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Le truppe di occupazione in Croazia 1941-1943
di Giuseppe MARCHESE (La Posta Militare 74/1996)

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1) Cenni Storici

Antefatto

Quando la conferenza della Pace di Versailles venne dichiarata chiusa il 10.8.1920 il problema di Fiume e della Dalmazia non era stato ancora definito.

Solo nel 1921 gli accordi di Rapallo del 12.11.1920 furono ratificati e all’Italia assegnati la città di Zara e un ristretto territorio circonvicino.

Il fascismo alimentò la tesi della “vittoria mutilata” per gli accordi di compromesso che erano stati raggiunti. l’Italia, anzi l’Italia di Mussolini, perseguì pertanto una politica estera d'egemonia nell’Adriatico.

Le vicende interne della Jugoslavia mettevano a nudo le diversità tra i gruppi etnici tra Croati e Serbi, con una netta preminenza dei secondi. In questo quadro s'inserì la politica estera dell’Italia d’appoggio sia al potente partito croato dei contadini, sia al movimento “ustasci” di Ante Pavelic, quest’ultimo ospitato ed assistito nel nostro paese anche nella organizzazione di azioni terroristiche in Jugoslavia. (1)

Nel 1937, dopo vari anni di contrasti diplomatici, l’Italia e la Jugoslavia firmarono un patto di “non aggressione e consultazione”, ma l’occupazione tedesca dei Sudeti del settembre 1938 e l’Anschluss misero in crisi il sistema delle alleanze composta dalla diplomazia italo-jugoslava.

Seguì un convulso 1939, con l’Italia neutrale ma solidale con la Germania di Hitler che invadeva e occupava la Polonia.

Il 10 giugno 1940 l’Italia divenne belligerante. Il 25 Marzo 1941, la Jugoslavia sottoscrisse l’adesione al Tripartito, ma il ventisette successivo, un colpo di stato depose il reggente Paolo e il suo primo ministro. Saliva al trono Pietro II, mentre il governo era affidato ad un generale serbo. Questo mutamento di governo indusse l’Italia e la Germania ad occupare militarmente la Jugoslavia, occupazione che ebbe inizio il 6 aprile e terminò il 18 aprile 1941. L’Occupazione italiana ha inizio dal 19 aprile ‘41.

La conclusione della guerra

Terminate le operazioni militari, inizia la spartizione della Jugoslavia tra Italia, Germania, Ungheria, Albania, Bulgaria.

L’Italia si annesse la provincia di Lubiana, alcuni territori circostanti Fiume, le Isole Arbe e Veglia. In Dalmazia la provincia di Zara fu estesa e incorporati le città di Sebenico e Spalato, le isole di Lissa, Curzola e Meleda e la Provincia di Cattaro (Fig. 1).

Fig. 1 - La spartizione della Jugoslavia (da Le operazioni delle unità italiane in Jugoslavia 1941-43, schizzo 11, pag. 152).

Il restante territorio Jugoslavo venne diviso tra:

a) Croazia, stato libero e indipendente.

b) regno del Montenegro, protettorato italiano

c) Serbia, occupazione tedesca.

L’11 Aprile 1941 venne annunciata la costituzione del regno di Croazia, che ottenne il formale riconoscimento di Italia e Germania il 15 dello stesso mese. Il 16 aprile venne insediato il primo governo ustasci.

Il nuovo Stato contava 6.663.156 abitanti, in prevalenza croati, con forti minoranze di serbi e si estendeva su una superficie di 102.724 kmq e comprendeva: la Croazia propriamente detta; la Slavonia; la Bosnia Erzegovina; parte della Dalmazia con le isole dell’arcipelago di Zara, escluse le isole di Lesina e Brazza; i Banati della Sava e del Vrbas; porzioni del Banato del Litorale; della Zeta, della Drina, del Danubio e della Drava.

Tali confini erano in gran parte artificiosi.

Il regno di Croazia era solo nominalmente indipendente anche perché diviso in due zone, separate da una linea di demarcazione nelle quali l’Italia a Ovest e la Germania ad Est esercitavano una sorta di protettorato.

L’Italia nell’adottare questo confine intendeva dare respiro a Fiume nel retroterra nonché stabilire un collegamento insulare con Zara e Sebenico, con una punta fino a Spalato. In Dalmazia coesistevano in contiguità tre prefetture italiane e tre zupanati croati.

 

NOTE

(1) Nel luglio del 1932 un commando ustasci proveniente dall’Italia sbarcò in Dalmazia e raggiunse Velebit compiendo atti di sabotaggio nella zona e a Zagabria. I giornali europei parlarono di insurrezione della Lika (regione compresa tra la Dalmazia e la Bosnia). Il Governo jugoslavo fece percenire una dura protesta a Roma mentre dimostrazioni popolari di protesta si tenevano in varie città jugoslave. In Italia, di contro, gli studenti scendevano in piazza contro la Jugoslavia. In Salvatore Loi, Le operazioni delle unità italiane in Jugoslavia 1941-43,pagg. 15 e seguenti, S.M.E. Ufficio Storico, Roma 1978.

