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cassette postali sui treni

di Alessandro Papanti


L’immagine di una buca per le lettere o di una cassetta postale su una vettura ferroviaria, sintetizza il primo connubio fra mezzo tecnico e posta, protrattosi per circa centocinquanta anni e divenuto il simbolo di celerità ed efficienza.

Buca per lettere posta su un vagone postale della seconda metà degli Anni ’50.
Immagine di Corrado Bianchi di una carrozza presente al centro smistamento delle Fs di Milano-Rogoredo

Quello della celerità è stato da sempre uno degli obiettivi principali cui ha teso qualunque servizio di comunicazione: lo stesso Cursus Publicus romano, riservato all’autorità centrale che prevedeva il cambio di cavalli a stationes positae, predisposte e dislocate lungo il percorso a distanza regolare, era in funzione della velocità. Una velocità che sarà ricercata anche dai corrieri internazionali dal Rinascimento in poi, che sarà eguagliata solo 1800 anni dopo da servizi come quello del Pony Express che attraversava il Nord America, ma che verrà superata soltanto con l’avvento della ferrovia.
Il connubio fra posta e ferrovia si stabilì immediatamente, in particolar modo in Toscana. Infatti l’utilità del nuovo mezzo di trasporto per un rapido inoltro della corrispondenza fu subito compresa sia dal Granduca che dalle Società delle Strade Ferrate Toscane. Il primo già con il provvedimento dell’aprile 1841 che autorizzava la costruzione della ferrovia da Livorno a Firenze,pose fra gli obblighi delle società quello di “ trasportare da Firenze a Livorno e vicerversa i dispacci provenienti dagli Uffizi Postalie di riservare nelle vetture un posto conveniente al Corriere incaricato del trasporto di detti dispacci”. Le seconde, grazie alla mancanza nel Granducato di un monopolio in materia postale, poterono organizzare un efficiente servizio di posta privata in diretta concorrenza con quello statale.

1857.Su questa lettera viaggiata sulla S.F. Leopolda, sulla S.F. Lucca-Pisa e Lucca-Pistoia, il mittente appose l’indicazione manoscritta: “Col treno delle ore 6 e ¼ antim. del 23 luglio”.


Grazie a questa particolarità, qui più che altrove, gli utenti presero l’abitudine di portare le lettere direttamente in stazione, indicando spesso anche con quale treno esse dovessero partire o giungendo in tempo per la partenza del convoglio in modo da imbucarle direttamente al treno in transito, ottenendone così il recapito nel giro di poche ore.
Le poste statali non mancarono di fare concorrenza alle società ferroviarie sul loro stesso terreno. Già con il 1861 vennero infatti introdotti sulla rete ferroviaria toscana gli Uffici Postali Ambulanti, viaggianti con il treno, che svolgevano le funzioni di un normale ufficio postale, esclusi i servizi al pubblico e a denaro, ed in particolare lavoravano e smistavano la corrispondenza affidata alla stazione di partenza o raccolta lungo la linea. Il pubblico poteva imbucare le lettere direttamente al vagone postaledel treno in partenza, o nelle cassette messe nei locali delle stazioni. Si trattava in ambedue i casi di apposite cassette mobili che potevano essere agevolmente spostate e vuotate. Un’abitudine, quella di impostare le lettere in stazione rimasta fino a poche decine di anni addietro.

1865.Lettera raccolta dall’Ambulante Firenze-Livorno alla stazione di Montelupo e trasportata fino a Cascina.

Il bollo dell’ufficio ambulate – che indicava le stazioni estreme del percorso - veniva apposto sul treno; come pure era l’ufficio ambulante ad indicare con un timbro, di regola in stampatello lineare, la stazione di provenienza, cioè quella in cui la lettera era stata salita a bordo.
Non erano invece ferroviari i bolli “Cassette postali sulle ferrovie”, in quanto venivano usati da normali uffici postali, con la funzione di segnalare che si trattava di lettera imbucata in cassetta posta lungo la linea ferroviaria.

Il bollo ”Cassette Postali sulle Ferrovie” in uso nell’ultimo quarto del 1880, era in uso anormali uffici postali per indicare il prelievo della corrispondenza da cassette poste lungo le linee ferroviarie.

Gli ambulanti ebbero massima diffusione durante il regno di Vittorio Emanuele III°.
Il forte aumento della corrispondenza, che rendeva difficoltoso operare sulla posta in viaggio, accompagnata dall’installazione di attrezzature sempre più moderne per lo smistamento e tassazione negli Uffici, nonché la progressiva meccanizzazione dei servizi e la diffusione di mezzi di trasporto diversi dal treno, determinarono il progressivo declino degli ambulanti ferroviari. Gli ultimi cessarono il servizio nei primi Anni ’90.

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Il contributo di Attilio:

Alcuni anni fa a Luino fui effettuata una manifestazione dal titolo Locoemozioni.
Venivano esposte delle vetture ferroviarie d'epoca tra cui un rotabile postale di cui ho ovviamente la foto......
la vettura postale in questione è conservata al locale museo di cui ti fornisco il link per notizie tecniche più particolareggiate


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