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| Memorie di un anziano collezionista di storia postale (CV parte): | ||||||||||||||
BUSTE (O SOPRACCARTE) DI LETTERE RACCOMANDATE DAL 2/6/1946 AL 31/12/2001 METODI DI ACCETTAZIONE (1ª parte) |
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| Antonio Rufini | ||||||||||||||
§2) PARTE PRIMA - RACCOMANDATE AFFRANCATE, ACCETTATE CON MOD. 22-E (CON
ETICHETTINA ADESIVA CONTENENTE IL NUMERO PROGRESSIVO DELLA SPEDIZIONE + IL
NOME DELL’UFFICIO) – DA GIUGNO 1946 A DICEMBRE 1980 Per i lettori non molto addentrati nella normativa postale sarebbe utile la lettura della prefazione al mio precedente §1, comprensiva delle “aggiunte” presenti nelle note in calce; la lettura sarà anche utile per la comprensione degli acronimi da me usati qui di seguito. Quindi posso iniziare. Allorquando gli U.P. vennero forniti di blocchettario Mod.22-E (tipo di accettazione stabilito dall’Unione Postale Universale ed in uso in tutto il mondo) le modalità di accettazione cambiarono un pochino da quanto da me indicato nel precedente §1: “……Su ciascun oggetto da raccomandare l’impiegato dell’U.P., precisamente sull’angolo superiore sinistro, incolla il “cartellino” recante a stampa “R” e il numero progressivo di registrazione dell’oggetto, staccandolo dal registro-blocchettario Mod. 22-E; sul registro a madre/figlia scrive a ricalco, utilizzando carta copiativa, tutte le indicazioni prescritte (mittente, destinatario, destinazione, tasse pagate da chiunque anche mediante impronta di macchina affrancatrice, servizi aggiuntivi; imprime il bollo datario); quindi appone sul predetto cartellino incollato sull’invio il timbro lineare metallico indicante il nome dell’Ufficio di impostazione. Se il mittente abbia richiesto servizi accessori l’impiegato accettante deve apporre sul recto della busta raccomandata le relative indicazioni atte a richiamare l’attenzione degli operatori dei successivi cicli di lavorazione e precisamente: imprimere il bollo “A.R.” in caso venga presentato anche l’Avviso di Ricevimento; incollare il cartellino rettangolare Mod.24 di colore rosso per l’ESPRESSO; incollare il cartellino triangolare Mod.24-I di colore arancione per l’ASSEGNO; imprimere il timbro DOPO LA PARTENZA per invii accettati dopo la partenza del dispaccio. L’impiegato rilascia infine al mittente per ricevuta la copia della bolletta numerata di accettazione applicandovi il bollo datario dell’U.P. Qualora l’Ufficio di Polizia Giudiziaria lo richieda l’impiegato accettante è tenuto ad opporre, sia sulla ricevuta sia sull’involucro del plico diretto all’Autorità Giudiziaria, l’orario di accettazione per documentare se entro il termine di 48 ore dall’acquisizione della notizia di reato ne viene effettuata l’obbligatoria comunicazione scritta al Procuratore della Repubblica o al Pretore. I plichi diretti all’Autorità Giudiziaria sono accettati in esenzione da tasse postali se spediti da Uffici Statali e muniti del prescritto contrassegno ovale, mentre saranno accettati a pagamento negli altri casi (es.: Comando dei Vigili Urbani mittente)…….” (art. 176 ISC; artt. 31 e 99 Regolamento; art. 347 Codice Procedura Penale; artt. 18, 50 del Codice Postale; telecircolare 1391/308 del 28/11/1989 DCSP 1/1/027533/156162/175/89; telecircolare 0381/308 dell’l’1/12/1989 DCSP 1/1/15/6162/175/89). Qualche precisazione:
Non possiedo oggetti postali raccomandati di tutti i periodi tariffari repubblicani (da giugno 1946 a dicembre 2001 sono stati 26 periodi per la raccomandazione); di quelli che sono conservati in mia collezione ho scelto, quando possibile, i più particolari o chiassosi e solo poco più di un paio di Raccomandate per periodo. Per abitudine scelgo in preferenza buste di Società o Ditte, invii spediti per motivi di lavoro “vero” quindi non filatelici; codesti oggetti sono spesso intestati a stampa, anche vistosissimi. Io sono di opinione tutta al contrario dei collezionisti marcofili classici i quali prediligono la “busta bianca” anche in formato cm. 14x9 e con bolli perfetti ma dietro la quale c’è sempre un po’ di “sentore” di prodotto filatelico. NOTE: 1) – Negli anni ’50 nelle cartolerie si vendevano delle piccole bustine (o forse barattolini) di destrina in polvere che, messa in acqua fredda, dava una colla molto adesiva più o meno diluita a seconda dell’acqua aggiunta e di colore tendente al giallo; si asciugava senza tensione e non lasciava macchie. Era costosa. Personalmente la usavo in alternativa alla bianca COCCOINA per l’incollaggio di cartoncini leggeri a colori, realizzati in tipografia, coi quali ottenere soldatini o immagini di persone e di animali o piccole costruzioni ritagliando il cartoncino e incollandolo su sé stesso; tutti giocattolini “poveri” per bambini/bambine, prodotti certamente d’anteguerra, venduti nella mia città in vecchie cartolerie, o anche tabaccherie con licenza di cartoleria e bassa profumeria (ne rammento una su Piazza Fonteiana). Era una colla adesiva veloce e ad asciugatura “pronta”, più dinamica della colla bianca e simile alla colla sul retro dei vecchi francobolli italiani (“quelli” ante introduzione della vinilica). Ricordo che un produttore (forse Pelikan o Pessi) ne commercializzava una confezione in piccole bottigliette cilindriche di spesso vetro trasparente alte circa 10 cm. con beccuccio schiacciato di gomma blu elastica, morbida, tale da poter usarsi per spalmare, cioè senza pennellino. La confezione (cioè la bottiglietta di vetro col suo bel tappino dinamico) doveva costare, al fabbricante, più del valore venale della colla ivi contenuta!
Antonio Rufini | ||||||||||||||
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