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storia postale del lombardo veneto

le domande dei lettori

 

Collezione Capellaro: qualche domanda oltre la rarità dei pezzi

ho avuto modo di sfogliare il catalogo della collezione "capellaro". tanti pezzi rari, magari unici, che sorprendono per la bellezza (chissa'quanti hanno apprezzato l'accostamento cromatico dei vari francobolli) e rarita'ma che presentano alcuni "coni d'ombra" per quanto riguarda le affrancature e tassazioni di cui vorrei conoscere il parere di un esperto in materia. qualche esempio:

lotto 103 "affrancatura mista" L.V.-PONTIFICIO: il catalogo sorvola sul fatto che la lettera risulti tassata dalle poste austriache 3 soldi. cio'significa che la lettera  sia in fondo un tentativo FALLITO di rendere franca a destino una lettera in periodo antecedente la convenzione tra i due stati. non mi sembra un particolare di poco conto.

lotto 102: a ferrara venne apposto un francobollo estero da c.45 timbrato con un bollo pontificio. anche in questo caso le poste austriache non caddero nel tranello e tassarono la lettera 9 soldi.

A conferma di quanto scritto allego la scan di una lettera presa  dal SASSONE ASI. chi ha compilato la descrizione ha scritto che "le poste pontificie" tollerarono l'applicazione complementare di francobolli del L.V. come forma di prepagamento della tassa che cosi' non era piu'a carico del destinatario". 2 errori: innanzitutto le poste pontificie non tollerarono alcunche' dato che il loro porto interno risulta assolto dal francobollo da 5 baj (e'un controsenso scrivere  che tollerarono l'applicazione di francobolli austriaci dato che questi assolvevano il porto per la tratta estera...non di loro competenza). inoltre  al destinatario vennero assegnati  6 soldi di tassa (lettera di I porto spedita nella II distanza).altro che tassa non piu'a carico del destinatario!

Per quanto riguarda le affrancature insufficienti ho trovato diversi lotti: lotto 63 BADIA-VENEZIA affrancata con c.25 invece di c.30. lotto 64 MILANO-MODENA affrancata con c.40 invece di c.45, lettera MILANO-TRIESTE affrancata con c.40 invece di c.45. ora, come puo' notare, manca sempre 1 soldo a completare l'affrancatura.

Si possono formulare tante ipotesi: francobollo andato perso (ma si perdeva sempre quello da c.5?), errore delle poste (sempre di c.5, mai di c.10?) .io ho pensato che fosse possibile integrare l'affrancatura in francobolli con un pagamento promiscuo in denaro, magari solo di 1 soldo, forse perche'i francobolli da c.5 non erano sempre disponibili.

 

Francesco

Risponde Mario Mentaschi:

Trovo le osservazioni del collezionista corrette.
 
1. La tassazione a destinazione delle lettere spedite da Ferrara con francobollo austriaco conferma che l'affrancatura preventiva effettuata a Ferrara non venne considerata valida dall'amministrazione postale austriaca.
 
2. Le due lettere segnalate ed affrancate rispettivamente con 25 centesimi austriaci e 40 centesimi austriaci presentano come indicato dal collezionista un'affrancatura insufficiente non rilevata dall'amministrazione austriaca. Resta la possibilità di un'affrancatura a completamento effettuata in contanti che dovrebbe essere confermata da l'indicazione al verso (1 a indicare 1 kreuzer).

 

da Toscolano a Roveredo, 1793

Scrive: il Signor Oreste Cagno
Posseggo una lettera del 1793 in partenza da Toscolano per Roveredo con 5 "impronte" di cui fornisco una lettura, diciamo," naif": - il classico bollo " CFCV" della compagnia dei corrieri veneti attestante il pagamento del dazio apposto a Salò, sede di posta della Serenissima.(da Salò, la Diligenza postale avrà preso la strada per Brescia, per Ponte S:Marco o per Desenzano?). -la dizione manoscritta " DA TOSCOLANO" che indica la provenienza originaria (ma con che mezzo è giunta a Salò, un pedone postale o via lago?) - ancora manoscritta, ma con grafia diversa dalla precedente,"FRANCA PER VERONA" vergata dai corrieri.La missiva aveva pagato il porto sino a Verona dove incrociava il corriere Mantova-Tirolo (ma il cambio delle valigie postali è avvenuto a Castel Nuovo a Verona o a Volarne?) - l'indirizzo vergato dal mittente " AL SIGNOR... ROVEREDO" - la cifra "5" indicante i carantani a carico del destinatario per il tratto Verona-Roveredo.

Risponde Paolo Vollmeier

La lettera è stata prepagata fino a Verona e trasportato da un corriere locale da Toscolano a Salò. Tutti uffici postali avevano dei pedoni per ritirare o consegnare la posta a paesi vicini. Questi erano in contratto. A Salò c'era l'ufficio postale dove la lettera è stata timbrata con il bollo CFCV (Compagnia dei Corrieri Veneti). Da Salò andava due volte la settimana un corriere a Verona. Da Verona con il corriere per Roveredo, dove la lettera fu tassata con 5 carantani a carico del destinatario. Sè il cambio è avvenuto a Verona o a Castel Nuovo non posso dire al momento, in un certo periodo era a Verona in un altro a Castel Nuovo, ma al momento non ricordo quando ha cambiato. Il Bollo CFCV è un bollo "Franco". (Franco di Porto e Franco di Dazio). Tutti uffici postali importanti avevano questo bollo, ma esistono diversi sottotipi. Comunque questo è di Salò ed è genuino.  

