MEMORIE
di Antonio Rufini

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Memorie di un anziano collezionista di storia postale (XCIX parte):
MODULI POSTALI: IL MOD. 22-o (mecc.) E IL 22-O/C: USI, USI IMPROPRI, ERRORI E CURIOSITÀ
Antonio Rufini

§ 3) – Termino parzialmente con questo paragrafo a riferire cosa successe negli Uffici Postali (di seguito: U.P.) romani prima ed anche dopo l’introduzione delle nuove Macchine accettatrici per Raccomandate (M.A.R.) tipo CITIS e mi vergogno se ho già fatto degli errori od omissioni e li farò qui appresso ed in futuro, dato che sto invadendo un campo settoriale che è appannaggio di veri ultra specialisti; mi viene spontaneamente in mente il nome di Mario Pozzati, Socio dell’A.I.C.A.M. ed anche dell’A.N.C.A.I. di Torino……...(1)

Archiviate le vicende degli stampati Mod. 22-o realizzati dall’I.P.S. per le 180 Francotyp Taxograph acquistate dalle Poste negli anni ‘50/60, cosa successe coi nuovi tipi di ricevute a ricalco in doppia copia ed in formato cm. 11 x 11 Mod. 22-O/C RICALCO? L’I.P.Z.S. in successione usò due tipi di carte.

Prima venne usata una carta tipo “carbone” (per il solo primo foglio Atti Ufficio) che imprimeva il “riassuntino” della Citis sul secondo foglietto sottostante (Ricevuta per il mittente); poi per la realizzazione degli stampati successivi, cosa molto più moderna, vennero impiegate due carte apposite: una di tipo “ricalcante” per la parte Atti Ufficio contenente sostanza chimica rilasciante (al verso) e per la parte Ricevuta una carta con sostanza chimica ricevente a seguito della pressione sull’originale Atti Ufficio della punta a sfera delle penne ad inchiostro solido tipo “Biro”.(2)

Quindi per la compilazione di detti Mod. 22-O/C ricalcanti era impossibile usare penne stilografiche, a meno di non compilare “in originale” sia la parte per l’U.P. che la parte Ricevuta per il mittente.
Salvo eccezioni la copia da consegnarsi al mittente venne realizzata dalla Macchina Citis in maniera accettabile tanto da poter stampare (anche sulla copietta, cioè la ricevuta) sia il piccolissimo numero di matricola della M.A.R. impiegata (sull’estrema sinistra della stampa del “riassuntino” e in verticale) sia il piccolo “nome” dell’U.P. (sull’estrema destra).

Nei primi stampati forniti alle Poste dall’I.P.S. sia l’originale (Atti Ufficio) che la copia per il mittente (Ricevuta) erano “similissimi” e l’unico elemento distintivo fu il retro carbonato dell’”Atti Ufficio” realizzato come fosse una “carta carbone” autentica; però, dopo la compilazione del Mod. 22-O/C (sia manuale che con macchina da scrivere) l’originale e la copia erano comunque distinguibili dato che la copia si presentava sempre con scritte a ricalco (tipo carbonate) e quasi spesso labili (poca pressione della penna Biro da parte del mittente) mentre l’originale Atti Ufficio aveva scrittura chiara e ben impressa dalla penna con punta a sfera del mittente, talvolta con inchiostro azzurro o celeste ben diverso dalla copia carbonata; spesso per la compilazione vennero però usate le macchine da scrivere di allora; talvolta il nome o la denominazione del mittente, quando si trattava di Ditta o Società, venne impressa con timbretto sull’originale atti ufficio e sulla copia; i colori “di fantasia” per i tamponi dei timbretti furono blu (diffusissimo), nero, rosso, verde o viola tipo “matita copiativa” (quest’ultimo di discreta diffusione). Ci sarebbe da aggiungere che spesso i Mod. 22-O/C vennero, purtroppo, compilati con penna ad inchiostro nero, un’aggravante per la spesso frettolosa “discriminazione” degli impiegati nel consegnarne la parte “copia” ai mittenti.

Quindi? Quindi, quasi spesso, qualche impiegato di U.P., frettoloso, ebbe a consegnare al presentatore della spedizione Raccomandata l’originale ATTI UFFICIO invece che la copia a ricalco RICEVUTA che poi venne infilata nella Busta a soffietto Mod. 22 da trattenersi in Ufficio.

