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Dal produttore al consumatore!

di Sergio DE BENEDICTIS (Aicam)

In articoli e collezioni sulle Affrancature Meccaniche troviamo riprodotte le immagini delle impronte e qualche volta anche l’indicazione della macchina affrancatrice che le ha prodotte. Mi sembra quindi il caso di conoscerle, anche se non personalmente ma su carta.

Ricordiamo che sono prodotte da industrie private e successivamente ottengono l’autorizzazione alla vendita da parte delle Autorità Governative preposte; nel momento in cui vengono acquistate dall’utente finale privato sono sottoposte a collaudo da parte degli stessi Organismi, previa domanda di Concessione, pratica che normalmente veniva portata avanti dalla stessa ditta costruttrice.

 

Verbale di collaudo per macchina POSTITALIA (dal catalogo di Roberto Di Casola)


Gli stessi sono preposti successivamente a seguire l’osservanza dei pagamenti e la riscossione delle tariffe a fronte delle affrancature realizzate.

 

Non entreremo nei dettagli tecnici di queste macchine; per questo rimandiamo il lettore all’ottimo lavoro di Voltaire Bugnoli “Affrancature meccaniche. Come nascono. Dal 1927 al 1993“ od eventualmente ai giorni nostri sui siti delle varie Case dove le stesse vengono pubblicizzate:

https://www.pitneybowes.com/it/sistemi-trattamento-corrispondenza/affrancatrici/dm90i_affrancatrici.html

 

Faremo una veloce carrellata, una simpatica retrospettiva sui primi modelli, dove la meccanica, in questi casi di altissima precisione, non era ancora stata sostituita dall’elettronica spinta e dove “l’attrezzaggio” della macchina non era certo alla portata di tutti, ma necessitava dell’intervento di un tecnico specializzato.

Interno di una affrancatrice a dimostrazione della sua estrema complessità di funzionamento


Abbiamo detto che erano prodotte da aziende private e quindi come ogni prodotto messo sul mercato necessitavano di una adeguata pubblicità. Lo slogan verso il quale un po' tutti si indirizzarono fu quello di considerare l’affrancatura meccanica una valida alternativa al francobollo cartaceo, cosa del resto molto vera ma poco utilizzata e nel tempo quasi dimenticata. Del resto la tecnica dei perfin, cioè quella di “perforare” i francobolli, nacque proprio dalla necessità di evitare il furto dei valori bollati all’interno delle amministrazioni aziendali da parte degli impiegati disonesti.

 

Ma quale miglior mezzo pubblicitario se non le stesse impronte meccaniche!

 

 

 

Come già abbiamo avuto modo di vedere in un precedente articolo, la prima impronta riprodotta in Italia è della macchina FRANCOTYP modello A, qui riportata.

 

La FRANCOTYP, attraverso la concessionaria italiana AUDION, è la ditta che ha operato inizialmente in maggior misura sul territorio italiano. Perfezionando man mano i suoi modelli e rendendoli sempre più maneggevoli e da scrivania, si è imposta sul mercato.

Modello B – leggermente più grande e con motore esterno

Modello E con azionamento a manovella

Modello C tipo BALILLA per aziende con traffico limitato di corrispondenza

 

Altra Ditta molto attiva sul mercato italiano fu la SIMA, anche lei con una sempre rinnovata offerta.

Modello 8 fornita appunto di 8 valori fissi applicati secondo le esigenze

Modello 9 a valori componibili compresi tra L. 0,01 e L 9,99

 

 

Modello 12 provvisto di 4 dischi combinatori con la possibilità pertanto di affrancare da L. 0,01 a L. 99,99.

 

Nel primo dopoguerra la Ditta S.A.M.A.C., Società Anonima Macchine e Accessori per Ufficio di Milano, fu autorizzata a vendere una affrancatrice a valori componibili denominata FRANCOPOST. Seguirono nel tempo diversi modelli, l’Azienda cambiò denominazione in Società Meccanografica Italiana (S.M.I.) con sede sempre a Milano, e produsse nel 1968 il modello qui riportato.

Modello 30 SM a funzionamento manuale a tre valori componibili (1-999)

 

Concludiamo questo rapido excursus con una Ditta nata oltreoceano negli Stati Uniti dove ha avuto quasi il monopolio; si diffuse poi anche in Europa arrivando negli anni ad assorbire nel suo assetto societario anche alcune delle Ditte di casa nostra. Stiamo parlando della Pitney Bowes che nella sua ragione sociale ci indica come la sua nascita fu dovuta al fortunato incontro tra Arthur H. Pitney, operativo con la sua Ditta di Chicago fin dal 1901 e Walter H. Bowes che nel 1918 aveva brevettato un servizio automatico di pagamento postale e fondato la Universal Stamping Machine Co.

Arthur H. Pitney

Walter H. Bowes

Prima macchina affrancatrice Pitney-Bowes

 

Queste macchine fecero da noi la loro comparsa nel 1952 con il modello RS, commercializzato dalla Società C.I.M.A.- Commercio In Macchine Aziendali, agente generale per l’Italia. Apportava la novità che, oltre alla funzione di macchina affrancatrice propriamente detta, il meccanismo motorizzato permetteva anche di eseguire operazioni precedenti all’affrancatura quali l’umettatura delle buste, la piegatura e chiusura delle stesse, nonché l’applicazione di striscia gommata per l’indirizzo. Possibilità di affrancare con valori da L. 1 a L. 999. Di seguito la relativa impronta.


Riteniamo sia stato utile riportare le immagini di queste macchine in modo che in futuro, guardando una impronta, possiamo mentalmente abbinare il mezzo meccanico che l’ha prodotta.


Le immagini sono state tratte da: Pubblicazione AICAM N. 156, Documenti storici della meccanofilia italiana.

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