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Memorie di un anziano collezionista di storia postale (CII parte): | ||||||||||||||
IMPRONTE ROSSE DI MACCHINE AFFRANCATRICI USATE PER L’IMPRONTA DEL BOLLO A DATA (ANCHE CON ALTRE INDICAZIONI LEGALI) SU MODELLI 23-I |
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Antonio Rufini | ||||||||||||||
Una quindicina di anni or sono iniziarono a pervenirmi una venticinquina di Mod. 23-I (che erano stati allegati a mie Raccomandate d’Ufficio, spedite in esecuzione di incarichi che m’erano stati affidati professionalmente) tutti con una particolarità “postale” che mi lasciò interdetto e pensieroso. Sul retro del predetti Avvisi di Ricevimento al posto del bollo tondo datario nero delle Poste, cioè quello che avrebbe dovuto certificare la consegna dei plichi raccomandati ai vari destinatari, comparivano delle Affrancature Meccaniche(1) rosse col nome dell’Ufficio distributore nel datario e con soli “zeri” nel P.di S.(2); le più numerose erano A.M. di macchine svizzere prodotte dalla Società Hasler e impiegate dalla Distribuzione di Roma E.U.R. , ma ne ho avute anche di altro tipo. La data più remota fu del 18/1/2007 e la più recente del 13/7/2013; dopo di allora non comparvero più A.M. sugli Avvisi di Ricevimento, ovvero io non ne ho più avuti. Su moltissime A.M. (tutte stampate in colore rosso) compariva anche una targhetta-leggenda su 6 righe e riquadrata (posta a sinistra del bollo tondo datario a doppio cerchio) con la dizione “POSTE ITALIANE/Consegnato ai sensi/art. 33 D.M. 9-4-01 in data/l’Op. Post./-RUSSO/invii multipli ad un unico destinatario”(3). Però codesta targhetta-leggenda riquadrata, cioè “in cartella”, ed anche non riquadrata l’ho trovata solo sugli Avvisi di ricevimento consegnati da Roma E.U.R., Roma Esquilino e Roma Prati. Per una corretta visione delle immagini (testo contenuto nella cartella ed iscrizione nel bollo doppio cerchio) ho capovolto, quando necessario, i relativi Avvisi (cioè la maggioranza dei Mod. 23-I che seguono):
Piccole osservazioni da vecchio pignolo: sulla maggioranza dei Mod. 23-I sopra mostrati l’A.M. venne impressa sul cartoncino rovesciato, quindi dove dovevasi imprimere, cioè nella parte inferiore dell’Avviso (lì dove compaiono a stampa i “posti” per il bollo e la firma del portalettere); ma non è stato sempre così! Quindi talvolta l’impronta rossa venne stampata in altro, interferendo col numero dell’invio ed il nome dell’U.P. accettante la relativa Raccomandata. Tutte varianti che interpreto, sempre, col significato “allargato” del termine “Repubblica”: ognuno fa come vuole e spesso come può! Metto subito le mani avanti per parare eventuali critiche: ho scansionato tutti gli Avvisi “calcando” sui colori col programma Microsoft Office Picture Manager per permettere un’ottima visione anche delle A.M. “leggerissime” ma con codesto metodo il cartoncino degli Avvisi, in ordinario colore bianco latte, ha virato verso un’innaturale colorazione celeste; alcuni in blu: vada bene anche così. Non mi sono più occupato delle Macchine Affrancatrici tassanti in €uro e chissà forse un aggiornamento (all’ottimo manuale di Mario Pozzati, che è del 1999, 25 anni trascorsi sono tanti……) potranno realizzarlo i Soci dell’A.I.C.A.M.. Se si, mi auguro che il relativo scritto possa transitare qui su IL POSTALISTA. Io non sono in grado di discriminare tra impronte rosse di A.M. realizzate con inchiostro rosso grasso e le altre stampate da stampanti a getto d’inchiostro o laser. Quindi, sul punto, nulla posso affermare o negare. Potrei controllare le impronte rosse degli Avvisi mostrati con la lampada di Wood, ma cosa potrei capire e tale da influire sulle osservazioni di questa memoria e a che fine? Però mi chiesi: cosa sarà successo nel resto dell’Italia? Penso immediatamente al CPD di distribuzione competente per il Comune di Mogliano Veneto, sede della Compagnia di Assicurazione più importante d’Italia……che potrebbe aver ricevuto Raccomandate A.R. “a sacchi” e poi alle Distribuzioni di Bologna, Milano e Torino. Quindi: poiché non sarò stato mica il solo a conservare i Mod. 23-I con A.M. delle Distribuzioni al verso, se qualche lettore ne avrà in mano altrettanti tipi, diversi dai miei, e volesse implementare questo mio piccolo scritto sarà opportuno. Prima delle note in calce una mia considerazione generale: forse nei primi anni ’10 nelle Poste qualcuno, intelligentemente, pensò di far usare negli Uffici di Distribuzione, alcuni ma non tutti, proprio quelle macchine A.M. anche per bollare grandi volumi di invii e senza che i Portalettere fossero costretti ad imprimere i bolli tondi datari “ordinari” sugli Avvisi di Ricevimento. Ce ne fu veramente necessità? Non sarà stato che forse si cercò di “parare” le lamentele, i danni immediati, fors’anche le cause che qualche impiegata/o aveva iniziato, non solo