemente la possibilità di avere sotto il proprio controllo il Canale d'Otranto. Con delle azioni presentate come "esercizio di polizia marittima per impedire il contrabbando di armi" la Marina italiana, prima occupò Saseno, mentre Valona fu oggetto di una missione sanitaria simile a quelle già insediate a Scutari e Durazzo. Il 25 dicembre furono sbarcati i primi marinai in attesa dell'arrivo dell'esercito che giunse 4 giorni dopo (1).

L'Italia entrò in guerra contro gli Imperi centrali il 24 maggio 1915 e la Regia Marina fu impegnata in azioni di pattugliamento dell'Adriatico ed a provvedere al blocco del litorale austro-ungarico e del Canale d'Otranto. La flotta austriaca, allo scoppio delle ostilità, era quantitativamente inferiore rispetto alla Regia Marina.

Rinforzò pesantemente il golfo di Valona con l'invio di navi da guerra, batterie di cannoni costieri, unità di dragaggio e un hangar smontabile per idrovolanti; la base di Valona fu rafforzata con l'invio di 8.550 soldati che raggiunsero il numero di 28.000 il 12 dicembre 1915. Nonostante le difficoltà logistiche e l'azione del nemico, la Regia Marina il 12 dicembre iniziò le operazioni di imbarco dell'esercito serbo da Medua e Durazzo, mentre i prigionieri austro-ungarici furono imbarcati da Valona. In due mesi 45 navi italiane, 25 francesi e 11 britanniche effettuarono centinaia di viaggi tra le coste della penisola e i porti di Medua, Valona e Durazzo, con un'operazione combinata in cui gli italiani diedero un contributo essenziale. Fino al 9 febbraio 1916, giorno in cui salpò da Durazzo l'ultimo vascello carico di soldati serbi, furono evacuati 260.895 uomini tra soldati e profughi, trasferiti perlopiù a Corfù, mentre i 20.000 prigionieri austro-ungarici furono trasferiti nelle isole di Lipari e dell'Asinara. Nel contempo furono inviati in Albania 73.355 uomini del corpo di spedizione italiano in Albania, con relative provviste e artiglierie.

I militari imbarcati sulle navi della Regia Marina usufruirono della franchigia dal 23 marzo 1915 al 10 agosto 1920; quali centri di raccolta della corrispondenza furono istituiti 2 uffici, uno a Venezia e uno a Brindisi.
La mappa sotto riportata, rappresenta quelle che furono le sedi delle basi navali ed i relativi distaccamenti della Regia Marina in Albania durante la Grande Guerra:



1. LA CORRISPONDENZA DALLE BASI NAVALI DURANTE LA GRANDE GUERRA.

1.1.1 La base navale di Brindisi.


 

 

1.1.2 La base sommergibili H di Brindisi

Furono dislocati a Brindisi 8 sommergibili della classe H, impegnati in missioni nel basso Adriatico. In particolare, sulle coste albanesi, furono usati: l’H1 (missione a Durazzo a maggio 1917), l'H2 (missione a Durazzo dal 22 al 25 gennaio 1918) e l'H3 (nelle acque tra Durazzo e Cattaro il 2 ottobre 1918).

Bollo amministrativo unico annullatore e timbro in cartella “Verificato per censura” su cartolina illustrata, raffigurante un costume albanese, dal Sommergibile H2 (13/9/1918) a Torino



1.2. La base navale di Valona (o Vallona)

Il porto di Valona era collegato con Bari e Brindisi da 3 viaggi settimanali. A Valona era già stato aperto un ufficio postale civile italiano che aveva funzionato dal 15 maggio 1908 al 30 settembre 1911 e, successivamente, dal giugno 1913 al 31 dicembre 1922. Alla fine di ottobre 1914, l’Italia occupava Valona con una piccola divisione navale ed iniziarono ad operare in parallelo sia l’ufficio postale civile che quelli di posta militare. Dopo la disfatta di Caporetto, il 24 ottobre 1917, Valona e Saseno furono rinforzate con l'invio di navi da guerra a difesa delle basi minacciate da possibili azioni terrestri del nemico e a scorta dei piroscafi che avrebbero dovuto eventualmente evacuare l'Albania.

Vi erano infatti in zona i seguenti uffici di posta militare (2):


La base navale di Valona, con la sua sezione staccata del genio militare, operò come ufficio postale per il personale addetto, dalla primavera del 1916 fino all’estate del 1920. La corrispondenza, in franchigia o affrancata con francobolli di Regno, fu annullata col guller “Base passeggera * 2^ Sez.” o con timbri amministrativi. Svariati i bolli lineari di censura (in cartella e non), apposti con inchiostri di vari colori, riportanti il nome della base in esteso.


I bolli amministrativi conosciuti fino a oggi:

 


1.3. Il distaccamento di Porto Palermo

Pochi km a Sud di Himara (Chimarra), Porto Palermo era stata una antica città portuale denominata Panormos (Πανόρμος) per poi essere così rinominata da emigrati palermitani durante l’era bizantina (il nome originale di Palermo in Sicilia è pure Panormos). Alla fine di agosto 1916 le truppe italiane sbarcarono a Porto Palermo. Anche a Porto Palermo funzionò un Ufficio postale per le truppe ivi dislocate.

1.4. La base navale di Durazzo

A Durazzo (Durres in albanese, Durz in serbo) già era esistito un ufficio postale civile dal 19 giugno 1902 al 30 settembre 1911, e poi dal 1913 al febbraio 1916: operò anche dal 20 settembre 1918 al 31 dicembre 1922 l’Ufficio “Posta Militare 50”. Il porto era collegato con Bari e Brindisi da una partenza settimanale della Navigazione Puglia. Durazzo fu sede di 2 famose battaglie navali il 28 dicembre 2015 ed il 2 ottobre 1918.