A pensarci ora per allora codesti errori non dovevano essere poi così gravi: nella busta a soffietto d’Archivio, con i “regolari” originali ATTI UFFICIO anche se si ritrovò qualche sporadica copia RICEVUTA, comunque qualcosa c’era per poter controllare, se mai ce ne fosse stato bisogno, la regolare accettazione di un “certo” numero progressivo di Raccomandata con i dati di destinatario e mittente.
Aggiungo che non ho mai sentito parlare, né nei primi anni ’70 e nemmeno dopo, di multe al personale per aver consegnato ai mittenti l’originale ATTI UFFICIO al posto della copia RICEVUTA.

Comunque errori ci furono ed in vari U.P. romani; io considerai il fatto come “generalizzato” e attribuii la vera responsabilità degli accaduti alla mancata e adeguata preparazione degli impiegati che avrebbero poi dovuto operare negli sportelli di accettazione di Raccomandate, anche nell’uso corretto degli stampati per le M.A.R. Citis; la cosa andò di pari passo con l’inosservanza di manutenzione e conservazione delle medesime M.A.R..

Molti impiegati delle Poste, difatti, furono costretti a passare e da un giorno all’altro dal Mod. 22-I o Mod.22-E a compilazione manuale e con carta copiativa all’uso della M.A.R. Citis dopo un frettoloso insegnamento, quasi a perdere tempo, anche di una sola mezza mattinata, e cioè sull’uso e manutenzione della Citis e sull’impiego degli stampati; chiaramente si trattò in generale di pseudo-preparazione, ridicola per il “nuovo” lavoro di accettazione meccanica delle Raccomandate e impartito quasi spesso a “scappar via” proprio da coloro che consegnavano in Ufficio codeste nuove macchine.(3)

Ne mostro gli esempi in mie mani (per data d’uso) e non ne possiedo altri:








E difatti, cercando nei due archivi miei e di povero mio fratello Mauro, Avvocato anch’egli, nonché negli archivi di varie Società e Ditte mie clienti, ho trovato pochissime improvvide sostituzioni della RICEVUTA (di Raccomandata) con l’originale ATTI UFFICIO e ciò da quando sugli stampati comparvero le fatidiche scritte molto chiare ed evidenti ATTI UFFICIO e RICEVUTA; la cosa sta quindi a significare che già col primo cambiamento (stampa evidente delle semplici dizioni ATTI UFFICIO e RICEVUTA, entrambe senza cartella) gli errori furono irrilevanti e l’innovazione di inserire le “dizioni” nei rettangoli (cioè nelle ”cartelle”) e in carattere “grassetto” rappresentò un ottimo miglioramento estetico, ma anche funzionale per l’uso agli sportelli degli U.P..

Per tutte le scansioni allegate ho “calcato” sui colori per cercare di far leggere bene a tutti le varie stampe e scritte, sia le manuali che le meccaniche (compresi in trasparenza i lati “verso” di ogni modello).
Qual’è il risultato della mia ricerca? Tra un po’ più di 600 Mod. 22-O/C per M.A.R. Citis e successive in mie mani ho trovato 12 originali ATTI UFFICIO erroneamente consegnati ai mittenti al posto della copia “RICEVUTA” cioè poco più dell’1,5%. E’ tanto od è poco? Non so cosa rispondermi. Ma come saranno andati gli altri collezionisti di ricevute postali di Raccomandate? Cosa successe nel resto d’Italia?

Per ora arresto la trattazione delle vecchie ricevute di Raccomandate accettate con M.A.R. tipo Citis, anche se, sul relativo servizio, avrò ancora qualche altra particolarità da riferire; i primi tre paragrafi li ho dedicati al periodo che andò dai primi anni del trentennio di vigenza delle M.A.R. Citis (e successive T.A.E. Citis, poi E.M.S.) fino alla dismissione delle stesse; il prossimo capitolo sarà dedicato ai Mod. 22-O/C ricalco “borderline”.