.... i dubbi di Oreste

Ho letto la cortese risposta di Paolo, ma di nuovo mi ha detto solo che il timbro ovale CFCV è un'impronta che intendeva significare "franca sia di porto che di dazio", cosa di cui mi permetto di dubitare. Vedi, chi ti scrive è essenzialmente un appassionato di MTB, un podista maratoneta e cultore di  storia in senso lato, per cui scrivendo (e non parlando, che la differenza è sostanziale) di storia postale deve necessariamente fare affidamento ad esperti del settore.Faccio le dovute ricerche e noto una cartina geografica delle Poste cavalli del Settecento descritta dal FEDELE (proprio quello del" Club dell'occhio attento"!) dove è posizionato un lago artificiale creato da una diga costruita nel 1950!. In un altro volumone del BORROMEO noto un' incredibile sovrapposizione (da "striscia la notizia"!) dei due notissimi paesi di Gardone Riviera e Valtrompia. Scrivo all'Istituto di Prato, dove sono abbonato, chiedendo lumi ma non mi rispondono. Sono indeciso se il cambio delle valigie postali tra il Corriere per Verona e quello per Trento, circa la lettera in oggetto, è stato fatto nella stessa Verona o a Castel Nuovo o a Volarne: SOMMARIVA dice a Volarne, CATTANI a Verona, Paolo forse a Castel Nuovo. Cosa pensare? Vengo ora al timbro CFCV. Non ho documentazione da contrapporre a Paolo se non qualche considerazione da neofita. IL manoscritto "Franca per Verona" non sta forse ad indicare un'eccezione alla regola generale che il porto andava pagato a destino se a destinazione giungeva e se non veniva rifiutata? mentre, al contrario, il dazio, tassa erariale, andava comunque assolto? Il timbro dei Corrieri Veneti fungeva si può dire, a mio avviso, da ricevuta fiscale e gli stessi da sostituti d'imposta. Se lo stesso esentava dal porto perché ripetere la dizione "franca"? Mi si dirà che le normativa del 1713 lo stabiliva in aggiunta al "Pubblico Bollo". Ma quello dei Corrieri, appaltatori del servizio, lo era?
ciao roberto,
non conosco l'argomento. forse puo'aiutare il sig.oreste la lettura del libro di b.caizzi "dalla posta dei re alla posta di tutti"
dove vi e'un intero capitolo intitolato "venezia nell'eta'moderna". in questo libro sono descritti i percorsi e le tariffe postali del'700. non e'piu'in vendita presso l'ISSPO di prato ma lo trova nelle migliori librerie e forse anche online alla BOL.
a me, da perfetto ignorante in quella materia, sembra sia stata resa franca sia di dazio che porto fino a verona (caizzi scrive di verona) dove ha agganciato la diligenza (o staffetta? non ricordo cosa dice il libro) che collegava vienna a milano prima via mantova poi direttamente la capitale ducale. 5 soldi (o carantani) sono per la tratta verona-rovereto.

Di piu'non so dirti, forse aggiungo nulla a quanto i max esperti hanno gia'descritto

francesco


Il bollo di Salò
Scrive Oreste Cagno

Vorrei chiedere se è conosciuto il periodo d'uso del SALO' corsivo azzurro. Il Sassone lo indica nel giugno e luglio 1850 ma chi ti scrive lo conosce, anche se in azzurro scuro, ancora a fine agosto 1850.Lo stesso catalogo fissa nel 6 maggio 1851 l'inizio del periodo d'uso del Salò con la S GRANDE o LARGA mentre, pur dopo tanti anni di ricerca, il sottoscritto non lo conosce prima del 26 maggio.Vorrei conoscere, su tutto ciò, il parere di qualcuno dei tuoi collaboratori.
risponde Lorenzo Carra

Il Sassone indica le date che a suo tempo (in certi casi da molto tempo!) aveva acquisito o che gli erano state comunicate. Ha fatto questo per tutti gli annulli in generale e certamente anche per Salò. Io non sono in grado di indicare date diverse dal Sassone o da quelle rilevate da Oreste Cagno. Voglio solo considerare che, come tanti altri annulli, l'inchiostro azzurro, vivace inizialmente, a poco a poco si mescola al nero e ... Ora è altamente da specialisti determinare questi cangiamenti e a questo servono le ricerche di persone come Oreste Cagno. Che comunichi queste date ai redattori del Sassone, documentando naturalmente il tutto. Vedrà che le sue notizie ed osservazioni verranno accolte. Riguardo in particolare la data del 6.5.51, se è stata scritta è perchè l'informazione è stata vagliata e, di solito, comunicata da collezionisti che magari hanno ancora il pezzo in collezione. Chi ha questa lettera batta un colpo! e convinca Oreste Cagno che altrimenti potrebbe pensare che si tratta di un errore (qualcuno ha dimenticato un 2....ed un 26 è diventato un 6.
   

 

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