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Le Affrancature Meccaniche nello Spazio

di Sergio De Benedictis

Lo scorso luglio abbiamo tutti festeggiato quella che senza ombra di dubbio possiamo classificare come una delle più grandi imprese compiute dall’umanità: il primo sbarco di un uomo sulla Luna ad opera degli Stati Uniti d’America con due suoi astronauti, Neil Armstrong e Buzz Aldrin.

L’Aicam ha da par suo festeggiato l’avvenimento componendo sul suo sito una bella pagina a tema:

SPEEDMASTER OMEGA: L'OROLOGIO CHE ANDÒ SULLA LUNA

Dopo l’entusiasmo iniziale ed alcuni altri voli verso il nostro satellite, con la missione Apollo 17, le missioni lunari da parte della NASA si esaurirono.

Macchina Affrancatrice Pitney Bowes Mod. RF e RT a valori mobili

Il comandante Eugene Cernan e il pilota del modulo Harrison Schmitt furono gli ultimi a lasciare impronte sulla superficie lunare; Schmitt rimane inoltre a tutt’oggi l’unico civile ad aver visitato il nostro satellite.

Egli infatti, interrompendo una consuetudine che voleva il reclutamento dei piloti tra gli appartenenti alle forze armate statunitensi, era “semplicemente” un dottore in geologia presso l’Università di Harvard.

Macchina Affrancatrice Pitney Bowes Mod. “Automax”


Ma se la corsa all’esplorazione dello spazio porta indelebilmente scritto nei cieli i nomi delle due superpotenze, U.S.A. e U.R.S.S., altre nazioni si sono poi successivamente affacciate in queste imprese e sicuramente l’Europa, attraverso l’ESA – European Space Agency, ha dato grande impulso e fornito un supporto tecnologico e scientifico di alto livello.

Macchina Affrancatrice dell’Agence Havas Mod. “T”


Se oggi possiamo tranquillamente colloquiare con il nostro telefono in ogni parte del mondo, se qualsiasi sia la destinazione riusciamo facilmente a raggiungerla grazie alla tecnologia GPS, se siamo in grado di monitorare (ma forse non ancora a prendere a cuore) i grandi cambiamenti climatici del nostro pianeta, questo certamente lo dobbiamo agli innumerevoli satelliti artificiali che sono in orbita sulle nostre teste.

Tantissimi di loro trasportano all’interno tecnologia europea ed anche italiana e sono stati negli anni messi in orbita anche grazie all’Ariane, un razzo vettore cugino minore di quel Saturn americano a suo tempo progettato dal valente Werner von Braun.


Dal 24 dicembre 1979, data del primo lancio, all’ultimo avvenuto solo il 6 agosto scorso, varie modifiche hanno portato alla ingegnerizzazione di 6 modelli, l’ultimo ancora in sviluppo, ed in totale hanno cumulato 268 lanci portando con successo in orbita 449 satelliti.

I lanci vengono effettuati dalla base spaziale di Kourou nella Guyana Francese che con la sua vicinanza all’equatore permette di utilizzare traiettorie di volo molto più agevoli.


L’Agenzia Spaziale Italiana è tra gli attori principali di queste conquiste e la ricordiamo qui con questa impronta della società Telespazio.

Macchina Affrancatrice Audion Mod. “6000”


Forte del suo know-how questa azienda è stata coinvolta dall’ESA nella gestione delle operazioni e della manutenzione della rete ASINet, che assicura le comunicazioni tra i centri nazionali e internazionali coinvolti nelle missioni spaziali a partecipazione italiana.

Ma dimenticata la luna certamente gli U.S.A. non si sono seduti sugli allori e per diversi anni hanno portato avanti le missioni in orbita STS – Space Transportation System con la navicella Shuttle, dal primo volo del 12 aprile 1981 all’ultima missione del 21 luglio 2011.

Macchina Affrancatrice FRANCOPOST - specimen


La scommessa della NASA, risultata alla lunga vincente, fu quella di ridurre i costi utilizzando un velivolo che anziché distruggersi nelle varie fasi del volo, potesse rientrare integro alla base con tutto il suo equipaggio. Inoltre era ormai anche necessario, ai fini della costruzione della I.S.S. – International Space Station, di avere un “carro merci” che potesse portare in orbita i vari pezzi della “casa spaziale”.

Macchina Affrancatrice FRANCOPOST - specimen


Con il volo dell’STS 135 si chiude un altro capitolo dell’esplorazione spaziale; nel corso degli anni furono costruiti sei differenti modelli a cui la NASA assegnò nomi alquanto affascinanti come Endeavour, il mitico vascello dell’esploratore James Cook o Enterprise, una delle navi spaziali della saga fantascientifica Star Trek.

Macchina Affrancatrice FRANCOPOST



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