 

2) La rioccupazione della Croazia

Alla fine del conflitto italo-jugoslavo la 2^ Armata presidiava la Croazia. Seguì un breve periodo di “bonifica del territorio” per eliminare le sacche residue di militari sbandati.

Dal 20 Maggio 1941, a seguito degli accordi di Roma tra l’Italia e lo stato indipendente di Croazia “tutti i poteri civili sui territori assegnati allo stato indipendente di Croazia sottoposti fino ad oggi all’occupazione militare italiana passano alle autorità croate” (2)

Nel Giugno ‘41 la 2^ Armata stava progressivamente ritirando le sue truppe dalla Croazia. Il 27 Luglio scoppia una rivolta dei Serbi della Lika, contro i quali gli ustascia croati si erano distinti per eccidi di massa. I Serbi occuparono i centri di Gospic, Gracac, Knin tenute da forze croate. Per evitare l’aggravarsi della situazione la Divisione Sassari venne spostata da Sebenico a Knin, senza trovare resistenza da parte dei Serbi. Per questi motivi e per prevenire altri scontri tra le diverse etnie e religioni la 2^ Armata ricevette l’ordine di occupare l’intera fascia demilitarizzata. Vennero posti presidi a Moravice, Jazenac e Carlopago nella zona del V Corpo d’Armata e a Livno e Vrlika, oltre a Gracac e Knin nella zona del VI Corpo d’Armata.

Gli eccessi degli ustascia croati erano diretti oltre alle minoranze serbe e musulmane anche verso gli ebrei.

Per questi motivi, strettamente “politici”, ma anche per motivi militari di difesa delle linee di comunicazione, il Governo italiano chiese a quello croato di “adottare urgenti provvedimenti militari nella zona litoranea, organizzando a difesa la fascia costiera da Fiume al Montenegro” e il 21 agosto il Poglavnik Pavelic è costretto ad accettare il potenziamento della presenza italiana in Croazia, anche se questa presenza sancisce una notevole diminuzione della sua sovranità.

Il primo settembre ‘41 la 2^ Armata prende il comando della zona demilitarizzata della Croazia, con tutti i poteri militari e civili. Tutte le Autorità civili e le truppe croate dislocate nella zona passano agli ordini del Comando della 2^ Armata. (vedi cartina)

Ma in Croazia non vi è solo il problema etnico. Esiste anche il problema dei partigiani che si sono concentrati in Croazia nella zona di Drvar.

Il 7 settembre ‘41 inizia il movimento delle “forze di occupazione” per occupare Drvar, eliminando le formazioni partigiane. Dal 22.9.41 vengono impiegate reparti delle divisioni Sassari e Bergamo, oltre il 6° regg. bersaglieri e il VII batt. CC.NN. La città di Drvar viene sgombrata dalle forze partigiane il 25 settembre.

Il 28 settembre 1941 il comando della 2^ Armata predispose le operazioni in vista “della occupazione del territorio croato e della linea di demarcazione con la occupazione tedesca”. Tale progetto era stato elaborato in quanto le formazioni partigiane operanti in Serbia, sotto pressione tedesca avrebbero potuto rifugiarsi nella Croazia non occupata dall’Italia. Con tale ordine le truppe italiane avrebbero preso contatto con i reparti tedeschi ad Est rendendo tutta la Croazia, di influenza italiana, “zona occupata”.

Il perdurare dell’occupazione italiana in Croazia non venne accettato senza contraccolpi. Con gradualità e metodicamente la Croazia si sposta dalla sfera di influenza italiana a quella tedesca. Probabilmente la Germania assicura al nuovo Stato maggiori garanzie di autonomia in politica interna (soppressione delle minoranze etniche) mentre in politica estera diviene sempre più pregnante la presenza tedesca nella regione.

Nel Giugno 1942 il governo croato chiede a quello italiano di ridurre le “truppe di occupazione” e di rimettere nelle mani delle autorità croate i poteri civili.

La richiesta viene motivata dal fatto che le autorità croate si ritenevano sicure di fronteggiare sia l’opposizione interna sia le formazioni partigiane operanti sul territorio.

In realtà i croati non riuscirono ad assumere il controllo del territorio del loro regno per vari motivi:

a) gli eccessi a cui si abbandonarono rispetto alle minoranze, serbe o musulmane;

b) la presenza nel loro territorio di consistenti formazioni partigiane;

c) la presenza di formazioni irregolari cetniche, armate dagli italiani, che spesso impegnavano e infliggevano dure perdite, alle formazioni ustasci, oltre che alla popolazione civile di ceppo etnico diverso.

d) la presenza di formazioni volontarie (M.V.A.C.) composte da militari di etnie diverse (croate, cattoliche e musulmane), costituite per fare da contrappeso alle cetniche, ma anche queste considerate “insicure” sia dai croati che dagli italiani.

Da questo punto di vista la presenza militare italiana servì spesso a scongiurare eccidi nella popolazione civile più che a contrastare le formazioni partigiane.