 
NOTE:

1) Mi ripeto senza alcuna vergogna: ventisei anni or sono Mario Pozzati predispose per l’A.I.C.A.M. un manuale eccezionale sulle Macchine affrancatrici delle Poste: si trattava della pubblicazione A.I.C.A.M. n° 206 del gennaio 1999 e che io ho sempre definito come “divina”; detto libretto forse da più di un ventennio è stato esaurito dalla predetta Associazione filatelica editrice. Ma dall’A.I.C.A.M. o forse dal medesimo Pozzati o dal Presidente Padoa è stato concesso al nostro Direttore Monticini la ripubblicazione il 19/10/2022 del predetto delizioso manuale. Suggerisco, a tutti gli interessati, la stampa del manuale di Pozzati, perché va consultato di frequente; comunque, per i maniaci dell’elettronica e per chi detesta la “carta” proporrei di scaricarlo e di metterlo nella cartella di Storia Postale del PC. E ci sarebbe anche un’altra pubblicazione A.I.C.A.M. da consultare frequentemente perchè integra il manuale di Pozzati: E’ l’opera di Aleandro Salvadori sulle M.A. sperimentali Sysco, perché hanno avuto una lunga sperimentazione (circa 10 anni) e, anche se furono operative esclusivamente in Roma e nella Regione Lazio, sono state tante, 125 M.A., cioè un numero di poco inferiore alle M.A. Francotyp Taxograph impiegate in tutta Italia (circa 170). Sarebbe buona cosa che l’A.I.C.A.M. concedesse al nostro Direttore la possibilità della relativa pubblicazione (anche in tal caso dovrebbe dirsi: ri-pubblicazione).

2) O le Poste ministeriali o l’I.P.S. o entrambi erano sempre in ritardo verso i progressi tipografici: la carta chimica ricalcante già s’usava dagli anni ’60 per la compilazione di fatture commerciali) realizzate in più di una copia per motivi amministrativi (di registrazione e archivio) e quando fosse molto difficoltoso usare la macchina da scrivere con carta carbone o copiativa. Molti produttori privati specializzati in “materiale di cancelleria” già da tempo distribuivano per la vendita nelle cartolerie blocchetti a più copie ricalcanti di fatture, ricevute varie (es.: di affitto), bolle di consegna (B.A.M.), Registri di Corrispettivi ed altro che non solo contenenevano originale e copia, ma anche ulteriori copie (in tal caso sotto il primo foglio “rilasciante” vi erano altri fogli riceventi al recto e rilascianti al verso, con l’ultimo foglio solo ricevente al recto). Per tutti i produttori, mi sento di ricordare la Ditta BUFFETTI, nota in tutta la penisola e specializzata in stampati per Ufficio.

3) – Le M.A.R. Citis vennero consegnate negli U.P. con tanto di “accessori”: a) copertina antipolvere con la quale proteggere la macchina, b) un tot di inchiostro rosso solido per imbibire il feltro del rullo che inchiostrava datario/numero accettazione/matricola/pseudofrancobollo che passava sulla busta da raccomandare, c) al fine della dovuta inchiostrazione per la stampina del riassuntino sullo stampato Mod. 22-O/C R un tot di nastri del tipo per macchina da scrivere o calcolatrice meccanica; tutti accessori che venivano –sempre- forniti agli U.P. unitamente alla nuova M.A.R. Citis. Può solo immaginarsi come codeste piccole incombenze (copertura delle Citis a fine giornata durante la pulizia degli ambienti, inchiostrazione periodica dei feltri, sostituzione frequente del nastro dattilografico, richiesta di manutenzione e oliatura o ingrassaggio) venissero di fatto ignorate……Aggiungasi che in molti U.P. già da tempo era stato dismesso il blocchettario Mod. 22-E dal quale ritagliare l’etichetta da incollarsi sul plico raccomandato; in codesti U.P. gli impiegati erano da molto tempo abituati ad usare, per l’accettazione delle Raccomandate, il Mod. 22/O C ricalco (cioè quello per le Citis) con il numeratore meccanico in cartella a tre scatti col nome dell’U.P. e l’indicazione di Raccomandata o solo “R” (impronte su: originale Atti Ufficio, copia Ricevuta per i mittenti, invio cartaceo accettato); detto sistema di accettazione era veloce, molto “spiccio”, anche se spesso aggravato dall’incollaggio e obliterazione manuale (con bollo-datario) dei francobolli rappresentanti la tassazione, poi con relativa operazione di incasso del totale, pagato dai mittenti prima della consegna della ricevuta. Fu un metodo di accettazione che tratterò in seguito per le corrispondenze affrancate con M.A. di Ditte e Società private, cioè quelle autorizzate dalle Direzioni Provinciali a tale tipologia di pagamento della tassa postale.

il 18 agosto

Antonio Rufini
12-06-2025

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