piagnucolando qualche “infortunio” al polso (da cura e periodo di riposo), per aver malamente usato quegli “accidenti di bollacci maledetti”, ma anche allegando invalidità varie……davanti al Giudice del Lavoro? Come si sa tutti, il Datore di Lavoro deve fare il massimo per evitare che i lavoratori dipendenti, poverini, si facciano la “bua” sul lavoro! Anche gli addetti ai servizi postali universali, quelli che nei giorni liberi debbono poter usare il polso per giocare a Tennis o a Padel, perché altrimenti si deprimono! E non conta mica se, poi, si rompono il crociato di un ginocchio per giocare a Calcio a 5 o per sciare malamente! E’ il loro polso che conta ! Ed una Macchina affrancatrice, anche di questo fatto si sa tutti, costa di gran lunga meno che rimborsare un’invalidità permanente al polso, al piccolo e delicato polso di qualche giovane impiegata/o ! Sarà stato così o no? Sono troppo sospettoso, troppo perfido? Sarà successo così che vennero acquistate e fatte usare le M.A. utili anche per accettare e tassare (in €uro) ma anche solo per “datare” (quindi senza tassare) gli Avvisi di Ricevimento e senza usare i pericolosissimi bolli tondi datari? Macchine Affrancatrici poi pian piano accantonate (se non dismesse) visto che negli U.P. (e delle Distribuzioni) non si bolla più alcunché ed il bollo datario è rimasto un ricordo dei tempi che furono? Ho fatto una breve indagine presso gli UDR di Roma Belsito e Roma Prati che sono vicini alla mia abitazione. Risultati: a) da Roma Prati sono stato respinto, un pomeriggio di aprile 2025, considerato come un estraneo fastidioso e gentilmente, con garbo estremo, messo alla porta ma con la testimonianza a denti stretti, della gentilissima persona che mi espulse, che “……oltretutto i portalettere dell’ultima generazione ignorano tutto del passato…..”, ammesso che i fatti di quindici anni prima fossero il “passato”; b) da Roma Belsito non sono riuscito a tirar fuori nessuna notizia. Ma questa è una “palla” da giocare per altri esperti, specialisti della materia………. Quelle particolari Affrancature Meccaniche rosse (senza importo nel P.di S. o senza di esso) stampate sui Mod. 23-I e che vi ho sopra mostrato, checché se ne possa pensare, fanno ormai parte della Storia Postale. 1) Per brevità, ove occorra, indicherò semplicemente con “M.A.” le Macchine Affrancatrici e con “A.M.” l’Affrancatura Meccanica da esse apposta sulla carta. Si, lo so che codesta specificazione è inutile per tutti i “meccanofili” (e mi vengono immediatamente in mente i Soci dell’A.I.C.A.M.); suppongo però che non tutti i lettori de IL POSTALISTA siano “meccanofili”. 2) “P.diS.” o “P.d.S.”, entrambe ugualmente usate, sono le sigle che i meccanofili usano per “Punzone di Stato” che è l’impronta rossa (ma non sempre) imitante il francobollo, anche con finta dentellatura (ma non sempre) ed ornati vari; al centro di tale targhetta vi era poi (e vi è ancor oggi) l’importo della tassa pagata. Di P.d.S. ce ne sono stati talmente tanti che il loro studio ha comportato due pubblicazioni specifiche (ormai “datate”) dell’A.I.C.A.M. Chi sia interessato a tale studio farebbe bene ad iscriversi a cotanta Associazione ed a richiederne “copia” delle relative pubblicazioni, anche di quelle esaurite ma che possono e credo che sia possibile richiederle in “fotocopia”, al costo di pochi €uro più della tassa postale per l’invio, mentre quella transitata su IL POSTALISTA del 12/10/2022 (quella “basilare” per lo studio delle A.M.) può anche scaricarsi dalla nostra rivista online (mi riferisco al manuale di Pozzati, pubblicazione A.I.C.A.M. n° 206 gennaio 1999) che rappresenta la “SUMMA MECCANOPHILAE” dello studio sulle M.A. italiane transitate negli Uffici Postali, naturalmente fino all’epoca (1999). 3) Mi sono andato a leggere, sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, la normativa citata e quanto eseguito dalla Distribuzione di Roma E.U.R. è conforme, difatti: “ART: 33 D.M. 9/4/2001 commi 1 e 2: Il destinatario di un invio a firma con Avviso di Ricevimento deve sottoscrivere anche l’Avviso. Se la sottoscrizione è rifiutata, la prova della consegna è fornita dall’operatore postale, quale incaricato di pubblico servizio. Analogamente la prova della consegna è fornita dall’operatore postale nel caso di invii multipli diretti allo stesso destinatario, per i quali la sottoscrizione di ciascun avviso di ricevimento contestualmente alla consegna risulti impraticabile.”. Ho riportato ad litteram l’Art. 33, così come scritto e ad essere pignoli parrebbe che non prevedesse espressamente per quegli Avvisi non sottoscritti dal destinatario l’apposizione del bollo postale datario ma la sola firma dell’operatore postale. Però lo “stampato” dei Mod. 23-I, al verso, faceva intendere tutto il contrario……
Antonio Rufini | ||||||||||||||
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