Tanto forte era l’odio tra le diverse etnie che le formazioni serbe avevano più fiducia nell’occupante italiano che nel Governo croato. Il 27 luglio 1941 una rivolta scoppiò nella Lika contro le forze croate ivi dislocate. I serbi occuparono la città di Gospic ed altre località minori e minacciavano Gracac. L’arrivo di truppe italiane pose fine alla rivolta (3) (Fig. 2).

Fig. 2 - Carta della Croazia, tratta da: L’Italia è piccola? Volume V pagina 1862.

 

 

NOTE

(2) Telegramma del 19 maggio 1941 diretto al Comando della 2^ Armata (in S. Loi, pag. 295).

(3) Salvatore Loi, le operazioni delle unità italiane in Jugoslavia, pag. 164 e seguenti.

 

Le truppe impiegate

La disposizione delle truppe “occupanti” , al maggio ‘41, era la seguente:

2^ Armata (sede a Sussak) Presidia la Slovenia italiana, la Dalmazia e la Croazia.

V Corpo d’Armata (sede a Cirquenizza) presidia la Croazia e i centri di Cirquenizza, Delnice, Segna, Cabar, Vrbovsko, Otocac, Gospic e isole del litorale. Ha alle dipendenze:

Divisione Re (sede a Delnice)

Divisione Lombardia (sede a Segna)

VI Corpo d’Armata (sede a Spalato) presidia la Dalmazia e la Croazia fino al confine della demarcazione tedesca e i centri di Spalato, Sebenico, Knin, Gracac, Livni (questi ultimi tre in Croazia). Ha alle sue dipendenze:

Divisione Sassari (sede a Sebenico)

Divisione Bergamo (sede a Spalato)

Corpo d’Armata Celere (sede a Karlovac) presidia la Croazia occidentale e i centri di Karlovac, Plitvicka Jereza, Bihac. Ha alle sue dipendenze:

1^ Divisione celere (sede a Karlovac)

2^ Divisione celere (sede a Plitvicka Jereza

3^ Divisione celere (sede a Bihac)

Nel luglio 41 il C.A. viene trasferito. Solo la divisione 1^ Celere resta a Karlovac alle dirette dipendenze della 2^ Armata. (4)

Il 31.10.41 il territorio di giurisdizione della 2^ Armata venne così ripartito:

1^ zona - terre annesse (Dalmazia e Litorale Sloveno)

2^ zona - fascia demilitarizzata;

3^ zona - area del margine Est della fascia demilitarizzata fino alla demarcazione con il settore di influenza germanica

Dal Maggio ‘42 il comando assume la denominazione di Comando Superiore FF.AA. Slovenia-Dalmazia, e dal Maggio ‘43 riprende il primitivo nome.

All’inizio del 1942 le truppe italiane “di occupazione” erano così dislocate: (5) (6)

COMANDO P. M. SEDE COMANDO
2^ Armata (poi Comando Superiore FF.AA. Slovenia-Dalmazia) (sede a Sussak) P.M. 110 e 10 sez. B Presidia la Slovenia, la Dalmazia e la Croazia.
- 1^ Divisione Eugenio di Savoia P.M. 18 Karlovac
V Corpo d’Armata (sede a Cirquenizza) P.M. 41 presidia la Croazia
- Divisione Lombardia (già al VI C.A. e poi al XI C.A.) P.M. 47 Delnice
- Divisione Re P.M. 93 Gospic
XVIII Corpo d’Armata (prende il posto del VI C.A.) (sede a Spalato poi a Zara dal 3.9.43) P.M. 118 Presidia la Dalmazia e la Croazia, (la Lika e la Bosnia)
- Divisione Bergamo P.M. 73 Senj
- Divisione Perugia P.M. 151 Spalato
- Divisione Zara P.M. 141 sez. A Zara
VI Corpo d’Armata (sede a Ragusa) P.M. 39 Presidia la Dalmazia merid. e la Croazia (Erzegovina)
- Divisione Marche P.M. 32 Ragusa
- Divisione Sassari P.M. 86 Knin
- Divisione Messina P.M. 91 Metkovic
- Divisione Murge P.M. 154 Mostar
Altre formazioni    
- Divisione Macerata (poi trasferita al V C.A.) P.M. 153 Kocevje
- Divisione Cacciatori delle Alpi (prima in Montenegro) P.M. 100 Metkovic
- Divisione Granatieri di Sardegna P.M. 81 Ogulin
- 2^ Divisione celere P.M. 33 Ogulin

Oltre a queste truppe vennero impiegate in Croazia anche reparti provenienti dal Montenegro.

 

NOTE

(4) S. Loi pagg. 110/111.

(5) S. Loi, pag. 194.

(6) Lo status ufficiale di queste truppe era quello di “Truppe stazionanti in territorio di stato amico ed alleato” telegramma del 19 maggio 1941 a firma di Mussolini, riportato nel volume di S. Loi già citato a pag. 295.