digressioni gastro - filateliche
a cura della
Brigata di Cucina del Postalista

smokvenjak
Bosnia-Erzegovina, 16 ottobre 2020, Yvert 507
 
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Terra ricca di sole e pietre almeno quanto negli ultimi decenni è stata purtroppo ricca di conflitti e tormenti, l'Erzegovina fornisce un habitat quasi ideale per l'albero del fico. E proprio nel cuore dell'Erzegovina l'allegra Brigata di Cucina del Postalista è venuta ad assaggiare un dolce a base di fichi secchi e a commemorare in qualche modo i tristi anni che hanno seguito la dissoluzione della Jugoslavia.

Siamo a Mostar, a pochi passi dallo Stari Most, il vecchio ponte ottomano distrutto dalle forze croato-bosniache la mattina del 9 novembre 1993 durante una delle tante battaglie della Guerra di Bosnia, per poi essere ricostruito tale e quale e completato il 22 luglio 2004.

E qui, nel cuore della "città delle due religioni", la cristiana e la musulmana da secoli divise dal fiume Narenta e unite dal "Vecchio Ponte" dal quale usano tuffarsi i giovani per mostrare il loro coraggio, passiamo di pasticceria in forno, di caffè in ristorante assaggiando lo smokvenjak.

Un dolce che affonda le sue origine nella tradizione balcanica, composto da fichi secchi macinati (le casalinghe locali usano tritarli usando un normalissimo tritacarne), noci e mandorle finemente macinate, e rakija, l'onnipresente acquavite slava di frutta. Onnipresente, perché dopo essere stata aggiunta all'impasto per renderlo lavorabile, viene poi anche servita per accompagnare in tavola lo smokvenjak. Una volta che l'impasto ha raggiunto la giusta consistenza, la lavorazione può procedere in due diversi modi.

Nelle case la lavorazione più comune consiste nel formare una specie di salame lungo poco più di mezzo metro con un diametro di 5-8 centimetri che viene posto in forno a temperatura media fino a che la pasta non si è asciugata: questo "salame" sarà poi consumato giorno dopo giorno a fette dello spessore di poco più di un centimetro, accompagnato come dicevamo da un bicchierino di rakija o di travarica, la pregiata acquavite alle erbe.

Nelle pasticcerie si preferisce invece formare direttamente un disco di diametro e spessore sostanzialmente uguali a quelle delle fette "casalinghe" e di porre questa specie di tortina direttamente a essiccare nel forno. A fine cottura è molto comune l'aggiunta di un ramoscello di finocchio selvatico sullo smokvenjak ancora caldo.

Come è logico aspettarsi quando si parla di un dolce che appartiene alla tradizione di un'intera regione numerose sono le varianti locali, che consistono per lo più nell'aggiungere all'impasto un po' di miele o delle prugne essiccate, oppure speziarlo con cannella, chiodo di garofano o pepe.

Un'altra variante è costituita dall'uso di succo di limone o arancia (ed eventualmente anche dalle loro scorze grattugiate o candite) al posto dell'acquavite, soprattutto da parte dei musulmani osservanti, ai quali è vietato il consumo di bevande alcoliche. Abbiamo ovviamente assaggiato anche questi smokvenjak, e dobbiamo ammettere che non hanno assolutamente niente da invidiare a quelli impastati con la rakija, anche se il "bicchierino" di accompagnamento ci è mancato un po'...

Del resto la Bosnia-Erzegovina è terra di grandi contrasti; e se gli smokvenjak (con e senza rakija) piacciono a serbi e bosniaci, a croati e a bosgnacchi, a cristiani e musulmani, ancora oggi coesistono ben tre autorità postali, che corrispondono alle divisioni etniche e amministrative del paese: la BH Pošta (Posta di Bosnia e Erzegovina) con sede a Sarajevo, le Srpske Pošte (Poste Serbe) con sede a Banja Luka e la HP Mostar, la Posta Croata di Mostar, che ha emesso il nostro francobollo.

 

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