Nel novembre del 1915, nonostante il generale Cadorna fosse contrario all'invio di truppe italiane in territorio albanese, fu costituito un "Corpo speciale italiano" destinato ad operare in Albania. In tutto circa 50.000 uomini. Il secondo convoglio partì da Taranto il 2 dicembre ed entrando nella rada di Valona, il piroscafo Re Umberto, che aveva a bordo 765 soldati, urtò una mina navale e affondò con la perdita di 53 uomini. Anche il cacciatorpediniere Intrepido colò a picco. Il Corpo speciale doveva occuparsi di Valona e di Durazzo, proteggere la ritirata dell'esercito serbo dagli attacchi austriaci e consegnare loro rifornimenti. A Durazzo doveva essere inviata via mare la brigata Savona ma quest'idea fu scartata e il 3 dicembre il 15º Reggimento di Fanteria e due batterie da montagna si misero in viaggio per Durazzo, dove giunsero il 9. Lo stesso giorno iniziò l'evacuazione dei resti dell'esercito serbo da parte della Regia Marina e delle forze navali francesi e britanniche, che si concluse con successo alla fine di febbraio 1916. Quando, il 28 dicembre 1915, il comandante delle forze navali austriache dislocate a Cattaro apprese che a Durazzo un piroscafo ed alcuni velieri italiani sbarcavano rifornimenti per i Serbi e due cacciatorpediniere era in pattugliamento, ordinò all'incrociatore leggero Helgoland ed a 5 cacciatorpediniere della classe Tatra di eseguire un'incursione su Durazzo con lo scopo di sorprendere ed affondare le unità nemiche, Gli italiani rimasero a Durazzo, aiutando i serbi fino a febbraio del 1916, quando, non potendo resistere ancora agli austriaci, dovettero abbandonare la città via mare, nella notte tra il 22 e il 23. In seguito Durazzo venne occupata dagli austriaci, i quali però, non si spinsero verso Valona, difesa da 100 000 italiani. Gli ultimi mesi del 1916 videro ancora qualche sortita dei MAS verso Durazzo che non portarono a risultati soddisfacenti. A fine settembre 1918 il comandante in capo delle forze alleate schierate nei Balcani, il francese Louis Franchet d'Esperey, richiese alla marina militare francese di intraprendere un'azione per bloccare il porto di Durazzo, da tempo una base navale della marina militare austroungarica (k.u.k. Kriegsmarine) ed importante via di rifornimento per le forze austroungariche: il governo francese richiese l'autorizzazione per l'attacco a quello italiano, il quale si assicurò che tale rilevante azione fosse condotta sotto il suo comando. Il 26 settembre 1918 il comandante delle forze navali italiane, ammiraglio Paolo Thaon di Revel, diede il suo assenso all'operazione, affidata alla conduzione dell'ammiraglio Osvaldo Paladini: all'azione di fuoco contro la base sarebbero stati destinati due gruppi di incrociatori, di cui uno italiano con gli incrociatori corazzati San Giorgio, Pisa e San Marco scortati tra l’altro da 7 torpediniere italiane; di scorta ai due gruppi avrebbero operato anche 4 MAS italiani, mentre per prevenire l'intervento di una squadra navale austroungarica dalla base di Cattaro furono dislocati in tre zone a nord di Durazzo altrettanti gruppi navali di protezione, di cui uno con la nave da battaglia italiana Dante Alighieri scortata da quattro incrociatori leggeri e due cacciatorpediniere ed uno con tre incrociatori leggeri italiani. Le unità Alleate lasciarono il porto di Brindisi alle 7:00 del 2 ottobre 1918, dirigendosi alla volta delle coste albanesi. Il bombardamento del porto si interruppe verso le 12:55, e le unità Alleate iniziarono il rientro alla base: le strutture portuali e militari di Durazzo avevano subito danni (anche se, a detta del comando austroungarico, non molto elevati), e forte era stato l'impatto sul morale degli abitanti della città; dei piroscafi austroungarici ancorati in rada, uno (lo Stambul) era stato affondato mentre altri due (il Graz e lo Herzegovina) danneggiati. Il 10 ottobre le ultime unità austroungariche lasciarono Durazzo, che fu infine occupata dagli italiani il 16 ottobre seguente (3) (4).

La base navale di Durazzo operò come ufficio postale per gli addetti alla base nel periodo tra l’ottobre 1918 e il giugno 1920. La corrispondenza è identificata dal bollo “verificato per censura”, noto impresso in viola e in nero.


1.5. Santi Quaranta (Santi 40)

Nell'ottobre 1916 fu occupato anche il porto albanese di Santi Quaranta (prima Sarandoz in ottomano, poi ribattezzata Porto Edda dal 1939 al 1944, oggi Saranda in lingua albanese) dinanzi a Corfù e l'attività dei convogli che trasportavano truppe si fece sempre più consistente. Il Comando Italiano del porto operò come ufficio postale per il personale addetto dal 1916 al 1920, affiancando l’ufficio postale civile che operò dal marzo 1917 al novembre 1919.
In zona operò anche, dal 4 aprile 1916, l’ufficio “Posta Militare Albania N°4”, dal 7 settembre 1916: l'uffico “Posta Militare Truppe Occupazione 4” e successivamente, dal 1° agosto 1917 e fino al 30 settembre 1919: “Posta Militare 114”).

 

Almeno 2 i timbri usati dalla censura: